I colpi alla porta svegliarono tutti. Quando Agnes riuscì finalmente ad alzarsi dal letto, Constance era già sulla soglia.
Mrs Delany fu molto educata. Agnes la riconobbe dalla voce. «Mi dispiace disturbarla a quest’ora, Mrs Reddin» si scusò. Agnes tornò di corsa in camera sua.
«È tua mamma» sibilò all’indirizzo di Marion.
«Non ci sono» disse Marion, mentre si infilava sotto il letto.
Agnes sentì sua madre che invitava Mrs Delany a entrare. Si buttò sul pavimento e infilò la testa sotto il letto. «È entrata» bisbigliò.
«Vaffanculo, non ci sono» disse di nuovo Marion.
«Agnes! Agnes, vieni qui» disse Constance ad alta voce.
«Ma no, povera bambina, non la tiri giù dal letto per colpa mia, Mrs Reddin. Vado io da lei» disse Mrs Delany.
«Merda, arriva» bisbigliò Agnes, cercando di infilarsi sotto le coperte. Entrò in camera una cosa bassa e tozza. Si fermò sulla soglia.
«Agnes? Sei sveglia, tesoro?»
«Sì».
Mrs Delany si avvicinò al letto e si mise a sedere sul bordo. Anche Agnes si mise a sedere, tenendosi le coperte sul petto. Dolly intanto faceva finta di dormire, ma tremava di paura.
«Agnes, non so dov’è Marion, e non la trovo da nessuna parte. Magari non lo sai neanche tu, eh?» Aspettava una risposta. Agnes non disse nulla.
«Comunque, magari capita che la vedi, e se la vedi le puoi riferire un messaggio?» La voce era gentile e suadente, il che era ancora più spaventoso. Agnes fece di sì con la testa.
«Bene. Allora dille che mi dispiace che mi sono arrabbiata, e che le voglio molto bene e mi manca moltissimo. Dille che non sono capace di tenere la bancarella da sola, e che se torna la tratto meglio».
«E mi paghi?» fece una voce da sotto il letto.
Il gran sole d’agosto splendeva su Moore Street. Era una bellissima giornata estiva irlandese. Agnes era in piedi di fianco a Marion, alla bancarella della madre di Marion. Guardavano Nellie e Mrs Delany che parlavano dall’altra parte della strada. Ogni tanto Nellie dava un’occhiata ad Agnes. Immancabile, arrivava il commento di Marion: «Ti guarda, stai dritta». E Agnes stava dritta. Aspettavano il risultato dei negoziati fra Nellie e Mrs Delany, che trattava per conto di Agnes.
Nellie Nugent, che andava per i sessanta, era una donna semplice e tranquilla. Erano quarant’anni suonati che vendeva verdura nello stesso punto di Moore Street, fatta eccezione per una pausa quinquennale passata in prigione per via dell’omicidio del suo terzo marito. La sera che era morto, Nellie aveva chiamato la polizia per dire che suo marito si era suicidato. Tuttavia, all’arrivo della polizia, era bastato un esame preliminare del corpo per identificare quattordici ferite di arma da taglio, il che sarebbe bastato a farne il più clamoroso caso di suicidio mai visto in Irlanda. E così l’avevano arrestata. In seguito l’inchiesta aveva stabilito che David Nugent, il morto, ex soldato dell’esercito britannico, picchiava Nellie con una regolarità tale che si poteva quasi parlare di sevizie. E che quella sera, in particolare, Nellie era andata fuori di testa a metà della sua dose di legnate. Aveva perso il controllo e, come disse al giudice, una volta cominciato aveva fatto un po’ fatica a fermarsi. L’avevano condannata per omicidio colposo, e aveva scontato la sua pena. Aveva provato a sostenere che si trattava di autodifesa, ma la cosa non aveva funzionato: in quel periodo, in Irlanda, era legale picchiare la moglie, purché si usasse un bastone non più lungo del proprio avambraccio. I primi due mariti di Nellie, che fra parentesi erano anche loro soldati britannici, erano morti per cause naturali: colpi d’arma da fuoco… in combattimento, ovviamente.
Nellie parlava pochissimo – niente chiacchiere, niente pettegolezzi – e sorrideva di rado. Sapeva chi erano i suoi amici, a Moore Street, e per loro era una buona amica, ma non si fidava degli sconosciuti. Avrebbero potuto affibbiarle migliaia di nomignoli: vengono subito in mente “Vedova nera” o “Mantide religiosa”. Ma stiamo parlando di Dublino, e in particolare di Moore Street, dove la via più diretta è sempre la migliore. Perciò Nellie era nota semplicemente come Nellie Coltello.
Ormai alla soglia dei sessant’anni, Nellie era stanca. Quarant’anni di strada, prigione, traumi e vita si sentono tutti, e Nellie faceva sempre più fatica a tenere la bancarella da sola. Non aveva figli, a quanto si sapeva, e di parenti non aveva mai parlato. Perciò, a differenza di tutte le altre donne di Moore Street, che per mandare avanti la bancarella potevano contare sui familiari, lei non aveva nessuno.
Mrs Delany diede una voce ad Agnes, che andasse di là.
«Ci siamo» disse ad alta voce Agnes.
«Buona fortuna, Agnes». Marion era più nervosa di lei.
Agnes attraversò la strada a passi svelti. Arrivata alla bancarella si fermò di fianco a Mrs Delany. Cominciava il colloquio di lavoro.
Nellie la squadrò dalla testa ai piedi. «Fammi vedere le mani» le disse. Agnes mise le mani avanti, con i palmi in alto.
«È una gran lavoratrice!» provò a dire Mrs Delany.
«Sarà meglio per lei» replicò secca Nellie. Guardò Agnes negli occhi. «Non fare stronzate» la avvisò.
«Okay» promise Agnes.
Un cliente. Nellie buttò un paio di pomodori rosso fuoco in una busta di carta, girò la busta per chiuderla e prese i soldi del cliente. Una volta andato via il cliente, riprese il colloquio di lavoro. «Va bene, proviamo la ragazzina». Colloquio finito.