Marion aveva ragione. Agnes possedeva proprio un talento naturale. Anche se Nellie non le aveva ancora dato il permesso di “vendere”, Agnes teneva in ordine la sua parte di bancarella come una parata militare. La sua zona era immacolata: neanche l’ombra di una cassetta vuota, di una foglia di cavolo o di una mela andata a male. Prima di riempire la bancarella, Agnes lavava la frutta pezzo per pezzo, e le mele le strigliava fino a scorticarle. Nellie non le faceva complimenti, ma era chiaro che dentro di lei cominciava a farsi strada un sano rispetto per la ragazzina. Tutte le mattine, Nellie faceva pausa verso le undici e mezzo, per andarsi a prendere un tè con Mrs Delany dall’altra parte della strada. Il tè, o perlomeno l’acqua calda, veniva dal Maher’s Pub. Tutte le bancarelle erano fornite di tazze, teiere e zucchero. Il pub aveva un enorme bollitore che stava acceso tutto il giorno, e da cui si potevano riempire le teiere gratis. Marion e Agnes facevano a turno per riempire le teiere e fare il tè. Quando era pronto, le due signore si mettevano sedute su due cassette di mele e le ragazzine tenevano le bancarelle. Tutti i giorni, Agnes pregustava questi pochi minuti che passava alla ribalta. Se arrivava qualche cliente, lei lo serviva, pesava la frutta e la verdura e poi buttava sempre dentro un pomodoro o una mela in più. Aveva notato che Nellie faceva così, e aveva notato la reazione dei clienti quando ricevevano quel piccolo bonus.
«È brava, eh?» disse Mrs Delany a Nellie. Mrs Delany si era accorta che Nellie stava a guardare Agnes mentre serviva un cliente. Nellie mandò giù un sorso di tè.
«Sorride molto» rispose Nellie. «I clienti apprezzano». Mandò giù un altro sorso. Poi tirò fuori una mezza sigaretta dalla tasca della giacca. Era un mozzicone piegato e stropicciato. Nellie lo raddrizzò con cura, se lo mise fra le labbra e lo accese, il tutto senza staccare gli occhi da Agnes, dall’altra parte della strada.
«Quand’è che la fai vendere?» domandò Mrs Delany.
«Si vedrà». Meglio non promettere niente.
«Sono già sei mesi. Secondo me è capace».
«Ho detto che si vedrà. O no?» Non le piaceva che le si facesse fretta. Mrs Delany si ritirò in buon ordine.
«Cristo, stai tranquilla, dicevo solo così per dire». E cominciò a riporre tazze e teiera. Era ora di rimettersi a lavorare.
«Mia mamma mi ha fatto aspettare un anno» disse Nellie, lapidaria.
«Forse non eri brava come Agnes» commentò Mrs Delany, con un sorrisetto ironico.
Nellie scoppiò a ridere. «Sei una sfacciata, Delany». Adesso ridevano entrambe. Radunarono tazze e teiera e pulirono le tazze per le due ragazzine. Il prossimo giro di tè toccava a Marion e Agnes.
Nellie buttò per terra il mozzicone di sigaretta e ci mise un piede sopra. «È vero» disse.
«Vero cosa?» le chiese Mrs Delany.
«Non ero brava come quella ragazzina» disse Nellie, indicando Agnes con un cenno del capo.
Mrs Delany le sorrise. «Ci si vede, Nellie». E se ne tornò alla sua bancarella.
Vendere non è facile come sembra, ed è una cosa completamente diversa dal servire i clienti, che è quello che faceva Agnes durante le pause tè di Nellie. L’arte della venditrice, soprattutto in un mercato all’aperto, comprende molti talenti diversi. Se vendi cavolini di Bruxelles, per esempio, sei circondata da altre donne che li vendono. Perciò devi dire ai clienti di comprare da te, non da loro. Allo stesso tempo, non devi offendere le altre donne. Perciò devi urlare una descrizione dei cavolini che conferisca ai cavolini stessi un qualcosa di unico, e devi farlo con un tono che convinca i clienti del fatto che tu stessa sei convinta che si tratta dei migliori cavolini del mondo. Insomma, c’è una bella differenza fra: «Cavolini di Bruxelles, due pence la libbra» e: «Cavolini di Bruxelles, sono gli ultimi, freschi freschi dalle fattorie reali del Lussemburgo, ultime due libbre rimaste». Non bisogna farsi mettere in difficoltà dal fatto che non c’è nessuna famiglia reale del Lussemburgo, o dal fatto ancora più evidente che ci sono ancora cinquanta chili di cavolini sulla bancarella. Il richiamo va eseguito con convinzione, con stile, e se possibile con un certo senso del comico. Lo si può fare tenendo in mano un cavolino e additandolo ad esempio del raccolto “reale”. Perciò è importante che la nuova venditrice si presenti già pronta, una volta che comincia a vendere. Il suo particolare richiamo dovrà aggiungersi alla melodia della strada; ci sono turisti che vanno lì solo per sentire le donne che vendono. Era unicamente una questione di prudenza, per Nellie, tutto qua.
Agnes adorava Moore Street, ne era innamorata. Tutte le mattine andava a lavorare con un sorriso dipinto in faccia. Era organizzatissima, e la sua precisione influenzava anche Marion, tanto che sua madre, per la contentezza, le aveva aumentato la paga a tre sterline a settimana. Pian piano, Agnes aveva anche cominciato a cambiare la struttura della bancarella. Stufa della solita piramide, l’aveva rimpiazzata con la struttura scalata tipica delle bancarelle di fiori. Sistemata e riempita di merce, la bancarella di Nellie era diventata una delle più belle e colorate della zona frutta e verdura. Queste modifiche Agnes le aveva introdotte per gradi, nel suo primo anno di lavoro con Nellie. Nellie, da parte sua, faceva finta di niente e non commentava, fatta eccezione per il grembiule. Le venditrici portavano delle casacche, sopra i vestiti normali. Queste casacche erano una specie di parodia di vestito, senza tasche e senza forma. Quando faceva freddo, cioè quasi sempre, si mettevano giacche e giubbotti sopra le casacche. Dal momento che le casacche erano senza tasche, i soldi li nascondevano nella bancarella, in una scatola di biscotti o di dadi da brodo. Perciò chi si allontanava si portava dietro la scatola. Andavano anche in bagno con la scatola sottobraccio. Ma ad Agnes venne un’idea. Prendendo spunto dai macellai, si fece un grembiule che si infilava dalla testa e si legava dietro la schiena. Cucì due tasche sul davanti per tenerci la sua preziosa chiave e altre due o tre cose sparse: il rossetto e le sigarette, perché si era messa a fumare e, avendo quasi sedici anni, cominciava ad apprezzare l’importanza del trucco. Il grembiule fu un successone, tanto che Marion le diede i soldi per comprare il tessuto e farne uno anche per lei. Nellie aspettò due o tre settimane prima di dire qualcosa.
«Dove l’hai preso il grembiule?» domandò un giorno, così, tutt’a un tratto.
«L’ho fatto io» disse Agnes, fiera.
«Ah, ma che brava sartina» commentò Nellie, ma con il sorriso sulle labbra. Che si degnasse di notare il grembiule era già una cosa notevole. Agnes sorrise fra sé. Quella sera cominciò a fare un grembiule per Nellie. Ci mise tre sere a finirlo, e il quarto giorno, terminato il suo giro dal grossista, Nellie trovò il grembiule nuovo piegato sulla bancarella.
«Ehi, ragazzina» fece ad alta voce. «Hai lasciato qui il grembiule». Lo sollevò.
«Non è mio, è suo, Mrs Nugent. L’ho fatto per lei» disse Agnes in tono neutro, prima di rimettersi a scaricare la carrozzina.
Nellie era senza parole. Si guardò intorno per controllare se c’era qualcuno che poteva vederla in preda all’imbarazzo. Non ci era abituata, a queste gentilezze.
«Quanto ti è costato?» domandò.
«Lasci stare, Mrs Nugent. È un regalo». Agnes, intanto, andava avanti a lavorare.
«Non li voglio i regali, cazzo. Ce l’ho da pagare. Quant’è?» provò a insistere Nellie.
Ma Agnes non si arrendeva così facilmente. Si fermò e l’aggredì. «È un regalo, cazzo! Non si pagano i regali. Se se lo vuole mettere, se lo mette, sennò lo butta nel bidone. Per me è uguale». Ma non era uguale. Si rimise a lavorare.
Nellie buttò il grembiule sulla bancarella e si rimise a lavorare anche lei. Mugugnava, ma a un volume abbastanza alto per farsi sentire da Agnes. «Sta’ ben attenta a come parli, signorina. Non fare la sfacciata con me. Stronzetta. E tutte quelle parolacce». E via di mugugni. Agnes faceva finta di niente.
Più tardi, quando Marion e Agnes andarono a fare pausa al Pillar Café di O’Connell Street, venne sollevato un argomento molto importante. I ragazzi.
«Facile per te, Agnes. Tutti i ragazzi che passano a Moore Street ti guardano con la lingua penzoloni» si lamentò Marion. «Ma io… anche se mi metto in piedi nuda sulla bancarella con una carota infilata nel culo, quelli tirano dritti lo stesso, o sennò mi chiedono quanto vengono le carote». Agnes a momenti si strozzava con la pasta alla crema, tanto la faceva ridere la sola idea di Marion nuda in cima alla bancarella. Però Marion non scherzava.
«Sul serio, Aggie, bisogna che vieni a ballare con me. Tu attiri i ragazzi e io li finisco. Per favore, solo una volta» disse Marion, implorante.
Da un po’ di tempo a quella parte, Marion andava a ballare tutti i venerdì sera. Era di moda. Tutte le settimane chiedeva ad Agnes di andarci insieme, e tutte le settimane Agnes declinava l’invito, dicendo che non le interessava, e comunque non aveva i soldi. Era l’ultimo anno di scuola di Dolly, e Agnes stava raggranellando i soldi per comprarle dei vestiti da mettersi quando sarebbe andata a cercarsi un lavoro.
«Marion, non mi piace ballare. Non ci vengo» rispose ancora una volta.
«Ma come fai a sapere che non ti piace? Non ci sei mai venuta!» Marion non mollava.
«Non ci vengo. E basta». Agnes alzò la mano per far capire che la cosa era chiusa lì. Finirono il tè senza tornare sull’argomento del ballo. Una volta tornate al lavoro ebbero un sacco da fare, e Agnes non ci pensò più. Passò quel pomeriggio di lavoro con un sorriso più largo del solito, perché al ritorno aveva visto Nellie Nugent che vendeva con entusiasmo, e con addosso il suo nuovo grembiule.
Il venerdì sera seguente, Agnes era in magazzino con Marion che finiva di mettere a posto la bancarella quando arrivò Nellie, per pagarla. Le diede tre banconote da una sterlina piegate a metà, e prendendole Agnes si accorse che in mezzo c’erano anche delle monetine. Allora spiegò le banconote e ci trovò dentro due mezze corone. Cinque scellini in più!
«E questi?» domandò Agnes. Poi si fece seria. «Aspetti un momento, se è per il grembiule glielo dico io dove se li deve mettere!» Era offesissima.
Nellie alzò le mani. «La fai finita di darmi addosso per tutto quello che faccio, ragazzina? Non è per quel pezzo di merda che chiami grembiule. Magari te lo sei scordata, ma è un anno preciso che lavori con me. È un aumento, no? Te lo devo. Ci vediamo lunedì, e non fare tardi». Nellie se ne andò. Agnes non faceva mai tardi, ma Nellie glielo diceva lo stesso, tutti i venerdì. Agnes rimase lì a guardarla, con i soldi in mano.
«Un aumento?» chiese Marion uscendo dal magazzino. «Ah, stavolta non hai scuse. Stavolta vieni con me a ballare, Agnes Reddin!»