Agnes aspettava per vedere se Rosso avrebbe detto qualcosa. Qualsiasi cosa. Se ne stava tre metri davanti a lei, voltato dall’altra parte, per cui non sapeva nemmeno che espressione aveva. C’era un silenzio tale che si sentiva il minuscolo plip dei resti di acqua piovana – l’acquazzone era finito da un po’ – che sgocciolavano dal tetto ad arco della galleria ferroviaria nelle pozzanghere sul pavimento. Erano di ritorno dalle corse dei cani, a causa delle quali Rosso aveva perso tutti i soldi e anche un bel po’ dei soldi di Agnes. Non avendo idea di come dargli la notizia, lei gli aveva detto: «Sono incinta!» così, di botto. Adesso aspettava la reazione. Quando Rosso parlò, lo fece senza girarsi.
«Allora sarà meglio che ci sposiamo!» le disse, tranquillo.
«Davvero?» disse Agnes, entusiasta.
«Sì. Perché no? Ho un amico che sa dove si trovano gli anelli, te ne prendo uno domani». Ed era già finita lì. Be’, quasi finita.
«Non voglio un anello. Voglio una bicicletta, che almeno mi serve» disse Agnes, e nel suo mondo pratico la cosa aveva senso.
Il giorno dopo, disse a Marion che era incinta e che si sposava. Marion era più contenta per la prima notizia che per la seconda.
«Sei sicura, Agnes? Lo conosci da poco». A dire la verità, Rosso Browne non le piaceva.
«Sono sicura, sì. È il padre del mio bambino. Sono sicura per forza» disse Agnes. Ma era poco convinta.
«E come fai col Canada?» le chiese Marion.
«Ci ho pensato, stammi a sentire» disse Agnes. Si accesero una sigaretta, e Agnes le spiegò il suo piano.
Rosso era proprio un deficiente! Agnes gliel’aveva martellato nella testa duecento volte, mentre andavano in parrocchia per parlare con padre Pius. «Non dirgli che sono incinta, non dirgli che sono incinta!» Più chiaro di così…
Il colloquio era cominciato da dieci minuti quando padre Pius fece il suo commento standard: «Siete sicuri che non volete aspettare un altro po’ per pensarci ancora su? Il matrimonio è un passo importante».
Mentre Agnes sorrideva e faceva di no con la testa, Rosso disse: «Ma non si può, padre, lei partorisce in novembre!»
Seguì un silenzio di tomba. Padre Pius si guardò le dita, in attesa di una spiegazione. «Ahi!» disse Rosso. «Così mi fai male». E sottrasse il braccio dalla stretta di Agnes.
«Allora sei incinta, Agnes?» domandò padre Pius.
«Sì» rispose lei, a voce bassa.
Rosso la guardò sorpreso. «E perché glielo sei andata a dire?» le chiese. Agnes gli lanciò un’occhiataccia. «Cosa? Cosa?» Non ci arrivava. Poi si rivolse a padre Pius. «Vuol dire che non possiamo sposarci in chiesa, padre?» gli chiese.
«No. Non è così grave. Potete sposarvi in chiesa, ma Agnes non può sposarsi in bianco» disse.
Agnes fece due occhi così. «Io mi sposo in bianco, padre» dichiarò.
«Non si può, Agnes. È la legge. Non si può» disse padre Pius, categorico.
«Lei non capisce, padre. Il mio vestito di nozze mi aspetta dal giorno che sono nata. L’ha indossato mia madre, l’ha indossato la madre di mia madre, e adesso tocca a me». Anche Agnes era categorica.
«Ascoltami, Agnes…» cominciò a dire padre Pius.
«No, mi ascolti lei, padre. Mia madre è andata all’altare con quel vestito per sposare mio padre, e io ci andrò all’altare per sposare Rosso. Lei salirà su quell’altare davanti a Dio per non sposarci? E allora la colpa ricadrà su di lei». Agnes si alzò e afferrò una mano di Rosso. Era ora di andarsene.
«Io pensavo di mettermi un vestito spinato, padre, se per lei va bene» riuscì a dire Rosso prima che Agnes lo trascinasse fuori.
La sera del giorno dopo, a Moore Street lo sapevano tutti, del matrimonio. E grazie al telefono senza fili del Jarro, tutti sapevano anche del vestito bianco, e tutti avevano un punto di vista.
La domenica dopo, Agnes raccontò tutto a Dolly: la gravidanza, il matrimonio, il vestito. Era un sacco di roba da raccontare, in appena mezzora. Dolly era dalla parte di Agnes.
«Come vorrei poterti dare una mano» disse.
E ora la buona notizia. Agnes aspettava che Dolly le dicesse qualcosa del genere, e stava per scoppiare. «Ma puoi» le disse semplicemente.
«Come?» Gli occhi di Dolly cominciarono a riempirsi di lacrime.
«Ho portato al direttore una copia delle pubblicazioni e della licenza di matrimonio. Ti ha dato un permesso di due giorni per venire al matrimonio» le disse Agnes. Era dura credere che fosse una buona notizia, perché quelle due rimasero lì sedute a piangere per i dieci minuti di visita che rimanevano.
Nelle settimane seguenti, padre Pius le provò un po’ tutte per convincere Agnes a cambiare idea sul vestito. Non ci fu niente da fare. Scrisse al vescovo in cerca di consigli, e trovò solo ordini. Ne parlò con gli altri preti della parrocchia; tutti d’accordo, gli altri preti non vollero entrarci. Era solo.
Il giorno fatale arrivò presto.