Trelon entrò nella mensa ringhiando sottovoce. “Ho bisogno di bere.” Stava cercando Cara da oltre un’ora. Con il sistema di comunicazione fuori uso, non aveva potuto usarlo per trovarla e non poteva servirsi del suo simbionte perché era con la donna. Ancora! Alla fine, Trelon aveva chiesto a un guerriero che aveva incrociato in corridoio dove fossero i suoi fratelli.
Prima che Zoran o Kelan potessero dire una parola, Trelon prese la bottiglia di vino forte e cominciò a bere direttamente da essa, senza nemmeno prendere un bicchiere. Asciugandosi la bocca con una mano, ringhiò: “Io la ammazzo, quella piccola femmina umana con i capelli rossi e viola. La faccio a pezzi, la riduco in cenere e poi la rimetto insieme per ripetere il procedimento fino a farle implorare pietà.”
Zoran guardò i suoi fratelli e poi lui. “Che succede?”
“Che succede? Ma sentilo,” ringhiò Trelon, puntando la bottiglia contro Zoran. “Te lo dico io che succede. Sei atterrato su un pianeta pieno di femmine abituate a far impazzire i maschi per poi dare la colpa a loro! Non potevi trovare un pianeta dove i nostri simbionti volessero uccidere le femmine e i nostri draghi le trovassero repellenti. No, dovevi atterrare proprio su un pianeta in cui il mio simbionte è talmente infoiato che fa tutto quello che lei chiede, non importa quello che dico io, e il mio drago è così arrapato che è pronto a sbudellarmi se non la rivendico prima che lo faccia un altro maschio, peccato che non riesca a tenerla ferma abbastanza a lungo.”
“Anche tu?” Kelan guardò Trelon con gli occhi sbarrati. “La mia femmina si rifiuta persino di vedermi come un maschio. Non fa altro che ripetere il suo nome, il suo grado e non so che numero lunghissimo che non mi ricordo. Continua a dirmi di riportarla a casa. Il mio simbionte dorme con lei come se fosse il suo nuovo animale domestico, mandandomi immagini di lei che lo accarezza, lo gratta e gli dice cose senza senso, mentre io e il mio drago dobbiamo soffrire.” Kelan ringhiò mentre la sua testa ricadeva in avanti. “Ha persino detto che, se rimanessi in forma di drago, mi gratterebbe la pancia, ma in questa non mi toccherebbe con un’asta di tre metri.”
“E le altre femmine?” chiese Zoran.
“Quella di nome Ariel è sempre al fianco di sua sorella Carmen. Carmen è la femmina che è rimasta quasi uccisa. È cattiva. Uno dei maschi dell’infermeria voleva che lei si accoppiasse con lui. Lei lo ha steso. Le hanno trasferite in una cabina loro, sotto sorveglianza,” spiegò Trelon, bevendo un altro sorso profondo. Il suo drago lo stava artigliando così forte che riusciva quasi a sentire i solchi scavati negli organi interni.
“Perché le vostre femmine non sono sotto sorveglianza?” chiese Zoran mentre finiva di bere e prendeva un’altra bottiglia di vino. Doveva ammettere che era piacevole sapere di non essere l’unico in quelle condizioni.
“Quella di nome Trisha è sotto sorveglianza nella mia cabina,” biascicò Kelan. “Sfortunatamente, io non posso entrarci, perché lei dice al mio simbionte di attaccarmi e trascinarmi fuori tutte le volte che ci provo. Aspetta solo che la porti a casa. Manderò il mio simbionte a giocare e non appena se ne sarà andato, bam: sarà mia!” Kelan ridacchiò.
Trelon sospirò pesantemente. “Cara ha già violato i sistemi informatici, i motori, le comunicazioni, il supporto ambientale e i programmi di addestramento. Ieri, ha convinto gli uomini a fare una cosa chiamata Electric Slide nel simulatore. Mi farà uscire di testa. Giuro che non dorme mai, non tace mai e mette le mani dappertutto!”
Aveva scoperto ancora più cose riguardo alle imprese che la femmina aveva compiuto mentre lui era occupato a riparare la sala del teletrasporto. E pensare che aveva creduto che la situazione fosse brutta mentre cercava di dormire! Non aveva idea di come la nave da guerra potesse essere ancora intera dopo aver scoperto alcune delle cose che le aveva fatto mentre lui era sveglio.
Trelon ringhiò quando udì Zoran esporre l’idea di organizzare una cena per presentare le femmine ad altri maschi del loro pianeta. A meno che lui non la rivendicasse, ciò sarebbe stato impossibile. Aveva troppo bisogno di lei come uomo e, se il suo drago avesse ottenuto ciò che voleva, Cara avrebbe dovuto sopravvivere alla prova del fuoco draconico.
Trelon aveva il terrore di eseguire quel rito, ma sapeva che, se mai fosse riuscito a catturare Cara abbastanza a lungo da accoppiarsi con lei, quella non era soltanto una possibilità, ma una probabilità concreta. Era troppo fuori controllo per impedire al suo drago di rivendicare la sua compagna. La sua unica speranza era che Cara fosse abbastanza forte da permettere alla trasformazione di fare presa.
Dopo aver finito di bere, Trelon prese la decisione di tornare nei suoi alloggi e aspettare Cara. Quando lei sarebbe tornata, lui l’avrebbe sedotta. Sentendosi più sicuro ora che aveva preso una decisione, non riuscì a trattenere del tutto la risata che gli sfuggì mentre il suo drago saltellava di gioia dentro di lui in preda al pensiero che presto avrebbero avuto entrambi una compagna.
*.*.*
Cara mangiò un boccone nella mensa e aveva a malapena svoltato l’angolo quando vide l’omone responsabile della sua presenza che camminava verso l’apertura. Vide l’altro uomo all’interno, ma questi le dava le spalle e non si voltò nemmeno quando lei chiese al replicatore di cibo un panino e delle patatine.
A dire la verità, a giudicare dal numero di bottiglie vuote sul tavolo attorno a lui, Cara non era sicura che l’uomo avrebbe sentito lo scoppio di una bomba. Symba aveva deciso di allontanarsi assieme a un’altra creatura dorata quando lei era passata accanto alla sala di addestramento, per cui Cara decise di fare il giro lungo. Ciò le diede tempo in abbondanza per pensare. Sapeva di avere delle paure irrazionali. La prima: gli spazi chiusi… Giustificata dopo che era rimasta chiusa per quasi due giorni in uno sgabuzzino quando era in collegio. La seconda: che nessuno le volesse bene… Quest’ultima paura era piuttosto infondata. Sapeva che sua madre le aveva voluto bene, o non avrebbe fatto promettere a zio Wilfred di prendersi cura di lei. Sapeva che zio Wilfred le aveva voluto bene: era sempre rimasto al suo fianco, persino negli anni più difficili. Sapeva che suo padre le aveva voluto bene; glielo aveva detto spesso, pur non riuscendo a dimostrarglielo. E poi, c’erano Ariel e Trish. Quelle due le erano sempre rimaste accanto negli ultimi cinque anni, non importava quanto assurda si fosse fatta la situazione. Erano rimaste persino dopo Darryl.
Alla fine, Cara aveva capito perché la sua relazione con Darryl era destinata a fallire. Darryl era incapace di amare chiunque non fosse lui stesso. Aveva voluto Cara solo per via di una scommessa che aveva fatto con gli altri ingegneri.
All’epoca, Cara era timida con gli uomini. Era cresciuta come figlia unica di un vedovo, aveva un padrino iperprotettivo che era anche il giudice locale e poi era stata mandata in un collegio dove non si era mai davvero inserita. Quando Darryl le aveva dedicato delle attenzioni, lei aveva subito la sua attrazione come un girasole. Per anni si era concentrata sugli aspetti negativi della relazione, invece che su quelli positivi. Aveva scoperto che altri uomini la notavano come donna. Le piaceva baciare un uomo che sapeva farlo e adorava accoccolarsi contro un petto caldo e robusto mentre ballava.
A pensarci bene, era stata fortunata ad aver saputo della scommessa prima di arrivare fino in fondo con Darryl. La sera in cui aveva scoperto della scommessa, era stata sua intenzione invitarlo a dormire da lei. Erano andati a cena in un ristorante esclusivo. Lei aveva indossato un vestitino nero sexy assieme a dei tacchi alti che l’avevano fatta sentire bellissima. Era persino andata dal parrucchiere e si era fatta acconciare i capelli in uno stile elegante e sofisticato che le metteva in risalto gli occhi e la bocca.
La serata si era svolta alla perfezione fino a quando lei non era andata in bagno. Era nel gabinetto quando altre due donne che conosceva dal lavoro erano entrate. Le due stavano ridendo della scommessa che i mariti avevano fatto con Darryl, per vedere se questi sarebbe riuscito a infilarsi nelle mutande della nuova meccanica rossa in meno di un mese. Avevano riso nel raccontare di come Darryl si era vantato che gli ci sarebbero volute meno di due settimane prima di andarci a letto e mollarla, per poi raddoppiare la posta! Cara era rimasta sconvolta, poi era inorridita prima che una rabbia al rallentatore costruisse una muraglia attorno al suo fragile cuore che minacciava di spezzarsi.
Era tornata al tavolo e aveva trascorso il resto della cena come se non fosse successo nulla. Una volta che erano tornati al suo appartamento, lei aveva ringraziato in tutta calma Darryl per la splendida serata, declinando la sua proposta di un bicchiere della staffa. Non aveva mai detto una parola della scommessa. E non era mai più uscita con lui.
All’inizio, Darryl era stato piuttosto insistente. L’aveva chiamata di continuo, fino a quando lei non aveva cambiato numero. Aveva cercato di introdursi nell’hangar dove lei lavorava, finché il capo di Cara non gli aveva detto di andarsene e di non tornare mai più. Aveva persino cercato di costringerla a farlo entrare nel suo appartamento.
Era stato quel giorno che lei aveva conosciuto Ariel e Trish. Ariel si era appena trasferita nell’appartamento accanto. Quando Darryl aveva cercato di fare il bullo, Ariel e Trish lo avevano buttato fuori dal palazzo. Non c’era voluto molto prima che Darryl venisse trasferito in uno degli uffici all’estero. Ma il dolore del tradimento era rimasto per anni, putrefacendosi fino a farle venire troppa paura perché lei potesse fidarsi di nuovo. Ma ora avvertiva una reazione fisica diversa da qualunque altra cosa avesse mai sperimentato nei suoi ventiquattro anni di vita. Voleva Trelon. E lui voleva lei. Non le rivolgeva promesse vuote, né usava parole dolci. Tutto stava nel modo in cui la guardava come se fosse l’unica cosa importante al mondo. Cara era una persona adulta. Perché non poteva prendersi quello che voleva? Un sorriso le curvò le labbra quando prese finalmente la decisione che tanto aveva temuto e si sentì… libera. Percorse ballando i corridoi che portavano agli alloggi di Trelon. Era su di giri!
*.*.*
Trelon entrò nei suoi alloggi e si rese conto quasi subito che il disastro che lo aveva sconvolto in precedenza aveva in realtà una sua struttura. Più guardava i componenti sparpagliati… No, non erano sparpagliati. Trelon si rese conto che erano suddivisi a seconda del loro utilizzo. L’alimentazione si trovava in una sezione sua, suddivisa per capacità. In un’altra sezione stavano i moduli.
Più guardava, più Trelon apprezzava quello che Cara stava facendo. Stava smontando i componenti, sì, ma per scoprire la loro natura. Aveva disposto sul divano le cose che aveva rimesso insieme o modificato.
Trelon raccolse il clonatore di parti. Si accigliò nel notare i cambiamenti che Cara vi aveva apportato. Sembrava che la femmina avesse utilizzato delle parti dal replicatore di cibo per modificare il congegno. Premuto il pulsante e scansionato un utensile da giuntaggio nelle vicinanze, sobbalzò per lo stupore quando lo stesso identico attrezzo apparve accanto all’originale. Affascinato, scansionò una torcia per saldature e assistette alla comparsa di un duplicato.
Posato il clonatore di parti, raccolse la torcia per saldature duplicata e premette l’interruttore. Una brillante luce laser azzurra apparve quasi subito. Cara aveva preso il suo clonatore di parti e non si era limitata a migliorarlo, ma lo aveva trasformato in qualcosa di decisamente migliore. L’originale si limitava a scansionare i componenti e a comunicare i materiali necessari per realizzare la parte. Il clonatore di Cara non solo scansionava i componenti, ma li duplicava anche. Era incredibile.
Trelon era così ammaliato dall’attrezzo disegnato da Cara che impiegò un minuto a rendersi conto di essere osservato. Sollevato lo sguardo, lasciò cadere la torcia quando vide Cara in piedi sulla soglia della zona notte, che indossava una delle sue camicie e, a occhio e croce, nient’altro.
“Ciao,” disse timidamente Cara. Aveva osservato Trelon mentre questi analizzava lentamente la sua area di lavoro. A stupirla e compiacerla più di tutto era stato quando si era resa conto che l’uomo aveva capito quello che lei stava facendo e il modo in cui aveva disposto tutto. Aveva la sensazione che Trelon avesse compreso il funzionamento della sua mente. Era la prima volta in vita sua che sentiva di aver stabilito davvero un collegamento con qualcuno che la capiva e la pensava allo stesso modo.
Trelon ringhiò nel fare un passo verso di lei. “Ti voglio,” disse con voce profonda, senza mai distogliere lo sguardo.
“Ti voglio anch’io,” replicò Cara.
Trelon chiuse gli occhi, assorbendo le parole mormorate di Cara. Quando li riaprì, le sue pupille si erano trasformate in fessure sottili. Ringhiò sommessamente, inalando a fondo il profumo dell’eccitazione di Cara. Lei lo voleva. Lui la voleva.
L’emozione lo travolse quando si rese conto di aver trovato l’unica donna dell’universo, di tutte le galassie, che poteva finalmente colmare il vuoto che lui aveva dentro. L’unica donna che avrebbe potuto finalmente saziare la fame bruciante che lo aveva artigliato da dentro un secolo dopo l’altro.
Trelon avanzò con prudenza, timoroso di spaventare Cara e di perdere il poco controllo che aveva. Voleva che la prima volta della donna con lui fosse memorabile. Voleva mostrarle di sapere che lei era l’unica per lui e che lo sarebbe sempre stata.
Ma soprattutto, non voleva che lei rimanesse ferita. Quella prima volta sarebbe stata una sfida per lui e per il suo drago. Non voleva dare inizio al fuoco draconico a bordo di una nave da guerra. Voleva farlo a casa sua, sul suo mondo natio, dove avrebbe potuto fare tutto ciò che era in suo potere per assicurarsi che lei sopravvivesse all’accoppiamento e alla trasformazione fiammeggiante.
Avvertì la delusione del suo drago, ma anche la sua comprensione. La creatura era disposta a fare tutto ciò che era necessario per tenere al sicuro la propria compagna. Ma ciò non significava che non potesse anche godersi il sesso fra Trelon, l’uomo, e la sua compagna. No, il suo drago avrebbe aspettato, ma solo fino a quando non avrebbero raggiunto il loro mondo natio. In seguito, anche lui avrebbe rivendicato la sua compagna. Fino ad allora, il marchio di Trelon avrebbe impedito a tutti gli altri maschi di prendere di mira ciò che apparteneva a loro.
*.*.*
Cara si portò di scatto una mano alla gola mentre osservava l’ondata di emozioni modificare il volto di Trelon. Ipnotizzata, lo guardò tremare, i pugni che si stringevano e si disfacevano come se faticasse a mantenere il controllo. Quando l’uomo aprì gli occhi, essi erano cambiati, tingendosi di un color oro molto scuro, le pupille sottili fessure nere sullo sfondo dorato. Il suo sguardo bastò a risolvere qualunque dubbio Cara avesse avuto riguardo al suo desiderio di lei.
Cara attraversò la stanza in volata e balzò fra le braccia dell'uomo. Trelon fece per dire qualcosa, ma Cara non gliene diede la possibilità. Avvolte le gambe attorno alla sua vita, gli afferrò la nuca e sigillò le sue labbra con quelle di lui, approfittando della brusca inalazione dell’uomo. Cara gemette di piacere nel passare la lingua lungo il labbro inferiore di Trelon e nell’infilarla dentro.
Dio, che buon sapore, pensò.
Poi passò le mani fra i capelli dell’uomo, sciogliendo il nastro che li fermava e gettandolo a terra. Avvertì il fremito che attraversò Trelon mentre gli grattava delicatamente lo scalpo con le mani. Quando le braccia dell’uomo si strinsero improvvisamente attorno a lei in un abbraccio schiacciante, capì che Trelon aveva esaurito il controllo.
L’uomo ruppe il bacio, ansimando pesantemente. “Ho bisogno di te, Cara,” gemette, premendo il membro pulsante contro il sesso di Cara.
Lei gli stava tempestando il viso e il collo di baci. “Sei troppo vestito!” disse, strattonandogli disperatamente la camicia nel tentativo di raggiungere più pelle. “Stringimi forte. Non lasciarmi.”
Il gemito dell’uomo si trasformò in un ringhio profondo quando Cara si allontanò dal suo petto quanto bastava per allungarsi e sfilarsi la camicia che indossava, lasciandola cadere alle spalle di Trelon. Trelon la divorò con lo sguardo. Ai suoi occhi, era meravigliosa.
Cara gli portò entrambe le mani al viso, abbassandogli la bocca su uno dei suoi capezzoli scoperti. Sussultò quando lui si attaccò al capezzolo, tirando e succhiando fino a farlo indurire prima di fare lo stesso con l’altro.
Trelon si staccò per guardarla negli occhi; il suo sguardo bruciante si ravvivò di fronte all’espressione di passione frastornata che ardeva in essi. “Volevo procedere lentamente, ma non so se ci riuscirò,” disse con voce tesa.
“Il sesso lento è sopravvalutato,” mormorò senza voce Cara, appoggiando la fronte alla sua. “Meglio duro e veloce.”
Trelon ridacchiò. “Sì, a volte la lentezza è decisamente sopravvalutata.” Trelon accentuò la presa su Cara e si diresse rapidamente verso la zona notte. Trattenne un sorriso vedendo che le coperte erano sollevate.
“Dov’è il mio simbionte?”
“Symba?” chiese Cara, chiedendosi perché lui stesse pensando al simbionte in un momento in cui lei non riusciva a pensare ad altro che a buttarlo sul letto e farlo suo.
“Symba?” disse Trelon mentre calava gentilmente Cara sul letto. “Mi piace. Dov’è Symba?”
“Perché pensi a Symba?” domandò Cara con voce roca. Trelon era sceso lungo la sua gola e si stava muovendo costantemente verso il suo stomaco. Cara gridò quando lui le allargò bruscamente le cosce ringhiando.
“Nel caso ti facessi del male,” disse disperatamente Trelon. Voleva avere una garanzia, perché in quel momento il suo autocontrollo era appeso a un filo.
“N-non succederà,” esclamò Cara quando Trelon affondò il viso nel suo sesso. “Oddio. Di più!” Cara lanciò un grido roco, sollevando le gambe e appoggiandole sulle spalle di Trelon per avvicinarlo a sé.
Succhiando il clitoride gonfio, Trelon avvertì un’esplosione di sensazioni e Cara cominciò a tremare. Quando lei cercò di chiudere le cosce, lui le strinse più forte, costringendola ad aprirsi ancora di più. Lei cercò di allontanarsi e lui emise un ringhio di avvertimento. Voleva assaporare il suo dolce miele finché lei non avrebbe aperto le dighe.
“Fermati!” ansimò Cara. “N-non resisto…” iniziò a dire prima che un grido basso e sommesso le sfuggisse, facendosi sempre più forte con l’intensificarsi dei tremiti. Poi, Cara esplose. Trelon non aveva mai visto nulla di bello come Cara con la schiena inarcata, le palpebre serrate e le labbra piene e generose schiuse mentre veniva per la prima volta. Tenendole le gambe fra le sue enormi mani, Trelon avvertì la felicità del suo drago per aver saziato la loro compagna.
Trelon tenne la bocca premuta contro Cara, assaporando ogni tremito, ogni ansimare e ogni sorso del suo delizioso succo. Lentamente, la leccò ancora una volta prima di allontanarsi. Aveva voluto assicurarsi che lei fosse pronta per lui. Era preoccupato per via della differenza di dimensioni. L’ultima cosa che voleva era farle male.
Cara gemette quando sentì Trelon allontanarsi. “Mi sa che sono morta e sono andata in Paradiso.”
Trelon ridacchiò. “Non so dove sia questo ‘paradiso,’ ma ti assicuro che non sei morta. Per quanto riguarda il tuo paradiso, vediamo quanto è distante.”
Trelon si sfilò la camicia. Era così dolorosamente eccitato che non sapeva se sarebbe riuscito a togliersi i pantaloni senza strapparli. In verità, non gliene importava nulla! Sussultò quando avvertì uno strattone alla chiusura dei pantaloni. Cara era in ginocchio sul letto di fronte a lui che tirava i lacci con i denti. Si era tenuta le mani libere per passarle fra le gambe di Trelon e afferrargli il sedere.
Trelon prese fiato. Sentiva il calore dell’alito di lei attraverso il materiale che copriva la sua erezione. Un fremito lento e sottile cominciò dalle sue spalle e scese lungo il suo corpo. Stringendo i pugni, Trelon rimase immobile grazie alla pura determinazione mentre Cara slacciava i nodi uno alla volta, liberando ciascun laccio mentre gli passava lentamente le mani sul sedere e poi risaliva fino ad afferrargli i pantaloni all’altezza della vita. Solo allora la femmina cominciò ad abbassargli i pantaloni finché il suo membro si liberò e guizzò verso l’alto.
*.*.*
Cara non aveva mai visto nulla di così bello in vita sua. Senza pensare, si chinò a leccare la punta del membro di Trelon, passando la lingua attorno alla goccia di liquido seminale che si era formata sulla punta e che la implorava di assaggiarla. Il sapore caldo e leggermente salato le fece venire l’acquolina in bocca. Cara circondò con una mano, o almeno ci provò, il membro di Trelon, mentre con l’altra mano gli afferrò una natica, spingendolo verso di sé. Leccandosi le labbra, aprì la bocca a sufficienza per far entrare la punta.
Il grido roco di Trelon diede a Cara il coraggio di prendergli il membro più a fondo nella bocca, succhiando forte mentre lo faceva e grattando leggermente con i denti il bordo della punta prima di prenderlo il più possibile in bocca senza soffocare. Sentì il tremito del corpo di Trelon mentre lei si muoveva, allontanandosi quasi del tutto prima di succhiarlo di nuovo. Contemporaneamente, usò una mano per masturbarlo con delicatezza mentre portava l’altra ai testicoli serrati, massaggiandoli e soppesandoli.
Trelon le infilò le mani fra i capelli, guidandola mentre pompava avanti e indietro con il bacino, sempre più in fretta. Cara sentì la reazione del suo corpo al predominio che subiva trovandosi in una posizione tanto sottomessa. Strinse più forte Trelon mentre il suo utero si contraeva all’immagine di lui che pompava avanti e indietro dentro di lei come faceva con la sua bocca. Gli strinse lo scroto pesante mentre una feroce ondata di desiderio la travolgeva, facendola gemere.
La tenue presa di Trelon sul suo autocontrollo si spezzò, le vibrazioni del gemito di Cara che gli serravano il sesso. Tenendola per i capelli, la costrinse a liberarlo da quella sua bocca calda e umida. Le fece scivolare le mani lungo le spalle e la spinse supina, seguendo il movimento con il proprio corpo. La bocca di Trelon catturò quella di Cara in un bacio accalorato e disperato mentre lui le allargava le gambe, inserendo il proprio corpo fra di esse. Il suo membro pulsò dolorosamente mentre lui si calava sul corpicino di Cara.
Trelon ruppe il bacio, guardandola disperato. “Guidami dentro di te. Per tutte le divinità, non ce la faccio più ad aspettare,” ringhiò Trelon con una voce che si era fatta talmente profonda da far capire a Cara che stava lottando contro il suo drago.
Cara infilò la mano fra di loro, afferrò il membro di Trelon e lo guidò fino al suo centro caldo e femminile. Era così umida, scivolosa e gonfia che il semplice contatto rischiò di farla precipitare in un altro orgasmo. Cara gemette avvertendo il sesso duro e spesso infilarsi dentro di lei, allargandola fin quasi a farle male. Sollevò le gambe per avvolgerle attorno alla vita di Trelon, conferendogli un accesso migliore.
Con un rapido affondo, Trelon oltrepassò la barriera sottile che si poneva di fronte a lui e gemette mentre infilava il membro fino in fondo nel caldo fodero di Cara. Istintivamente, capì che lei non era mai stata con un altro maschio e lottò contro il suo drago quando questi gli ruggì trionfante di completare l’accoppiamento. Gocce di sudore gli apparvero sulla fronte nel tentativo di dare al corpo di Cara il tempo di accettare il suo. Solo che Cara non era d’aiuto.
Il sussulto di dolore della donna si trasformò però rapidamente in gemiti di piacere durante la penetrazione. Ogni sua terminazione nervosa sentiva l’asta rigida dell’uomo e voleva sentirla ancora di più. Muovendo il bacino, Cara chiuse gli occhi mentre una miriade di sensazioni scatenavano in lei ondate di dolore agrodolce, la pressione che si accumulava, esigendo sfogo.
“Più veloce,” implorò Cara, mordicchiando la spalla di Trelon e graffiandogli la schiena. “Devi andare più veloce.”
Trelon sussultò quando Cara lo morse. Emise un basso ringhio e la attirò a sé, circondandola strettamente con le braccia e iniziando a pompare sempre più in fretta. “Mia,” ringhiò mentre affondava il viso contro il collo di Cara.
Voltando la testa di lato, passò la lingua lungo il collo delicato della femmina, assaporando la pelle setosa. Sentì che il suo volto cominciava a cambiare leggermente mentre i suoi denti si allungavano. Il suo drago voleva completare l’accoppiamento. Voleva la sua compagna. Trelon lottò contro il bisogno di alitare il fuoco draconico che avrebbe dato inizio alla trasformazione.
Presto, promise. Presto.
L’orgasmo lo colpì all’improvviso, con una ferocia che lo lasciò senza fiato. Il suo corpo esplose quando sentì Cara contrarsi attorno a lui, il corpo di lei che lo stringeva con tanta forza che lui non riuscì a contenere il grido che gli fu strappato dalla gola mentre un’ondata dopo l’altra di seme caldo la riempiva.
“Mia!” ruggì nello stesso istante in cui Cara gridò.
Trelon si immobilizzò, il suo corpo che pulsava per la forza dell’orgasmo. Era sepolto il più profondamente all’interno di Cara, ma non sarebbe mai arrivato abbastanza a fondo. Voleva starle dentro in ogni modo possibile. Voleva stare nel suo corpo, nella sua mente, come drago, ma soprattutto voleva riempire il grembo di lei di seme e guardare suo figlio crescere.
Collassando addosso a Cara, Trelon badò a non schiacciarla sotto il suo peso. Non era ancora pronto a liberarla. Stringendola a sé, fece rotolare entrambi fino a quando lei non giacque stesa sul suo ampio petto.