Trelon si stiracchiò, allungando la mano per attirare Cara più vicino a sé. Avrebbe dovuto insegnarle ad accoccolarsi contro di lui quando erano insieme. Quando la sua mano trovò lenzuola fredde invece di pelle calda, lui si svegliò di soprassalto con il cuore che martellava. Dov’era Cara? Dov’era la sua vera compagna? Il drago di Trelon ruggì per la furia nel percepire la sua mancanza.
“Lo so. La troveremo e la riporteremo indietro,” ruggì contrariato Trelon.
Si levò di dosso le coperte e si vestì frettolosamente. Chiusi gli occhi, si concentrò sul suo simbionte, ordinandogli di mostrargli dove si trovava la sua compagna. Quando ebbe una visione di lei circondata da un gruppo di maschi, ruggì rumorosamente. Ficcò i piedi negli stivali e uscì dalla porta, quasi travolgendo l’altra femmina fuori da essa.
“Trelon,” disse N’tasha con voce roca. “Devo parlare con te.”
Il drago di Trelon ringhiò e scattò contro la mano di N’tasha, che lo aveva afferrato mentre usciva dalla porta. N’tasha si allontanò spaventata. Trelon trasse un respiro profondo e cercò di calmare il suo drago.
“Mi dispiace, N’tasha. In questo momento, non posso parlare con te. Magari più tardi,” disse bruscamente Trelon. La sua mente era concentrata esclusivamente sul fatto che la sua compagna era vicino ad altri maschi. E se le avessero fatto del male? E se l’avessero calpestata accidentalmente?
E se volessero rivendicarla? ruggì il suo drago.
“Ma Trelon, mi sei mancato tanto mentre eri via,” disse N’tasha, passandogli la mano lungo il braccio.
Il drago di Trelon fremette alla sensazione di un’altra femmina.
*.*.*
Cara si stava divertendo da matti. Aveva trovato una stanza fichissima, piena di apparecchiature di ogni genere. Quando aveva chiesto a uno degli uomini nella stanza cosa stessero facendo, aveva scoperto che si trattava di una sorta di centro riparazioni, dove si lavorava su diverse attrezzature che avevano bisogno di riparazioni o modifiche. Le sembrava che fosse arrivato il Natale e al tempo stesso il suo compleanno.
All’inizio, si era sentita un po’ in colpa a lasciare Trelon, ma l’uomo sembrava tanto stanco e dopo un paio d’ore lei aveva avuto troppa energia nervosa per continuare a dormire. Si era detta che Trelon aveva bisogno di riposo e che Symba doveva fare quattro passi, per cui erano andate a esplorare insieme. Quando Cara aveva udito il suono di una specie di trapano, aveva dovuto per forza dare un’occhiata. Ora, circondata da venti omoni, mostrò loro come aveva smontato e modificato il clonatore di parti di Trelon. Gli uomini, in cambio, le raccontarono storie del loro valore e di come avevano combattuto nella Grande Guerra.
Alcuni degli uomini stavano mettendo in mostra i loro draghi per lei. Cara non avrebbe mai immaginato che ci fossero così tante variazioni nel colore. Stava dando un’occhiata a un drago dalla colorazione unica quando Trelon entrò di prepotenza dalla porta. Lei gli sorrise mentre teneva fra le mani la coda color foglia di tè, verde lime e argento del drago.
“Trelon! Hai visto? Non è incredibile?” esclamò Cara. “E il modo in cui sono nascosti è fantastico! Così non si rischia che facciano una brutta fine,” aggiunse, osservando meravigliata sotto la coda del drago e fra le gambe.
La risata esplosiva degli uomini si concluse all’improvviso quando un enorme drago nero e dorato caricò il drago che Cara aveva fra le mani. Symba assunse la forma di una creatura a sei zampe e afferrò Cara, saltò su un tavolo e poi su una trave vicino al soffitto, proprio mentre il drago di Trelon colpiva l’altro drago al petto.
Il drago foglia di tè, verde lime e argento che si era presentato come Dulce abbassò la testa e ricambiò la spinta. Lei non vide altro che muscoli gonfi e denti scattanti quando i due draghi entrarono in collisione. Cara urlò vedendo Dulce sferzare con la coda puntuta e mirare al ventre di Trelon. Dulce mancò il colpo di pochi centimetri, ma Trelon no e del sangue apparve lungo la schiena di Dulce.
Gli altri uomini si erano sparpagliati per allontanarsi dai due draghi che si stavano muovendo in cerchio, fra ringhi e scatti di mascelle. Dulce sferrò un colpo veloce, artigliando Trelon al petto. Cara si morse il labbro quando vide apparire quattro profondi tagli. Trelon contrattaccò sferrando un colpo di coda che fece perdere l’equilibrio a Dulce prima di afferrargli il collo con i denti lunghi e acuminati. Trelon era più robusto dell’altro drago e usò la propria stazza per costringere l’altro a terra.
“Fermati!” gridò Cara. “Fermati, Trelon. Così lo uccidi!” Cara stava già scendendo dalla trave di metallo, picchiando Symba che cercava di afferrarla e di trascinarla di nuovo in alto.
Saltando per l’ultimo mezzo metro, corse fino al punto in cui Trelon stava trattenendo il drago ora immobile a terra, i denti ancora conficcati nella sua gola. Cara ignorò gli altri uomini, che le gridavano di stare indietro. Avvicinandosi lentamente a Trelon, gli passò la mano lungo il collo, risalendo lentamente fino a infilargliela sotto il mento. Cercò di ignorare il sangue che scorreva dal collo dell’altro drago e i denti lunghi come coltelli che avrebbero potuto strapparle il braccio nel giro di pochi istanti.
“Trelon, lascialo andare adesso,” disse Cara. “Per favore, fallo per me.”
Trelon emise un basso ringhio.
“Se lo uccidi, mi incazzerò sul serio. Probabilmente, non ti rivolgerò mai più la parola,” disse in tutta calma Cara. “Ma se lo lasci andare, ti prometto che sarò molto, molto brava,” bisbigliò con voce bassa e sensuale.
Cara trattenne un sorriso quando vide l’orecchio di Trelon guizzare di fronte alle sue parole mormorate. Avvicinandosi a lui, gli esalò il fiato caldo nell’orecchio prima di aggiungere: “A essere molto, molto cattiva.”
Il drago di Trelon lasciò andare l’altro drago così in fretta che Cara non ebbe il tempo di reagire prima che lui allungasse la coda e la afferrasse attorno alla vita. Cara lanciò un grido di paura prima di ritrovarsi fra le braccia di Trelon.
“Mia!” disse Trelon per poi schiacciarle le labbra con le sue.
Cara accettò il bacio possessivo di Trelon. Gli accarezzò delicatamente i capelli mentre apriva la bocca. Si lasciò dominare fino a quando non sentì parte della tensione allentarsi e ricambiò il bacio. Una volta avuta la certezza che l’uomo fosse di nuovo sotto controllo, ruppe con delicatezza il contatto.
Appoggiata la fronte a quella del maschio, chiese a bassa voce: “Vuoi dirmi cosa è successo?”
“Non devi lasciare i miei alloggi senza di me. Hai capito?” Trelon prese bruscamente fiato mentre l’adrenalina cominciava a svanire. “Devi restare laggiù.”
Cara si accigliò. “Per quanto tempo?” chiese, perplessa.
“Per sempre! È troppo pericoloso per te lasciare le mie stanze. Sei troppo piccola, troppo delicata per uscire. Non devi andare da nessuna parte senza di me. Non devi stare con altri maschi. Io sono l’unico maschio che puoi toccare. Te lo ordino,” disse severamente Trelon. “Ora che sei la mia compagna, farai quello che ti dico,” aggiunse.
Cara guardò Trelon come se fosse impazzito. Mai lasciare le sue stanze! Mai andare da qualche parte senza di lui! Lei era la sua compagna! Lui dava ordini! Ma anche no! pensò sconvolta. Troppo piccola un corno! Troppo delicata 'sto cazzo!
“Aspetta un momento, bestione. Mi sa che non hai capito bene come funzionano le cose fra me e te! Abbiamo fatto sesso. Non sono diventata un oggetto che tu possa prendere e appoggiare su uno scaffale. Era solo sesso. Nient’altro! Non era il permesso di dirmi quello che devo fare. Non era l’autorizzazione a dirmi come devo vivere. E di sicuro non era il diritto divino di dirmi dove posso andare e con chi posso parlare,” disse Cara, pungolando Trelon al petto a ogni parola.
Un brontolio si levò dal petto dell'uomo in risposta a quelle parole. “Tu sei mia! Qui non siamo nel tuo mondo. Siamo nel mio e io ti terrò al sicuro. E quello non era solo sesso! Io ti ho rivendicata, il mio drago ti ha rivendicata e il mio simbionte ti ha accettata. Sei sopravvissuta al fuoco draconico,” disse rabbiosamente Trelon. “Non era solo sesso!” insistette.
Cara si sottrasse all’abbraccio di Trelon e incrociò le braccia. “Bah. Permettimi di chiarire una cosa. Nessuno, e sottolineo nessuno, mi dice cosa devo fare. Puoi chiedermelo, possiamo parlarne, ma se pensi che accetterò queste stronzate autoritarie, puoi purificartele dove non batte il sole. So di non essere nel mio mondo; come se avessi bisogno che qualcuno me lo ricordasse. Mi sono presa cura di me stessa per buona parte della mia vita e non ho bisogno di un tutore: ho bisogno di un partner. Se tu non puoi esserlo, non ci sarà nessun ‘noi.’ Riportami a casa e amici come prima.”
Trelon lottò contro l’impulso ad allungarsi e strozzare Cara. Quella era la femmina più insopportabile che lui avesse mai conosciuto. Chiusi gli occhi, contò lentamente fino a quando non gli parve di aver ripreso il controllo. Almeno finché non riaprì gli occhi e vide la sua compagna assistere il guerriero che lui aveva combattuto. Cara non aveva proprio ascoltato nulla?
“Mi dispiace che sia stato così stupido,” stava dicendo Cara mentre premeva con delicatezza un panno contro il collo di Dulce. Il simbionte del maschio aveva già riparato il profondo solco sulla schiena e la maggior parte delle ferite da perforazione. Cara si stava perlopiù limitando a pulire il sangue che gli macchiava la pelle.
Dulce stava facendo del proprio meglio per allontanarsi da lei, ma la femmina continuava a inseguirlo gattonando. “Sto bene, mia signora. Per favore, preferirei non dover combattere ancora.”
“Sciocchezze,” disse Cara, abbassando un angolo della camicia del maschio per dare un’occhiata alla sua spalla. “Lui…”
Cara sussultò quando venne trascinata, non troppo delicatamente, via da Dulce e rimessa in piedi. “Quale parte di ‘Non toccare altri maschi’ non capisci?” ruggì furibondo Trelon. “Vuoi che io lo uccida? Vuoi che io sia costretto a punirti per non avermi dato retta?”
Gli occhi di Cara si spalancarono sempre di più mentre lei indietreggiava barcollando dalla rabbia che si riversava da Trelon. Furiosa, esclamò: “Non incolpare me per la tua stupidità! Ti ho chiesto di uccidere o mutilare qualcuno? Te l’ho chiesto? No! Non te l’ho chiesto! Mi stavo facendo gli affaracci miei.”
Era così accalorata che non si accorse nemmeno che gli altri uomini nella stanza stavano osservando affascinati il confronto fra lei e Trelon. “E lascia che ti dica un’altra cosa, bestiaccia che non sei altro, farà freddo all’inferno prima che tu o chiunque altro mi punisca!” ribatté. “Lasciami in pace!”
“Mai!” ringhiò Trelon mentre faceva un minaccioso passo verso Cara. “Ti legherò al letto fino a quando non ti renderai conto che mi appartieni e che sono io a comandare.”
“Un corno!” gridò Cara. Preso un barattolo pieno di viti dal tavolo, lo lanciò contro Trelon quando questi cominciò ad avanzare verso di lei.
Cara era più che incazzata. Non si era mai arrabbiata così tanto in vita sua. Non con zio Wilfred quando l’aveva mandata in collegio, non con i bambini che avevano pensato che chiuderla in uno sgabuzzino fosse divertente, nemmeno con Darryl per la sua stupida scommessa. Se Trelon non fosse stato tanto più grosso di lei, lo avrebbe preso a pugni.
Invece, Cara fece quello che le riusciva meglio: fuggì. Svanì sotto il tavolo e corse verso la porta, sparpagliando sedie, bidoni e qualunque altro oggetto possibile, alla massima velocità consentita dalle sue gambe corte. Ignorò le imprecazioni, i ringhi e il fracasso che provenivano da dietro di lei. Il suo unico pensiero era allontanarsi il più possibile da Trelon prima di lanciare qualcosa che potesse davvero fare del male a quell’energumeno.
Cara raggiunse la porta, uscì e la chiuse sbattendo. Si guardò disperatamente attorno alla ricerca di qualcosa da infilare nelle maniglie e disse una preghiera di ringraziamento quando vide una specie di servitore passare lo straccio sul pavimento subito fuori dalle porte. Afferrato il mocio dalle mani del maschio sconcertato, infilò il manico attraverso la maniglia della porta proprio quando una massa pesante travolse la porta dall’altro lato, producendo un tonfo risonante. Cara indietreggiò dalla porta, con gli occhi spalancati, prima di rovesciare con un calcio il secchio di acqua insaponata e spargere quest’ultima su tutto il pavimento.
“Scusate,” disse col fiato corto allo stupito servitore prima di mettersi a correre lungo il corridoio. Implorò disperatamente il piccolo simbionte sulle sue braccia di chiedere l’aiuto di Symba. Stava svoltando l’angolo quando udì il rumore della porta che veniva sfondata, seguito da ulteriori imprecazioni e bruschi tonfi prodotti da Trelon che cadde sulla superficie umida e saponata della pietra e scivolò fino alla parete opposta.
*.*.*
Trelon lanciò un grido di rabbia mentre colpiva la porta per la terza volta prima che essa, finalmente, cedesse. Gridando a Cara di fermarsi, trascurò di guardare in basso quando uscì di corsa e calpestò il liquido insaponato da lei versato. La terra gli mancò da sotto i piedi e lui cadde sulla dura superficie di pietra, scivolando attraverso il corridoio e rovesciando due enormi vasi. Giacque sulla schiena, stordito per un momento mentre mucchi di terriccio denso e nero si mescolavano all’acqua saponata.
Il servitore lo stava fissando con la bocca spalancata. Trelon rotolò su mani e ginocchia, cercando di rialzarsi, solo per scivolare e scorrere ancora di più, coprendosi completamente di quella poltiglia disgustosa prima di riuscire a rialzarsi in piedi su terreno più asciutto. Ignorò le risatine degli uomini che si erano radunati attorno alla porta per vedere a cosa fosse dovuto tutto quel baccano. Imprecando, guardò la minuscola sagoma della sua compagna svanire dietro l’angolo, diretta verso l’ingresso principale del palazzo.
“Cara, ti avverto! Quando ti metterò le mani addosso…” urlò Trelon, zoppicando leggermente mentre imboccava il corridoio.
*.*.*
Cara raggiunse l’ingresso principale del palazzo e lanciò un urlo alle due guardie di stanza. “Vuole uccidermi! Aiuto! Vi prego,” implorò. “Vi prego, non lasciate che mi prenda!”
Un enorme sorriso illuminò il volto di Cara. Quello avrebbe dovuto rallentare un po’ Trelon. Avvertì le vibrazioni del piccolo simbionte sulle sue braccia sul suo collo mentre questo brillava di gioia per il divertimento. Cara aveva immaginato una magnifica aquila dorata che volava attraverso l’aria e la raccoglieva. Sperò che Symba avesse capito il messaggio. Dopotutto, le donne dovevano essere solidali fra di loro e Symba doveva essere una donna, perché era davvero bella.
Non appena quel pensiero ebbe attraversato la mente di Cara, un'enorme ombra volò sopra di lei. Cara si guardò alle spalle in tempo per vedere le due guardie placcare un Trelon decisamente lercio mentre questi usciva di corsa dal portone, gridando come un ossesso. Un attimo prima, Cara stava correndo su un tappeto di erba viola; quello dopo stava ridendo di gioia quando Symba calò su di lei e la sollevò delicatamente.
“Cara, vieni subito qui!” gridò Trelon, cercando di levarsi di dosso le due guardie che lo trattenevano per le braccia.
“Non ti sento!” gridò in risposta Cara, ridendo.
“Ti farò il culo per questo,” gridò di rimando Trelon, agitando i pugni.
Cara rise ancora più forte. Trelon non aveva idea di quale aspetto ridicolo avesse, coperto com’era di terriccio, con i vestiti imbrattati di fanghiglia e… erano frammenti di piante quelli che aveva fra i capelli? Come diceva il proverbio, più grossi erano più forte cadevano, e Trelon aveva l’aspetto di uno che era caduto in una pozzanghera.
“Prima devi prendermi!” urlò Cara. Accidenti, non sapeva che una faccia potesse assumere quella sfumatura di colore, pensò allegramente. Era la prima volta che aveva la sensazione di aver spinto un uomo fino al limite senza che questi decidesse di andarsene. O almeno, così sembrava, a giudicare dal modo in cui Trelon camminava in cerchio pestando i piedi e imprecando contro gli uomini che cercavano di calmarlo.
Cara sollevò lo sguardo e vide che Symba era diretta verso un piccolo balcone. Vide Abby che guardava dalla porta finestra. Dopo che lei le ebbe trasmesso una delicata suggestione, Symba raggiunse quasi l’altezza del balcone e lanciò la piccola sagoma di Cara oltre la ringhiera di pietra.
“Ciao!” disse Cara, sorridendo a trentadue denti.
“Ciao!” rispose Abby, sconcertata nel constatare che Cara sorrideva malefica. “Si può sapere che sta succedendo?”
Cara guardò oltre il bordo del balcone e, ridendo, rivolse alla sagoma che ancora stava urlando un gesto con il dito medio. A giudicare dal ruggito di risposta, il gesto era stato compreso. “Mi diverto un pochino,” rispose allegramente Cara. Wow! Aveva sentito il ruggito fino a lì. Trelon doveva essere davvero incazzato
Abby si sporse dal balcone e osservò la sagoma sottostante che lottava con altre due che cercavano di trattenerla. “Credi che sia saggio provocarlo in questo modo?” chiese, lanciando un’occhiata preoccupata al terreno prima di voltarsi verso Cara.
Cara si limitò a sorridere, senza distogliere lo sguardo dalla colluttazione che si stava svolgendo più in basso. “Gli sta bene. Sai, è l’unico uomo che io abbia mai conosciuto che non sono riuscita a far scappare.” Il suo sguardo si intenerì quando lo vide che si liberava.
Abby la fissò. “Ti piace, vero?”
Cara sollevò lo sguardo, stupita. “Si vede? Adoro questo posto. Sono qui solo da qualche ora, ma non mi sono mai sentita così libera, così… serena.” E così amata, pensò, senza però aggiungerlo.
Cara capì che Abby aveva bisogno di essere rassicurata del fatto che non la biasimasse per la sua cattura e per averla fatta finire in un mondo nuovo e bizzarro. Cara non sapeva come dirle che conoscere Trelon aveva cambiato la sua vita in modi di cui lei non era ancora sicura. Quello che provava per Trelon le era estraneo, ma le sembrava anche giusto, come se avesse finalmente trovato un posto tutto suo. Aveva solo bisogno che Trelon capisse e accettasse che lei era un po’ diversa dalla tipica femmina.
“Come fai a sapere che sarai felice qui?” chiese sottovoce Abby.
Cara rifletté per un attimo sulla domanda mentre guardava Trelon. Quello era un posto davvero figo. Era quasi come vivere in una favola, con draghi, creature magiche e principi. Lanciò un’occhiata oltre la città e verso la fitta foresta lussureggiante vicina, e pensò che non aveva mai visto nulla di più bello. Beh, con l’eccezione di Trelon senza vestiti, ma non poteva dirlo a Abby. Come avrebbe potuto non essere felice di tutto quelle cose?
Cara abbassò lo sguardo mentre Trelon si trasformava in drago. Un enorme sorriso si allargò sul suo volto un attimo prima che lanciasse un fischio acuto. Dopo essersi arrampicata sulla ringhiera del balcone, Cara lanciò un’occhiata a Abby prima di saltare in groppa all’enorme aquila dorata. “Non lo so, ma voglio provarci. Non mi sono mai sentita così in passato e non ho intenzione di rinunciarci senza lottare… anche più volte,” disse prima che l’enorme creatura si allontanasse agitando ampiamente le ali.
“Ci vediamo a cena,” gridò Cara prima che il volatile si tuffasse in picchiata, schivando di un soffio il drago che lo stava raggiungendo.