Presente
Il mio ultimo volo come Aimee Myller inizia come ogni altro volo: con uno scossone.
Premo la nuca sul poggiatesta di pelle, con gli occhi chiusi mentre il jet privato decolla. La salita procede liscia, ma il mio stomaco rimane serrato, come sempre durante i decolli. Tengo gli occhi chiusi per un po’, anche dopo che l’aereo ha raggiunto la quota. Quando li riapro, sorrido. Appeso sopra il sedile di fronte a me, all’interno di una custodia protettiva color crema, c’è l’abito da sposa più bello del mondo.
Il mio abito.
La cosa mi stupisce, considerati i miei lineamenti maschili. Lo indosserò esattamente tra una settimana. Il matrimonio avrà luogo presso lo splendido ranch del mio fidanzato Chris in Brasile, dove sono diretta proprio ora. Ho già fatto questo volo in numerose circostanze, ma è la prima volta che viaggio con il jet privato a sei posti senza di lui, e mi sembra vuoto. La prossima volta che salirò a bordo di questo aereo, il mio cognome sarà Moore, Mrs Moore. Affondo di più nel mio sedile, godendomi la sensazione della pelle liscia sulla mia. Questa sera il vuoto dell’areo è accentuato dalla mancanza degli assistenti di volo.
Non me la sono sentita di chiedere a Kyra, l’assistente di volo di Chris, di lavorare. Sua figlia compie tre anni oggi, e le ha organizzato una festa. Non c’è ragione per la quale debba essere lei a pagare la mia decisione di tornare al ranch stasera anziché domani in modo da poter supervisionare i preparativi.
Il povero pilota, Tristan, non è stato altrettanto fortunato: ha dovuto rinunciare a quella che sarebbe dovuta essere la sua serata libera. Ma mi perdonerà. Ho scoperto che le persone sono disposte a perdonare molte cose, troppe a mio parere, davanti a una futura sposa. Dovrò trovare un modo per farmi perdonare da lui. Forse gli comprerò qualcosa che potrebbe piacergli, in segno di gratitudine. Potrebbe essere una sfida, visto che non conosco bene Tristan, anche se lavora per Chris da qualche anno. Tristan è un tipo molto sulle sue.
Mi sono molto avvicinata a Kyra, che è fuori di sé dalla gioia ogni volta che viaggio su questo aereo. Ho il sospetto che Chris e i suoi soci in affari non siano così divertenti come possono esserlo gli infiniti discorsi sul matrimonio. Tutto quello che sono riuscita a ottenere da Tristan, invece, è farmi chiamare per nome e scambiare qualche battuta ogni tanto.
Tre ore dopo il decollo, la voce di Tristan risuona attraverso gli altoparlanti. «Sembra che ci saranno più turbolenze del solito questa sera. Sarà più sicuro se non lasci il tuo posto per la prossima ora. E tieni la cintura allacciata.»
«Capito» dico, ma poi mi ricordo che non può sentirmi. L’aereo comincia a sobbalzare vigorosamente subito dopo, ma non mi preoccupo troppo. Tristan Bress è un pilota eccellente, anche se ha solo ventotto anni, appena due più di me. Ho fatto questo volo abbastanza spesso. Sono quasi abituata alle occasionali turbolenze. Quasi.
Sollevo la tendina del finestrino e vedo che stiamo sorvolando la foresta pluviale amazzonica. La massa di verde sotto è così vasta che mi fa venire la pelle d’oca. Deglutisco. Anche se non sono spaventata, le turbolenze continue mi fanno effetto. Una spiacevole sensazione di nausea si fa spazio in fondo alla gola e il mio stomaco si ribella, sobbalzando a ogni movimento brusco dell’aereo. Controllo che sul sedile di fronte al mio ci sia il sacchetto per il vomito. È lì.
Stringo l’orlo della mia camicetta bianca con entrambe le mani, nel tentativo di calmarmi. Non funziona; le mie dita sono serrate. Metto le mani nelle tasche dei jeans e cerco di concentrarmi sul matrimonio. Questo mi fa sorridere. Sarà tutto perfetto. Be’, quasi tutto. Vorrei che i miei genitori potessero essere con me, ma li ho persi entrambi otto anni fa, poco prima dell’inizio del college. Chiudo gli occhi, cercando di respingere la nausea. Dopo qualche minuto sembra funzionare. Anche se le condizioni del volo non sembrano migliorare, la mia ansia allenta un po’.
E poi un tipo di ansia completamente nuova s’impossessa di me.
L’aereo inizia a perdere quota. I miei occhi si spalancano. Proprio in quel momento, la voce di Tristan riempie la cabina. «Devo scendere a una quota più bassa. Torneremo su il prima possibile. Non hai nulla di cui preoccuparti.»
Una sensazione di disagio comincia a farsi strada dentro di me. Tutto questo non è mai successo prima. Tuttavia, ho piena fiducia nelle capacità di Tristan. Non c’è motivo di preoccuparsi, quindi faccio del mio meglio per non farlo. Fino a quando sento un rumore assordante provenire dall’esterno. Volto di scatto la testa in quella direzione. All’inizio non vedo altro che il mio riflesso nel finestrino: occhi verdi e capelli castano chiaro, lunghi sino alle spalle. Poi premo la fronte contro il vetro. Quello che vedo fuori mi gela l’aria nei polmoni. Nel buio del crepuscolo, il fumo forma delle nuvole nere davanti al mio finestrino.
Del fumo nero viene fuori dall’unico motore dell’aereo.
«Aimee,» dice la voce calma di Tristan, «vorrei che ti piegassi in avanti e ti abbracciassi le ginocchia. Subito.» Il tono misurato con il quale pronuncia ogni singola parola mi terrorizza più di qualsiasi altra cosa. «Abbiamo perso il motore e sto iniziando le procedure per un atterraggio di emergenza.»
Ho appena il tempo di lasciarmi prendere dal panico, figuriamoci di muovermi, quando l’aereo fa un tale scossone che sbatto la testa sul finestrino. Un forte dolore mi trafigge la tempia e un grido mi sfugge dal profondo della gola. Segue un dolore più acuto. Penetrante. Intenso.
Il mio corpo sembra essersi mosso in autonomia, perché mi ritrovo piegata, abbracciata alle mie ginocchia. Pensieri orribili si fanno strada nella mia mente. Atterraggio di emergenza. Qual è la percentuale di riuscita di un atterraggio d’emergenza? Il mio cuore batte così freneticamente e l’aereo scende in modo così rapido, che è impossibile immaginare quanto sia in alto. Un altro pensiero mi attanaglia. Dove atterreremo? L’ultima volta che ho guardato fuori eravamo sopra la foresta pluviale. Non possiamo essere molto lontani da lì. I palmi delle mani mi sudano e stringo i denti mentre l’aereo s’inclina, facendomi sentire come se fossi strappata via dal mio sedile e spinta in avanti.
La tentazione di sollevare la testa per guardare fuori è soffocante. Voglio sapere dove siamo, quando arriverà l’inevitabile impatto. Ma non posso muovermi, non importa quanto ci possa provare. Non sono sicura se sia la posizione dell’aereo o la paura a farmi stare giù. Giro la testa di lato, di fronte al corridoio. La vista della custodia protettiva con l’abito all’interno per terra mi fa dimenticare la paura per un momento, lasciando affiorare un pensiero. Chris. Il mio meraviglioso fidanzato, che conosco da quando ero una bambina e con il quale sono praticamente cresciuta. Con i suoi rotondi occhi azzurri e i biondi ricci ostinati, sembra ancora un ragazzo, anche se ha ventisette anni e indossa abiti costosi.
Sto pensando a lui quando avviene l’impatto.