Quando si nasce con l’elmo in testa, lo scudo e una lancia tra le mani, non si può avere un carattere mite, e fu per l’appunto armata che nacque Atena, la più intelligente di tutte le Dee, e forse anche di tutti gli Dei.
La storia di Atena ebbe inizio con una delle solite molestie sessuali perpetrate da Zeus: vittima di turno la seducente Meti, una divinità della prima generazione, figlia di Oceano e di Teti.
All’epoca, il futuro Signore degli Dei era ancora uno scapolone di belle speranze e in quanto tale un vero e proprio pericolo pubblico per tutte le donne che gli capitavano a tiro.
Un giorno vide Meti farsi il bagno nuda in un laghetto e tanto bastò per scatenarlo. A onor del vero, consumato lo stupro, Zeus si affrettò a proporre nozze riparatrici, sennonché i nonni Urano e Gaia gli insinuarono il dubbio che un figlio nato da un’unione così violenta lo avrebbe di certo spodestato una volta diventato adulto. Il rischio a quel punto era tale da non consentire esitazioni e Zeus risolse il problema secondo le buone abitudini di famiglia, divorando Meti una sera a cena.
Zeus, re degli Dei, per prima prese in sposa Meti, ma quando si accorse che stava per partorire, l’ingannò con parole astute, e la inghiottì nel suo ampio ventre, ascoltando i consigli di Gaia e di Urano stellato.
(Esiodo, Teogonia 886 sgg.)
Ora, vuoi perché Meti era un po’ indigesta, vuoi perché era stata divorata troppo in fretta, certo è che dopo una decina di minuti Zeus fu colto da un tremendo mal di testa.
Noi oggi, grazie agli analgesici, non ci spaventiamo molto per un mal di testa (né per un mal di denti), ma fino a pochi decenni fa doveva essere un’esperienza terrificante.
Certo lo era per Zeus, che dal dolore credeva d’impazzire. Finché, preso dalla disperazione, pregò il primo passante che gli capitò a tiro (secondo alcuni Prometeo) di spaccargli la testa. Dalla quale uscì Atena, armata di tutto punto, con elmo e lancia regolamentari, come se dovesse di lì a poco prendere parte a una parata. A detta di Pindaro, nel balzare a terra, emise un grido così potente, ma così potente che «ne tremarono il Cielo intero e la Terra Madre» (Olimpica VII, 38), neanche fosse stata una campionessa di karate.
Su Atena circola un aneddoto significativo. Un giorno la Dea, volendo prendere parte alla guerra di Troia, si recò alla fucina di Efesto per farsi fabbricare una bella armatura. Sennonché Poseidone l’aveva preceduta di una decina di minuti e, tanto per farle uno scherzo, aveva detto a Efesto che Atena era innamorata cotta di lui. Quella dell’armatura, precisò, era solo una scusa: il vero motivo per cui la Dea gli avrebbe fatto visita era questa sua grandissima voglia di far l’amore. Benché timido, Efesto, istigato da Poseidone, alla vista di Atena non resisté all’impulso di saltarle addosso. Cascò male, anche se Atena, meno spietata di Artemide, si limitò solo a riempirlo d’insulti.
Nella Biblioteca di Apollodoro di Atene si legge che da questo maldestro tentativo di Efesto nacque comunque un figlio, tale Erittonio:
Una volta Atena, volendo farsi fabbricare armi, andò a trovare Efesto. Questi, abbandonato da Afrodite, fu preso dal desiderio di violentarla, e cominciò a metterle le mani addosso. Ma essa scappò via urlando ed egli si mise a inseguirla. Come riuscì a raggiungerla (con grandissima fatica, essendo zoppo) lui tentò di afferrarla. Ma Atena, che era pudica e vergine, non gli dette spazio, laonde per cui Efesto finì col contaminarla solo su una coscia. A quel punto la Dea, piena di disgusto, cercò di nettarsi con un fiocco di lana, e da quella immondezza gettata per terra nacque Erittonio.
(Apollodoro, op. cit. III, 14, 6)
Atena, in effetti, si sentiva superiore agli altri Dei e con ogni probabilità lo era davvero: in lei si armonizzavano forza fisica e intelligenza, e non c’era individuo, divino o semplice mortale, che non nutrisse per lei il massimo rispetto. Una volta sola si lasciò andare, e fu con una principessa di Colofone chiamata Aracne, abilissima nel ricamo. L’opera presentata dalla rivale, in un’apposita gara, tutta intessuta di scene erotiche, era così bella, ma così bella, che inutilmente Atena cercò di trovarvi un errore per quanto minimo.
Né Pallade, né Invidia, avrebbero potuto in alcunché sminuire quel ricamo. La vergine guerriera dai biondi capelli molto si amareggiò a quella vista, motivo per cui squarciò la tela. E dal momento che in una mano stringeva la spola, tre o quattro volte la usò per percuotere la fronte di Aracne, figlia di Idmone.
(Ovidio, Metamorfosi VI)
A seguito di questa offesa, Aracne s’impiccò a una trave, ma Atena, più rapida di lei, la salvò giusto in tempo, per poi mutarla in un ragno, ovvero nell’animale che più di tutti detestava.
«Continua pure a ricamare, o meschina,» le disse «se questo è quello che desideri, ma ricordati che da oggi in poi, ogni volta che ti vedrò, ti schiaccerò la testa!»