Capitolo 11

Beautyman trovò la casa vuota e fredda. Il termostato segnava 16 gradi. Lo spostò fino a 23, accese le luci della cucina e preparò del tè.

Nella sua stanza, collegò il telefono al computer e scaricò tutte le foto che aveva scattato nella camera d’albergo di Nathan. Beautyman le mise in stampa e mentre attendeva visitò il sito dei Minneapolis Stars. Dana Foster aveva giocato come ala destra nella squadra femminile. La squadra aveva una partita quella sera alle 19:30, in una piccola struttura di un quartiere a nord della città.

Beautyman attese la fine della stampa, poi prese i fogli e salì in cucina. Vuotò un barattolo di zuppa al pomodoro in una ciotola e si sedette a leggere al tavolo.

“Arthur! Sono a casa! Perché è così caldo qui dentro?”

“Sono in cucina, mamma. Fuori si gela...”

Ruth entrò in cucina e poggiò la borsa sul tavolo. “Questo non significa che dobbiamo fare la sauna. Quando esco metto il termostato sui 16 gradi e poi lo sposto sui 22 quando rientro.”

“Perché non lasciarlo direttamente a 22? Così consuma meno energia, piuttosto che far risalire la temperatura ogni volta.” Ruth si sedette al tavolo incuriosita, togliendosi i guanti. “Ok, la prossima volta lo lascerò a 22.”

“Grazie mamma.”

Beautyman si alzò e prese due tazze di tè dal piano della cucina. “Come sono andate le indagini? Sei riuscita a seguirlo?”

Gli occhi di Ruth erano pieni di eccitazione. “Per tutto il giorno.”

“Dov’era quando hai smesso di seguirlo?”

“Dai Diamond. E’ andato da loro direttamente dall’hotel. Sono certa che resterà lì fino alla fine della veglia funebre.”

Beautyman controllò il telefono. “Abbiamo ancora un’ora prima di andare. Raccontami della sua giornata.”

Nathan aveva lasciato ‘Il Carato’ venti minuti dopo che Kelly e Beautyman erano usciti dall’appartamento di Dana. Era salito in macchina da solo ed era partito in direzione nord-est. “Ha parcheggiato fuori da un edificio di mattoni e io mi sono fermata nella via più avanti,” disse Ruth. “E’ semplicemente rimasto seduto in macchina. Non capivo che cosa stesse facendo finché non ho riconosciuto un’altra macchina, la tua.”

“Quello è l’appartamento di Dana. Quindi mi ha seguito fino a lì?”

Ruth annuì. “La cosa mi ha spaventato molto. Non so perché fosse lì. Ma poi tu e l’altro uomo siete andati via.”

“Quello era Kelly, l’avvocato di famiglia.”

“Nathan ha atteso che ve ne foste andati e poi è andato fino alla porta. Ha tentato di forzare la serratura alcune volte, ma alla fine ha rinunciato. Da lì poi ha guidato per circa 15 minuti fino ad un edificio pieno di uffici.”

“L’indirizzo?”

Ruth prese la sua borsa e ne estrasse un piccolo taccuino. Si passò le dita sulla punta della lingua ed iniziò a sfogliare le pagine, poi glielo mostrò. A Beautyman l’indirizzo sembrò familiare e lo scrisse sul suo iPhone. “E’ l’ufficio di Kelly. Per quanto tempo è rimasto là?”

“E’ difficile dirlo con esattezza. E’ domenica ed anche la porta di quell’edificio era chiusa. Dopo essere stato lì ha guidando a lungo senza meta. Non so se per ammazzare il tempo o perché non sapesse dove andare. Ad ogni modo ha guidato dalla 46esima fino alla stazione. Poi è sceso e ho quasi pensato che stesse andando a prendere un treno, invece è solo rimasto in piedi poggiato sulla macchina. E’ rimasto a guardare i treni passare, tre per l’esattezza, prima di risalire in macchina.”

“Dalla stazione è tornato in hotel. Ho atteso fuori per quasi un’ora finché non è uscito di nuovo. E’ andato diretto da Julie. Ho pensato che fosse per la veglia funebre, quindi sono tornata a casa.” Ruth chiuse il taccuino. “Che cosa ne pensi?”

Beautyman non riuscì a trattenere una risata. “Davvero molto bene. Potresti anche pensare di fare questo per vivere.”

“E’ davvero difficile rispondere. Il suo interesse per il vecchio locale del ‘Dromio’ mi sorprende. Ma sono ancora più sorpreso che mi abbia seguito fino a casa di Dana.”

“Perché pensi che l’abbia fatto?”

“Forse aveva paura che scoprissi qualcosa.”

“Cosa?”

“Non lo so ancora, mamma. E’ proprio quello che dobbiamo scoprire.”

Ruth annuì, guardandolo come se fosse stata appena messa in punizione.

“Ma ho un’idea. Ho trovato qualcosa oggi...” Beautyman prese i fogli che aveva stampato e li mise sul tavolo a faccia in giù. “Prima però devo dirti una cosa. Non ho ottenuto queste carte in maniera propriamente...legale.”

“Arthur!”

“Mentre mi aspettavi in macchina fuori dall’hotel, mi sono intrufolato nella stanza di Nathan e ho scattato queste foto di alcuni documenti che ho trovato.”

“Questo significa che non sarebbero ammessi in un tribunale. Non ci servono a niente! E avresti potuto finire in galera se ti avessero scoperto!”

“Non sono inutili, mamma. Noi non siamo la polizia. Per noi rappresentano delle ottime informazioni.”

“E se ti avessero scoperto?”

“Avrei trovato il modo di uscirne. A meno che non fosse stato lo stesso Nathan a trovarmi, cosa ben diversa. Ma forse, poi, avremmo potuto convincere Henry che, violare la privacy di suo figlio, fosse necessario per risolvere il caso.”

Ruth rimase in silenzio, quindi Beautyman proseguì. “E’ stata solo una scorciatoia. O forse non vi era strada più lunga. Forse aver infranto la legge in quel frangente farà la differenza nella risoluzione del caso.”

Ruth si morse il labbro. “Questa storia non mi piace.”

“Nessun lavoro è particolarmente divertente, mamma. Pedinare qualcuno può forse sembrarlo la prima volta, ma poi anche questo diventa noioso. Prova a farlo per 12 ore di fila, soprattutto quando devi andare in bagno.”

Ruth non abboccò. “Non sto parlando di divertirsi. Sto parlando di ciò che è giusto. Hai mai fatto cose simili quando eri nella polizia?”

Beautyman aveva inizialmente tentato di non utilizzare simili mezzi quando era nella polizia ma, durante un caso che sembrava irrisolvibile, aveva ceduto. Quando poi ebbe appreso tutte le tecniche necessarie, l’hackeraggio divenne per lui un’attività regolare. Inoltre, l’essere un buon hacker gli aveva permesso di diventare uno dei migliori detective del dipartimento di Los Angeles. Tuttavia non voleva affrontare quel discorso con sua madre. “A volte,” ammise. “Quando si tratta di arrestare criminali, non c’è niente di male nel prendere una scorciatoia.”

“E tutti gli innocenti che non erano assassini? Che ne è dei loro diritti?”

Beautyman fu sorpreso della sua foga. “Non ho intenzione di rovinare nessuno, né di violare i diritti di brave persone. Conosco bene il potere che porta l’avere a disposizione tali mezzi.”

“Noi comunque non agiamo in questo modo.”

“Noi? Cioè la Beautyman & Beautyman Investigations?”

“Noi, i cittadini degli Stati Uniti.”

Beautyman fece una pausa. “Lo so.”

Ruth lo guardò come se avesse tutta l’intenzione di litigare. “Quindi, ne è almeno valsa la pena? E’ così importante ciò che hai trovato nella stanza di Nathan?”

“Dimmelo tu,” rispose, girando i documenti in modo che potesse leggerli. Ruth osservò la pagina e allungò le mani sulla borsetta. Ne estrasse un paio di occhiali e poi guardò di nuovo il foglio. “Il testo è molto piccolo e l’immagine un po’ sfocata. Di che si tratta?”

“E’ una carta aziendale. Simile a quella che Matt ha preparato ieri per noi.”

“Di che compagnia si tratta?”

“Ephesus Holdings, LCC.”

“Non l’ho mai sentita nominare.”

“Se il documento è legale, la Ephesus è proprietaria de ‘Il Carato’ al 100%.”

Ruth guardò Beautyman oltre gli occhiali. “Non è Henry il proprietario?”

“Sembra di no.”

“Non può essere anche il proprietario della Ephesus?”

Beautyman scosse il capo.

“E chi è?”

“Per motivi che non riesco a spiegare, May Diamond è l’unica proprietaria del ristorante.”