“Credi che sia stato lui ad appiccare l’incendio? chiese Ruth a suo figlio. I due erano ancora una volta seduti al tavolo della cucina davanti a caffè e pancake.
“Mi sembra quantomeno probabile.”
“Ma a che scopo?”
“Immagino che dipenda dalle persone per cui sta lavorando. Se per Alcamo, potrebbe servire ad incassare i soldi dell’assicurazione. Forse si è stancato di aspettare che Diamond lo risarcisca e ha deciso di procurarsi i soldi da solo. O magari lavora per Diamond.”
“Arthur! Henry non assumerebbe qualcuno per aggredirti!”
“Forse non voleva che accadesse. Ma il fatto che lo ritenessi coinvolto può avergli fatto credere che fossi una minaccia.”
“Non Henry.”
Beautyman sbuffò. “Non sto dicendo che è andata così. Cerco solo di considerare ogni possibilità.”
“Se Alcamo avesse una copertura assicurativa, quale sarebbe la sua prossima mossa?”
“Presentare una denuncia, suppongo.”
Ruth annuì, come se sapesse già la risposta. “Ti ho già detto che la figlia di Margaret lavora nel campo delle assicurazioni? Forse è in grado di verificare se viene presentata una denuncia.”
Beautyman pensò che fosse improbabile, ma valeva la pena tentare. “Questa mi sembra una buona idea.”
“Che cosa farai oggi?”
“Di certo devo parlare con Holst. Anche con Stark, se riesce a trovare tempo fra i suoi impegni. Poi vorrei interrogare May, sempre se me lo permetterà.
“Ero in pena per quanto ha messo in imbarazzo Julie.”
“Suo fratello è morto, mamma. Bisogna capirla.”
“Non è una scusa per comportarsi così.”
“Sembra voler molto bene a sua nonna.”
“Ha rovinato completamente la serata. L’unica cosa positiva è stata che ha fatto dimenticare a tutti del tuo sfogo.”
Ruth sembrava sul punto di iniziare un lungo rimprovero e Beautyman la fermò prima che potesse iniziare. “Non accadrà più. Ora vado. Chiamami se scopri qualcosa riguardo la denuncia.”
“Inizia da May!” esclamò Ruth. “Julie mi chiamata stamattina dicendo che se May non si sveglierà entro le dieci andrà lei stessa nella sua stanza a svegliarla!”
Julie fece entrare Beautyman in casa e gli prese il cappotto. “Ruth mi ha detto che saresti venuto per fare qualche domanda a May.”
“E’ sveglia?”
“Ho sentito dei rumori al piano di sopra ma non l’ho ancora vista.”
“Quando mi presenterai, soprattutto dopo quanto accaduto ieri sera, ricorda di dirle che sei tu ad avermi contattato e non Henry.”
“Julie aprì lievemente le labbra. “D’accordo.”
“Che cosa state tramando voi due?” disse una voce proveniente dalle scale.
May era in cima alla rampa ed indossava un’enorme t-shirt dei Vikings e dei pantaloncini grigi.
“May, questo è Arthur Beautyman. E’ il figlio di una mia cara amica.”
“E ho sentito che lo hai assunto. Maggiordomo o autista?”
“Cuoco,” intervenne Beautyman. “Ho appena preparato delle uova strapazzate.”
“Non mi lascio entusiasmare facilmente, Mr. Beautyman.”
“Niente entusiasmo allora. Solo uova.”
“Cerca di raddolcirmi prima di rivolgermi le sue domande?”
“Chi ha parlato di domande?”
“Secondo quanto ha appena detto mia nonna, tua madre ha chiamato per dire che saresti venuto. Sono così felice che abbia organizzato questo appuntamento per noi.”
“Hai le orecchie aguzze.”
“Fai le tue domande.”
“Davanti a un bel piatto di uova?”
“Sono vegana. Solo domande, grazie.”
Beautyman cercò lo sguardo di Julie che però guardò verso l’alto.”
“Se continuate con questo giochetto non andremo da nessuna parte. Avanti, inizia con le tue domande.”
“Ecco come stanno le cose, May. Tua nonna mi ha chiesto di scoprire dove è stato tuo fratello negli ultimi tre anni. Sei libera di rispondere o meno. Ma non ho intenzione di farti un interrogatorio. Voglio sedermi in cucina con Julie davanti a una tazza di caffè. Se ci vuoi aiutare sai dove trovarci. E visto che sembra che Jake sia l’unica persona a cui volevi bene della tua famiglia, spero che lo farai.”
Beautyman e Julie parlarono per quasi venti minuti prima che May li raggiungesse in salotto. L’attesa fu abbastanza lunga da far pensare a Beautyman che avesse scelto di non raggiungerli.
Si sedette sul divano tenendosi le gambe strette al petto.
“Posso chiamarti May?” le chiese Beautyman.
“May va bene.” Masticava una gomma e fece scoppiare un palloncino come a sentenziare la risposta.
“Per quanto tempo sei rimasta in Europa?”
“14 mesi.”
“Per studiare all’estero?”
Scosse il capo. “Ho sospeso la mia iscrizione all’università per prendermi un anno sabbatico, ma poi non sono più tornata. Non ero più sicura riguardo cosa fare.”
Julie la guardò come se stesse per dire qualcosa, ma Beautyman non le diede il tempo di farlo. “Quanti anni avevi quando Jake è scomparso?”
“Ero un’adolescente.”
“17?”
“16. Ero più giovane di quelli della mia classe.”
“Beh, poteva essere un vantaggio per essere ammessi all’università,” disse Julie.
“Hai sempre detto che un anno sabbatico sarebbe stata un’ottima esperienza,” gridò May, rilasciando le gambe e puntando il dito contro sua nonna.
“Ti dissi anche di tornare in tempo per la scuola!” replicò Julie.
“La scuola non è per tutti! Forse ci sono altri modi per imparare! Tu e mio padre avete cercato di obbligarmi ad iscrivermi all’università.”
“Di che stai parlando? Henry ti ha dato 20.000 dollari per vivere in Europa per un anno invece che per iscriverti all’università.”
“Non gli ho chiesto io quei soldi.”
“Però li hai presi!”
“Mi sono avanzati 12.000 dollari se li rivuole.”
Beautyman ebbe un sussulto. “Scusate se vi interrompo ma ciò che ho sentito mi colpisce. Hai vissuto 14 mesi in Europa con solo 8.000 dollari?”
“Sono molto parsimoniosa.” La sua gomma schioccò nuovamente.
Beautyman sorrise. “Ora capisco perché non sei tornata. Avevi ancora abbastanza soldi per almeno un altro anno.
“Non mi piace lo spreco.”
“E questo vale anche per ‘Il Carato’?”
“Hai idea di quanto cibo sprechino i ristoranti?” May si sedette di nuovo. “Servono piatti sempre meno nutrienti ma sempre più grandi, in modo da farti pensare che tu stia mangiando bene. Ogni americano spreca più di mezzo chilo di cibo al giorno fra avanzi e cibo andato a male nel frigorifero. E i ristoranti in questo sono i peggiori. E’ tutta colpa delle leggi! I ristoratori sono talmente preoccupati di incorrere in denuncie che gettano anche il cibo in ottime condizioni. E’ una vergogna! 6.000 tonnellate di cibo finiscono ogni giorno nella spazzatura! Si potrebbero sfamare i senzatetto o gli animali. Oppure farne del compost e dei saponi con il grasso.”
“E ‘Il Carato’?” chiese Beautyman, tentando di riportare May all’argomento della loro discussione.
“Ho provato a dirlo a mio padre, ma ha risposto che è troppo costoso. Ma in realtà non lo è. Non se fatto con i giusti accorgimenti.”
“Ci sono!”
May si interruppe e poggiò la schiena sul divano con un’espressione imbronciata.
“Anche Jake era appassionato a questi aspetti come lo sei tu?”
“Quando era con me. Lui era sempre d’accordo con me. La pensavamo allo stesso modo riguardo ogni cosa. Avrebbe accettato anche di partecipare a manifestazioni o suonare ai campanelli. Una volta è anche venuto con me a fare dumpster diving.”
“Dumpster diving?”
“Pensalo come ad una specie di riciclaggio forzato. Facevo parte di un gruppo numeroso alle superiori. Ognuno di noi riusciva a raccogliere dai due ai quattro chili di immondizia riciclabile fra i bidoni in una sola notte.”
“Non sembra niente male.”
“La carta è molto più pesante di quanto pensi.”
“Non avevi paura di essere arrestata?” chiese Julie.
“E’ legale. E la gente dovrebbe preoccuparsi piuttosto di chi getta i rifiuti nel primo posto che gli capita.”
“E Jake?” chiese Beautyman, prima che le due potessero entrare troppo nei dettagli della cosa.
“Jake era d’accordo con me. E mi ha sempre aiutata, finché Nathan non è cresciuto ed ha iniziato a fare tutto quello che lui gli diceva.”
“I due erano proprio una coppia pericolosa,” disse Julie, “Nathan aveva sempre qualche cosa in mente e Jake non si rifiutava mai di aiutarlo.”
“Una volta durante una partita dei Twins, credo una partita dei playoff, Nathan e Jake ‘presero in prestito’ alcuni coni segnaletici da un cantiere, con i quali sbarrarono alcuni vicoli in prossimità dello stadio, poco prima della partita. Quando la gente, arrivando, iniziò a cercare parcheggiò loro li fecero parcheggiare nella stradina che avevano delimitato al prezzo di 20 dollari,” disse May.
“Nathan fece giurare a Jake che non lo avrebbe detto a nessuno, ma lui iniziò a sentirsi in colpa e me lo raccontò,” aggiunse Julie.
“Finirono nei guai?”
May scosse il capo. “A mia madre e mio padre sembrò divertente. Credo che mio padre fosse addirittura fiero. Stava crescendo un piccolo imprenditore. Nessuno fu sorpreso quando Nathan lo divenne realmente.”
“Sei rimasta sorpresa della partecipazione di Jake al ristorante?”
“Non molto in realtà. Jake non si è mai espresso al riguardo, ma credo che volesse guadagnarsi l’ammirazione di mio padre. Sai, un po’ quella che lui aveva per Nathan.”
“Ne sono certa,” aggiunse Julie. “Sai che voglio bene a tuo padre, May, ma Jake e Nathan erano sempre in competizione per avere la sua attenzione. Non diceva mai niente per scoraggiarli a farlo. Ellen ed io glielo abbiamo fatto notare spesso, ma lui diceva che un po’ di motivazione non gli avrebbe certo fatto male,” Julie sbuffò disgustata. “Più che altro eravamo preoccupati per Jake. Era sempre lui a perdere e non la prendeva mai bene. Era un ragazzo...delicato.”
“Delicato?” fece eco Beautyman.
“Odiava il conflitto,” disse May. “Era molto amichevole e amava la gente, ma se qualcuno faceva anche solo il minimo commento negativo, per lui era devastante. Non era in grado di...non so esattamente come dire. Regolarsi, avere autocontrollo, senso critico...se una cosa veniva detta, doveva essere vera.”
“Non se hai visto che ero presente ieri sera alla veglia,” disse Beautyman esitante. “Hai detto qualcosa riguardo lui e tuo padre. E li hai accusati per quanto è accaduto a Jake.”
Beautyman rimase in attesa di una risposta, finché May non scosse il capo. “E’ complicato.” Pensò che non volesse parlarne in presenza di Julie e così lasciò perdere.
“Dimmi di Dana. Hai detto che Jake non era in grado di controllarsi, che dava troppo conto alle parole degli altri. Lei era buona con lui?”
“Sì. Credo che lei lo abbia reso più forte. Era come se gli avesse fatto un incantesimo. Non sono mai andata troppo d’accordo con lei. Ma ero felice di come trattava Jake e di come lui era quando aveva lei al suo fianco.”
“Mi dispiace dover tornare sull’argomento May, ma devo chiedertelo. Avevi anche solo la minima idea che Jake fosse ancora vivo negli ultimi tre anni?”
Gli occhi di May si fecero lucidi. “Non riesco ancora a credere che non me l’abbia detto. Eravamo così uniti. Giocavamo sempre insieme quando eravamo piccoli. Nathan voleva solo giocare a football o a baseball. E quando siamo cresciuti Nathan è partito per l’università e siamo rimasti solo io e lui. Non posso credere che non mi abbia detto niente.” May piangeva e aveva nuovamente stretto le gambe al petto.
“Hai idea di dove possa essere stato?”
May scosse il capo.
Beautyman si rivolse a Julie, anche lei in lacrime. “Avrei solo un’ultima domanda per entrambe, e scusate se mi sono dilungato. Per caso il nome Efeso vi dice niente?
“La lettera di Paolo agli Efesini,” rispose Julie, “è nel Nuovo Testamento.”
May si asciugò gli occhi. “Ho visitato le rovine durante l’inverno. Sono molto belle.”
“Dove si trovano?” chiese Beautyman.
“In Turchia.”
“Sono famose per qualche motivo?”
“Sono antiche. Non so dirti molto di più.”
Beautyman ripeté più volte il nome nella sua testa. Aveva tirato fuori la Ephesus Holdings perché sospettava, a quanto pare giustamente, che nessuno avesse mai sentito nominare quella società. Ma ora era anche incuriosito dal nome stesso e si chiedeva se vi fosse dietro un altro significato.
“C’è un motivo preciso per cui vuoi saperlo?” chiese Julie.
“Pensavo solo che aveste potuto sentire questo nome di recente. So che vi sembrerà strano, ma devo chiedervi l’enorme favore di non parlare a nessuno di questa mia domanda.”
Julie e May acconsentirono, anche se molto incuriosite e sospettose.
Beautyman si sedette di fronte ad Holst nel suo piccolo ufficio. La scrivania era piena di scartoffie che riflettevano uno stato di caos che Beautyman ricordava bene, ed anche con una certa nostalgia.
“Questo mi riporta ai vecchi tempi,” disse.
“Non è così bello come pensi di ricordare, credimi.”
Beautyman sorrise. “Sono curioso. Come è stato classificato il caso della morte di Jake?”
L’autopsia parlava di annegamento. Ciò che non era specificato era se Jake si fosse buttato intenzionalmente o se qualcuno lo avesse tenuto sott’acqua contro la sua volontà.
Holst cercò di essere il più preciso possibile. “Al momento non abbiamo prove evidenti che si tratti di omicidio, ma stiamo considerando ogni possibilità.”
“Da come lo dici sembra che tu ne sia convinto, anche se non hai ancora le prove.”
“Qualcosa del genere,” ridacchiò Holst. “Hai preparato il tuo rapporto?”
“E’ nella buca delle lettere.”
“Bene,” disse Holst sporgendosi in avanti. “Dunque, sono passati tre giorni. Che hai per me?”
“Mi permetti una domanda prima che io risponda alle tue?”
“Chiedi pure.”
“Angelo Alcamo è morto tre anni fa. Sono state fatte delle indagini in quell’occasione?”
Holst socchiuse gli occhi nel tentativo di ricordare. Poi si voltò verso il suo computer e dopo qualche minuto passato a digitare tasti, rispose. “E’ caduto dalle scale e si è rotto l’osso del collo. Nessuna indagine.”
“Huh. Interessante.”
“Perché lo ritieni interessante?”
“Il ristorante di suo fratello gemello è stato incendiato la scorsa notte.”
“Lo so. E’ stato terribile perdere il ‘Dromio’. Cibo squisito e ottimi prezzi. Difficile pensare che riuscissero a ricavare un profitto.”
“Mi chiedo se fosse possibile vedere le foto scattate ieri sera durante il vostro sopralluogo.”
Holst corrugò la fronte. “Basta con queste domande. Potrei averle, ma che cosa centra questo con Jake Diamond?”
Per un istante Beautyman rimase sorpreso, ma poi si ricordò che Diamond non aveva parlato ad Holst del ricatto. E che Diamond aveva espressamente chiesto a Beautyman non dirgli niente al riguardo. Ora doveva decidere che cosa fare.
“Non posso scendere troppo nei dettagli. Posso solo dirti questo. Venerdì sera un uomo, che mia madre dice essere un Hmong, mi ha aggredito fuori dal ‘Dromio’ dopo che avevamo finito di cenare. Domenica pomeriggio l’ho visto nuovamente aggirarsi fuori da ‘Il Carato’. E ieri sera l’ho visto di nuovo fra la folla davanti al ‘Dromio’.”
Beautyman non aveva ancora finito che Holst era già al telefono per chiedere che qualcuno gli portasse le foto scattate in occasione dell’incendio. Poi riagganciò. “Quindi ti ha aggredito?”
“Sembrava essere esperto di karate o di qualche altra arte marziale.”
Holst batté sulla scrivania. “Sembra che tu abbia tralasciato la parte più interessante della storia.”
“Quale parte?”
“Il motivo per cui ti trovavi al ‘Dromio’ due volte negli ultimi tre giorni.”
“In realtà ero lì anche domenica. Ho parlato con Luca Alcamo.”
“Ma non sembri intenzionato a dirmi riguardo cosa.”
“Non particolarmente. Si lamentava di aver sentito che suo fratello era stato coinvolto in brutto affare con il consigliere Stark, un paio di anni fa.”
“E a chi non è capitato? Quando l’ho visto l’altra sera, l’ho usato come pretesto per andarmene.”
“Sembra sia molto vicino ai Diamond.”
“Henry ha fatto delle importanti donazioni per le ultime due campagne di Stark.” Holst indicò un foglio sulla scrivania. “Ho controllato stamattina.”
“C’è un motivo per cui ti interessa questo loro legame?”
“Sto solo cercando di farmi un’idea della famiglia Diamond. Fanno decisamente parte degli ambienti più altolocati della zona. Se ‘Il Carato’ otterrà successo è per via delle conoscenze della famiglia di Ellen.”
“Ellen? Sul serio?”
La sua famiglia era molto benestante. Cene, feste, serate di gala. Ha sempre raccolto molto denaro per le opere caritatevoli legate alla città. E aveva molti amici che potevano sicuramente permettersi i prezzi de ‘Il Carato’.”
“La conoscevi?”
Holst scosse il capo. “Non ne ho mai avuto l’occasione. Ma ho partecipato alle indagini legate al suo incidente di due anni fa.”
“Un pirata della strada, giusto?”
“Questa è stata la conclusione del rapporto. Ma mi piacerebbe riaprire il caso personalmente.”
“Come mai?”
“I segni degli pneumatici non sono tali da giustificare questa conclusione. La strada era ghiacciata, per cui il rapporto suggerisce che il conducente abbia perso il controllo. Ma non ne sono convinto. Credo che sia uscito di strada intenzionalmente.”