Capitolo 18

“Sono in arresto?” chiese Diamond.

“No, signore. Le sto solo chiedendo di raggiungermi in centrale per farle qualche domanda,” rispose Holst.

“Ma è notte fonda!” piagnucolò Julie.

All’ingresso, dietro Diamond, c’era tutta la sua famiglia, ma lui non fece né andare via loro né entrare Beautyman e Holst. Beautyman non credeva che in molti altri in Minnesota sarebbero rimasti con la porta spalancata, ma il freddo sembrava non interessare affatto Diamond.

“Andrò con loro. Tu mamma torna a dormire.”

“No, finché non saprò che va tutto bene.”

“Andrà tutto bene. Te lo prometto. Nathan, chiama Kelly e chiedigli di venire. Qual è l’indirizzo detective?”

Holst gli comunicò l’indirizzo.

“Mi faccia prendere il cappotto.” Diamond entrò in una stanza e Nathan andò a fare la chiamata. La testa di Julie era scoperta, forse fu per quello, ma a Beautyman sembrò che stesse molto peggio dall’ultima volta che l’aveva vista. Era quasi scheletrica.

“Mi dispiace domandartelo a quest’ora, ma mi chiedevo, May, se potessi darmi un passaggio per riprendere la mia auto. Io non andrò in centrale e ho lasciato la macchina al Victoria Memorial Parkway,” disse Beautyman.

“May abbassò lo sguardo verso il suo pigiama di flanella, ma alla fine annuì. “D’accordo. Mi cambio e andiamo.”

Diamond tornò con un cappotto lungo e abbracciò Julie. Poi guardò Beautyman. “Sul fatto di aiutare i tuoi clienti o aiutare la polizia, credo sia chiaro cosa tu abbia scelto.” Uscì dalla porta con il corpo irrigidito, come se fosse sul punto di perdere il controllo e aggredire Beautyman.

Julie e Beautyman rimasero fermi a guardare Holst che scortava Diamond verso l’auto. Julie sembrava sul punto di piangere e Beautyman non ebbe il coraggio di guardarla. “L’hanno chiamato per Jake, poi di nuovo per Ellen e ora di nuovo. Ad un certo punto si inizia a credere che ci sia qualcosa di vero,” sussurrò Julie.

Il gomito di lei toccò il fianco di Beautyman come a stimolarlo a rispondere. Lui si limitò a metterle un braccio intorno mentre guardavano l’auto allontanarsi.

“Andiamo dentro Julie, qui si gela.”

Chiuse la porta. La stanza era ancora fredda, quindi decise di prolungare il suo abbraccio con lei.

“Mi dispiace per tutto questo,” disse.

“Non ti ritengo colpevole. Voglio che tu lo sappia.”

“Io invece sì, cazzo!” esclamò Nathan, rientrando nella stanza.

“Nathan non usare questo linguaggio in mia presenza. Conosco Ruth e ho piena fiducia in lei e in Arthur. Non volevano che questo accadesse.”

“Questo non mi sembra molto rassicurante,” disse Nathan con tutta l’intenzione di continuare, mentre Beautyman iniziava quasi a temere per la sua incolumità, quando fu salvato dall’arrivo di May.

“Quando vuoi possiamo andare,” disse, scendendo le scale.

“Io sono pronto. Se vuoi posso far venire mia madre domattina per vedere come stai,” disse Beautyman a Julie.

“La chiamerò io. Ho bisogno di dormire un po’.”

“D’accordo.”

“Io...voglio ancora sapere dove sia stato Jake tutto quel tempo.”

“Perché è così importante saperlo per te, nonna?”

“Voglio saperlo. Immaginarlo lì con dei nuovi amici, anche se sotto una falsa identità. Era così buono con gli altri. Sono certa che avrà fatto amicizia rapidamente.”

“Lo scoprirò Julie.”

“Grazie.”

Beautyman seguì May fino al garage, lasciando Nathan che aiutava sua nonna a salire le scale.

Procedettero in silenzio per alcuni minuti. Solo quando May imboccò la statale in direzione nord, Beautyman si decise a parlare. “C’è qualcosa che forse non sai, ma credo sia importante che io ti dica.”

May fece una breve risata. “E io che pensavo che volessi farmi delle domande.”

“Sono certo che ne verranno fuori alcune.”

“Quindi, di che si tratta?”

“Ho trovato un documento di un paio di anni fa. Riguarda la proprietà della Ephesus Holdings LLC.”

“E’ per questo che ci hai chiesto del nome? Per vedere se io o mia nonna lo avessimo già sentito?”

“Esatto. Soprattutto se tu lo avessi già sentito.”

“Perché io?”

“Perché secondo quel documento tu sei la proprietaria.” La macchina sobbalzò.

“Scusa,” mormorò May. “Io sarei proprietaria di una compagnia?”

“Questo è ciò che c’è scritto. Ma è stata fatta molta attenzione per mantenere il segreto. L’unico collegamento che ho trovato è l’agente che ha registrato la compagnia. E’ un avvocato di New York. Andy Hertzberg. Il nome ti dice niente?”

“Nathan aveva un amico di nome Andy al college, ma non conosco il cognome. Potrei chiederglielo.”

“No. Non vorrei ancora tirare fuori la questione.

“Che cosa possiede la Ephesus?”

“’Il Carato’, innanzitutto.”

“Sono proprietaria del ristorante?”

“Inizialmente lo eri. Come ti ho detto il documento risale a qualche anno fa. Ma considerando che non ne ho trovati di più recenti, sono quasi certo che sia ancora tuo.”

“Perché possiedo il ristorante di mio padre? ‘Il Carato’ era il suo sogno.”

“Quanti anni hai May?”

“19.”

“Quindi quando il documento è stato prodotto tu eri minorenne. Forse i tuoi genitori hanno fondato la compagnia senza bisogno della tua firma, né che tu ne fossi al corrente.”

May guardò Beautyman perplessa. “Tu dici i miei genitori, ma sappiamo entrambi che si tratta di mio padre. Forse con l’aiuto di mio fratello. Mio padre è un buon imprenditore ma di quelli che amano comprare a poco e rivendere a tanto. Semplice. Ma Nathan non la pensa allo stesso modo. Lui preferisce cercare possibili raggiri o scappatoie.”

I due rimasero a lungo in silenzio. May uscì dalla strada principale.

“Mi hai chiesto perché ritengo mio fratello e mio padre responsabili della scomparsa di Jake. E’ per via di questi giochetti. Nathan li adora e mio padre lo ha sempre appoggiato. Anche Jake tentava di partecipare ma non era da lui. Sarebbe dovuto diventare un artista o qualcosa del genere. Non uno così.”

“Perché non hai voluto che Julie sentisse tutto questo?”

“Era diventato molto duro con lui negli ultimi tempi. Nessuno sapeva che cosa stesse realmente accadendo. Ma è per questo che nessuno dubitò del fatto che si fosse suicidato. Uno o due mesi prima della sua scomparsa, gli dissi che aveva bisogno di un nuovo inizio. Noi due, e Dana se voleva, avremmo dovuto andarcene. Ai tempi io era ancora alle superiori, ma Jake era adulto e poteva farmi da tutore, se necessario. Lui sembrò essere d’accordo. Non so se ne parlò con Dana, ma stavamo mettendo da parte del denaro e organizzando il tutto.”

“Dove sareste andati? Potrebbe essere importante saperlo ora.”

“Non avevamo programmi. Volevamo solo guidare e vivere la giornata.”

“E poi cosa accadde?”

“Disse a Nathan che aveva bisogno di una pausa. Non so perché, la cosa doveva rimanere segreta, ma forse non riuscì a tenersi tutto dentro. Nathan andò su tutte le furie e lo accusò di non dare importanza al ristorante, e non so che fece mio padre. Jake ci rimase molto male, come faceva sempre, e non passò molto prima della sua scomparsa.”

“Credevi davvero che lo avesse fatto? Non hai pensato che lo avesse fatto per te?”

“Per me?”

“Sembra che tu lo volessi fuori da quella casa molto più di quanto lui non avrebbe mai osato fare.”

“Forse hai ragione,” disse perplessa. “Ma questo che cosa centra con il fatto che sono proprietaria del ristorante?”

Beautyman scosse il capo. “Non lo so. Forse era un semplice stratagemma per evadere le tasse. Ma purtroppo non ne so abbastanza per capire quali vantaggi avrebbero potuto ottenere da una simile manovra.

Ma la Ephesus non possiede solo ‘Il Carato’. All’inizio possedeva, anzi possedevi, anche un altro ristorante che purtroppo è stato dato alle fiamme da poco.”

“Parli del ‘Dromio’? Quello vicino al centro?”

“Proprio quello. E credo ci sia anche dell’altro.”

May non rispose e quando singhiozzò, Beautyman si voltò verso di lei. Le sue guance bagnate riflettevano le luci provenienti dalla strada. “Maledetta famiglia! Mi sento come una pedina nelle loro mani.”

“Non sei una pedina, May. Hanno solo usato il tuo nome.”

“Beh, non è la prima volta che succede.”

“Davvero?”

May annuì. Mio padre ha donato del denaro a mio nome per la campagna elettorale di Stark. So che ci sono dei limiti nelle donazioni che ciascuno può fare singolarmente. Perciò ha donato a suo nome, a quello di mia madre e a nome mio. Stark è un idiota. E’ il classico tipo che potrebbe andare in discoteca per cercare di corteggiare delle ragazzine. E io l’ho supportato, e con il massimo del denaro consentito.”

“Tuo padre non ti ha chiesto il permesso?”

“L’ho saputo solo molti mesi dopo. Stavo facendo del dumpster diving fra i nostri rifiuti e ho trovato una ricevuta. E’ stato terribile. Non sapevo che cosa fare.”

“Alla fine che cosa hai fatto?”

May sorrise. “Ho fatto una donazione alla Wiccan Church del Minnesota a ho chiesto che venisse registrata a nome James Stark.”

Beautyman scoppiò a ridere. “E lo hanno fatto?”

“Oh sì, non se Stark lo è mai venuto a sapere, ma la cosa mi ha fatto sentire meglio.”

“Non sei la pedina di nessuno. Specialmente ora che non sei più minorenne. Nessuno può firmare al tuo posto e nessuno può usarti.”

“E apparentemente posso fare anche di più,” sorrise, poi la sua risata si fece ancora più forte, come se avesse qualcosa in mente. Stava ancora ridendo quando fece scendere Beautyman dalla macchina e si diresse verso casa.