Il tavolo, allungato al massimo, occupava quasi tutta la piccola sala da pranzo. Beautyman, che sedeva vicino al lato corto della tavolata, era incastrato fra il muro e un mobiletto.
Alla sua sinistra c’era Kelly, seguito da Dana e May. Poi c’era una sedia vuota e poi Julie, costantemente girata a parlare con Ruth. Di fronte a Beautyman c’era Matt seguito da Diamond, Nathan, Stark e Holst. Se il tavolo fosse stato una barca, si sarebbe sicuramente capovolto per la mancanza di equilibrio nella distribuzione del peso.
Di tanto in tanto Beautyman coglieva frammenti di conversazioni.
“Lo so! Il terzo quarto dei Lions è stato...”, “Il prossimo ciclo di chemio sarà...”, “Era a Venezia con alcuni amici quando...”, “...facevo il detective quando avevo trentotto anni.”, “...creare energia idroelettrica ed immagazzinarla per tutto il Midwest. Tu di cosa ti occupi?”
Beautyman prese alcune fette di pane dal cestino e le passò alla sua sinistra, mentre Matt gli passava un recipiente di spaghetti completamente sconditi. Niente sugo, niente di niente. Beautyman li fissò sospettoso, ma si riempì il piatto.
Dopo alcuni minuti tutti i piatti iniziarono a riempirsi di tacchino, patate, pasta, salse e vari tipi di contorni e condimenti.
Per un attimo sembrò essere un Giorno del Ringraziamento come tanti.
Ad un certo punto Ruth si alzò da tavola ed andò a prendere un recipiente di ceramica pieno di sugo. “Per i vostri spaghetti,” disse. Beautyman guardò i presenti passarsi noncuranti il recipiente. Solo Diamond ebbe un esitazione. Guardò il sugo e lo annusò attentamente, poi guardò sia Ruth che Beautyman.
Quando il sugo tornò a Ruth, disse, “Arthur, vuoi introdurre tu la preghiera?”
“Uh...non ne conosco nessuna a dire il vero...”
“Lascia che sia il cuore a suggerirtene una.” Ruth abbassò il capo e tutti la seguirono nel gesto.
Beautyman non pregava da quando era bambino, forse da un Ringraziamento, pensò. Il cuore gli batteva forte, si sporse in avanti, abbassò il capo e chiuse gli occhi. “Signore,” iniziò. “grazie...” Si fermò per un istante, poi riprese, “grazie per averci riuniti tutti qui oggi,” anche se non era così grato per questo. Poi aprì gli occhi e guardò il suo piatto.
“Grazie per il cibo di cui possiamo godere. Ti prego, benedicilo e aiuta chi...non ha la nostra stessa fortuna.” Si fermò di nuovo, incerto sul fatto che avesse finito.
“Per questo ti preghiamo,” tagliò Ruth, venendogli in aiuto. Tutti risposero Amen.
“E Dio benedica la cuoca!” disse Matt. “A casa mia concludiamo così ogni preghiera.”
“Urrà, urrà,” esclamò Julie, mentre si udiva già il suono delle posate di chi iniziava a mangiare.
“Che ne dite di un brindisi?” chiese Matt. Tutti misero giù le posate e alzarono il bicchiere. Beautyman notò alcuni sguardi seccati attorno al tavolo.
“A che cosa dovremmo brindare?” chiese Ruth.
“Pensavo che qualcuno ne proponesse uno,” rispose Matt.
“Alle nostre mamme,” intervenne Beautyman, “a quelle presenti, a quelle che non sono qui e a quelle che non ci sono più.”
Beautyman e Ruth alzarono i bicchieri e sorrisero. Ci fu un susseguirsi di tintinnii, poi i bicchieri furono di nuovo sul tavolo. May si portò il tovagliolo al volto, commossa. Poi tutti iniziarono a mangiare.
“Non ho spazio qui,” si lamentò Nathan, agitandosi sulla sedie e sgomitando contro suo padre.
“Se stai scomodo vai a sederti a quel posto vuoto,” disse Diamond.
Nathan fece per alzarsi, ma si fermo quando Ruth disse, “In realtà quel posto è riservato.”
“Per chi? Siamo tutti.”
“C’è un ospite misterioso che ci raggiungerà a breve.”
Matt si lasciò scappare una risatina e si coprì subito la bocca.
“Mi scusi, ma chi è esattamente?” chiese Kelly, puntando la forchetta verso il lato opposto del tavolo.
“E’ un mio amico,” rispose Beautyman.
“Che ci fa qui?”
“E’ un consulente della Beautyman & Beautyman Investigations,” disse Ruth. “Non si deve preoccupare.”
La tavolata rimase in silenzio e Beautyman capì che tutti erano in attesa che accadesse qualcosa.
“Mamma, credo che sia arrivato il tuo momento,” disse.
“Bene.” Ruth prese un sorso d’acqua e si asciugò la bocca con il tovagliolo. “Come ho scritto nell’invito, giustizia sarà fatta.”
“Tanto per iniziare, Henry Diamond non è colpevole di nessuna delle accuse mosse a suo carico.”
“Ehi Stark, ascolta bene,” disse Diamond.
“Sono qui, non mi vedi?”
“Mrs. Beautyman, con il dovuto rispetto,” intervenne Holst, “spero che abbia delle prove a sostegno di ciò che dice.”
“Le ho. Ma prima lasciate che vi racconti un paio di storie. La prima storia parla di un giovane siciliano di nome Marco Alcamo, che emigrò negli Stati Uniti nel 1920.”
“Davvero? Dobbiamo iniziare da lì?” chiese Nathan.
“Lasciala parlare,” disse Dana.
“Marco visse alcuni anni a New York per poi trasferirsi a Minneapolis, dove mise su famiglia e sua moglie diede alla luce due gemelli, Luca e Angelo. In seguito aprì un ristorante, il ‘Dromio’, come riferimento ai gemelli Dromio de La commedia degli errori di Shakespeare e in onore dei suoi figli.
“I suoi figli crebbero nel mondo della ristorazione. Uno di loro apprese i segreti della buona cucina, mentre l’altro quelli per gestire gli affari. Ma non solo quelli del ristorante. Marco Alcamo fu infatti legato ad attività mafiose, qui a Minneapolis. Le attività illecite comprendevano anche casinò e strip club, e operarono fino alla metà degli anni 70’.
“Ma Marco morì di infarto prima di arrivare a sessant’anni e il suo testamento prevedeva che Luca ereditasse il ristorante, anche se la sua speranza era che lo gestissero insieme. Purtroppo i due non andavano molto d’accordo e litigavano spesso. Intorno ai primi anni 80’, Angelo fondò il suo ristorante che chiamò ‘Dromio di Minnehaha’.”
“Ciò che a quel tempo non sapeva era che Luca teneva molto a lui, nonostante le loro differenze. Dopo che Angelo aprì il ristorante, Luca acquistò l’edificio che occupava senza dirgli niente, e senza alzargli mai l’affitto per i successivi 25 anni. Fu un piccolo gesto ma che aiutò immensamente Angelo nel corso degli anni.
“Per far sì che il suo nome non fosse collegato con l’edificio, cioè per non essere scoperto da Angelo, Luca fondò una compagnia a nome della quale acquistò l’edificio e che chiamò Ephesus Holdings.”
Per la prima volta da quando la storia era iniziata, Beautyman notò dello scalpore fra i presenti. Lui e May si scambiarono un’occhiata e dall’altra parte del tavolo Nathan incrociò le braccia, interessato.
“Ephesus, a proposito,” disse Ruth, rivolgendo un sorriso a suo figlio, “è un riferimento ai due Dromio de La commedia degli errori. Nella commedia i due gemelli vengono separati alla nascita, uno cresce a Siracusa e l’altro a Efeso.
“Nel corso degli anni, Luca acquistò altre proprietà per conto della Ephesus Holdings e con essa acquisì anche il primo ‘Dromio’.
“Quando il locale del ‘Dromio di Minnehaha’ fu scelto come luogo perfetto per realizzare una stazione della metropolitana, Angelo e Luca s riunirono. Ma Luca non disse mai a suo fratello che possedeva l’edificio e il terreno, e che avrebbe ricevuto una grossa somma dallo stato.
“Questo ci porta a Jake, che ognuno di noi ricorda come uno dei ragazzi più dolci e gentile che ci siano. Visto che mangiava regolarmente al ‘Dromio di Minnehaha’, fece amicizia con Angelo. E quando apprese che il ristorante era sul punto di chiudere, disse ad Angelo che probabilmente suo padre sarebbe stato un ottimo acquirente per la sua attrezzatura, visto che era interessato ad aprire un suo ristorante. Angelo disse che ne avrebbe parlato volentieri, ma suo fratello Luca bloccò la cosa sul nascere, dicendogli che avrebbero ricevuto una grossa somma dalla stato e che una simile operazione avrebbe ridotto le loro possibilità di ottenere denaro. Nel frattempo il consigliere Stark, che si stava occupando degli accordi, dichiarò che l’operazione avrebbe comportato uno spreco di denaro pubblico.”
“Lo era. Si trattava di un chiaro caso di...”
“La prego consigliere, mi lasci finire.” Stark smise di parlare e Ruth proseguì. “Bene, a questo punto sappiamo tutti cosa accadde.”
“Io no,” disse Matt.
“Dopo,” gli sussurrò Beautyman, dandogli un calcio sotto il tavolo.
“La città acquistò l’attrezzatura per una sciocchezza e la mise all’asta. Jake, vedendo la possibilità di acquistarla per il ristorante di suo padre, fece un’offerta e vinse. A questo punto portò suo fratello al ‘Dromio’ per mostrargli ciò che aveva ottenuto per la ridicola cifra di 300 dollari. Nathan, tuttavia, non ne fu troppo impressionato. Tutto ciò che vedeva era un mucchio di robaccia vecchia di 25 anni che comportava della spese per immagazzinarla fino all’apertura de ‘Il Carato’. L’unica cosa di valore, per lui, era una raccolta di ricette contenute in una scatola, che trovò dentro al bancone. Jake voleva restituire le ricette ad Angelo ma Nathan le tenne per ‘Il Carato’.”
“Jake aveva acquistato tutto onestamente quindi anche le ricette erano nostre,” disse Nathan. “Non mi sento affatto in colpa per questo.”
“Credevo avessi detto che venivano da un vecchio libro,” disse Diamond.
“Non volevo che sapessi di servire le stesse ricette di un altro ristorante che si trovava in città.”
“Ma non era la stessa cosa. Ho mangiato al ‘Dromio’ centinaia di volte e avrei riconosciuto il loro sugo ovunque,” disse Diamond alzando il piatto, ma fu fermato da Ruth.
“Te lo lascerò fare tra un attimo,” disse Ruth. “Sto per arrivare alla parte più importante. Jake andò da Angelo per dirgli cos’era successo. I due erano insieme quando Luca, ubriaco e in un impeto di rabbia, attaccò Jake il quale si sentiva colpevole di avergli fatto perdere centinaia di migliaia di dollari. Se Luca fosse stato sobrio e non vi fosse stato Angelo ad aiutarlo, avrebbe sicuramente ucciso Jake con le sue mani.
“Luca colpì Angelo facendogli perdere i sensi. Poi Luca attaccò Jake che tentò di difendersi. Nella colluttazione, Jake spinse Luca giù per una rampa di scale e Luca, cadendo, si ruppe l’osso del collo e morì sul colpo. Jake, rendendosi conto di ciò che era accaduto, si lasciò prendere dal panico e fuggì.”
“Fu Luca Alcamo a morire cadendo dalle scale? Non suo fratello Angelo?” chiese Holst.
“Esatto. Angelo prese il posto di suo fratello e dichiarò la sua stessa morte.”
“Ma perché?”
Ruth si sistemò sulla sedia e chiamò, “Angelo!” Il rumore improvviso spaventò Julie e Ruth le prese la mano. “Ci siamo quasi.”
Angelo Alcamo entrò nella stanza. La divisa che indossava al ‘Dromio’ era stata rimpiazzata da un paio di jeans sbiaditi e da una felpa dell’Università del Minnesota che Beautyman pensò fosse sua. Aveva i capelli arruffati e la pelle lucida, segno che era da parecchio che non si faceva una doccia, e reggeva una pentola annerita che Beautyman riconobbe subito come quella che Ruth aveva portato all’hotel il giorno prima.
“Grazie per essere venuto, Angelo. Il detective Holst si stava giusto chiedendo il perché tu abbia preso l’identità di tuo fratello.”
“Ero distrutto. Avevo aperto un ristorante da solo pensando di poter fare meglio di mio fratello, credevo di essere portato per gli affari. Ma l’unica cosa che sapevo fare era gestire il ‘Dromio’. Provai a fare qualche investimento che credevo mi avrebbe arricchito ma ho finii col perdere tutto. Con la chiusura del ‘Dromio di Minnehaha’ avevo perso tutto. Ma Luca aveva un ristorante...così decisi di liberarmi dei debiti fingendo la mia morte. Ho preso l’identità di Luca e la sua vita, e ho continuato a gestire il ‘Dromio’, l’unica cosa che ero in grado di fare.”
“Nessuno ha mai sospettato dello scambio?”
Angelo fece spallucce. “Sua moglie lo aveva lasciato qualche anno prima e lui non era il tipo da farsi molti amici. E, soprattutto, mio fratello beveva molto. Chiunque avesse notato dei cambiamenti avrebbe potuto giustificarli con l’abuso di alcol, dovuto alla perdita di un fratello.”
“Angelo, è vero che ’Il Carato’ ha rubato le tue ricette?”
“Sì. La ricetta del sugo alla marinara è la stessa della nostra.”
“Allora perché non ha lo stesso sapore?” chiese Diamond.
“Perché avete preso solo la ricetta. Non avete anche le pentole.”
Angelo Alcamo mostrò la pentola che aveva portato con sé. “In questa pentola è stato cucinato sugo alla marinara per più di trent’anni. Non l’ho mai lavata. E’ stata costantemente sotto ai fornelli con dentro gli ingredienti. Questo è il segreto del sugo del ‘Dromio’. Trent’anni di preparazioni. Ogni piatto servito conteneva un sugo migliore. La ricetta non è sufficiente.”
Tutti rimasero in silenzio finché Holst disse, “Stiamo provando a metterci in contatto con lei da domenica sera, Mr. Alcamo.”
“Mrs. Beautyman, Ruth,” si corresse Alcamo, “ha atteso fuori dalla mia abitazione per ore finché non mi ha visto arrivare.” Ruth sorrise a Beautyman. “Mi ha detto chi era. Io...ero a pezzi. Credevo di aver perso ogni cosa, ma lei mi ha aiutato. Mi ha aiutato a capire che cosa avevo perso e mi ha detto che poteva aiutarmi a risolvere il problema.”
“Che cos’è che hai perso?” chiese Beautyman.
“La Ephesus Holdings. Una compagnia che fino a lunedì non sapevo nemmeno esistesse. Tutti quei soldi e quelle proprietà, erano di mio fratello. Non sapevo che avesse acquistato l’edificio in cui si trovava il ‘Dromio di Minnehaha’. Non ne sapevo niente. Controllai i documenti dell’assicurazione del ‘Dromio’ ma non erano più validi. Non possedevo più nemmeno il ristorante che avevo gestito negli ultimi tre anni. A possedere tutto era la Ephesus Holding che io non avevo nemmeno sentito mai nominare.”
“La Ephesus era passata da Luca Alcamo a May Diamond,” disse Ruth.
“E perché Luca fece quest’operazione?” chiese Diamond.
“Non fu lui a farla. Ai tempi mio fratello era già morto,” rispose Angelo. “La persona che si occupò dell’operazione sapeva che io ero un impostore.”
“E chi era a saperlo?” chiese Holst.
“La stessa persona che sapeva che la compagnia poteva essere passata a May Diamond senza che lei ne fosse al corrente, permettendo al vero proprietario di mascherare la sua identità. Lei era minorenne e non poteva quindi mettere firme.
“La domanda è...di chi si tratta? Chi poteva registrare la compagnia a sua nome? Ci sono due opzioni. O i suoi genitori, cioè o Henry o Ellen Diamond che avrebbe potuto farlo facilmente. Oppure una persona con potere di procura.”
Tutti gli sguardi si rivolsero a Sam Kelly.
“Che cosa sta insinuando esattamente?” chiese Kelly a Ruth, ignorando gli altri presenti.
“Che lei ha rubato il ‘Dromio’ e la Ephesus Holdings a Angelo Alcamo. E ha trasferito tutto a May per proteggersi e fare in modo che nessuno la scoprisse.”
“Ho acquistato la Ephesus da Luca Alcamo su richiesta del mio cliente, poco prima della morte di Luca. Angelo non può recriminare nulla.”
“Io non ti ho chiesto di fare nulla di tutto questo!” gridò Diamond.
“Un altro cliente. Un cliente che mi ha chiesto di nasconderti l’affare, Henry. E’ per questo che ho usato il nome di May.”
“Mi hai detto che si trattava solo del ‘Dromio’!” Il grido fece sussultare i presenti. Nathan si era alzato e puntava il dito contro Kelly. “Dovevamo vendere l’edificio al comune e dividere i profitti. Non mi hai mai detto che c’erano anche altre proprietà.”
“Calmati Nathan. Posso spiegare,” disse Kelly. Stava tentando di mantenere tutto sotto controllo ma era evidentemente agitato e, pensò Beautyman, anche spaventato. Beautyman si guardò intorno alla ricerca di un’eventuale arma e notò il coltello del burro alla sua destra. Si trovava dalla parte opposta rispetto a Kelly ma pensò fosse il caso di tenersi pronto, quindi mise le mani sul tavolo.
“Può spiegare anche perché consigliò a Jake Diamond di fingere la sua morte e di scappare dopo aver ucciso Luca Alcamo?” chiese Ruth.
“Non so di che cosa stia parlando.”
“Può spiegare come mai un anno dopo la sua scomparsa Jake tornò a Minneapolis per confessare tutto a sua madre che morì poche ore dopo in un incidente, a causa di un pirata della strada?”
“No,” sussurrò Diamond.
“Tutto questo è assurdo,” disse Kelly, con il capo abbassato. Evidentemente sempre meno sicuro di sé.
“Può spiegare perché, quando Jake tornò e si confrontò con lei, decise di ucciderlo? Perché ha assoldato Vang per spaventare mio figlio? E perché gli ha chiesto di dar fuoco al ‘Dromio’ per eliminare Angelo?”
“Sta mentendo! Non ho niente a che fare con l’incendio del Dromio!”
“Ha finto di essere Henry quando ha assoldato Vang,” proseguì Ruth. “Nascondendosi nuovamente dietro il nome di un suo cliente. E poi ha tentato di uccidere Vang quando Arthur lo ha trovato.”
Kelly saltò su dal suo posto in un impeto di rabbia, ma riuscì a malapena a muoversi, rimanendo incastrato fra il tavolo e la parete. Beautyman si accorse dell’occasione e provò a raggiungerlo, ma rimase anche lui incastrato. Una volta stabilizzatosi contro il muro, Kelly infilò la mano dentro la giacca all’altezza del petto e Beautyman istintivamente capì che cosa stesse cercando.
Mentre lottava ancora per spostarsi, Beautyman gettò a terra la sedia, afferrò il coltello e tentò di colpirlo. Kelly però era troppo lontano e il suo movimento produsse solo un fruscio nell’aria.
Appena la pistola fece capolino dalla tasca di Kelly una figura sovrastò quella di Beautyman che era a malapena riuscito a liberarsi della sedia, quando si accorse dell’accaduto.
Il suo corpo si mosse con la velocità e la grazia degna di una pattinatrice. Con un balzo Dana fu contro Kelly e gli assestò un colpo deciso alla mascella, così velocemente che Beautyman se ne accorse solo quando vide il corpo di Kelly stramazzare a terra con la schiena contro il muro.
La pistola cadde contro la sedia di Beautyman per poi finire sotto l’armadietto. Beautyman la raccolse e la puntò contro Kelly, che però era già immobile.
Dana si piegò su di lui e lo schiaffeggiò.
“Santo cielo! Lo hai steso,” esclamò Beautyman.
“Non è il mio primo pugno,” disse, respirando affannosamente. La sua mano destra era gonfia e si teneva stretta il polso dolorante. “Credo di essermi rotta un paio di dita.”
Si udì un fischio e Holst prese il comando. “Voi tre andate subito in corridoio!” Ruth condusse Julie fuori dalla stanza con May e Dana al seguito.
“Sono spiacente ma devo proprio scappare, la mia famiglia mi aspetta. Felice Ringraziamento a tutti e grazie per la cena!” disse Stark quasi senza fiato, e si affrettò dietro le donne lungo il corridoio e uscì sbattendo la porta dietro di sé.
“Il solito codardo,” disse Nathan.
Holst si districò fra le sedie per raggiungere Kelly e guardò il suo corpo privo di sensi. Si sedette sulla sua sedia e lo scrutò da vicino. Solo Beautyman poté guardarlo mentre provava a scuoterlo, ma Kelly non si mosse.
“Lasciagli la pistola addosso,” disse a Beautyman. Poi Holst estrasse dalle sue tasche un paio di manette e legò le mani di Kelly.
“Mrs. Beautyman, per favore chiami il 911, dica loro che sono qui e che abbiamo bisogno di un’ambulanza.”
“Un’ambulanza? Non l’ho colpito così forte,” disse Dana, mentre Ruth si affrettava in cucina per prendere il telefono.
“Non posso caricare un uomo privo di sensi in un’auto della polizia. Ci serve un’ambulanza. Inoltre abbiamo bisogno di qualcuno che dia un’occhiata alla tua mano. Mettici un po’ di ghiaccio, servirà a limitare il gonfiore. May puoi uscire e dire all’agente in macchina che abbiamo bisogno del suo aiuto?”
Quando l’agente entrò, lui e Holst sollevarono Kelly e lo portarono nel divano del salotto. Ruth e Dana uscirono dalla cucina, con Dana che teneva sulla mano del ghiaccio con attorno un asciugamano.
“Ora,” disse Holst, “Ha detto di avere delle prove. Come ha avuto tutte queste informazioni?”
“Tutto quello che so sugli Alcamo, me l’ha detto Angelo.”
“E come sa che Kelly consigliò a Jake di fingere la sua morte e scappare? O che Jake tornò a casa per confessare tutto a sua madre? Come fa a sapere tutto questo?”
“Grazie ad una lettera,” disse Dana, stupendo tutti a parte Ruth. “Indirizzata a me. Ce l’ho nella borsa, nell’altra stanza. L’ho trovata nella buca delle lettere venerdì, quando sono rientrata dal lavoro. Jake mi ha raccontato tutto. Mi ha detto che stava tentando di sistemare tutto e che quando avrebbe finito, probabilmente sarebbe dovuto andare in prigione, ma che sperava che lo sarei andato a trovare.” Dana si voltò per nascondere le lacrime.
“Non l’hai ricevuta prima di venerdì?” chiese Holst.
Dana annuì.
“L’ha spedita mercoledì pomeriggio,” disse Angelo. “E’ venuto a pranzo da me e aveva la lettera con sé.”
“Perché è venuto da te?”
“Per scusarsi. Per Luca, e per aver permesso che Stark e la sua famiglia avessero a che fare con il ‘Dromio’. Ma io l’ho perdonato. Luca lo avrebbe ucciso se ne avesse avuto l’occasione. Era troppo simile a nostro padre. Si arrabbiava facilmente ed era sempre pronto a colpire. Volevo bene a mio fratello, ma Jake era un bravo ragazzo e non sarebbe andato avanti senza chiedere perdono.”
“Ti ha detto altro?” chiese Holst.
“Disse che sarebbe andato a sistemare Kelly per aver ucciso sua madre,” disse Angelo. “Quella è stata l’ultima volta che l’ho visto.”
“Sapevamo che l’ultimo piatto di Jake era stato un piatto di pasta alla marinara, ma non sapevamo se de ‘Il Carato’ o del ‘Dromio’,” disse Ruth.
Beautyman fece una smorfia e si massaggiò le tempie. Holst lo guardò e rivolse a Ruth un’altra domanda. “E Vang? E’ stato Kelly a dirgli di chiamarsi Diamond?”
“Giovedì sono stata in ospedale a trovare Pao e Pa Ying Vang,” disse. “Sapevo che non era stato Henry ad aggredire quell’uomo, perciò ho pensato che fosse qualcuno che aveva finto di essere lui. Pao Vang aveva visto suo padre con qualcuno che credeva fosse Diamond. Lo descrisse come un uomo alto e biondo che indossava un bell’abito. Si erano incontrati nel parcheggio che si trovo sul retro de ‘Il Carato’.”
“Quindi a quel punto ha riconosciuto Kelly dalla descrizione?”
“Sì, ma non ero ancora certa. Lo avevo visto solo due volte e da lontano. Andai al ristorante e riportai a Dana la descrizione, e lei confermò. Fu in quell’occasione che lei condivise con me il contenuto della lettera.”
“Come mai Kelly era qui se non lo hai invitato?” chiese Beautyman.
“Gli ho chiesto io di venire, per proteggermi,” rispose Dana.
“Pensavamo che non sarebbe venuto se lo avessimo invitato,” aggiunse Ruth. “In questo modo, invece, non avrebbe pensato che sospettassimo di lui.”
“E l’incendio? Può provare che sia stato lui ad assoldare Vang?”
“Certo che è stato lui,” rispose Ruth. “Stava provando a sbarazzarsi delle persone che avrebbero potuto metterlo in pericolo.”
“Angelo Alcamo non era una di queste,” disse Beautyman. “Non sapeva ancora abbastanza. Inoltre, credo che Vang dicesse la verità quando ha affermato di non aver appiccato lui l’incendio.”
“Gli credo anch’io,” disse Holst.
“In pratica, l’incendio ha peggiorato le cose per Kelly,” disse Beautyman. “Se il ‘Dromio’ non fosse bruciato non avremmo fatto dei controlli, scoprendo che apparteneva alla Ephesus.”
“Non lo avresti saputo se Angelo non me lo avesse detto,” lo corresse Ruth.
“Ma che cosa l’ha spinta a controllare, Mr. Alcamo? L’incendio? O la sua pentola?”
Angelo annuì.
“E’ sopravvissuta all’incendio del ‘Dromio’?”
“No. Si trovava già a ‘Il Carato’,” rispose Angelo.
“Lo chef l’ha trovata lunedì pomeriggio in cucina,” disse Dana. “Mi ha chiesto che cosa fosse e io non ne avevo la minima idea. L’ho capito solo dopo aver parlato con Ruth.”
“E’ stata rubata dal ‘Dromio’ prima dell’incendio,” disse Ruth, con il tono di chi sta per arrivare all’epilogo di un lungo racconto. “Qualcuno voleva che ‘Il Carato’ fosse l’unico ristorante in città a servire la pasta alla marinara. Quel qualcuno è Sam Kelly.”
“Non era Kelly a volerlo,” disse Beautyman. “A lui non importava niente della qualità del sugo del ristorante.” Beautyman guardò intensamente Nathan, che era in piedi di fianco a lui. “Ma a te Nathan. Tu non sapevi che conoscere la ricetta non era sufficiente per riprodurre il sugo, finché sabato tuo padre non te lo ha fatto assaggiare.”
“No,” disse Nathan. “Sono stato tutta la sera con la mia famiglia. Come posso aver appiccato l’incendio?”
“Ma tu non eri con loro. Perché io ti ho visto quella sera, circa mezz’ora dopo che l’incendio è stato appiccato. Eri nella sala bar del W Hotel.”
Ruth impallidì, guardando Julie che si era fatta ancora più bianca di fianco a lei.
Nathan apparve battuto. “Sapevo che la ricetta era la stessa, ma poi l’ho assaggiata sabato sera al ‘Dromio’. Non riuscivo a capire come mai fossero così diverse. Domenica sera sono entrato di nascosto e ho guardato fra i loro ingredienti. Non c’era niente di speciale. Ma mi sono accorto che la pentola con il sugo era sui fornelli. Cucinavano il sugo costantemente e le pareti della pentola erano incrostate di sugo che si trovava lì chissà da quanto tempo. Ho capito che doveva essere quello a fare la differenza. Ho preso la pentola e ho buttato alcuni stracci sul fornello. Pensavo di prendere due piccioni con una fava. Aiutare ‘Il Carato’ e vendicarmi di chi aveva ricattato mio padre.”
“Hai fatto tutto questo solo per un paio di pentole?” chiese Diamond.
“Pensavo di aiutare.”
Fuori si udì il suono di una sirena e Holst lasciò la stanza.
“E tre anni fa, tu e Kelly avete rubato la compagnia degli Alcamo e l’avete venduta al comune,” disse Diamond.
“Non sapevo che si trattasse di più di una proprietà, te lo giuro. Pensavo che avremmo potuto concludere un affare insieme, non credevo che tramasse altro.”
“E questa ti sembra una buona scusa?” gridò Diamond.
“Basta Henry!” intervenne Julie. “Sei tu che li mettevi costantemente uno contro l’altro. E anche il motivo per cui litigavano. Se Jake faceva qualcosa per te, Nathan doveva riuscire a farne una migliore. E ora ne stiamo tutti pagando le conseguenze.”
“Gli ho insegnato ad essere migliori di così, mamma.”
“No, tu gli hai insegnato a non essere scoperti. A non fermarsi a pensare alle conseguenze delle loro azioni. A non pensare che un uomo può anche essere più che un individuo con cui fare affari, che è lecito attaccare per difendersi...Questo ci è costato la vita di Jake e di Ellen, il fratello di quest’uomo e per poco anche la vita di Vang. E per cosa? Un ristorante? Del denaro e una proprietà? La ricetta di un sugo?”
Julie era scoppiata in lacrime. Si asciugò gli occhi con un fazzoletto e scosse il capo contrariata. “Credo che dovremmo tornarcene a casa.”