XVIII

STRATAGEMMA

Catturare i banditi agguantandone il leader

COMMENTO

Distruggere lo zoccolo duro dell’avversario, catturare il capo.

E l’intera struttura [avversaria] sarà sbaragliata.

[Il Libro dei mutamenti dice:]

«I draghi combattono nelle lande. La vitalità di uno s’impoverisce».

Spiegazione

«Quando l’albero cade, le scimmie si disperdono.»

ANTICO DETTO CINESE

Un corpo privato della testa muore: questo è l’assunto dello stratagemma. Il leader è come la radice di una pianta. Estirpata dal terreno, la vita della pianta sfugge via. Fuor di metafora, un avversario privato della leadership collassa.

Con il termine leader lo stratagemma intende la struttura preposta al comando dell’organizzazione avversaria («i banditi»): si tratta di un singolo individuo (capo) o di un gruppo di individui (quadro dirigente, quartier generale).

Per ottenere una vittoria schiacciante sull’avversario lo stratagemma suggerisce di «distruggere lo zoccolo duro dell’avversario» e «catturare il capo». Altrimenti, ricorda un detto cinese, sarebbe come «lasciare tornare la tigre sulla montagna». Dunque, occorre individuare il leader, cioè il centro decisionale dell’organizzazione avversaria. Dopo aver osservato la situazione nella sua complessità e aver individuato il punto nevralgico della struttura di comando avversaria, è bene concentrare le risorse e dirigere le forze su quell’obiettivo fondamentale.

Per catturare o rendere inoffensivo il leader si potrà ricorrere a espedienti che fanno leva sulle condizioni che hanno reso indispensabile la sua funzione, sulla sua credibilità, sulla sua psicologia, sul suo tallone d’Achille: alcuni manuali suggeriscono, in tal senso, l’utilità anche dello stratagemma XXXI!

Una volta reso inoffensivo il leader, si sarà innescata automaticamente una sorta di reazione a catena, che investirà tutti gli uomini e le situazioni a lui collegati.

Non si dissipa forse una forza nel momento in cui il principio unificante, l’organizzazione, il capo, il collante, viene meno?

A quel punto, ogni resistenza «sarà sbaragliata» e la strada aperta per sferrare il colpo di grazia.

Il leader messo fuori gioco è «il potere del drago impoverito» commenta Il Libro dei mutamenti all’esagramma 2, «La terra».1 Ovvero, la forza avversaria («il drago») privata della leadership non ha più alcuna «vitalità». Si troverà in una situazione disperata: senza chance di vittoria nello scontro tra draghi.

Per converso, va sottolineato che questo stratagemma è efficace principalmente nelle situazioni in cui il fulcro decisionale avversario è centralizzato e l’amministrazione dipende interamente dal potere personale del leader (in ciò questo assunto riflette l’antica concezione gerarchica della Cina imperiale, in cui il potere era accentrato nelle mani di una singola persona). Laddove il nucleo decisionale è decentralizzato e distribuito tra più individui o gruppi di individui, l’applicazione dello stratagemma è necessariamente più ardua. Sarebbe come affrontare un drago con più teste! Mozzata una, il drago potrebbe continuare a combattere, con rinnovato vigore, per vendicare tale perdita.

Illustrazione storica

Il generale Zhang Xun, fedele all’imperatore, si era già distinto sul terreno di battaglia con l’impiego di ingegnosi stratagemmi, grazie ai quali era riuscito a ribaltare felicemente gli esiti di confronti che si profilavano rovinosi (vedi l’Illustrazione storica dello stratagemma VII).

Durante la grande rivolta di An Lushan, che sconvolgeva nel profondo dell’anima il Regno di Mezzo ormai da un paio d’anni, incontriamo nuovamente questo abile stratega, sempre in una situazione particolarmente difficile: la difesa della città di Suiyang, baluardo della resistenza imperiale.

Nel 757 d.C., il generale ribelle Yin Ziqi, alla testa di un’armata di centomila uomini, diede l’assalto alla città strategica di Suiyang. Per diverse settimane questa divenne il teatro di cruenti scontri che non lasciavano respiro agli assediati. Zhang Xun riuscì a rintuzzare l’assalto nemico per numerose volte, ma le scorte di viveri cominciavano pericolosamente a esaurirsi. Non era tempo d’indugiare. Per uccidere il serpente velenoso occorreva mozzargli la testa! S’imponevano l’offensiva e l’uccisione del generale Yin Ziqi per togliere la linfa vitale alla ribellione.

Zhang Xun attaccò di notte, secondo la migliore tradizione bellica; scivolando nel campo nemico, irruppe mentre tutti i ribelli giacevano profondamente addormentati dopo una notte di baldoria. Il silenzio venne rotto dalla furia inarrestabile dei soldati imperiali. In un baleno l’accampamento precipitò nel caos. Tutto si svolse rapidamente. Nell’arco di poche ore Zhang Xun e i suoi inflissero pesanti perdite al nemico: numerosi soldati vennero uccisi e una cinquantina di ufficiali ribelli furono decapitati.

Nel trambusto della battaglia, però, non si riusciva a identificare Yin Ziqi!

Che tratti aveva? Dove si trovava?

Solo uccidendolo la vittoria sarebbe stata schiacciante.

Come fare a individuarlo?

Zhang Xun ebbe un’idea geniale.

Ordinò ai suoi soldati di fabbricare in fretta e furia delle frecce con dei giunchi. Non appena i ribelli furono colpiti da dardi che riuscivano a malapena a scalfirli, esultarono. Le forze imperiali erano ormai a corto di frecce vere, pensarono. Alcuni di loro corsero verso un ribelle seduto a cavallo per comunicargli i fatti e mostrargli le frecce false: il generale Yin Ziqi era stato individuato!

Zhang Xun non perse tempo. Ordinò al suo migliore arciere di scoccare una potente saetta in direzione del bersaglio ambito. In men che non si dica, Yin Ziqi venne colpito all’occhio sinistro ed evitò la morte per un pelo. Con la freccia ancora conficcata, egli invocò la sconfitta ordinando una rovinosa ritirata.

Per il momento, un’ennesima minaccia all’autorità imperiale era stata sventata.

1. → I 64 Enigmi, “Ricettività”, op. cit., pp. 10-11.