XX

STRATAGEMMA

Intorbidire l’acqua per catturare i pesci

COMMENTO

Servirsi dei disordini intestini dell’avversario, traendo vantaggio dalla sua debolezza e assenza di direzione strategica.

[Il Libro dei mutamenti dice:]

«Seguire. [L’uomo superiore], sul far della sera, rincasa e si riposa».

Spiegazione

«Chi sa seminare il disordine nell’avversario, conquista la vittoria.»

TANG ZHEN

L’assunto dello stratagemma si basa sulle circostanze confuse, caotiche.

La metafora utilizzata è quella del pesce che, in acque torbide, perde il senso dell’orientamento. Allo stesso modo, l’avversario momentaneamente indeciso, disorganizzato o privo di strategia, difficilmente distingue il vero dal falso, il fittizio dal genuino.

Laddove lo stratagemma V «Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio» suggeriva di prendere vantaggio dalla situazione di disordine in cui versava l’avversario, qui viene suggerito di crearla ad arte o di peggiorarla.

S’intorbidiscano le acque, seminando la confusione nel contendente, fornendo un’idea errata della situazione, della realtà dei fatti oppure dicendo o facendo qualcosa di strano, d’inaspettato che attragga la sua attenzione o che desti il suo sospetto. L’attenzione viene generalmente calamitata dagli eventi inusuali.

È la strategia del depistaggio psicologico sfruttata da prestigiatori e borsaioli che deviano l’attenzione in un punto lontano dal luogo ove sta per avvenire il trucco o il furto, mentre occultamente compiono la reale azione.

Sfruttano quelle che in psicologia cognitiva si chiamano zone di fallibilità, ovvero quelle falle di percezione, di attenzione e valutazione della realtà esterna che nell’arte della strategia possono essere utilizzate a proprio favore per creare un’illusione nell’avversario.

La confusione («intorbidire l’acqua») è la trappola dello stratagemma. L’avversario va confuso e disorientato. In tal modo egli non può ricorrere ai suoi abituali mezzi. Una volta destabilizzato e privo di direzione strategica, può facilmente diventare preda di un attacco a sorpresa.

Tuttavia, come l’acqua torbida presto si schiarisce, così lo stato di confusione in cui versa l’avversario non si protrae a lungo. Occorre agire prontamente, finché il contendente non è ancora conscio di cosa sta succedendo.

Si ricorra a questo stratagemma con una certa cautela, soltando quando si sia certi dello stato confusionale dell’avversario.

Il Commento, che attinge all’esagramma 17, «Seguire», del Libro dei mutamenti simboleggia il tuono nel lago.1 Una lettura applicata alla strategia indica che il tuono (lo stratagemma) sommovendo le acque, intorpidisce e confonde i pesci inducendoli a «seguire» il più forte («l’uomo superiore»), e a farsi catturare senza opporre resistenza.

Così «l’uomo superiore», l’abile stratega, dopo aver tratto vantaggio dalla situazione provocata ad arte e aver realizzato i propri intenti, si potrà ritirare soddisfatto.

Illustrazione storica

Nell’Illustrazione storica dello stratagemma IX «Osservare l’incendio sulla riva opposta» avevamo visto come l’abile generale Cao Cao, alle prese con le guerre di successione tra i fratelli Yuan, fosse riuscito a ottenere le loro teste senza muovere un dito.

Per illustrare lo stratagemma «Intorbidire l’acqua per catturare i pesci», occorrerà fare un passo indietro di qualche anno, riferendo l’antefatto: la battaglia di Guandu del 200 d.C., durante la quale il padre dei fratelli Yuan, Yuan Shao, perse la vita e l’intera armata a opera dell’acerrimo rivale Cao Cao.

La famosa battaglia di Guandu vedeva fronteggiarsi due potenti capi militari: Cao Cao e Yuan Shao. Il dispiegamento delle forze in campo era impari: Yuan Shao aveva schierato un possente esercito di centomila uomini e disponeva di consistenti approvvigionamenti, mentre Cao Cao aveva solo ventimila soldati e scarsi rifornimenti.

La disparità delle forze era evidente. Cao Cao doveva ricorrere ai suoi celebri stratagemmi. Ne occorreva uno in grado di confondere un nemico che appariva invincibile, con una tattica che unisse rapidità ed efficacia.

Da vero stratega Cao Cao agì col favore della notte. Alla testa di truppe leggere camuffate da fanti e da cavalieri dell’armata di Yuan Shao, si avviò verso il territorio controllato dal nemico e si diresse alla base dei rifornimenti nemici: il granaio di Wucao. Sventolando i vessilli dell’esercito nemico, marciando su strade secondarie attraversò le linee di difesa avversarie, quando venne fermato da un contingente di Yuan Shao. Interrogato, si prese beffa dei soldati e rispose di essere il comandante in capo di truppe inviate dal duca di Shao a rafforzare le linee di difesa delle retrovie. Il contingente nemico prese per buone le sue parole e lo lasciò passare.

La prima parte dello stratagemma, «intorbidire le acque», aveva funzionato.

Ora si trattava di «catturare i pesci»!

Cao Cao e i suoi giunsero senza problemi a destinazione e si dedicarono al saccheggio dell’incustodito granaio di Wucao. Poi vi appiccarono il fuoco. In tal modo, l’esercito nemico si trovò senza rifornimenti. Come direbbe lo stratagemma XIX, Cao Cao «tolse la legna da sotto il pentolone»!

Quando l’esercito nemico si accorse che guizzi di fiamme divampavano sino in cielo, precipitò nel caos.

Che diavolo stava succedendo?

Yuan Shao non si raccapezzava. In fretta e furia, molti contingenti accorsero alla rinfusa sul luogo del disastro, nel tentativo di spegnere l’immensa pira, ma, a breve distanza dal rogo, in agguato, c’erano ad attenderli Cao Cao e i suoi. Tra le folate di fumo che soffocavano il respiro, egli lanciò un attacco a sorpresa.

Fu una carneficina. Vi trovarono la morte innumerevoli soldati e ufficiali, ignari della trappola.

Messo a segno l’attacco, Cao Cao e le sue truppe leggere abbandonarono il camuffamento e si dileguarono nella notte.

Con quell’attacco incendiario si può ben dire che la seconda parte dello stratagemma, «catturare i pesci», aveva fatto centro.

A quel punto, gli esiti della guerra erano stati segnati.

Le vistose perdite e la privazione delle vettovaglie preannunciarono la disfatta totale di Yuan Shao, il nemico implacabile; disfatta che non tardò a sopraggiungere.

1. → I 64 Enigmi, “Seguire”, op. cit., pp. 40-41.