COMMENTO
Rendere vuoto ciò che è vuoto. Il dubbio produce altro dubbio.
[Il Libro dei mutamenti dice:] «Unione tra il forte e il debole».
La sorpresa risponde alla sorpresa.
Spiegazione
«Il perfetto vincitore dell’avversario non s’impegna nella lotta.»
– DAODEJING, LXVIII
I nostri punti di forza e di debolezza, considerati nei termini di pieno (shi) e di vuoto (xu), fanno luce su un complesso sistema illusionistico volto a ingannare l’avversario nella valutazione della forza a cui egli si oppone.
Sostanzialmente, le illusioni sono di quattro tipi.
Laddove c’è un vuoto, si crea l’illusione del pieno per indurre l’avversario a non attaccare, ovvero il debole illude l’avversario di essere forte.
Laddove c’è un pieno, si crea l’illusione di un vuoto per attirare l’avversario in trappola, ovvero il forte illude l’avversario di essere debole.
Laddove c’è un vuoto, lo si mostra apertamente per far supporre all’avversario di trovarsi di fronte a un pieno, ovvero il debole ostenta la propria debolezza per illudere l’avversario di trovarsi di fronte a una forza dissimulata e indurlo quindi a desistere dall’attacco.
Laddove c’è un pieno, lo si ostenta apertamente per far supporre all’avversario di trovarsi di fronte a un vuoto, ovvero il forte fa grande sfoggio della propria forza per illudere l’avversario di trovarsi di fronte a una debolezza dissimulata e indurlo ad avanzare avventatamente.
Lo «Stratagemma della città vuota» illustra il terzo tipo di illusione.
Quando la forza dell’avversario è soverchiante e la sconfitta può giungere da un momento all’altro, si può ricorrere a questo stratagemma: apparire deliberatamente vulnerabili, sguarnendo la propria linea difensiva.
A meno che l’avversario non sia in possesso di una descrizione accurata della nostra situazione, l’inusuale comportamento lo sorprenderà, destando il suo sospetto e, nel migliore dei casi, dissuadendolo dall’attacco. Lo stratagemma è l’esatto opposto di quello «Far spuntare i fiori sull’albero», in cui ci si prefiggeva di mostrare una forza maggiore di quella reale. Entrambi si fondano comunque sull’inganno. L’avversario non percepisce la debolezza dietro la facciata di vulnerabilità, ma sospetta vi si celi una trappola.
Con l’effetto sorpresa, la nostra reale debolezza risulta un’arma efficace, che fa credere all’avversario che siamo pronti ad affrontarlo.
Si tratta di una strategia psicologica che non si avvale della forza per sconfiggere il nemico, ma dell’astuzia, che deve tenere conto della psicologia dell’avversario, del suo modo di analizzare e di giudicare la situazione.
Essendo uno stratagemma molto rischioso, viene utilizzato in situazioni d’emergenza, di totale stallo, quando tutte le altre vie sono precluse, e, preferibilmente, quando si è a conoscenza della prudenza dell’avversario di fronte a situazioni inusuali.
Il successo della strategia si fonda sulla propensione delle persone a sospettare di ciò che si mostra apertamente. Non disponendo di alcun mezzo per difendersi e rivelando apertamente all’avversario la situazione, lo si confonderà e lo si spingerà a supporre il contrario.
Poiché ci si rimette alla totale mercé dell’avversario, questo è uno stratagemma che richiede un enorme autocontrollo, altrimenti il bluff sarà vanificato.
Lo stratagemma si richiama alla spiegazione della prima parte dell’esagramma 40, «La liberazione», del Libro dei mutamenti.1 Questo esagramma rende perfettamente, in modo lirico, la situazione in cui viene impiegato lo stratagemma: si è deboli e privi di aiuto, di fronte a un serio pericolo, rappresentato nel caso specifico dalla soverchiante presenza dell’avversario. La necessità d’agire s’impone, ma con cautela, attingendo coraggiosamente a nuove energie, che apportano giovamento. L’abile stratega affronta la novità e la pressione della situazione con apertura mentale e autocontrollo. Le nuove energie forniranno la possibilità di schivare il pericolo e giungere alla «Liberazione» dal pericolo. L’immagine dell’esagramma (il tuono e la pioggia), sottolinea ulteriormente la situazione: la tensione accumulatasi nel cielo sta giungendo alla liberazione finale, il temporale che purifica l’aria e lava ogni cosa.
Illustrazione storica
Nel primo periodo dell’imperatore Xuanzhong dei Tang, le orde turche imperversavano nel Regno di Mezzo.
Nel 727 alla difesa della città di Guazhou, già devastata dalla furia turca, venne mandato il generale Zhang Shougui, in veste di governatore militare. La popolazione si trovava ancora sotto shock, sconvolta nel profondo dell’animo per l’inaudita ferocia di cui era stata vittima.
Zhang Shougui non perse tempo e fece immediatamente ricostruire le mura della città. I lavori non erano ancora completati quando il nemico, implacabile, piombò addosso nuovamente, all’improvviso. Atterriti, gli abitanti di Guazhou non sapevano a che divinità votarsi. Privi di ogni mezzo di difesa, si sentirono già ghermiti dalla morsa glaciale della morte. L’atmosfera si faceva irrespirabile. Il nemico, nettamente soverchiante, incalzava da vicino.
La tragedia era giunta all’ultimo atto?
L’attacco dei turchi era imminente, non poteva essere rinviato e si profilava ancora più cruento del precedente. Sulla città aleggiava un’ombra nera, minacciosa.
Zhang Shougui ben comprendeva che Guazhou non era nelle condizioni di difendersi, la struttura della cinta esterna delle mura non lo rendeva possibile né si poteva contare sugli uomini, feriti e indeboliti.
Nell’imminenza della disfatta, quando tutto sembrava perduto, Zhang Shougui ostentò una calma e un distacco olimpici, come se non si trovasse sulla scena di uno scontro.
In quell’istante senza tempo, mentre tutto sembrava essersi arrestato, il governatore militare agì d’impulso, come attingendo risorse da una più alta sfera di esistenza. Un’eccessiva riflessione, infatti, inibisce la spontaneità. Qualcosa “si travasò” nella sua mente, un piano ingegnoso e audace.
Fece allestire sulle mura della città, in bella vista, un lauto banchetto per sé e per gli ufficiali; il tutto allietato da un soave accompagnamento musicale di flauti e cimbali. Fece issare tutte le bandiere e gli stendardi imperiali e ordinò, per giunta, di lasciare aperte le porte della città!
A quella vista completamente inaspettata i turchi rimasero sconcertati.
Dal castello non giungeva segno di vita, solo della soave musica che accompagnava il tranquillo banchetto di Zhang Shougui.
Diversi interrogativi si fecero strada nella mente degli invasori. Forse Zhang Shougui stava tramando uno dei suoi singolari e imprevedibili stratagemmi? Si trattava di un’imboscata? E le porte della città spalancate? Che significava tutto ciò?
I turchi, disorientati, non si arrischiarono e batterono in ritirata.
Guazhou fu salva.
Niente da dire, la prontezza di spirito di Zhang Shougui aveva risolto brillantemente una situazione a dir poco disperata.
1. → I 64 Enigmi, “Liberazione”, op. cit., pp. 86-87.