XXXIV

STRATAGEMMA

Stratagemma dell’autolesionismo

COMMENTO

L’uomo non danneggia se stesso. Se viene danneggiato è certamente vero.

La spia agisce in modo da rendere vero il falso e falso il vero.

[Il Libro dei mutamenti dice:]

«La fortuna del giovane inesperto» che si muove con arrendevolezza.

Spiegazione

«L’uno vuole percuotere, l’altro vuole essere percosso.»

DETTO CINESE

È uno stratagemma che si utilizza in situazioni di grande difficoltà, quando è di vitale importanza per la propria sopravvivenza scoprire i piani dell’avversario.

Si rivela molto persuasivo laddove si voglia conquistare la fiducia dell’avversario e convincerlo della propria lealtà. Si fonda sull’opinione comune per cui le persone di buon senso non infliggono danno e sofferenza a se stesse. Così quando si lamentano di essere danneggiate materialmente o maltrattate fisicamente o psicologicamente, in genere ciò è vero. Approfittando di questa opinione comune, semplicistica e ingenua, la spia che utilizza lo stratagemma dell’autolesionismo induce l’avversario ad abbassare la guardia. Un innocente danneggiato da un avversario comune non è considerato, infatti, una minaccia. Suscitando commiserazione, la spia induce l’avversario a credere alle sue parole e a convincerlo della bontà delle informazioni fornitegli.

L’avversario perderà il senso della realtà, prendendo il vero per falso e il falso per vero, come in un’immagine capovolta in uno specchio d’acqua. La spia, entrata nell’intimità dell’avversario, come la chiave nella serratura, si infiltra tra i suoi ranghi e rende l’avversario arrendevole come il «giovane inesperto» della spiegazione del quinto tratto dell’esagramma 4 del Libro dei mutamenti.1 A quel punto l’agente segreto avrà, da un lato, carta libera nel raccogliere abbondanti informazioni da consegnare al proprio leader e, dall’altro, facile gioco nel seminare discordia tra le fila avversarie, affrettandone la disfatta.

Questa tecnica interessa soprattutto gli agenti segreti ed è spesso applicata in concerto con lo stratagemma XXXIII. Essa implica un elemento di autosacrificio fuori dal comune (dal maltrattamento pubblico, all’ingiusta accusa di incompetenza, all’aperto ostracismo e così via), autosacrificio che non tutti sono disposti a tollerare.

Illustrazione storica

Dopo aver ingannato Cao Cao, inducendolo a decapitare i due ammiragli (vedi Illustrazione storica dello stratagemma XXXIII), Zhou Yu fu come invaso da una strana sensazione, incontrollabile, di compiacimento. Si mostrò pubblicamente molto fiducioso dell’imminente sconfitta della flotta di Cao Cao, nonostante l’inferiorità numerica delle forze in campo. Il recente successo dell’inganno perpetrato ai danni di Cao Cao mostrava la via da battere.

L’ufficiale più anziano di Zhou Yu, l’ammiraglio Huang Gai, ebbe l’ardire di reputare questa prospettiva irrealistica. Pur impegnando tutte le forze nell’impresa, la riteneva disperata e, di fronte agli altri ufficiali, profilò una diversa linea strategica: la ritirata!

A quelle parole l’atmosfera si fece improvvisamente tesa e un silenzio gelido accolse quello che Zhou Yu interpretò come un oltraggio. Poi egli scoppiò in un’ira incontrollabile, ordinando che Huang Gai fosse immediatamente giustiziato. Inorriditi all’idea di perdere il più abile e anziano ammiraglio, i consiglieri militari intercedettero a suo favore, convincendo Zhou Yu a non commettere un errore così grossolano.

Riluttante, il generale commutò la sentenza in cento frustate da eseguire pubblicamente. Alla cinquantesima frustata, i consiglieri implorarono la clemenza. Il calvario era stato atroce. L’anziano Huang Gai si trovava accasciato a terra, con la schiena ridotta a una poltiglia di sangue. Allo stremo della sopportazione, aveva perso i sensi.

Zhou Yu acconsentì alla richiesta, ritirandosi irritato.

Il giorno seguente, Huang Gai languiva sofferente nella sua tenda. Inviò il suo fido aiutante di campo, Kan Ze, all’accampamento nemico con una missiva per Cao Cao. Attraversato il fiume Yangzi, Kan Ze fu catturato da una pattuglia di ricognizione e portato al cospetto di Cao Cao al quale consegnò la missiva in cui si leggevano le rimostranze di Huang Gai per il crudele e ingiusto trattamento e il suo desiderio di siglare una segreta alleanza per cancellare l’onta e uccidere Zhou Yu.

Cao Cao, in un primo tempo, non prestò fede alla lettera. Era un veterano di mille battaglie vittoriose. Un vero stratega che conosce l’arte della guerra non si fa certo irretire dagli espedienti più scontati.

Trattò Kan Ze a distanza, sospettando la sua falsità. Come avrebbe potuto comportarsi diversamente?

Tuttavia, quando le sue spie lo informarono della fustigazione pubblica e del fatto che Huang Gai era ridotto in fin di vita, la sua prudenza e l’accortezza furono vinte. Alla fine egli ritenne che il maltrattamento dell’anziano ammiraglio rendesse reale e credibile la proposta di Huang Gai.

Di solito Cao Cao ponderava a lungo le sue decisioni, invece ora procedeva in fretta, incalzato dalle circostanze. Privato dei due ammiragli, giustiziati per sospetto tradimento, si trovava in un cul de sac, in cui la necessità di un comandante per la sua flotta di vascelli era impellente, pena l’annullamento dell’operazione d’attacco.

Così i due raggiunsero un accordo segreto: il giorno dell’attacco decisivo, Huang Gai avrebbe raggiunto la flotta di Cao Cao con un vascello riconoscibile dallo stendardo del dragone verde, l’insegna dell’anziano ammiraglio. Lì si sarebbe unito a loro, capitanando l’intera manovra d’assalto. Come si avrà modo di leggere nell’Illustrazione storica del prossimo stratagemma.

Cao Cao era ignaro di essere precipitato tra le maglie dello «Stratagemma dell’autolesionismo».

Huang Gai, in realtà, era ancora leale a Zhou Yu. Nessuno era a conoscenza del loro segreto accordo, nemmeno gli ufficiali dell’accampamento Wu. Il patto fu suggellato nel più totale riserbo, all’oscuro di tutti: l’unico modo per non rischiare che trapelassero indiscrezioni che avrebbero vanificato l’operazione. D’altronde questa era l’unica carta strategica da giocare per ribaltare gli esiti di una battaglia che si profilava disperata e non si poteva certo rischiare.

Certo, si trattava di uno stratagemma pagato a caro prezzo dall’ammiraglio Huang Gai, uomo di raro coraggio, disposto a tutto, anche a mettere a repentaglio la propria vita e che perseguendo unicamente la vittoria finale, con determinazione orientò tutto il dolore fisico e morale verso questa meta.

1. → I 64 Enigmi, “Giovane inesperto”, op. cit., pp. 14-15.