Abbattere il grande albero prese quattro giorni durante i quali il Grumo rimase lì accanto, muto, con gli occhi fissi sulla roncola che andava su e giù. Sua moglie gli mandò del cibo tramite Sei artigli, ma lui ne prese giusto qualche boccone e poi disse a Sei artigli di portargli dei vestiti. Sei artigli, persa l’insolenza di qualche giorno prima, si affrettò a rientrare al villaggio. La sera lui e sua madre si sedevano davanti alla loro capanna a guardare la montagna. La luna sorgeva ogni giorno più tardi e diventava sempre più sottile. La gente della brigata spesso si fermava come inebetita ad ascoltare i leggeri colpi di roncola che provenivano dalla montagna, poi si rimetteva in moto ma, se due persone si incontravano, abbassavano svelte la testa, allontanandosi ciascuna per la sua strada.
Io ero molto confuso, ancora non avevo chiaro se fosse un bene o un male abbattere l’albero, comunque non mi unii agli altri e non parlai con Li Li. Tra i giovani istruiti ce n’erano alcuni molto attivi, ogni volta che scendevano dalla montagna parlavano e ridevano ad alta voce e si comportavano come se nulla fosse. Li Li scambiava sguardi solo con loro e rideva per un nonnulla, mentre gli altri restavano in silenzio ed evitavano di guardarli.
Il quarto giorno tornarono gridando: – È caduto! È caduto! –. A quel punto mi rilassai, rendendomi conto di quanto ero stato teso quei quattro giorni. Li Li entrò nel dormitorio e, tirati fuori inchiostro e pennello, scrisse alcuni caratteri su un pezzo di carta che poi incollò sulla sua cassa. Allungato sul letto lessi da lontano: «Noi siamo la speranza». Anche gli altri lessero, ma non dissero niente e ognuno continuò le sue faccende.
La sera andai a casa del Grumo. Era seduto inerte su uno sgabello e quando arrivai posò lentamente su di me due occhi asciutti, vuoti, assenti. Col cuore pesante dissi: – Lao Xiao –. In quei quattro giorni i suoi capelli erano cresciuti e gli si erano fatti grigi alle radici; il suo viso si era coperto di rughe, più fitte sulla fronte e vicino alle orecchie; il labbro superiore appariva tirato, mentre quello inferiore pendeva; la pelle del collo cadeva flaccida. Sembrava che tutta la sua forza l’avesse abbandonato. In silenzio abbassò lentamente gli occhi. Sedutomi sul letto lo chiamai: – Lao Xiao –. Sulla porta scorsi Sei artigli e sua madre e feci cenno a Sei artigli di avvicinarsi. Lui venne avanti lentamente guardando il padre e, quando mi fu a fianco, si appoggiò leggermente a me, senza mai distogliere lo sguardo da suo padre.
Il Grumo continuava a star seduto là quieto quieto, poi si girò lentamente per aprire la cassa, dalla quale tirò fuori tra le varie cianfrusaglie un quaderno malridotto che si mise a guardare con concentrazione. Mi sembrò di distinguervi dei numeri. Quando la madre di Sei artigli vide il quaderno, abbassò la testa e andò nel capanno davanti all’entrata. Rimasi ancora qualche minuto, ma vedendo che il Grumo sembrava aver perso i suoi spiriti, me ne andai senza dire niente.