Alberto Ventura
Negli ultimi decenni la produzione editoriale sull’Islām si è fatta abbondante nel nostro Paese. Le ragioni di questa crescita, a dire il vero un po’ disordinata, sono senz’altro da individuare in una sempre maggiore presenza della “questione islamica” nella vita quotidiana delle società occidentali. Diritti umani, condizione femminile, etica familiare, terrorismo e immigrazione sono diventati oggetto quasi ossessivo di curiosità diffuse, con tutte le deformazioni e gli equivoci che questo tipo di cultura di massa ha potuto suscitare. Ovviamente non sono mancati gli esempi di un’informazione libraria e giornalistica più adeguata, ma resta il fatto che, nel panorama generale, la buona qualità di certe analisi è rimasta sommersa nel mare di dilettantismi superficiali o di maliziose strumentalizzazioni.
Riflettere sui temi di fondo dell’Islām, sulle sue parole-chiave e sui suoi più autentici valori è divenuto quindi essenziale per comprendere il fenomeno nel suo complesso. E per realizzare questo obbiettivo si è più volte fatta strada l’idea che il miglior punto di partenza fosse quello di stabilire un qualche tipo di lessico, che attraverso l’esplorazione dei singoli termini ci facesse penetrare oltre la superficie delle definizioni semplificatrici e fuorvianti. Tuttavia, i vocabolari di base che sin qui sono stati proposti all’attenzione del lettore si sono limitati nella maggior parte dei casi a una visione dall’esterno, piatta e bidimensionale, cioè mancanti di quella terza dimensione che solo una visione interna all’Islām è in grado di fornire.
Il libro di Dario Tomasello che qui presentiamo rappresenta appunto una di queste possibili visioni dall’interno. Animato da impegno e passione, ma soprattutto legittimato dalla sua devota adesione all’Islām e ai suoi Maestri, Tomasello è riuscito a darci un repertorio estremamente ampio e approfondito dei principali concetti di base che animano la visione islamica. I 66 lemmi di cui è costituito il volume – la cifra è intenzionale, perché questo è il numero della parola Allāh – spaziano attraverso quasi tutte le discipline della tradizione islamica, non ignorandone aspetti legali o ordinamenti sociali, ma riservando un ruolo privilegiato ai temi più squisitamente spirituali di quel mondo. Così, anche le parole che sembrano alludere a una dimensione esclusivamente politica e sociale, e che sono oggetto delle patologiche preoccupazioni degli occidentali – come “legge” (sharī‘a), “lotta” (jihād) o “velo” (ḥijāb) – in questo libro ci rivelano aspetti che vanno ben oltre la loro accezione letterale e si aprono a più profondi significati interiori. Nonostante l’opinione diffusa secondo la quale l’Islām consisterebbe tutto nella mera osservanza di atti e comportamenti, l’autore sottolinea in modo quanto mai opportuno che dietro ogni precetto formale c’è sempre una dottrina e che l’ortoprassi non potrebbe avere alcuna giustificazione senza un’ortodossia. L’arido letteralismo di certi interpreti musulmani, soprattutto odierni, omette in pratica qualsiasi riferimento ai princìpi metafisici che sono il presupposto necessario di ogni ordinamento esteriore; questo libro rimette a posto le cose, ristabilendo la normale gerarchia fra la prassi legale e quelle che ne sono le motivazioni di fondo.
Il Lessico di Tomasello offre al lettore un serrato confronto fra l’Islām tradizionale e ciò che si è soliti chiamare “fondamentalismo”. Più volte, nel corso del volume, il lettore vedrà smentite le tesi di quei musulmani moderni e di quegli occidentali che confondono la confusa ideologia politico-sociale di questo fondamentalismo con l’autentico messaggio del Corano. La tradizione islamica è tutt’altra cosa, e soprattutto essa è ancora viva nelle società islamiche, che in larga maggioranza ancora rifiutano questo genere di devianze, così lontane dallo spirito della loro religione. Le voci di questo libro ci sembrano sufficienti a sgombrare il campo da ogni equivoco, mettendo in chiaro risalto la differenza che corre fra il fine ultimo della rivelazione musulmana, orientato eminentemente verso obbiettivi ultramondani, e il progetto tutto secolare del radicalismo contemporaneo.
Le fonti alle quali Tomasello si è ispirato in questo suo lavoro sono soprattutto quelle della tradizione classica, con copiose citazioni dei suoi esponenti più autorevoli. Tuttavia, non poche sono anche le voci dell’Islām moderno e contemporaneo, a conferma del fatto che la tradizione ha continuato a esercitare la sua presa fino ai giorni nostri, nonostante gli attacchi cui viene di continuo sottoposta da parte della civiltà occidentale o dai fondamentalismi locali. Antichi o moderni che siano, gli autori musulmani che danno sostanza a questo libro sono in un certo senso i veri artefici del testo, di cui Dario Tomasello può essere considerato un fedele curatore. Ma in una visione tradizionale, che attribuisce ben poca importanza all’originalità, ciò non costituisce affatto un limite, perché al contrario può essere considerato come il pregio maggiore che un’opera come questa possa vantare.