«Okay, niente panico. Sono calma» disse Aisling. «Non è niente di grave: abbiamo solo smarrito la lista, ma niente panico. È un lungo elenco, che probabilmente contiene i nomi e gli indirizzi di tutti i bambini del mondo, quindi, nessuno riceverà i regali domani mattina ed è solo colpa nostra, ma niente panico. Io sono calmissima.»
«Hai nominato il panico un sacco di volte per essere una che sostiene di essere calma» le fece notare Joe. Anche lui, però, era consapevole del guaio in cui si erano cacciati. E se avevano davvero rovinato il Natale a tutti? Il solo pensiero era insopportabile.
«Quando dici che abbiamo perso la lista, scherzi?» domandò Aisling.
«No» rispose Victor. «Lo vorrei tanto, ma non scherzo, purtroppo.»
«Intendi dire che l’hai persa ed eri preoccupato, ma poi l’hai ritrovata? Perché sarebbe fantastico se fosse così, sai, addirittura incredibile.»
«No, l’ho persa e l’ho cercata, ma non sono riuscito a trovarla, quindi resta smarrita.» Sembrava volesse scusarsi, ma non ci riusciva. Avrebbe preferito mangiare una gigantesca ciotola di slime piuttosto che dire “Mi dispiace”.
«Okay, non c’è bisogno di perdere la calma. Usiamo la logica, un passo per volta, poi metteremo a punto un piano» ragionò Joe. «Prima domanda: dove l’hai persa?»
«Se lo sapessi, l’avrei già ritrovata, non ti pare?»
«Ottima risposta, ottima risposta. Be’, io mi chiamo fuori. Non ho altre idee» disse il bambino, un po’ più allegramente di quanto la situazione richiedesse. Prese una manciata di caramelle dalla tasca. «Qualcuno vuole una gelatina? Magari ci aiuta a pensare.» Tutti loro ne presero una.
«Dove le hai trovate?» domandò Aisling, masticandone una viola. «Pensavo che la signora Grough avesse eliminato qualsiasi dolce da casa nostra.»
«Sì, be’, le ho trovate nella mia tasca. Devono essere lì da mesi, ma avevano un buon sapore, così le ho pulite dai pelucchi ed eccole qua.»
«Le hai pulite dei pelucchi?»
«Non le avrei certo mangiate con quella roba sopra. Non sono un essere umano tanto disgustoso, Ash.» Aisling e Victor sputarono le loro gelatine.
«Che spreco» borbottò Joe.
«Okay, quando te ne sei andato, avevi la lista» disse poi Aisling. «Sei tornato dritto a casa?»
Victor ci penso su. Chiuse gli occhi, come se stesse ripercorrendo ogni passo nella mente.
«Sì» disse alla fine. «Sono andato dritto da casa vostra a casa mia. Mi sono fermato solo una volta.»
«Quindi ti sei fermato da qualche parte, allora…»
«Oh, già, non l’ho mai pensata in questo modo» rifletté lui.
«Avevi in tasca una delle cose più preziose che esistano e non sei andato dritto a casa per chiuderla in cassaforte o in un cassetto sicuro. Complimenti. E dove sei andato?»
«Sono andato… Io… Sentite, se lo dite a qualcuno, vi…» iniziò, come se intendesse minacciarli, ma poi sembrò ripensarci. «Ve lo mostrerò, ma tenetelo per voi.» Li condusse sul retro della casa, dove sorgeva un boschetto. Aisling e Joe lo riconobbero: era il posto dove avevano sperato di atterrare quando erano stati portati via dal lenzuolo, con Hudson. A guardarlo da terra, sembra molto diverso rispetto a come appariva dal loro paracadute impazzito, pensò Joe.
Videro una casetta per gli uccelli di legno verde salvia, fissata a un frassino. Era chiaramente fatta a mano: era enorme, e ingombrante, e leggermente disallineata; la vernice era troppo pesante in alcuni punti e troppo leggera in altri, ma aveva un certo fascino.
«L’ho costruita io» disse Victor. «Do da mangiare agli uccellini.» Sembrava quasi che si vergognasse della cosa.
Joe non capiva perché volesse mantenere segreto il fatto di dare da mangiare agli uccelli. Aisling invece lo sapeva: se la gente avesse scoperto che il bambino più duro della scuola era gentile con gli uccellini, forse non l’avrebbe più preso sul serio.
C’erano dei rametti rotti sistemati attorno al tronco, in un cerchio di circa quindici centimetri di altezza.
«A cosa servono tutti quei legnetti?» domandò Joe.
«È un sistema di allerta. I gatti del signor Grindle cercano sempre di catturare quei poveretti e io ho pensato che, mettendo lì un po’ di rami, be’, grazie al rumore, gli uccellini possano accorgersi dei mici in tempo per fuggire. Sono venuto qui a riempire le mangiatoie, ieri sera, almeno i miei amici pennuti avrebbero trovato qualcosa da mangiare al mattino. Si svegliano prima di me.»
«Qualcun altro viene qui?»
«No, solo i gatti.»
«Aspettate» disse Joe. «Non è che hai lasciato cadere la lista quando sei stato qui, ieri notte, e il signor Pringles…» «Grindle.» «Sì, lui, be’, magari è venuto a cercare i suoi gatti, ha trovato la lista, l’ha portata a casa sua e…»
Victor e Aisling stavano già correndo verso la casa dell’anziano signore prima ancora che Joe avesse terminato la frase.
«Be’, grandioso» disse lui, infilandosi in bocca un’altra gelatina, che fino a poco prima era stata ricoperta di pelucchi. «A quanto pare siamo rimasti tu e io, Hudson.» Ma anche Hudson se ne andò, scalpicciando sulla neve ghiacciata.
«Vorrei che la smettessero tutti di correre via mentre sto parlando!» gridò Joe. «È da maleducati.»