Ti veniamo incontro dovunque ci sia acqua stagnante. A te piace considerarci bestie delle lande selvagge, ma la civilizzazione ci si addice altrettanto. Una pozzanghera, un albero cavo o un lago vanno bene; ma anche uno pneumatico, un canale di scolo, un tubo. Insomma, dovunque raccogliate acqua – che ci riempiate una brocca o la grondaia del tetto o che costruiate una grande diga per contenerla – state creando una culla amniotica per noi. Abbiamo fermato la costruzione del canale di Panama due volte in questo modo: il fiume Chagres ne inondò gli argini e vi travolse con febbri di ogni sorta. Perciò è naturale che conosciamo i segreti del più grande lago artificiale della terra.
La storia di un posto è la storia delle sue acque e la diga di Kariba non fa eccezione. I bantu avrebbero voluto arginare il Kafue, ma i bazungu scelsero al suo posto lo Zambezi.
«Stiamo costruendo una diga», dissero ai tonga. «Una kariba, una trappola per il fiume».
«Non si può intrappolare un fiume», ribatterono i tonga, «men che meno il poderoso Zambezi, che è governato da un dio con la testa di un pesce e la coda di un serpente. Nyami Nyami disferà la vostra opera».
Avendo trascurato i presagi, i bazungu portarono avanti il loro sciocco e deplorevole progetto. Misero in salvo gli animali – «Operazione Noè» – poi deportarono i tonga dentro camion strapieni. Gli abitanti furono allontanati dalle loro case per approdare a una terra senza paludi, senza fiume, dove il suolo era pieno di piombo, il bosco pieno di fumo, la terra dura come la roccia. La maledizione di Nyami Nyami era appena cominciata.
Quando la diga era stata completata soltanto per metà, arrivarono piogge intense e lo Zambezi si gonfiò e gliela fece pagare. Distrusse la diga e inghiottì alcuni operai. I tonga dissero: «Nyami Nyami ha fame». Uccisero un vitello nero, lo gettarono nel fiume e i corpi emersero proprio nel punto in cui era svanito. Gli sciocchi bazungu continuarono a costruire la diga. Quando la piena tornò, travolse quattro uomini e li schiacciò contro la diga come insetti. Il cemento era fresco; gli operai erano morti; alla fine eressero la diga intorno a loro. Che strana tomba!
E adesso ascoltate bene la prima delle nostre lezioni: anche Federico fece la stessa cosa con l’amore che provava per la moglie; la inghiottì nella propria fede. Eppure negò quella stessa possibilità agli anziani dei tonga: il conforto di una fede assoluta. Niente annegamento per gli indigeni, proclamò Federico, al diavolo l’intercessione di Sibilla. Questo e il suo tradimento – un segreto di troppo – avrebbero reciso del tutto il loro legame. Non si può intrappolare la furia multiforme di un popolo, di un fiume, di una donna!