È ora di combattere. Gli Achei innalzano un muro difensivo. Il poema tesse la dialettica tra assediante e assediato. Finora i Greci, venuti dal mare, andavano all’assalto mentre i Troiani se ne stavano rintanati all’ombra delle mura, vivendo nell’opulenza. Gli uni invadono, gli altri si proteggono.
Con l’erezione del muro tutto si capovolge. Non è lontano il momento in cui gli aggressori si trasformeranno in aggrediti. Il lettore scopre a quel punto con quanto cinismo gli dei dispongano del futuro degli uomini. Zeus ordina a Posidone:
Orbene, quando di nuovo gli Achei dalle chiome fluenti
con le navi faranno ritorno alla loro terra nativa,
sventra pure quel muro e disperdilo tutto nel mare,
e stendi di nuovo la sabbia sulla spiaggia spaziosa,
sì che sparisca per te il grande muro degli Achei!
(Iliade, VII, 459-463)
Questi versi evocano l’immagine di templi ciclopici sepolti dalla vegetazione. Penso ad Angkor o alle città inca. Siamo lontani dall’argine acheo inondato da Posidone, ma anche quelle sono costruzioni gloriose scomparse, spazzate dal vento, ricoperte di rovi o di sabbia: ovvero, falciate dalla lama del tempo.
Tutto passa, soprattutto l’uomo. E ogni assediante può diventare assediato. Il punto è proprio sapere da che parte del muro ci si trova.
Nel corso dell’epopea omerica, a tratti la fortuna favorisce gli uni, a tratti gli altri. Il pendolo del destino oscilla fatalmente.
Zeus alterna le proprie scelte e accorda la preferenza a una fazione o a quella opposta a seconda dei suoi umori, dei suoi interessi. Nel tumulto, al di sopra dei vapori del sangue, si erge una splendida immagine di bivacco, ricordandoci che la bellezza vince sempre sulla morte.
Quelli stettero tutta la notte lungo i sentieri di guerra
a coltivare grandi speranze, e molti fuochi erano accesi.
Come quando le stelle nel cielo, intorno alla luna che splende,
appaiono in pieno fulgore, mentre l’aria è senza vento;
e si profilano tutte le rupi e le cime dei colli e le valli;
e uno spazio immenso si apre sotto la volta del cielo,
e si vedono tutte le stelle, e gioisce il pastore in cuor suo:
tanti falò splendevano tra le navi e il letto di Xanto,
quando i Troiani accesero i fuochi davanti alle mura di Ilio.
(Iliade, VIII, 553-561)