La curiosità del mondo

Secondo alcuni, caratteristica peculiare dello «spirito europeo» sarebbe la capacità di affrontare di petto le situazioni. I Greci usavano la nozione di kairos (il «momento opportuno») per indicare l’arte di cogliere un’occasione al momento giusto e di prendere una decisione limpida e consapevole. Ne è un esempio l’episodio, tramandato dalla storia, del nodo gordiano, un nodo impossibile da sciogliere che Alessandro Magno, dando prova della sua capacità di discernimento e pragmatismo, recise con un colpo di spada.

Ma possiamo attribuire un’altra virtù allo spirito europeo, una virtù incarnata da Ulisse: la sete di conoscenza. Ulisse non è solo un valoroso condottiero e un oratore infaticabile: è l’esploratore che non riesce a fare a meno di indagare misteri. Basta che un naufragio gliene offra l’occasione e Ulisse squarcia il velo della nebbia.

L’Odissea è un trattato di esplorazione. Le isole greche sparse nell’Egeo racchiudono ciascuna tesori e ricchezze, sono disseminate di promesse e minacce. Ognuna è un mondo a sé, e Omero ne racconta la scoperta.

Si tratta di mondi impervi e pericolosi. L’eroe si aggira tra gli arcipelaghi rocciosi oppresso dal terrore.

Ahimè, nella terra di quale gente questa volta sono giunto?

Sono costoro violenti e selvaggi e senza nozione del giusto

oppure ospitali e nell’animo timorosi degli dei?

(Odissea, XIII, 200-202)

si lamenta Ulisse, come ricorderete, arrivato a Itaca.

Siamo in grado di capire questa angoscia dell’ignoto, noi che abbiamo fatto del mondo un «villaggio globale»? Possiamo comprendere la paura, noi che viviamo nell’epoca dei giri del mondo senza scalo e sogniamo un’umanità universale? Possiamo concepire che ogni miglio marino porti Ulisse ad aprire le porte di una casa sconosciuta e a penetrare in stanze pericolose?

Eppure il nostro eroe non esita mai. Alla novità risponde con la curiosità. Sull’isola dei Ciclopi, come su quella di Circe, si avventura. Prende la spada e va, smanioso di sapere. Quando i suoi uomini lo esortano a non allontanarsi dalla nave ormeggiata presso la costa, lui imbraccia l’arco e va in avanscoperta, spinto da una necessità che non riesce a ignorare.

È vero che talvolta è assistito dalla dea dagli occhi di civetta o da Hermes, che gli fa da angelo custode, ma è mosso soprattutto dal proprio desiderio di conoscere. Ulisse è, di fatto, il primo esploratore della storia.

In seguito lo spirito d’avventura porterà l’uomo fino ai confini del mondo con Vasco de Gama, David Livingstone, Claude Lévi-Strauss, Jean Rouch, Jacques-Yves Cousteau, Hermann Buhl, Jean-Baptiste Charcot e Magellano. Ispirato da Ulisse, l’uomo europeo ha girato il mondo in lungo e in largo, mostrando interesse per ciò che era altro da sé. Da questa sete di sapere sono nate le scienze umane, l’etnologia, l’antropologia, la storia dell’arte, la filologia. Questi metodi di osservazione e di scoperta servono alla comprensione dell’altro.

Da uno scoglio in mezzo al mare Ulisse ha mostrato la via. Restava da esplorare il mondo intero.

Ulisse è stato il nostro faro.