Le origini del Crepuscolo degli dei (Götterdämmerung) ci riportano ancora una volta al punto di partenza: autunno 1848, abbozzo in prosa sulla saga dei nibelunghi e prima versione del testo poetico della Morte di Sigfrido. Seguono nell’estate del 1850 alcuni schizzi musicali riguardanti il prologo, con le Norne che raccontano l’antefatto del dramma, dal furto dell’oro all’uccisione del drago, e alcuni tratti del primo duetto fra Siegfried e Brünnhilde; ma la composizione si interrompe, e dal 1851 in poi si sviluppa invece, come sappiamo, il piano della tetralogia con la composizione di Oro del Reno, Walkiria, Sigfrido, dove l’antefatto della morte viene rappresentato, invece che raccontato, in tre opere distinte; il testo poetico completo è ultimato il 15 dicembre del 1852, nel febbraio dell’anno successivo Wagner lo pubblica in un’edizione privata per gli amici. Nel giugno 1856 La morte di Sigfrido muta il titolo in Il crepuscolo degli dei e nell’ottobre 1869 Wagner ne incomincia la composizione musicale, portandola a compimento il 21 novembre 1874; aggiunte, correzioni e ritocchi seguono ancora durante le prove a Bayreuth fino alla vigilia della prima rappresentazione, 17 agosto 1876, come ultima giornata del ciclo completo dell’Anello del Nibelungo.
Nell’Oro del Reno i personaggi erano tutti dei (sia pure non sempre degni del rango privilegiato); nella Walkiria e nel Sigfrido agli dei si mescolano gli eroi, cioè uomini, ma di origine divina e di stazza tutta particolare; nel Crepuscolo gli dei sono ormai dei simulacri rintanati nel Walhalla, gli eroi si trovano derubati della loro identità (un filtro toglierà la coscienza a Siegfried) o ingannati e accecati dalla passione come Brünnhilde; attorno circolano uomini e donne comuni, sullo sfondo di una corte terrena pilotata occultamente da Hagen, il figlio di Alberich, una corte dominata da inganno, corruzione e tradimento. La valenza umana dei protagonisti è quanto mai incerta, preda di casi che intervengono dall’esterno. L’ambientazione in una corte, dove l’ipocrisia è la regola, porta con sé, tipica del Crepuscolo degli dei, una discordanza morale fra testo verbale e testo musicale: quanto più il primo si muove fra elogi e inchini, onore feudale, giuramenti, omaggi alla virtù, tanto più il secondo, cupo e acuminato, è spietato nello smascherare le vere intenzioni dietro la nobile facciata delle parole.
Buona parte della materia dell’ultima giornata della tetralogia deriva dal Cantare dei nibelunghi, un poema cavalleresco composto da un poeta austriaco intorno al primo decennio del XIII secolo; nella trama che Wagner ne ricava, la lotta per la conquista dell’anello è ancora l’asse della vicenda, ma in realtà Il crepuscolo degli dei è polarizzato verso la morte di Siegfried, prima idea del ciclo e centro di gravitazione principale. Una corte terrena, quale luogo sociale dell’azione, comporta alcune peculiarità, come la presenza del coro, unico nella tetralogia, formalità curiali, dialoghi prosastici; anche per Il crepuscolo alcune pagine divenute celebri sono state estrapolate come pezzi da concerto sinfonico, il cosiddetto «Viaggio di Siegfried sul Reno», intermezzo fra il prologo e il primo atto, e la «Marcia funebre di Siegfried», nella scena terza dell’ultimo atto.