Sarah mantenne la promessa sulla cena del giorno dopo. Eva portò Mr. Fitzallen con tutte le sue conoscenze aristocratiche e la cugina introdusse tre giovani che potevano essere i pretendenti ideali per Rebecca. Per equilibrare la tavola, c'erano anche due anziane amiche di Sarah, che tennero un comportamento molto discreto e riservato.
Eva aveva acconsentito a prendere in prestito uno degli abiti di Sarah per la cena. Non era riuscita a resistere alla tentazione di indossare quella nuvola di seta color primula. Il desiderio di apparire al meglio delle sue possibilità non aveva niente a che fare con la presenza di Gareth Fitzallen. Assolutamente niente.
Il cibo era migliore di quello che mangiava a casa sua da anni ormai. Sarah non badava a spese e fece servire perfino la zuppa di tartaruga. I servitori giravano continuamente intorno al tavolo e riempivano i bicchieri di vino. Wesley, il marito di Sarah, si dimostrò un perfetto padrone di casa, cortese e affabile.
I tre gentiluomini invitati per Rebecca lavoravano nello stesso settore di Wesley, ovvero il rivestimento di piccoli oggetti in diversi tipi di metallo. Per i primi venti minuti i tre giovani parlarono tra loro anziché interessarsi alle signore, ma poi Sarah prese in mano la situazione. Ci mancò poco che battesse la mano sul tavolo per richiamare la loro attenzione. In quanto padrona di casa, si prese la libertà di rivolgersi a ognuno dei tre, ponendo loro delle domande e includendo sempre Rebecca nella conversazione.
Eva osservò attentamente lo scambio per cogliere le reazioni dei gentiluomini. Inutile dire che erano tutti molto colpiti da Rebecca. Solo uno sciocco non avrebbe notato la sua straordinaria bellezza. Dal canto suo, la fanciulla sembrava preferire il più silenzioso dei tre, Mr. Trenton. Eva sperava che non fosse perché il giovane, con i suoi grandi occhi scuri, i capelli lunghi e l'abbigliamento un po' trasandato, sembrava un poeta francese.
Concentrarsi sulla conversazione la aiutò a ignorare l'uomo che Sarah, non sapendo come stavano le cose, le aveva messo accanto a tavola. Per fortuna Gareth sembrava ben felice di conversare con Wesley. Naturalmente anche Wesley era entusiasta di avere accanto un uomo con le conoscenze di Gareth.
«Avete un ammiratore.»
Quel commento sussurrato le solleticò l'orecchio destro. Gareth aveva sfruttato un momento di distrazione del padrone di casa, che stava rispondendo alle insistenti domande della moglie sulla condizione delle banche.
«Se parlate di voi stesso, non è questo il momento per...»
«Che sciocchezze! Mi riferisco a Mr. Bellows, dall'altra parte del tavolo. Finge di ascoltare la padrona di casa, ma continua a lanciarvi occhiate furtive.»
Davvero? Non si era accorta di niente.
«È troppo basso per voi» aggiunse Gareth.
«Sebbene sia di media statura, a me sembra abbastanza alto.»
«Potete ambire a qualcosa di meglio.»
«È qui per conoscere Rebecca, non me.»
«In ogni caso, dovete sapere che è appena entrato in affari e che le sue entrate non superano le trecento sterline l'anno. Naturalmente il giovane che ha attirato l'attenzione di vostra sorella è in una posizione perfino peggiore.»
«Se Sarah li ha invitati, è perché sono giovanotti promettenti con ottime prospettive future.»
«Li ha invitati solo per confondere le acque, ma il vero candidato è un altro. Mr. Mansfield guadagna almeno duemila sterline l'anno e possiede una compagnia tutta sua. Osserva vostra sorella con grande interesse. Sembra quasi che stia valutando un castrone a un'asta.»
Quella era una pessima notizia. Mr. Mansfield era il più anziano dei tre. Aveva all'incirca l'età di Gareth e Rebecca lo aveva definito troppo vecchio. Era anche il meno elegante, sebbene indossasse abiti costosi e il suo fazzoletto da collo fosse stato chiaramente annodato da un valletto esperto. Aveva un volto spigoloso, una statura fuori dalla media e un modo di fare autoritario che non avrebbero mai acceso l'interesse di Rebecca, stregata com'era dal poeta francese. Per fortuna il ragazzo sembrava non essersi accorto dei suoi sguardi.
«Sono venuto a farvi visita appena rientrato dal viaggio, come promesso» le disse Gareth a voce molto bassa. Eva guardò dritto davanti a sé, fingendo di ascoltare la conversazione dei commensali che sedevano di fronte a lei. «Poi Erasmus mi ha detto che eravate fuggita.»
«È per questo che siete venuto a Birmingham? Per chiedermi scusa? Potevate aspettare, non c'era bisogno di prendersi tanto disturbo.» Di colpo Eva colse il senso della sua ultima frase e aggiunse: «Non sono affatto fuggita. Questo viaggio era in programma da molto prima che... da molto tempo».
Seguì un silenzio così prolungato che Eva riuscì a cogliere il tono della conversazione tra Rebecca e Mr. Mansfield: sua sorella sembrava in disaccordo con il gentiluomo su qualcosa. Mr. Mansfield reagiva alle obiezioni schiette della giovane con fare calmo, quasi divertito.
«Siete una donna incomprensibile, Eva. Irritante, perfino» commentò Gareth. «Credevo che avreste accolto con riconoscenza e sollievo i miei sforzi di comportarmi da gentiluomo, invece siete così aggressiva che comincio a pentirmi più di voi di ciò che è successo.»
Eva si sentì avvampare di calore, soprattutto perché Gareth aveva alluso all'imbarazzante verità, e cioè che non era sufficientemente pentita di quello che era successo tra loro. Peggio ancora, provava una punta di delusione per la reazione scontata di Gareth: senso di colpa, scuse e rinuncia totale... Non si aspettava che un uomo con la sua fama si comportasse in maniera tanto corretta dopo un episodio del genere. In teoria, lui avrebbe dovuto divertirsi un mondo a sfruttare a proprio vantaggio la situazione.
Voleva rispondergli per le rime, ma Wesley tornò a voltarsi verso Gareth e i due ricominciarono a conversare.
Eva sentì Rebecca dire: «A questo punto, dubito ci sia qualcosa su cui andiamo d'accordo, Mr. Mansfield».
Dall'altra parte del tavolo, Sarah fece un sospiro profondo.
Wesley Rockport era un ottimo uomo d'affari. Gareth conosceva bene quel genere di persone. La gente arricchita imparava a indossare la maschera della raffinatezza cortese poco alla volta. Il suo ospite di quella sera ormai si esercitava da diversi anni, perciò le uniche differenze tra lui e un nobile erano il titolo di nascita e l'occupazione, le uniche due cose che contavano davvero a detta di tutti gli aristocratici.
Gli uomini di grande successo come Rockport presto o tardi arrivavano a desiderare lo stesso stile di vita e gli stessi lussi dell'aristocrazia. Così, dopo aver costruito o comprato grandi case e proprietà e dopo averle fatte arredare al meglio da un esperto, si concentravano sulle lunghe gallerie spoglie che Gareth era ben felice di riempire di opere d'arte.
Tuttavia, quella sera Rockport non voleva parlare d'arte, ma di spedizioni e assicurazioni, indagando anche sulle conoscenze di Gareth nei mercati e nel mondo degli affari del continente. Gareth parlò liberamente della sua attività perché non aveva niente da perdere. Non aveva grandi segreti da nascondere. Bastava viaggiare un po', conoscere gente nuova e fare qualche domanda per scoprire ciò che lui sapeva già.
Dedicò a Rockport molta attenzione, ma non tralasciò la donna seduta al suo fianco. Una piccola parte della sua mente, poi, si sforzava di seguire anche le conversazioni intorno al tavolo. Ecco perché a un certo punto sentì Mr. Bellows rivolgersi a Eva.
«Siete molto silenziosa, Miss Russell. Spero che le nostre chiacchiere non vi abbiano infastidito.»
«Preferisco ascoltare mia sorella, Mr. Bellows. È molto più informata di me sui fatti del mondo.»
«Questo le fa molto onore. Tuttavia, se posso permettermi, apprezzo di più una donna silenziosa come voi, Miss Russell.»
«Non credo che mi si possa definire silenziosa, Mr. Bellows. Il ruolo di osservatrice che ho assunto questa sera è piuttosto insolito per me.»
«Quello che Mr. Bellows vuole dire è che le signore dovrebbero evitare di dare voce alle proprie opinioni liberamente, come invece sta facendo vostra sorella» intervenne Gareth, incapace di trattenersi. «La vostra è una visione piuttosto antiquata, signore. Perfino il Duca di Wellington parla di politica con le donne.»
Bellows rimase sconcertato per qualche secondo, ma si riebbe subito dallo stupore. «Be', sono un uomo semplice con idee semplici, non un duca, perciò non mi curo granché di cosa pensano i duchi.»
«Ragione in più per apprezzare una donna che non è affatto semplice, come una ragazza che tiene testa a Mr. Mansfield, per esempio. Con il suo sangue e la sua intelligenza, chissà che figli può dare a un uomo! Per non parlare poi del fatto che è bella come un angelo e che suo marito sarebbe l'uomo più invidiato dell'alta società.»
Eva cambiò posizione bruscamente e diede una gomitata a Gareth. «Mia sorella ha molte qualità, ma lungi da me elencarle o vantarmene spudoratamente. Vi ringrazio per averla elogiata, Mr. Fitzallen, ma sono certa che Mr. Bellows non abbia bisogno dei vostri consigli in proposito. Avete un'affascinante tendenza a credere di sapere meglio degli altri cosa vogliono o cosa pensano.»
«Ho esagerato? Vi chiedo scusa, Bellows. Perdonatemi.»
Bellows lo udì a malapena. Aveva recepito la lezione. Da quel momento in poi si concentrò su Rebecca e, quando il suo piccolo diverbio con Mr. Mansfield si concluse in maniera amichevole, prese in mano la conversazione.
Gareth tornò a chiacchierare con il padrone di casa. E tanti saluti a Mr. Bellows.
«Mr. Mansfield guadagna almeno duemila sterline l'anno» rivelò Sarah a Rebecca quando le donne si ritirarono in salotto, al piano di sopra, per lasciare gli uomini alle loro conversazioni.
«Non mi interesserebbe nemmeno se ne guadagnasse diecimila» si impuntò Rebecca.
«Oh, sì, mia cara, ti interesserebbe eccome.»
«Ha delle idee antiquate. Crede che le donne non debbano ricevere alcuna istruzione.»
«E chi pensa il contrario, di grazia?»
«Uomini e donne al passo con i tempi. Io, per esempio.»
Eva seguiva la conversazione con interesse. Le due amiche anziane di Sarah si ritirarono in un angolo per chiacchierare. La cugina si lasciò cadere sul divano e fece cenno a Rebecca di sedersi al suo fianco.
«Mia cara, lasciati consigliare da una vecchia donna sposata come me. Gli uomini non hanno mai la giusta mentalità all'inizio perché nessuno li ha fatti riflettere su certe questioni. È nostro dovere allargare le loro vedute sugli argomenti che non conoscono. È uno dei compiti di una moglie, anzi, è la nostra grande missione.»
Sarah guardò Eva per ricevere approvazione.
«La cugina Sarah è la voce dell'esperienza, Rebecca. Faresti meglio ad ascoltarla.»
Rebecca mise il broncio e iniziò a giocherellare con la gonna. «Mr. Trenton è più attraente.»
Sarah sospirò. «Mia cara, Mr. Trenton lavora come segretario nell'ufficio di mio marito e non credo sarà mai molto di più. Non ha il fiuto per gli affari. Lui e Mr. Bellows sono qui perché invitare solo Mr. Mansfield sarebbe stata una mossa troppo esplicita.»
«Ma Mr. Trenton mi piace di più. Ha un animo sensibile e scrive poesie. Lo sapevi?»
«Oh, santo cielo!» Sarah guardò Eva con aria disperata.
«Rebecca, ti ricordo che nostro padre e nostro fratello avevano le stesse idee di Mr. Mansfield sulle donne e infatti io e te non abbiamo ricevuto un'istruzione degna di questo nome, ma, a parte questo, perché Mr. Mansfield non ti interessa?»
Rebecca ci ragionò un po' su e poi rispose: «È troppo grosso».
«Troppo grosso?» ripeté Sarah incredula. «Certo, accanto a Mr. Trenton sembra imponente, ma non è terribile come dici.»
«Però... È grande e grosso e sospetto sia anche un burbero. Sono sicura che avrei paura di lui. Basta un suo sguardo a intimidirmi. Preferirei perfino Mr. Bellows, anche se è noioso.»
Sarah lanciò un'occhiata furtiva a Rebecca. L'espressione esasperata di prima venne sostituita da un sorriso comprensivo. Prese la mano di Rebecca e disse: «Non hai ragione di temere Mr. Mansfield, mia cara. Dietro la sua spavalderia, si nasconde un animo gentile. Se dovesse venire a farti visita qui, vorrei che accettassi di riceverlo. Io resterò sempre con voi, perciò non c'è motivo di rifiutare. Non dovresti scartare un uomo che guadagna duemila sterline l'anno e che probabilmente farà carriera solo a causa di un piccolo battibecco sull'istruzione delle donne. Non sei d'accordo, Eva?».
«Sì, sono d'accordo.»
Rebecca annuì, ma emise un lieve sospiro. Quando i gentiluomini le raggiunsero, riuscì a trascinare il poetico e riservato Mr. Trenton in una conversazione privata. Mr. Mansfield non parve farci caso, intento com'era a tempestare Eva di domande sulla loro famiglia.
«Wesley mi ha detto che siete sole.»
«Sì, abbiamo perso nostro fratello un anno fa.»
«E non avete parenti con cui vivere?» Appena posta la domanda, si rese conto che aveva commesso un passo falso. Lanciò un'occhiata a Sarah e arrossì.
«Ho preferito non imporre la nostra presenza a Mrs. e Mr. Rockport. Sono un'adulta e posso cavarmela da sola. Non ho nemmeno provato a trasferirmi qui perché Langdon's End mi piace. È casa mia.»
Gareth si prese una pausa dalla fitta conversazione con Wesley e andò a sedersi con loro. «È una città interessante e vicina a un bellissimo lago, ma se continua a espandersi probabilmente verrà assorbita da Birmingham.»
«Lo so bene, ci sono stato spesso. Ho degli amici che vivono lì: Mr. e Mrs. Siddle. Forse li conoscete» disse Mr. Mansfield.
«Non ho avuto il piacere» replicò Eva. «E Mr. Fitzallen è nuovo in città.»
«Indubbiamente voi due frequentate ambienti molto diversi dai Siddle» commentò Mr. Mansfield, come se pensasse di aver fatto un'altra figuraccia.
«In realtà non frequento nessun ambiente da parecchio. Mio fratello è stato malato per anni prima di lasciarci e per gran parte del tempo mi sono occupata di lui.»
Mr. Mansfield le rivolse un'occhiata compassionevole. «È stata la tubercolosi?»
«No, una pallottola.»
«Spero che il colpevole abbia avuto ciò che merita.»
«Mio fratello si è sempre rifiutato di dirmi chi fosse, con mio sommo disappunto.»
«È una storia tragica» dichiarò Mr. Mansfield. «Non solo perché è morto in giovane età, ma anche perché ha lasciato due sorelle sole, senza protezione.» Spostò lo sguardo su Rebecca. La conversazione con il poeta languiva. Mr. Mansfield si congedò e la raggiunse.
«Cos'è successo davvero a vostro fratello?» le chiese Gareth.
«Come ho già detto, non ne ha mai parlato, nemmeno a me.»
«Ma vi sarete pur fatta un'idea. Se mio fratello tornasse a casa con una pallottola in corpo, cercherei quanto meno di scoprire qualcosa.»
«La mia storia familiare vi interessa un po' troppo per i miei gusti.»
«Oh, andiamo, io non sono Mr. Mansfield. Non dovete salvare le apparenze con me. Sono il vostro amico Gareth e vi ho visto seminuda. Allora, secondo voi lo colpirono durante un duello?» insistette.
Eva non sopportava che parlasse tanto liberamente di ciò che era successo tra loro, come se non fosse un argomento da tenere segreto. «Non credo, anche se è ciò che dissi al dottore.»
«Questo spiegherebbe come mai vostro fratello si rifiutava di parlarne. Non poteva avanzare accuse senza rivelare che lui stesso aveva commesso un reato.»
«Esatto, ma Nigel non era il tipo da duelli. Forse non renderò onore alla sua memoria, ma sospetto che fu solo una serata di bagordi andata male. Spesso restava fuori casa tutta la notte, in quel periodo.»
«Un giovane rampollo di buona famiglia in versione Langdon's End, insomma.»
«Sì. Secondo me uno dei suoi amici ha perso la testa per chissà quale motivo e gli ha sparato.»
«Probabilmente a causa di una donna.»
Eva si voltò a guardarlo. «Non tutti gli uomini passano il tempo a correre dietro alle sottane e non sempre le disgrazie sono causate dalle donne.»
«Avete ragione, non sarei dovuto saltare subito a questa conclusione. Vostro fratello aveva opinioni politiche che potessero trascinarlo in una discussione accesa? Oppure convinzioni che avrebbe difeso con la sua stessa vita piuttosto che cedere?»
Dallo sguardo intento di Gareth, Eva capì che immaginava già la risposta. Nigel non aveva particolari opinioni su nulla, per quanto lei ne sapeva. Il suo unico obiettivo era godersi i suoi anni migliori. La verità era che al fratello interessava più ubriacarsi con gli amici che occuparsi delle loro già esigue finanze.
Da molto tempo Eva aveva smesso di porsi domande su quella pallottola. Per fortuna gli abitanti di Langdon's End erano giunti alle sue stesse conclusioni, e cioè che Nigel si rifiutava di parlarne perché la verità l'avrebbe messo in cattiva luce.
«Resterete a Birmingham ancora per molto?» gli chiese Eva per cambiare discorso. Pensare a Nigel non le dava gioia né nostalgia. Un'imperdonabile amarezza macchiava quasi tutti i ricordi del fratello: la sua perenne ostilità, causata dalla sofferenza fisica, e il risentimento sempre taciuto di Eva nei suoi confronti.
«Avevo deciso di restare un altro giorno, ma ci ho ripensato. Domani tornerò ad Albany Lodge. E voi?»
Eva guardò Rebecca che sedeva rigida come un pezzo di legno sul divano e mal sopportava le chiacchiere di Mr. Mansfield. «Ancora non lo so, ma resteremo almeno un altro giorno. Forse anche di più.»
Wesley si avvicinò e Gareth lo accolse con un sorriso.
«Verrò a farvi visita quando tornerete, a meno che non me lo proibiate. Siamo ancora amici, spero» mormorò prima che Wesley si sedesse sulla poltrona al suo fianco.
«Non è il caso» sussurrò Eva. «Non dovete farmi visita.»
Gareth, però, si era già voltato verso il padrone di casa e forse non l'aveva nemmeno sentita.
Mentre Eva si preparava per andare a letto, quella sera, Sarah entrò nella sua stanza. «Se Rebecca sprecasse questa opportunità con Mr. Mansfield mi darebbe una grande delusione. L'ho scelto con grande attenzione.»
«Ti siamo entrambe molto grate e non vogliamo darti nessuna delusione. Tuttavia, parli di un'opportunità quando invece quell'uomo non ha dato segni di apprezzarla più di quanto Rebecca non apprezzi lui. Non credo neppure che passerà a farle visita.»
«Sciocchezze. Verrà domani perché sa che lascerete la città tra due giorni al massimo. Se, come credo, si presenterà, dovrai lasciare qui Rebecca per almeno una settimana. Naturalmente puoi restare anche tu, se vuoi.»
«No, io devo tornare a casa. Ho molte faccende da sbrigare. Se Rebecca vuole rimanere, non ho nulla in contrario.»
Soddisfatta dei suoi piani, Sarah fece per raggiungere la porta.
«Sono comunque convinta che tu sia troppo ottimista riguardo a Mr. Mansfield» le disse Eva.
«Lui la intimidisce, Eva. È questo che ha detto Rebecca. Quando la guarda, si sente intimidita. È troppo giovane per capire cos'è questa sensazione. Oh, non lo sai nemmeno tu, vero? Credimi, il suo disagio non è una cosa negativa, ma un'ottima premessa per un rapporto futuro.»
«So cosa vuoi dire, Sarah, ma è su Mr. Mansfield che nutro dei dubbi. Tanto per cominciare, non sarà felice di scoprire che mia sorella non ha ricchezze. Inoltre ha dichiarato apertamente di non apprezzare le donne con idee moderne e Rebecca è istruita e al passo con i tempi.»
«Oh, Eva, la tua ingenuità è adorabile. Rebecca è una bellezza rara e ha sangue nobile. Mr. Mansfield la desidererebbe anche se fosse un'intellettuale anticonformista e possedesse solo un vestito. Stasera stava solo cercando di capire come ottenere il trofeo prima che gli avversari vengano a sapere che la caccia è aperta» rispose la cugina aprendo la porta.
«E a che ora credi che passerà? Domattina vorrei comprare tele e pennelli da portare a casa.»
«Verrà presto, ma non troppo. Alle due, volendo fare un'ipotesi. Come mai ti serve quel materiale? Dipingi?»
«Sì, è il mio passatempo preferito. Vorrei iniziare dei panorami nuovi.»
«Allora prendi la carrozza, tanto a me non serve domani.»
Quando Sarah se ne fu andata, Eva si mise a letto e osservò il baldacchino. Non provava a dipingere un paesaggio da più di un anno perché ai clienti di Mr. Stevenson non interessava quel genere artistico. L'ultima visita al negozio, poi, non l'aveva certo incoraggiata a riprendere quell'abitudine.
Tuttavia, smaniava dalla voglia di dipingere un paesaggio, anche se non le avrebbe portato alcun guadagno. Finalmente sarebbe stata una sua creazione e non una copia. Si sentiva molto più coinvolta quando creava le sue opere. Le riproduzioni degli altri dipinti erano melodie gradevoli nel suo cuore, mentre le sue composizioni erano vere e proprie sinfonie. Quell'emozione le mancava e, dato che aveva abbastanza soldi per comprare un po' di tela in più, poteva concedersi quel lusso.
Le tornò in mente l'entusiasmo di Mr. Stevenson per l'ultima vendita e l'immagine del negoziante che contava le sterline. Doveva realizzare altre copie ma, ora che Gareth viveva ad Albany Lodge, era costretta a cercare una nuova fonte di dipinti. Forse sapeva dove trovarne altri da prendere in prestito. Appena rientrata a Langdon's End, si sarebbe messa all'opera per organizzare la cosa.
Pensò a tutte le opere che aveva preso in prestito e poi al giorno in cui aveva riportato indietro l'ultima. Imprecò quando sentì il suo corpo risvegliarsi nella notte e rivivere le sensazioni che Gareth le aveva suscitato. Non osò chiudere gli occhi, altrimenti lo avrebbe visto in piedi di fronte a lei, prima con il petto scoperto, poi completamente nudo, mentre lo spiava dalla fessura della porta socchiusa. Il suo corpo divenne sensibile alle carezze indecenti di due mani portate in vita dalla sua fantasia.
Al concerto lui l'aveva provocata nonostante gli avesse appena detto che i suoi baci non le erano piaciuti. Perfino mentre le chiedeva scusa, aveva fatto in modo che il corpo di lei smentisse con le sue reazioni la menzogna appena detta. Accidenti a quell'uomo e alla sua presunzione! Ormai il fatto che fosse tormentata dal ricordo di ciò che era successo non era un semplice sospetto per Gareth, ma una certezza.