Le indagini che avevano portato di nuovo Gareth nel Derbyshire si erano svolte principalmente per posta. Durante la sua prima visita a Chatsworth, a cena, Mr. Montley, il segretario personale del duca, gli aveva fornito delle informazioni molto utili. In particolare, gli aveva dato il nome della compagnia di trasporti incaricata di portare tutti i dipinti a nord: si chiamava Underhill e si trovava a Ramsgate.
Rivolgendo qualche domanda agli impiegati della ditta, Gareth aveva scoperto i nomi dei conducenti dei carri che avevano trasportato i dipinti. Fedele alla proverbiale precisione inglese, la Underhill teneva dei registri molto dettagliati su cui erano segnati perfino la città e la parrocchia di provenienza dei conducenti. Era bastata qualche lettera per rintracciare due di loro.
Gareth cavalcò fino al villaggio di Bellestream per parlare con Mr. Ogden, che si era trasferito al nord per stabilirsi in una vecchia proprietà di famiglia dopo che un bue gli aveva rotto una gamba con un calcio, mettendo fine alla sua carriera di trasportatore. L'uomo viveva in un piccolo cottage su un fazzoletto di terra ai margini del paese. Il giardino antistante la casa mostrava i primi segni del risveglio della natura.
Mr. Ogden aprì la porta e lo squadrò con curiosità e sospetto. Completamente calvo, ma con sopracciglia folte che quasi nascondevano gli occhi piccoli, aveva l'aria di un buontempone. Era molto robusto, tanto che il gilet faticava a contenere la pancia. Il bue che l'aveva sfidato doveva essere molto coraggioso.
Gareth gli diede il proprio biglietto da visita e Ogden lo studiò a lungo prima di invitarlo a entrare. Lo condusse zoppicando in un salotto pieno di fronzoli e fantasie vivaci, poi si guardò intorno come se vedesse quella stanza per la prima volta e parve rendersi conto di quanto quell'ambiente risultasse fuori luogo nella casa di un uomo come lui.
«Mia zia ha vissuto qui fino al suo ultimo giorno» spiegò, poi sorrise. Gli mancavano due denti. Forse era stato un altro bue. «Quando ho capito che i miei giorni da trasportatore erano finiti, sono venuto qui.»
«È proprio di quei giorni che vorrei parlare. Mi manda un agente del Parlamento che mi ha incaricato di collaborare a certe indagini.»
«Vi manda la Camera dei Lord? Be', ora capisco come mai un gentiluomo si è preso il disturbo di venire fin qui. Per caso i signori vogliono notizie sul pessimo stato delle strade? Posso intrattenervi per ore su questo argomento, se volete.»
«Riferirò che siete disposto a fornire informazioni sulle strade. Al momento, però, mi interessa parlare del trasporto di un grande quantitativo di casse avvenuto circa venti anni fa; se ne occupò la ditta Underhill. Sono stati loro a darmi il vostro nome. Il trasporto iniziò dalle parti di Ramsgate, alla tenuta di uno dei gentiluomini, e si concluse nel Derbyshire, nella proprietà di un altro. I carri erano cinque.»
Ogden si colpì un ginocchio con la mano carnosa. «Me lo ricordo bene! Le casse erano strane, avevano dimensioni molto diverse. Ci dissero che ci avrebbero fatto la pelle se ne avessimo aperta una, come se, dopo una giornata seduti su una panca di legno, avessimo voglia di manomettere il carico. Ci tempestarono di minacce e avvertimenti, raccomandandoci di non temporeggiare, di non fare deviazioni e di non lasciare mai il carico senza sorveglianza. Dovemmo dormire sui carri e fare i turni anche per andare a orinare.»
«Qualcuno vi fece domande sul carico durante il viaggio?»
«Be', sì, sollevò un certo interesse, ma è normale quando si vedono cinque carri enormi in fila sulla strada. Comunque noi non sapevamo niente, perciò non avevamo nulla di cui parlare.»
«Suvvia, non avete intuito cosa contenevano le casse? Vedendo la forma e le dimensioni, avrete azzardato delle ipotesi. Dopotutto siete un uomo di grande esperienza.»
Ogden sorrise. «Se volete sapere cosa penso... Mi ricordavano una cassa contenente un grande specchio che trasportai dalla costa a Londra. Erano oggetti speciali, come quelli che hanno i re nei loro palazzi. Non si trattava di articoli piccoli o curvi... Erano grandi e piatti, alcuni alti come le pareti di una sala da ballo, e conservati in casse molto simili a quella dello specchio. Ecco perché pensai che fosse un carico di specchi di dimensioni diverse che uno di quei gentiluomini voleva per arredare la sua residenza.» Inarcò le sopracciglia con aria interrogativa, in attesa di scoprire se aveva indovinato.
«Siete molto perspicace. Ci siete andato vicino.» La sua teoria sembrava sensata, quasi plausibile, ma in realtà non aveva senso. Chi mai avrebbe fatto trasportare cinque carri di specchi in gran segreto? Inoltre, Ogden aveva parlato con troppa sicurezza, come se si fosse preparato quella risposta in anticipo.
«Ora vi farò qualche domanda più specifica e vorrei che mi rispondeste in maniera diretta e sincera. Vi assicuro che non correrete alcun rischio se anche doveste darmi una risposta che vi sembra sbagliata. Capite cosa voglio dire?»
Ogden annuì.
«Durante il viaggio non avete mai perso di vista il carico? Vi siete mai allontanato dal resto del gruppo?»
«Mi sono allontanato per orinare.»
«E non vi siete mai assentato più a lungo?»
Ogden rise. «Be', a volte non dovevo fare solo la pipì, signore.»
«Certo, ma intendo ancora più a lungo. Abbastanza perché qualcuno potesse interferire in qualche modo con il trasporto.»
«No, impossibile.» Ogden scosse la testa con convinzione, poi sfregò la mano contro il ginocchio.
Gareth restò in silenzio. Ogden cominciò ad agitarsi.
«Be', ci fu una notte...» farfugliò. «Non ho abbandonato la mia postazione, ma un altro conducente è andato in una taverna e ha riportato della birra. Ho alzato un po' il gomito e poi mi sono addormentato sul mio carro. Ho dormito come un sasso fino al giorno dopo e credo che lo stesso abbiano fatto gli altri.»
Ed eccolo lì, l'anello spezzato nella catena della segretezza, dei sotterfugi e dei piani studiati al dettaglio. Un barilotto di birra aveva rovinato tutto e ormai non c'era modo di sapere se le casse giunte nel Derbyshire contenessero davvero i dipinti oppure no.
Uno dei lord sarebbe dovuto partire con la compagnia di trasporti o avrebbe dovuto mandare un uomo di fiducia con loro. Probabilmente la prospettiva di passare giorni e giorni ad arrancare sulle strade polverose con i buoi non allettava quei signori, così si erano convinti che non fosse necessario accompagnare il carico se avessero minacciato a sufficienza i conducenti.
La piccola indagine di Ives cominciava a complicarsi.
«Mr. Ogden, gli altri conducenti... erano vostri amici?»
«Andavamo abbastanza d'accordo, ma io mi sentivo un intruso. Gli altri erano tutti dipendenti di Underhill. Io invece lavoravo a Margate ed ero con loro solo perché avevano bisogno di un uomo in più. Poi la Underhill mi ha tenuto con sé, quindi devo essere piaciuto.»
Gareth non aveva altre domande, così si alzò e si congedò. Ogden lo seguì fino alla porta.
«Cosa c'era in quelle casse, signore?» gli chiese infine.
«Dipinti.»
Ogden lo guardò con aria incredula. «Che il diavolo mi porti! Tutte quelle storie per quattro dipinti!»
«Incredibile, vero?»
Ogden scosse la testa allibito. Gareth tornò al cavallo, assolutamente certo che il trasportatore sapesse da sempre cosa contenevano quelle casse.
«Questa sì che è una bella sorpresa!» esclamò Gareth quando entrò nella biblioteca di Albany Lodge e trovò suo fratello Ives ad aspettarlo.
«Speravo di arrivare prima che andassi a far visita a quel conducente per unirmi a te. Quando ho scoperto che eri già partito, ho deciso di aspettarti qui.»
Gareth versò il brandy per entrambi, poi si sedette e raccontò il suo incontro con Ogden. Ives non fu affatto felice di scoprire del barilotto di birra.
«Dannazione.»
«Già.»
Ives ragionò per qualche istante con aria assorta. «Non possiamo escludere che qualcuno abbia sostituito il carico, ma un'impresa così complicata dovrebbe essere stata pianificata attentamente da una persona a conoscenza di ogni dettaglio. Inoltre, il successo del piano dipendeva dalla possibilità che quegli uomini si ubriacassero tutti e dormissero come sassi. Lo ritengo molto improbabile.»
«Io invece sospetto che uno o più uomini fossero complici dell'artefice del furto e che il barilotto di birra facesse parte del piano. Se lavoravano per la Underhill, forse avevano sentito parlare di quel carico molto prima di prendere in mano le redini di quei carri. Non è improbabile come pensi.»
«Quando verrai in città, andremo a Ramsgate e parleremo con la Underhill. Ora che hai aperto questo nuovo fronte di guerra, dobbiamo capire come è fatto. Quando sarai in città?»
«Credo che partirò dopodomani.»
Ives fissò il brandy. «E quando arriveranno i tuoi ospiti?»
«Il giorno dopo.»
Ives lo guardò con un sorrisetto ammiccante. «Chi hai puntato stavolta? La donna sposata? Ti prego, non dirmi che è la giovane innocente. Perfino noi abbiamo dei principi e poi hai sempre detto che le ragazzine ti annoiano.»
«Non temere, non ho intenzione di dare scandalo a Langley House.»
«Perciò non è la ragazza. E allora...?»
Gareth lo guardò con aria severa. «La verità è che sto corteggiando il marito. Wesley Rockport ha un'attività di successo. È proprio in quella fase della vita in cui gli uomini d'affari cominciano a comprare la cultura.»
«Quindi lo porterai a fare lunghe passeggiate nella galleria di Langley House in modo che senta l'esigenza di avere una collezione tutta sua.»
«Non dirò una parola in proposito. Sarà la galleria a parlare per me.»
«Tieni presente che io e Lance forse saremo lì con voi per qualche giorno. Lance è insofferente alla vita di campagna e potrebbe voler tornare in città.»
«Farò in modo che i miei ospiti non vi disturbino.»
«Insisto per conoscerli, specialmente se le signore sono attraenti.»
«Lo sono» replicò Gareth seccamente, «ma non fanno per voi. Inoltre, non voglio infastidire il marito. Questi industriali di oggi non sono come noi. Amano davvero le loro mogli e reagiscono male se qualcuno tenta di sedurle.»
Ives accettò il rimprovero senza protestare, ma fissò Gareth con aria incuriosita.
«Immagino che anche Devonshire verrà a Londra per la Stagione» disse infine, cambiando discorso. «Ci sarà anche sua madre e il fratello illegittimo. Chiederò al Principe Reggente di farci parlare con loro.»
«Basta che ci sia tu. La mia presenza non è necessaria.»
«Ma mi piacerebbe che venissi con me, così dopo potremo confrontare le nostre impressioni. Vorrei essere sicuro che sia necessario indagare in questa direzione prima di iniziare.» Ives si alzò e si stirò, poi osservò la stanza arredata alla meglio. «Hai un letto in più qui, vero?»
«Sì, uno. È tuo se vuoi.»
«Però non hai la servitù. Dannazione, mi sarei dovuto portare un valletto da Merrywood.»
«Di giorno ho un valletto. Dovrai sistemarti da solo per la notte, ma al mattino lui sarà qui per servirti. Per il momento c'è acqua a sufficienza di sopra. Ne porta sempre in abbondanza prima di andarsene.»
Ives si passò le mani sul volto ruvido, controllando la barba di qualche giorno. «È in grado di radermi senza farmi a pezzi?»
«Sì. A differenza di Percy, lui non cerca di ferire a sangue ogni volta che ha un'arma appuntita in mano.»
Ives rimase pietrificato e lasciò ricadere la mano lungo il fianco. «Dunque Lance te l'ha detto?»
«No, l'ho capito dall'aria compiaciuta di Percy.»
Ives prese la valigia e andò alla porta. «Vado a sistemarmi nella mia stanza.» Prima di andarsene, si voltò e guardò il fratello. «Non ti è sfuggito niente delle nostre vite, considerando che ci vedevamo solo due o tre volte l'anno, Gareth.»
Londra
Eva riuscì a malapena a contenere l'entusiasmo quando pagarono l'ultimo dazio e la carrozza si lasciò alle spalle la campagna, addentrandosi nella periferia della città.
Rebecca strinse lo sportello della carrozza e appoggiò la testa al finestrino per non perdersi neanche un dettaglio. Wesley e Sarah erano seduti di fronte a loro.
«Credete che ci sarà anche il duca nella residenza?» chiese Sarah.
«Non lo so.»
«Penso di poter affermare con certezza che non metterà piede in quella dimora durante il nostro soggiorno» rispose Wesley con voce sicura, ma senza alcun risentimento. Anche se si vestiva come un nobile ed era più ricco di molti aristocratici, sapeva che un duca non socializzava mai con gente come lui.
Sia Wesley sia Sarah erano elegantissimi. La donna indossava un abito da viaggio color crema con splendide rifiniture in blu di Prussia. Il soprabito di Wesley era impeccabile. Erano arrivati a Langdon's End due giorni prima per accompagnare Eva e Rebecca a Londra con la loro bella carrozza. I bauli sistemati sopra il veicolo contenevano buona parte del guardaroba di Sarah. I miei abiti sono per tutte e tre, aveva spiegato. Anche la sua cameriera era in viaggio per Londra, insieme al valletto di Wesley.
Arrivarono in città in grande stile. La carrozza rallentò molto e procedette a passo d'uomo su strade costeggiate da case alte e negozi affollati. Gli edifici intorno si fecero sempre più raffinati finché la carrozza non raggiunse un quartiere di residenze indipendenti molto grandi che si affacciavano su un parco enorme. Un'ultima svolta e si fermarono di fronte a una dimora che occupava quasi tutto l'isolato.
«Oh, Eva, guarda!» Rebecca si spostò in modo che anche la sorella e Sarah potessero affacciarsi dal finestrino. Una scalinata maestosa conduceva all'ingresso di un grande palazzo di cinque piani.
Wesley inclinò la testa per vedere meglio. «Ti vizieranno all'inverosimile qui, Sarah. Quando torneremo, non sarò in grado di mantenere lo stile di vita a cui ci saremo abituati.»
La moglie rise e gli diede un bacio sulla guancia. «E va bene, Wes, vorrà dire che recupererai in altri modi.»
Si scambiarono uno sguardo che alludeva chiaramente a quanto avveniva tra loro a porte chiuse. Eva si chiese se avrebbe colto quel dettaglio anche un mese prima...
Un piccolo esercito di domestici uscì dalla porta. Alcuni lacchè aiutarono le signore a scendere mentre altri scaricavano i bauli dalla carrozza e altri ancora toglievano le briglie di mano al cocchiere. Indossavano tutti la livrea.
Eva osservò quelle attività come se avesse di fronte una serie di dipinti straordinari. Inclinò la testa per studiare la dimora e gli edifici circostanti.
«Benvenuto, Rockport. Noto con piacere che siete sopravvissuto al viaggio in carrozza con tre signore.»
Eva si voltò di scatto verso quella voce. Gareth era a pochi passi di distanza e stava dando il benvenuto a Wesley. Fece un inchino gentile a Sarah, poi a Rebecca e infine a lei. Quando si avviarono verso casa, in qualche modo riuscì a tenersi indietro e camminarle a fianco.
«Ho paura che ci perderemo qui dentro» commentò Eva ridendo, mentre salivano le scale.
«Forse voi sì, ma state pur certa che io non corro questo rischio.»
Altra servitù. Altri domestici indaffarati. Un lacchè si portò via Wesley e il suo valletto. La governante, Mrs. Summers, condusse il resto della comitiva verso l'imponente scalinata principale della dimora e al piano di sopra, poi continuò fino al terzo piano.
Raggiunsero una doppia porta. Si sentivano delle voci maschili nelle vicinanze. Mrs. Summers aprì la porta, rivelando un appartamento di dimensioni impressionanti. Sarah si morse il labbro, sforzandosi di non apparire troppo colpita, ma i suoi occhi divennero grandi e rotondi per la meraviglia.
«Mr. Rockport è qui accanto» annunciò Mrs. Summers, facendo un cenno con la testa verso le voci maschili in sottofondo, poi attraversò il salotto attiguo e aprì una porta sulla parete di fondo. «Questa è per voi, Miss Rebecca» disse, invitandola a entrare in una camera da letto degna di una principessa.
Sarah e Rebecca erano incredule e sembravano sul punto di fare i salti di gioia. Si bisbigliavano commenti all'orecchio, indicando le tende, le tappezzerie di seta, il meraviglioso scrittoio del salotto e la veduta sul giardino.
«La vostra cameriera avrà una stanza al piano di sopra» disse Mrs. Summers a Sarah. «Qualcuno verrà a prenderla e la accompagnerà quando avrà finito di sistemare le vostre cose qui» spiegò, poi si voltò verso Eva. «Se volete seguirmi, Miss Russell...»
Eva lasciò quel bell'appartamento e seguì Mrs. Summers oltre le scale, lungo un corridoio, poi attraverso un altro pianerottolo, fino a raggiungere una porticina nascosta in un angolo, completamente diversa dall'imponente ingresso dell'appartamento.
Mrs. Summers la esortò a entrare. Eva scoprì di avere a disposizione un appartamento suo, proprio come la cugina. Forse questo era un po' più piccolo, ma c'era una luce splendida e tre grandi finestre dalle quali si vedeva il parco.
«Mi è stato detto che dipingete» commentò Mrs. Summers. «Così ho pensato che la luce di questo salotto esposto a nord vi sarebbe piaciuta.»
«È bellissimo qui. Vi ringrazio.»
«Manderò una domestica ad aiutarvi» annunciò Mrs. Summers, poi se ne andò.
Eva non attese l'arrivo della cameriera, ma svuotò subito la valigia, poi tornò nelle stanze di Sarah. Le sue compagne di viaggio si stavano godendo il lusso dei loro appartamenti.
«Dove ti ha portato?» le chiese Rebecca. «Devi provare il mio letto. Stenditi un attimo. Non crederai a quanto è comodo. Sembra di dormire sulle nuvole.»
«Le mie stanze sono dall'altra parte di questo piano. Potete venire a vederle, ma ci serve un gomitolo da srotolare per ritrovare la strada al ritorno.»
«Oh» commentò Sarah, un po' delusa. «Spero che il tuo appartamento sia bello come questo. Se non fosse così, non riuscirei a divertirmi davvero.»
«Le mie stanze sono meravigliose» le assicurò Eva. Sì, il suo appartamento era splendido, arioso e pieno di luce.
«Useremo questo salotto come punto di incontro» disse Sarah. «Sarà la nostra stanza comune.»
«Grazie, è un'ottima idea, altrimenti rischierei di non vedervi mai. Il mio appartamento è un po' isolato.»
Che gentile Gareth a farla sistemare in un alloggio con una luce tanto bella.
Gentile e... astuto.