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In effetti Erasmus parlò. Mentre Harold gli puliva la ferita e lo medicava, raccontò tutto ciò che sapeva a Eva e Gareth.

Purtroppo si era unito al gruppo di delinquenti in un secondo momento e non conosceva i nomi di tutti. Eva immaginò che, nel frattempo, Lord Ywain stesse convincendo Mr. Crawley a fornirgli le informazioni mancanti.

Erasmus raccontò che Nigel gli aveva chiesto aiuto per riportare a casa degli oggetti di sua proprietà custoditi altrove. Avevano impiegato quasi tre giorni a raggiungere la loro destinazione con il carro e poi lo avevano caricato di casse di legno piatte. Mentre se ne andavano, era arrivato un altro uomo con la pistola, lui e Nigel si erano sparati a vicenda e così Nigel si era beccato una pallottola nel fianco.

«Imprecò per tutto il viaggio» disse Erasmus, osservando i gesti bruschi con cui Harold lo stava medicando. Era madido di sudore per il dolore e la paura. «Malediceva quelli che lo avevano costretto ad aspettare un'eternità prima di mettere le mani sulle opere e poi gli avevano mentito, dicendogli che la collezione era bruciata in un incendio e che non restava più niente da vendere. Nigel aveva capito subito che mentivano e aveva deciso di partire lo stesso perché aveva bisogno di soldi.»

Eva avrebbe voluto accusarlo di essersi inventato tutto, ma in quel momento Erasmus era troppo spaventato per dire bugie. Lei provò una stretta al cuore. Nigel aveva collaborato al furto di quei dipinti proprio come sosteneva Mr. Crawley.

«Lo aiutasti tu a nascondere le casse una volta tornati a Langdon's End?» gli chiese Gareth.

Erasmus scosse la testa. «Mi lasciò al capo opposto della città. Gli offrii il mio aiuto e gli dissi che si sarebbe ucciso se avesse scaricato il carro da solo con quella ferita, ma lui non volle sentire ragioni.»

Eva realizzò che probabilmente trascinare quelle pesanti casse in soffitta aveva peggiorato le sue condizioni. Forse era stato proprio quello sforzo a condannarlo a morte.

«Come sei entrato in contatto con Mr. Crawley?» gli domandò Gareth.

Erasmus arrossì. «Ho incontrato questi uomini quando si sono introdotti in casa di Miss Russell, che mi aveva chiesto di passare da lei tutte le mattine per controllare che fosse tutto a posto. Quella mattina, al mio arrivo, trovai due uomini in casa: Wiggins, il più corpulento, e un altro. Stavano facendo a pezzi ogni cosa. Mi diedero cinque scellini e continuarono a distruggere tutto, ma allora non avevo idea che avessero a che fare con quelle casse. Dissi loro che lì non c'era niente da rubare, ma non vollero darmi ascolto e io non riuscii a fermarli. Poi, l'altro giorno, Mr. Crawley era in paese con Wiggins, che gli raccontò chi ero e così ricevetti altri cinque scellini.»

«Sei riuscito a capire se fu Crawley a sparare a Nigel Russell?» chiese Gareth.

«No, perché quella notte non vidi l'uomo che aveva sparato a Mr. Russell. Ero sul carro, agli ordini di Mr. Russell.»

Harold tirò forte la corda con cui aveva assicurato una stecca alla gamba di Erasmus e lui lanciò un grido di dolore.

«Per la miseria, stai cercando di ammazzarmi? Ricordati che siamo amici.»

«Amici? Sono anni che alludi al tuo grande segreto e ora scopro che si tratta di questo! Non sarò mai amico di un uomo che collabora con gente come quella canaglia al piano di sopra.» Harold tirò di nuovo la corda con violenza. «La stecca ti manterrà stabile finché il chirurgo non rimuoverà la pallottola. Vedrai, starai meglio di prima quando andrai sulla forca.»

«La forca!»

«Che fine credi che faccia chi rapisce una ragazza, pezzo di idiota?»

«Io non l'ho rapita. Ho insistito per accompagnarli in modo che Miss Rebecca non si spaventasse troppo. Temevo che quel Wiggins si facesse venire strane idee e volevo proteggerla.»

«Spero che riuscirai a essere più convincente in tribunale, perché io non ti credo» replicò Harold disgustato, poi si allontanò.

Gareth offrì il braccio a Erasmus. «Ora devi alzarti e venire con me. Ho altre domande.»

Anche Eva aiutò Erasmus a camminare e, piano piano, uscirono tutti in giardino. Mr. Crawley era già lì, seduto, le mascelle serrate e un'espressione risoluta. Harold era in piedi al suo fianco. Lord Ywain, invece, era seduto a venti passi da lui, con la pistola appoggiata a fianco. Quando li vide arrivare, si alzò e li raggiunse.

«Non parla. Non ha detto una parola. Inoltre, sembra quasi divertito da questa situazione.»

«Ovvio. Collaborare non gli servirà a niente» commentò Gareth. «Rivelandoti dove si trovano gli altri dipinti, non farebbe altro che confermare le sue colpe.»

«Tuttavia abbiamo bisogno di quell'informazione.»

Gareth osservò il volto compiaciuto di Crawley. «Vuole sentirsi dire che lo lascerai andare una volta recuperati i dipinti. La loro ubicazione è l'unica carta che può giocare, ma è un asso.»

Lord Ywain si fece scuro in volto. «Non vorrai che io...»

«Non venirmi a dire che non l'hai mai fatto, nemmeno quando era l'unico modo di ottenere informazioni.»

Lord Ywain guardò Eva. «Vi chiedo scusa. Non è giusto che ci sentiate contrattare in questo modo, soprattutto perché la vostra famiglia non avrà giustizia se faremo come dice Gareth. Se a voi sta bene, ci accontenteremo di sapere dove si trovano gli altri dipinti.»

Eva osservò Crawley. Quell'uomo aveva voluto giocare sporco fino alla fine. Si chiese se fosse stata la sua pistola a condannarla a cinque anni di fatiche e compiti ingrati accanto a un fratello rancoroso e avvilito. Ma, in fondo, che differenza faceva? Voleva soltanto che quella storia finisse, che Crawley e i dipinti scomparissero e che la sua vita tornasse alla normalità. Desiderava guardare al futuro, non al passato.

«Fate come volete, a patto che lo costringiate a lasciare l'Inghilterra. Però, se deciderete di lasciarlo libero, dovrete fare lo stesso anche con Erasmus e gli altri.»

«Vedi se riesci a scoprire chi erano gli altri complici» intervenne Gareth al fratellastro. «Dubito che te lo dirà, ma provaci lo stesso.»

Lord Ywain si avvicinò a Crawley.

«Non devi acconsentire per forza» disse Gareth a Eva. «Possiamo provare a estorcergli le informazioni con la violenza.»

«Tuo fratello non lo farebbe mai.»

«Non conosci mio fratello.»

Quella risposta le strappò un sorriso. «Devo ammettere che il mio non è un gesto di generosità disinteressata. Spero che, se Mr. Crawley verrà trattato con comprensione, lo stesso accadrà a me. Dopo tutti questi crimini orrendi, forse a tuo fratello non importerà più di scoprire se ho realizzato quelle copie senza secondi fini o se le ho spacciate per originali.»

«Credo che se ne sia completamente dimenticato.»

«Forse sì, per il momento, ma presto se ne ricorderà.»

«Non ci penserà più, fidati. Non è parte della sua missione.» Gareth le prese la mano e la portò lontano dagli altri. «Presto loro se ne andranno, ma vorrei che tu rimanessi.»

«Mia sorella...»

«Di' loro di portarla dalle sorelle Neville. Dovrebbe trascorrere il resto della giornata come sempre e non trasformare le prossime ore a ingigantire la sua disavventura.» Sollevò la mano di Eva e la baciò. «Resta con me.»

Lei chiuse gli occhi per lasciare fuori dalla propria mente qualunque problema e concentrarsi solo sulle sue labbra vellutate che le sfioravano la mano. Provò un brivido di gioia e di piacere e si ricordò che la propria vita era stata straordinaria, negli ultimi tempi, grazie a Gareth.

«Temo che, accettando, mi troverò di nuovo in pericolo» rispose.

«Resta comunque.»

Nel sorriso malizioso e nello sguardo acceso di Gareth Eva lesse il pericolo più bello che potesse immaginare.

«Ti aspetto in casa» sussurrò Eva. «Inventati una scusa per il mio allontanamento improvviso.»

«Accidenti!» imprecò Ives. Non sembrava per nulla soddisfatto della conversazione con Crawley. «Non è certo che le altre opere si trovino lì e comunque ha un'idea molto vaga del luogo. Secondo lui, dopo aver rubato e nascosto i dipinti, il capo disse loro che erano andati tutti distrutti a causa di un incendio. Crawley non gli credette, ma quando andò sul posto a verificare, vide che era davvero andato a fuoco.»

«Come faceva a sapere che Nigel aveva alcune opere?»

«Scoprì solo che alcuni dipinti si erano salvati dalle fiamme, ma poi, tre mesi fa, vide una delle copie di Miss Russell in casa di un suo amico di Birmingham e capì che Nigel doveva averne portate via alcune prima dell'incendio. O dopo, se l'incendio è stata una messinscena. Crawley sospetta che le opere siano state spostate altrove, ma non vuole dirmi dove. Lo farà solo se, oltre a lasciarlo libero, gli daremo una bella somma di denaro.»

«Non è possibile.»

«No. Non ci dirà nemmeno i nomi degli altri gentiluomini coinvolti, ma sostiene che il capo è morto. Per quanto riguarda Wiggins e gli altri scagnozzi, ce li consegnerà senza problemi. Comunque, mi ha detto che è iniziato tutto per gioco. Ha saputo di quel trasferimento di opere d'arte perché ha sentito Lord Demmiwood che ne parlava con qualcuno. Pochi anni dopo la morte del precedente Duca di Devonshire, lui e alcuni suoi amici di queste parti hanno allontanato il maggiordomo dalla residenza con una scusa e si sono portati via tutti i dipinti.»

«Immagino che a un certo punto la faccenda si sia fatta più seria, probabilmente quando uno di loro scoprì che alcune opere erano di inestimabile valore.»

«Già, e così cominciarono a discutere. Alcuni, come Russell e Crawley, volevano vendere a tutti i costi. All'epoca erano giovani e pieni di debiti. Altri, come questo misterioso gentiluomo che Crawley chiama il capo, erano contrari alla vendita. Ecco perché Crawley pensa che l'incendio fosse solo una messinscena: il capo voleva sistemare la questione facendo credere loro che non ci fosse più niente da vendere, ma Nigel lo accusò di aver mentito. Così, quando Crawley ha visto una delle copie di Miss Russell, tre mesi fa, ha capito che i dipinti esistevano ancora e che Miss Russell sapeva dove si trovavano.»

Il misterioso gentiluomo senza nome verosimilmente era consapevole che una vendita così grande era un'impresa molto difficile. Crawley lo avrebbe invece scoperto presto. Se Ives non fosse stato incaricato di seguire quelle indagini e non avesse coinvolto il fratellastro, probabilmente un giorno Crawley si sarebbe presentato da lui per chiedergli aiuto con la vendita.

«Perché sorridi?» gli chiese Ives.

«Perché c'è un lato quasi comico in questa vicenda. Comunque, a quanto pare è tutto deciso.»

«In cambio della libertà, Crawley mi porterà nel luogo in cui erano conservate le opere prima dell'incendio. Alla sola idea di fare una cosa del genere è scoppiato a ridere, non so perché.»

«Perché non vai a vedere se quel Wiggins sa dove si trovano? Così non dovremo contrattare un bel niente. Forse Lance lo ha terrorizzato abbastanza da fargli dire tutto ciò che sa.»

«Buona idea, dovremmo andare a parlarci. Erasmus può salire in carrozza, la tua amica si siederà all'interno, Crawley ci seguirà a piedi e tu e io prenderemo i nostri cavalli.»

Ives si avviò verso la porta.

«Credo che lascerò a te la conclusione delle indagini» gli disse Gareth, fermandolo. «La mia amica sta riposando, credo. È stanca e provata dagli eventi.»

Ives si voltò e tornò indietro. «Si sentiva molto debole?»

«Sconvolta da questa vicenda drammatica.»

«E tu vuoi restare qui per sorvegliarla?»

«Qualcuno deve pur farlo.»

«E la sorella? Che cosa dobbiamo fare con lei?»

«Portatela dalle sue amiche in città, le sorelle Neville. Sarà felice di vederle.»

Ives rise. «Per il bene delle ragazze e della loro reputazione, sarà meglio che la storia del rapimento resti segreta. Spero che le sorelle Russell sappiano tenere la bocca chiusa.»

«Miss Russell è la discrezione in persona e sono certo che anche sua sorella capirà quanto è importante difendersi dai pettegolezzi.»

Ives si allontanò di nuovo. «Quando sarà tutto finito, tornerò qui e ti dirò cosa abbiamo trovato e dove. Ammesso che riusciamo a recuperare qualcosa.»

«Meglio ancora se mi scrivi una lettera.»