28

«Sei molto silenziosa. Eva. Questo viaggio dovrebbe essere un piacere per te, ma hai un'aria così seria...»

Eva si riscosse dai suoi pensieri e strinse la mano dell'uomo seduto accanto a lei sulla carrozza.

«Scusa, mi dispiace, è che sono un po' preoccupata a causa di una lettera di Sarah che ho ricevuto un attimo prima di uscire di casa.»

«Cattive notizie?»

«Non proprio, ma mia cugina è in preda allo sconforto. A quanto pare, Mr. Trenton passa spesso a far loro visita da quando Rebecca è lì a Birmingham.»

«Ah, il poeta.»

«Sì, lui. Ma la cosa peggiore è che Mr. Mansfield non si è ancora fatto vivo. Sarah è convinta che Rebecca abbia smorzato del tutto il suo interesse.»

«Se quell'uomo non le piaceva, è meglio così, non credi? La vita è lunga e passarla accanto a un marito non voluto è una tortura.»

Aveva ragione. Eva era pienamente d'accordo con lui. Inoltre, non voleva che Rebecca affrontasse la vita coniugale in camera da letto come un obbligo da sopportare di mala voglia, proprio perché sapeva che, con l'uomo giusto, poteva essere una cosa meravigliosa.

«D'accordo, ma proprio Mr. Trenton?» ribatté sospirando. «È così orribile sperare che mia sorella sposi un uomo in grado di darle un minimo di sicurezza economica e delle prospettive dignitose?»

«Rebecca è ancora giovane. Prima o poi comincerà a parlare di filosofia anche con Mr. Trenton e allora la loro infatuazione finirà di certo.»

Eva si mise a ridere. Il duca aveva detto a Gareth che, al suo arrivo in casa di Eva, aveva trovato Wiggins quasi in lacrime, con la testa fra le mani, mentre Rebecca gli teneva una lezione di filosofia. L'uomo gli aveva detto che preferiva finire in prigione piuttosto che ascoltarla per un altro minuto.

«Stiamo entrando in città» le annunciò Gareth, indicando il finestrino.

«Ora puoi dirmi finalmente dove siamo? Tutta questa segretezza comincia a preoccuparmi.»

«Siamo a Coventry. Quando attraverseremo la parte vecchia, riuscirai quasi a vedere Lady Godiva che percorre le strade a cavallo completamente nuda. Per rispetto, gli abitanti della città entrarono in casa e chiusero le finestre. Così quel gesto, compiuto in loro nome, non fu umiliante quanto il marito avrebbe voluto.»

La carrozza raggiunse quella zona della città, svoltò in una strada costeggiata da abitazioni raffinate e si fermò di fronte a una dimora lussuosa. Era un edificio bianco a tre piani dalla linea elegante con un piccolo giardino circondato da una ringhiera di ferro battuto.

Gareth aprì lo sportello e scese. «Voglio presentarti una persona» disse.

Eva prese la sua mano e lo seguì. «Chi?»

«Mia madre.»

A quelle parole, Eva si fermò. «Avresti dovuto avvisarmi.»

«Forse sì, ma non l'ho fatto.»

Eva si toccò i capelli per assicurarsi che non fossero troppo scompigliati a causa del momento di passione avvenuto poco prima sulla carrozza.

«Non avresti dovuto fare certe cose, date le circostanze. Appena ci vedrà in questo stato, tua madre capirà quello che abbiamo fatto.» Osservò Gareth e si rese conto che non aveva un capello fuori posto. «D'accordo, lo capirà vedendo me in questo stato» si corresse.

«Non preoccuparti, ogni madre conosce il proprio figlio. Se intuirà cosa è successo, darà la colpa a me, non a te» le rispose Gareth, poi le prese la mano. «Su, vieni. Mia madre ti piacerà.»

Un servitore venne ad aprire la porta e li accompagnò nella sala delle visite.

Quando entrarono, la madre di Gareth alzò lo sguardo. Non c'era bisogno che si presentasse per capire chi era perché si somigliavano moltissimo. Aveva gli occhi e i capelli scuri, la bocca larga e i tratti decisi. Non era perfetta e nemmeno particolarmente bella, ma nell'insieme il suo volto possedeva un fascino indescrivibile, in grado di far sembrare scialba e anonima perfino una donna bella ma ordinaria.

Quando vide Eva, inarcò le sopracciglia con aria stupita. A quanto pareva, nemmeno lei era stata avvisata di quell'incontro.

«Madre, vorrei presentarvi Miss Russell, la mia vicina di casa. Miss Russell, questa è Mrs. Johnson, mia madre.»

«Non è solo la tua vicina di casa» osservò Mrs. Johnson appena Eva uscì dalla sala delle visite. Quando aveva saputo che la casa aveva un grande giardino, la giovane aveva chiesto di vederlo, probabilmente nel tentativo di fuggire dalla donna che l'aveva sottoposta a un vero e proprio interrogatorio sulla sua famiglia, i suoi interessi, l'istruzione che aveva ricevuto e molti altri argomenti ancora.

«No, infatti.»

«Non mi hai mai fatto conoscere le tue amanti prima d'ora.»

«No, infatti.»

Sua madre prese qualche sorso di tè e Gareth attese in silenzio che andasse avanti.

«In pratica è nullatenente. La sua famiglia ha perso gran parte dei terreni e il poco che è rimasto dovrà dividerlo con la sorella. Inoltre, è stata lontano dagli ambienti mondani per anni e, pur essendo affascinante, non è bella quanto alcune delle donne che hai conosciuto in passato.»

Se fosse stato qualcun altro a fare quell'elenco di difetti, Gareth avrebbe reagito male, ma, trattandosi di sua madre, sapeva che quelle critiche erano dettate solo dall'amore e dalla preoccupazione per lui. Per sua fortuna, Eva non aveva nessuno che le facesse la paternale su quanto lui fosse sbagliato per lei.

«Mi piace.»

Sua madre si mise a ridere. «Ti sono piaciute tutte per un po'.»

«Ma credo che Eva mi piacerà per molto, molto tempo.»

A quelle parole, la madre lo guardò con un certo sgomento.

«Sono qui per dirti che la proprietà è ufficialmente mia. Lance ha ritirato l'istanza. La casa e i terreni circostanti appartengono a me, come voleva mio padre.»

Il volto della madre si accese di gioia. «Non credevo che avrei mai visto questo giorno! Sono tanto felice per te! E poi mi fa piacere che le volontà di Allen siano finalmente state rispettate.»

«I lavori dovrebbero terminare entro la fine dell'estate. Mi piacerebbe che venissi a farmi visita ad Albany Lodge in autunno e che vedessi come l'ho trasformata.»

La madre rimase di stucco e lo guardò con aria serissima. «Albany Lodge?»

«Ah, non te l'ho detto. Ho chiamato così la proprietà.»

«E ai tuoi fratelli non dispiace?»

«Loro non hanno voce in capitolo. Comunque nessuno dei due mi è parso sconvolto o contrariato dalla mia scelta.»

L'espressione fiera di sua madre cedette alla commozione e i suoi occhi divennero lucidi.

Gareth andò a sedersi al suo fianco e le prese le mani.

Lei si asciugò gli occhi con il fazzoletto. «Grazie, ne sono onorata, mio caro.» Cercò di ricomporsi e gli strinse le mani. «Quella ragazza... Se dovesse rimanere incinta, dovrai fare la cosa giusta.»

«Sì, madre.»

«Non hai scuse, ricordalo. Non accetterò mai che la nostra famiglia generi una stirpe di figli bastardi.»

Gareth rise e ripeté: «Sì, madre».

Lei gli diede un colpetto sulla spalla. «Oh, non ridere, sciocco! Sono felice che ti importi davvero di quella ragazza. Se non fosse così, non l'avresti mai portata qui. Ora vai da lei, coraggio.»

Gareth si alzò e le diede un bacio sulla testa. «Ci vediamo presto.»

Stava per uscire, quando la voce della madre lo fermò. «Gareth, credi che ci sia qualche speranza che un giorno tu e quella ragazza abbiate davvero un bambino? Mi darai un nipotino prima o poi?»

Gareth sorrise e uscì in giardino.

«Penso proprio che dovremmo sposarci, Eva.»

Lei sbarrò gli occhi e abbassò il volto per guardare la testa scura di Gareth tra le proprie cosce. In quel momento lui fece una cosa che le strappò un gemito.

«Io... È una cosa...» Provò a parlare, ma era troppo sgomenta e stordita dal piacere.

Gareth fece di nuovo quella cosa e per poco Eva non perse i sensi. Quando riuscì a tornare in sé, si accorse che stringeva l'erba tra le dita ed era quasi senza fiato.

«Smettila! Dobbiamo parlare.»

«Un attimo. Sarebbe molto scortese lasciarti così.»

E, naturalmente, Gareth concluse ciò che aveva iniziato, come faceva sempre. Riuscì a portarla all'apice del piacere con una rapidità straordinaria, poi si distese al suo fianco.

Dopo diversi minuti, quando riuscì finalmente a riaversi, Eva si tirò su e lo guardò negli occhi. «Credo che questa sia la proposta di matrimonio più insolita di tutta la storia.»

«Grazie. Mi piaceva l'idea di essere originale.»

«Certo, non sarà facile raccontare alle amiche i dettagli, però. "Dimmi, Eva, si è inginocchiato? Ti ha chiesto di sposarlo di fronte a uno splendido tramonto?" E io: "Be', non proprio, Sarah. Me l'ha chiesto mentre la sua lingua esplorava in maniera oscena le mie parti intime".»

Gareth le diede un bacio sulla guancia. «Almeno sono sicuro che non te lo dimenticherai mai.»

No. Mai.

«Credevo che considerassi il matrimonio un mero accordo di convenienza tra due parti. Non hai niente da guadagnare sposando me, perciò non ha senso.»

Lui le accarezzò il volto. «Ho scoperto che le mie idee in proposito non erano del tutto corrette. Sul matrimonio e sull'amore, intendo.»

«Davvero? Anche sull'amore?»

«Soprattutto sull'amore. Lo ammetto, scoprire quanto fossi in errore mi ha sconvolto.»

«E su cosa ti sbagliavi, esattamente?»

Lui si mise a ridere. «Non ti accontenti proprio mai, eh?»

«No, voglio sentirti ritrattare tutto quello che hai detto sull'amore.»

«Non ritratterò tutto, ma aggiungerò una postilla.»

Eva attese in silenzio.

«Tutto ciò che ho detto sull'amore e il matrimonio è vero e lo penso ancora. Tuttavia, se sei fortunato, può capitarti di provare un amore molto speciale per una donna, un sentimento che rende il piacere ancora più straordinario e che va oltre il semplice desiderio carnale, una forza che mette in secondo piano tutto il resto.»

Eva sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Lo strinse forte e gli diede un bacio.

«Se poi sei davvero fortunato» continuò Gareth, «quella donna ricambia il tuo amore. È così per te, Eva?»

«Sì, oh, sì, è così.»

«Allora voglio essere certo che sarai mia per sempre. Desidero che diventi mia moglie.»

Eva non sapeva cosa dire. Non era preparata a una dichiarazione del genere. «Se si trattasse solo di amore, accetterei con tutto il cuore, Gareth. Mi sono follemente innamorata di te, nonostante sapessi che rischiavo di finire con il cuore spezzato.»

«Non ti spezzerò mai il cuore, te lo prometto. Non posso biasimarti se non mi credi, ma ti assicuro che non ti farò mai del male.»

«Per anni sei stato un seduttore impenitente... Ora riuscirai davvero a smettere?»

«Ti giuro che smetterò. Ma sarò ancora un seduttore con te, naturalmente. Non mi vorresti se fossi troppo perbene.»

«Quando saremo sposati, ciò che faremo non sarà più sconveniente.»

Gareth si mise a ridere e le picchiettò un dito sul naso. «Sei adorabile. Hai ancora molto da imparare. C'è ancora un'infinità di cose sconvenienti da fare, sposati o no.»

«Davvero?»

«Non abbiamo neanche iniziato a esplorare i tanti tipi di piacere che conoscerai con me.»

Eva rise e lo baciò. «Stai forse cercando di corrompermi?»

«Vedila più come una trattativa per raggiungere un accordo.»

Eva si mise a cavalcioni su di lui per abbracciarlo con tutto il corpo e appoggiò la testa al suo petto.

«Allora è deciso?» le chiese Gareth, stringendola. «Sappi che ho trovato il modo per permetterti di realizzare i tuoi sogni.»

Eva era così felice che non aveva pensato ai propri progetti e al fatto che il matrimonio potesse ostacolarli. «Immagino che dovrò rivedere un po' i miei programmi.»

«Non direi. Rockport mi ha proposto di fare da intermediario per lui sul Continente. Se dovessi guadagnare anche solo la metà di quello che mi ha promesso, avremo tutti i domestici che vuoi. Potremmo passare un po' di tempo a Londra ogni anno, così studierai la tua arte. Oppure potremmo prendere una casa a Birmingham e trovare un insegnante che ti dia lezioni lì.»

Eva si tirò su e lo guardò. «Quindi lavorerai con Wesley?»

«Non esattamente. Farò le stesse cose che ho sempre fatto con le collezioni di arte, ma occupandomi di articoli diversi.»

«Sai che puoi avermi anche senza sposarmi, vero?»

Lui le prese il volto tra le mani. «Hai già dimenticato la cosa più importante? Ti amo, Eva. Non voglio che tu sia la mia amante. Voglio vivere con te e averti sempre vicino. Avremo anche noi il nostro posto nel mondo e lo troveremo insieme.» La attirò a sé e la baciò. «Dimmi che mi sposerai, ti prego. Ancora non hai risposto.»

Eva si asciugò gli occhi umidi. «Sì, Gareth. Ti sposerò.»

Lui si slacciò i pantaloni. «Allora lasciati prendere, subito, prima che muoia di desiderio.»

Eva lo aiutò a spogliarsi, poi si sollevò un po' e scese su di lui, accogliendolo in sé. Rimasero entrambi immobili per qualche istante, assaporando la prima unione della loro nuova vita insieme. Eva si impresse nella memoria quel momento, per non dimenticare mai ciò che stava provando.

Poi Gareth le accarezzò la schiena e scese lentamente fino a esplorarla in un punto indicibile. Di fronte alla reazione stupita della giovane, il suo sguardo si accese di erotismo e provocazione.

Eva gli allontanò la mano dal fondoschiena e poi si mosse su di lui con ardore.