Sarah ebbe molto a cui pensare nel silenzio grigio. Mi ucciderà davvero se mi rifiuto di sposarlo? Un venticello fresco le soffiò sulla guancia facendola rabbrividire. E per quanto tempo intende tenermi quaggiù, quell’idiota? Se n’era andato solo da pochi minuti, ma l’angoscia di ritrovarsi sola con i propri pensieri si avvicinò furtiva colmandola di emozioni che la soffocavano. E Frank dove caspita è finito? Chissà se ce l’ha fatta o se quei mostri pelosi l’hanno attaccato. Sperò che avendo con sé il fucile anestetico, Frank fosse riuscito a salvarsi. Diversamente, sarà gravemente ferito o... Scosse la testa, ansiosa di liberarsi delle immagini che si succedevano nella mente. Il calpestio di stivali lungo il corridoio la riportò immediatamente alla realtà. Trattenne il respiro e strinse i pugni nel caso si fosse presentata l’occasione di attaccare e fuggire dal quel dannato posto.
Un cavaliere reggeva un grosso anello di metallo con le chiavi delle celle. Aprì la sua porta ed entrò. Chiaramente stufo di aspettare, lo sbullonato aveva inviato il suo galoppino.
Possibile che una non abbia neanche il tempo di decidere se trascorrere il resto della propria vita in una sorta di incubo medievale? Forse Barbablù è alla disperata ricerca di una risposta? Saltò in piedi di scatto e si mise le mani sui fianchi. «Dì a quell’idiota del tuo re che ho deciso. La risposta è un clamoroso no! Con lui non vado da nessuna parte, né ora né mai.»
La voce del cavaliere le giunse smorzata da dietro la visiera dell’elmo. «Cosa? Ho ucciso un drago, attraversato a nuoto un fossato pieno di coccodrilli e questo è il ringraziamento per essere venuto a salvarti?»
Sarah si coprì la bocca con una mano mentre l’identità del cavaliere diventava chiara.
«Ti ho detto che il mezzo per la fuga è parcheggiato proprio fuori al cancello?» Il cavaliere sollevò il fucile anestetico. «E che razza di cavaliere sarei senza questo?»
«Frank!» Il sollievo le invase ogni fibra del corpo.
Lui si sollevò la visiera e sorrise. «Al vostro servizio, signora.»
Sarah gli lanciò le braccia intorno al collo, con il cuore che palpitava forte. «Non avrei mai pensato di essere tanto felice di vedere proprio te. Come ci sei entrato, qui dentro?»
«Intendi superando quegli enormi gorilla pelosi là fuori?» Sollevò un sopracciglio. «Figurati, facilissimo.»
«Normalmente sarei già stufa della tua presunzione ma, tutto sommato, sono felice tu sia qui.» Sorrise mentre indietreggiava di un passo per ammirare la sua mise d’acciaio.
«Accipicchia», disse Frank. «Forse dovrebbero rapirti più spesso. Vedi cosa succede quando ti liberi di tutta quella rabbia?»
«È una combinazione di gratitudine e stress, non di perdono. Non ti esaltare troppo.»
«Ahi.» Si portò le mani al petto.
«E comunque, fammi uscire di qui.» Lanciò uno sguardo alla porta aperta e scrutò lo spazio vuoto a sinistra e a destra mentre il cervello valutava la migliore via di uscita.
«Aspetta... ci vorrà un minuto. Sono in compagnia di questo tizio ribelle che detesta il re. Si chiama Jules. Appena la costa sarà libera ci farà un segnale e allora ti scorterò fuori come prigioniera. Ci sono cavalieri armati dappertutto.»
«Credevo te ne fossi sbarazzato.»
Frank si strinse nelle spalle. «L’ho fatto... in un certo senso.»
«Hm. In altre parole sei entrato di nascosto.» Sollevò le mani stizzita. «Che dire? Fantastico. Usciamo di nascosto, allora. Hai detto che il mezzo è parcheggiato qui fuori. Com’è possibile?»
«Ecco, a proposito di questo...» Frank rise. «Tecnicamente, sbuffa, ma almeno non crea problemi di smog. Sono il tuo cavaliere senza macchia e senza paura, giusto? Dunque, come si conviene, ti porterò fuori nel tramonto in groppa a un destriero bianco.»
«Un cavaliere su un cavallo bianco?» Dubito questa giornata possa andare peggio.
Frank fece una smorfia. «A dire il vero, non è bianco, ma rende l’idea.»
«Questa non è una storia d’amore o una favola, perciò mi accompagneresti alla prima fermata d’autobus?»
«Ma sentitela quanto è comica. Hai idea di quanto mi sia costata questa missione di soccorso?»
«Sì, Frank, e ti sono grata. Come facevi a sapere dov’ero?» Scosse la testa e fece un gesto di noncuranza con la mano. «Non importa. Non è il momento. Diciamo solo che lo apprezzo.» Lo squadrò da capo a piedi, picchiando sul petto fregiato della corazza. «Sembri una tanica ambulante, o magari un Terminator del passato.»
«Sta’ attenta. È un prestito da un amico appena incontrato.»
«E lui si è fidato di te? Non per dire, ma qualche mese fa hai schiantato la mia macchina contro un palo.»
Frank guardò fuori dalla porta e a Sarah non sfuggì il movimento veloce della lingua sul labbro superiore. Era un segno rivelatore, persino quando non voleva mostrare nervosismo. «Se la memoria non m’inganna, non potevi guidare perché eri brilla a causa del troppo champagne. Hai appiccicato le labbra alle mie mentre...»
«No, io non lo ricordo affatto così», mentì lei. Frank le era apparso bellissimo con lo smoking, tanto che non era riuscita a trattenersi. «E comunque, non puoi rimasticare le tue false illusioni adesso. Intanto, che sta succedendo? Che cavolo ci è successo?»
«Dimmelo tu, io non ho mai rinunciato alla nostra travolgente relazione.»
Sarah fece un profondo respiro. «Non sto parlando della relazione che proprio non esiste. Sto parlando di questo posto. Che cos’è? Cos’è successo? Dove accidenti ci troviamo?»
«Beh, non mi hanno dato una guida, ma ho fatto molte ricerche. Uhm, sembra che... uhm...»
Lei sorrise, fin troppo consapevole di aver attraversato una specie di portale, ma lo voleva sentire proprio dalla bocca di Frank. «Son tutt’orecchi.»
Lui distolse lo sguardo come se il solo pensiero di quanto stava per dire gli causasse imbarazzo. «Contro ogni logica spiegazione e il mio buon senso, devo ammettere che in qualche modo siamo scivolati in un’altra dimensione.»
«Cosa?» chiese Sarah mettendosi di nuovo le mani sui fianchi. «Queste parole potrebbero seriamente intaccare la tua reputazione, per non parlare poi delle vendite del tuo libro. Come può il più grande scettico di tutti i tempi ammettere una cosa tanto ridicola?»
Frank contrasse il viso mentre strisciava i piedi per terra cercando di evitare lo sguardo di Sarah. «Credimi, non è facile.»
«Non sono così sbalordita. Dopotutto, ho scritto un lungo articolo sull’uso che questi esseri fanno del portale intradimensionale per accedere al nostro mondo. Non ricordi che durante una conferenza mi hai chiesto, di fronte a centinaia di persone, se Ciube fosse in grado di tornare nel suo mondo a velocità fantascientifica? E non parliamo poi di tutte le frecciatine contro i miei colleghi.»
Le guance di Frank arrossirono. «Uhm, temo i dettagli siano un po’ confusi nella mente.»
Sarah picchiò sull’armatura. «Te li ricordi. Ammettilo.»
«Mi dispiace. Appena torniamo, mi scuserò con tutta la squadra.»
«E gli offrirai una cena. Magari anche dei fiori, e cioccolatini con su un biglietto in cui riconosci di essere un idiota.»
Lui rimase a bocca aperta. «Cena, fiori e dolci? Stai scherzando? Ci sono trenta persone nella tua squadra.»
Sarah scrollò le spalle. «Allora non vorrei essere al tuo posto. A proposito della mia squadra, dov’è?» Un’ombra attraversò il viso di Frank e lei si sentì mancare. «Hanno varcato il portale o sono tornati in California? Se ci hanno seguito, dovremmo trovarli e assicurarci che stiano bene.»
Frank fece un sorriso furbesco. «Già, so che vorresti abbracciarli uno per uno, ma è alquanto difficile con un branco di Bigfoot alle calcagna.»
Sarah si spinse una mano sul petto, lottando contro il crescente stato d’ansia. Che c’è di male a essere altruisti e volersi prendere cura degli altri? Se solo avesse fatto altrettanto per sua sorella.
«È ora di andare. Dobbiamo essere ai nostri posti per quando arriverà il fischio di Jules», disse Frank. «Pronta a diventare mia prigioniera?»
«Sì. Mi sento come se fossi stata strappata al mio mondo e gettata in un luogo a cui non appartengo. Voglio tornare a casa, e ho la strana sensazione che battere tre volte i tacchi delle scarpe non funzionerà.»
«Già, temo che stivali sporchi non possano rimpiazzare scarpette rosse di rubini, anche se con questo affare addosso sembro l’Uomo di Latta», scherzò Frank battendosi il petto di metallo.
«Beh, un cuore ti ci vorrebbe proprio.» Con un sorriso, si girò di spalle e mise le mani dietro la schiena. «Comunque, sei arrivato appena in tempo. Quello psicopatico crede io sia una principessa e sta progettando di prendermi in moglie.»
Lui le lasciò andare le mani. «Cosa?»
Sarah si girò. «Se non fossi arrivato tu, sarei regina. Vuole che gli dia una dozzina di figli.»
Frank distolse lo sguardo, ma a lei non sfuggirono gli occhi ridotti a fessure e il cipiglio mentre borbottava: «Non ci posso credere.»
«Tranquillo. Non succederà. Mi sono trovata al centro di un’infernale guerra tra due re. Quello che mi ha buttata qua giù mi ha scambiata per la principessa Gloria, che è figlia dell’altro re, e vuole usarmi a mo’ di pedina per vendicarsi. Avrebbe anche potuto controllare la mia patente di guida, l’idiota. Non è altro che un clamoroso scambio di persona, un caso di posto sbagliato al momento sbagliato.»
«Andiamo, adesso. Parleremo strada facendo», sussurrò Frank, invitandola con un gesto a camminargli davanti come una vera prigioniera. A metà corridoio, però, si fermò. «Aspetta... ho un’idea.»
«Non so cosa ti stia frullando in quella testa, ma questa potrebbe essere la prima e l’ultima volta che mi dichiaro disponibile a cavalcare con te nel tramonto, perciò andiamo.»
Lui si voltò a guardarla, sollevandosi la visiera, ed emise un lungo respiro. «Quanto hai appena detto cambia tutto. Devi tornare indietro.»
Sarah lo fissò per un attimo, incapace di parlare. Perché ho aperto questa boccaccia? Il pensiero di essere lasciata in quel posto le stringeva lo stomaco. «No! Neanche per sogno. Non puoi lasciarmi e andartene. E perché poi? Non ha senso.»
Le mise le mani sulle spalle e, in tono più dolce, disse: «Devi sposare il re.»
«Di che cavolo parli?» inveì lei. «Ma ti stai ascoltando? Quanta birra hai tracannato con quelli del posto?» La rabbia le ribolliva dentro. Serrò i pugni, soffocata dall’emozione. «Accidenti, Frank, sul serio. So che sei un tipo geloso, ma questo...» Fece un respiro per calmarsi. «Stai addirittura cercando di accelerare i tempi scaricandomi in questo posto.»
Frank scosse la testa, con lo sguardo serio. «Tu resti qui.»
«È un folle. Mi ha sbattuta contro il muro e ha minacciato di uccidermi e...» Un pensiero la colpì all’improvviso. «Aspetta... tu ci guadagni qualcosa, è così? Ti hanno offerto un posto come caporedattore del Tastian Times. del Guardian Gazette o che so io?»
«No! Per chi mi prendi? È ridicolo.»
Lei lo colpì a una spalla. «Allora dimmi perché!» Fece per allontanarsi, ma Frank glielo impedì. «Che razza di cavaliere senza macchia e senza paura sei? Dici che vieni a salvarmi e invece mi rispedisci in quella cella fredda e in bisogno estremo di disinfestazione?»
«Per quanto strano, il mio comportamento ha una sua logica. Ho parlato a lungo con le mie fonti: per tornare a casa, ci serve quell’anello nuziale. Perciò fa’ la brava con il nostro reuccio. Comportati da principessa e se necessario sbatti quelle palpebre alla velocità della luce.»
Sarah incrociò le braccia. «E la cena romantica che ti ho promesso per essere entrato nella cava? Non sarà così romantica quando mi presenterò con il mio maritino, l’emerito rompipa...»
«In effetti, questa potrebbe essere una condizione essenziale.» Fece una breve pausa. «L’idea di lasciarti alle braccia di un altro pretendente è un vero schifo, ma non abbiamo altra scelta. È sexy almeno?»
Lei lo guardò torva. «Molto.»
Frank serrò la mascella. «Non ti metterà una sola manaccia addosso.»
«Eppure vuoi che lo sposi», replicò Sarah con un sopracciglio alzato.
«Ti tirerò fuori di qui prima che possa consumare le nozze.»
«No, fammi capire bene, e scusa se sono un po’ confusa.» Fece un profondo respiro. «Sei venuto qui per salvarmi, ma non ci stai neanche provando. Vuoi che sposi re Victor e prometti di tornare esultante prima che il signor ormone scatenato si approfitti di me? Non mi è per niente chiaro, Frank. Dovremmo essere in fuga disperata e invece stai facendo un bel testa-coda!»
«Non torneremo presto nella nostra dimensione. Quei Guardiani, i Bigfoot, possono entrare e uscire a loro piacimento, ma per noi non è così semplice.»
Sarah si picchiettò le labbra con un dito. «Il che spiega perché non siamo mai riusciti a trovare uno specimen, giusto?»
«Dici sul serio? Vuoi davvero discutere del Bigfoot in un momento simile?» Scosse la testa. «Comunque, un umano può attraversare il portale, ma una volta superato è la fine. Non esiste via di uscita, non senza questa chiave speciale.»
«Lasciami indovinare... la chiave è impossibile da ottenere? Siamo intrappolati qui, probabilmente come mia sorella? Ma tu come fai a sapere tutto questo?»
«Dopo una mattinata a indagare ho trovato delle fonti affidabili. C’è un modo per tornare indietro, ma dobbiamo aprire la serratura con un antico anello nuziale che solo il membro di una famiglia reale può indossare.»
«Beh, troveremo il modo per rubarne uno, o lo prenderemo in prestito e ce ne andremo da questo postaccio.»
Frank scosse la testa, un’ombra gli attraversò il viso. «Non è così facile, Sarah. È necessario che il proprietario indossi l’anello mentre apre il portale.»
«Vuoi che dica “lo voglio” a questo tizio in modo da diventare regina e ottenere l’anello nuziale? Stai scherzando!»
«Quando ti ho trovato, il mio progetto iniziale era escogitare il modo di rapire una regina, un principe o magari anche un re, giusto per il tempo di aprire il portale.»
«Li avresti tenuti in ostaggio con...» lo squadrò da capo a piedi. «Con il fucile anestetico che ti ho dato io? Geniale, Frank. Assolutamente geniale... e del tutto folle.»
«Strano. Ho ricevuto la stessa reazione da tutti quelli che ho incontrato qui. Mi hanno detto che sarebbe stata una missione suicida. Fortunatamente, però, grazie a te possiamo ignorare il piano A e passare a quello B.»
«Che stai dicendo? Vuoi che sia io, la regina del tuo patetico tentativo? L’unico modo per riuscirci è sposare il Re Demente e farmi infilare l’anello al dito.»
«Il matrimonio non significherà nulla, Sarah, ma ti permetterà di indossare la chiave del portale.»
Lei si massaggiò le tempie per alleviare l’improvvisa tensione che sentiva aumentare nel cranio. «E se non funziona? Resterò incastrata nel ruolo della regina Ginevra, sposata a un bruto medievale per il resto della mia vita, a curarmi dei suoi mocciosi marmocchi.»
«Funzionerà. Deve funzionare, altrimenti dovremo mollare entrambi le nostre carriere e fare domanda di assunzione alla Tavola Rotonda.»
“Andrà bene a te, Frank, ma io non ci sto», disse in tono di scherno. «All’occorrenza so usare la spada, anche se non hanno mai sentito parlare di Giovanna d’Arco. Ad ogni modo, costi quel che costi metterò le mani su quell’anello-chiave perché farei di tutto pur di tornare a casa.»
«Penserò a un piano di fuga.» Frank l’attirò a sé. «Se non ti avessi saputo pronta per la sfida, non ti avrei mai chiesto una cosa simile, ma conosco la tua tenacia. Sei l’unica che possa farcela, Sarah.»
Era un piano ardito e temerario e per portarlo a termine con successo Sarah avrebbe avuto bisogno di forza, concentrazione e fermezza. In altre parole, non avrebbe potuto lasciare alcuno spazio alla paura. «Bene. Re Victor è un emerito rompipalle, ma non temere. So come occuparmene.» Gli toccò un braccio, ben consapevole che non avrebbe mai dovuto chiedergli di entrare nella caverna. Si erano ritrovati intrappolati in un mondo assurdo a cercare di rubare gioielli. «Mi dispiace di averti trascinato in questa faccenda.»
«Stai scherzando? Non avrei potuto permettere che ti divertissi.» Esitò, cercando lo sguardo di Sarah. «Non da sola, almeno.»
Lei si schiarì la gola e si avvicinò, distogliendo lo sguardo per evitare la profondità di quegli occhi nocciola.
Frank scosse la testa, incredulo. «Non riesco ancora a convincermi che questo posto sia reale. Pensi davvero che tua sorella sia qui?»
«Sì. Credo che sia viva, da qualche parte in questo mondo medievale. Lo sento.»
«Ora che l’ho visto con i miei stessi occhi, concordo. Comunque, la prima cosa da fare è prendere l’anello», disse Frank. «Se ci lasciamo sfuggire quest’opportunità, potremmo non tornare mai più a casa. Resteremmo inchiodati qui per sempre. Appena avremo l’anello, ci travestiremo e andremo a cercare tua sorella.»
La mente di Sarah era affollata da centinaia di pensieri, ma le riuscì di fare un cenno di assenso. «È un inizio. Nel frattempo, Frank, cerca di scoprire quanto più puoi. Sei un reporter, un centinaio di volte più perspicace di Lois Lane, ricordi? E adesso ho bisogno che tu sia il mio Superman.»
«Lo sapevo, io, che quelle parole mi si sarebbero ritorte contro.»
«Mentre sei là fuori, tieni occhi e orecchi aperti per trovare Liz, d’accordo?» sussurrò Sarah. La voce era roca, quasi impercettibile. Per un attimo, dubitò che lui l’avesse sentita, ma poi Frank annuì brusco.
«Vedrò cosa riesco a scoprire.»
Uno scarafaggio le salì sul piede. Lei lo schiacciò, affondando lo stivale nella terra sporca fino a far sollevare la polvere. «Non voglio correre il rischio di restare qui per sempre, ma non me ne andrò senza mia sorella... non dopo averla cercata così a lungo.»
«Allora devi recitare la parte, o non riusciremo mai a mettere le mani su quell’anello.»
«Sembra che la principessa Gloria sia nascosta da qualche parte, mentre io pago per lei. E se lui si accorge che non sono quella vera?»
Frank le prese il viso tra le mani. «Devi guadagnarti l’Oscar a tutti i costi, piccola.»
Un fremito le scosse il corpo. «Non abbiamo molto tempo. La cerimonia è fissata per stasera. Giuro che non vedo l’ora di leggere i commenti dopo che avrò postato questa roba su Tweet e Facebook.»
«Non lo sposerai davvero, Sarah. Non è legale.»
«Sarà... Comunque, ha detto tramonto, perciò devi sbrigarti. Fidati, il tizio non aspetta altro. Muore dalla voglia di mettermi incinta: più volte e di più gemelli a botta.»
Frank sorrise. «Accipicchia. Che uomo fortunato.»
«Cos’è, vuoi provarci anche tu?» Gli colpì l’armatura. «Concentrati, per favore. Abbiamo bisogno di ogni singola cellula cerebrale.»
«Ti giuro che non gli permetterò di arrivare a tanto. Il nostro piano è ottenere l’anello, fuggire, trovare tua sorella, e poi correre con le gambe in spalla alla cava di Sabrino... tornare alla realtà e a quel ristorantino di cui parlavamo prima.»
Lei scosse la testa. «È fattibile... penso.»
Frank annuì. «Ce la puoi fare. Sei la donna più forte che conosca. Chi si presenta davanti a migliaia di persone e tiene conferenze su mostri apparentemente immaginari senza battere ciglio? Chi lava gentilmente il capo a tutti i reporter e critici implacabili? Chi ha ottenuto i fondi maggiori per la ricerca nello Stato della California?» Sorrise. «Tu, la ricercatrice di Bigfoot, Sarah Larker.»
«Oh, balle. Non sapevo avessi tanta fiducia in me.» Sorrise compiaciuta.
«E invece lo sai, principessa.» Le posò un lieve bacio sulla mano. «Non ci posso credere. Sono quaggiù, vestito da aspirante Lancillotto, in una prigione da brividi in un’altra dimensione e sto cercando di riconquistarti. Ma che razza di trucco mi sta giocando il destino? Certo che il karma riserva tiri mancini agli scettici, eh?»
«La vita è proprio strana, tira sempre palle a effetto. Insomma, quando mi sono svegliata stamattina, non avrei mai sognato di ritrovarmi calata nel ruolo di regina medievale nella terra di Camelot.»
Nelle vicinanze ci fu un trillo. «È il segnale.» Frank sbirciò lungo il corridoio.
«Arriva qualcuno.» Sarah trasalì al rumore dei passi.
Frank le sfiorò le labbra con un bacio. «Lasciarti è l’ultima cosa che voglio fare. Lo sai, vero?» Si abbassò la visiera.
Lei trattenne il respiro, avvertendo la rabbia che tornava a pervaderla. «Non sentirti in colpa se mi lasci qui a sposare un perfetto sconosciuto che vuole soltanto vedere il mio stomaco gonfio del suo seme.»
Lui si girò, con gli occhi spalancati. «Hai ragione. Non posso farlo. Che accidenti mi è saltato in mente? Lasciarti qui è semplicemente... da stupidi, è impossibile. Vieni con me, Sarah. Troveremo tua sorella e un altro modo per uscire da questo incubo rinascimentale.»
Sapendo che non c’era altra via d’uscita, Sarah si girò e corse lungo il corridoio.
«Che stai facendo?» urlò Frank, inseguendola.
Lei afferrò la porta e la chiuse, poi si spostò in fondo alla cella. Non sarebbe rimasta in quella stramba dimensione. Se sposare lo svitato significava riuscire a mettere le mani su quella benedetta chiave, avrebbe corso il rischio. «Chiudimi a chiave. Sbrigati!»
«Cosa?»
Sarah incrociò lo sguardo di Frank attraverso le sbarre arrugginite. «Mi hai sentito. Chiudi a chiave e vattene. Dì agli altri cavalieri di informare il re che ho cambiato idea e desidero sposarlo.»
«Sarah, sei sicura? Devi pensarci sul serio. Cioè, stai rischiando tutto, e se non...»
«Ci ho pensato, Frank, è il modo migliore.» Sorrise. «Adesso vai... e sta’ tranquillo.»
«Ti tirerò fuori di qui, lo giuro. Ma prendi quell’anello.»
«Nessun problema.» Mentre Frank si girava per andarsene, Sarah aggiunse: «Passerò senz’altro i tuoi saluti al mio maritino.»