Sarah inciampò ma recuperò subito l’equilibrio. Stupido, ingombrante, fastidioso vestito! Un’imbarazzante discesa delle scale non era l’ingresso solenne in cui aveva sperato. Se qualcuno l’aveva notata, decise che avrebbe riso facendola passare come tremarella da prima notte di nozze. Doveva stare attenta, ma concentrarsi sui passi sembrava impossibile quando non pensava ad altro che alla fuga.
«Posso assistervi, Vostra Maestà?» Un soldato apparve al suo fianco, offrendole un braccio.
Lei lo guardò accigliata, temendo che potesse rivelare a quanti osservavano il passo falso di poco prima. «No, grazie.» Perché il maritino si è preso la briga di farmi scortare al banchetto da un’infinità di guardie armate? Adesso mi toccherà seminarle appena arrivata in sala. Aspetta... maritino? Sarah non riusciva ancora a credere di aver sposato un uomo che non sarebbe stato affatto fuori luogo su una copertina da romanzo. Scosse la testa di fronte al momentaneo errore di valutazione. Che baci, però!
Entrò nella grande sala, piena di signore eleganti che sfoggiavano seta e raso e volteggiavano tra le braccia di gentiluomini con abiti di prezioso velluto e broccato. Le risate e il brusio risuonavano nella sala mentre i suoi sudditi brindavano con boccali marroni alla salute della nuova regina. Una compagnia di musicisti con trombe, flauti dolci e traversi suonava un vivace ballabile, al battito di fischietti, campanelli e tamburi. Sarah si chiese se il DJ avrebbe accettato richieste, ma nutriva seri dubbi a proposito.
Victor sorrise, prendendola sotto braccio. «Credo di essere giusto in tempo per scortare la mia adorabile moglie.» La accarezzò con lo sguardo e lei fu certa della sua sincerità. Contro il proprio volere, sentì le guance avvampare.
Sì, era un cliché, lo sapeva, ma si sentiva esattamente come Cenerentola al ballo. Forse aveva visto qualche Walt Disney di troppo, ma doveva ricordare a se stessa che si trattava di una recita da ambo le parti. Dalla loro “unione benedetta” lei voleva soltanto l’anello, e lui la rabbia del presunto neosuocero. Tuttavia, era rimasta molto colpita. Nessuno le aveva mai fatto tante feste o prestato troppa attenzione prima.
Un uomo calvo con calzoni rossi e corti fece uno squillo di tromba. «Nobiluomini e donne, cittadini comuni e tutti gli altri, inchinatevi al cospetto dei nostri gloriosi monarchi, protettori e difensori del reame, Sua Maestà re Victor e Sua Altezza la regina Gloria.»
La folla si aprì senza sforzo, formando un corridoio al centro, e tutti fecero inchini profondi al passaggio della coppia reale.
Victor teneva in alto la mano tremante di Sarah mentre attraversavano il varco tra quella fiumana di gente. «La mia sposa!» Inclinò la testa, con un largo sorriso sulle labbra e gli occhi accesi di orgoglio.
Una parte di Sarah desiderava che quella illusione fosse vera, ma sapeva bene cosa si nascondeva dietro quell’amabile sorriso: vendetta. Lui provava un odio viscerale per il padre di Gloria, e considerava quel matrimonio e i figli che ne sarebbero derivati come null’altro se non rivincita. Sarah non poteva biasimarlo, certo, anche lei aveva un piano tutto suo e di sicuro non avrebbe potuto puntargli il dito contro. Scrutò la stanza mentre il re scambiava convenevoli con gli invitati, ma di Frank neanche l’ombra. Dov’è?
«Stai cercando la via di fuga più breve, mia regina?» chiese Victor, rafforzando la stretta alla mano. Se voleva essere uno scherzo, non sembrava affatto tale. «Qui non c’è nessuno del tuo regno che possa portarti via.»
Splendido! Non mi toglierà gli occhi di dosso per un istante. E poi si parla male dei mariti appiccicosi. Magari posso usare di muovo il pretesto della ferita alla testa, parlare un po’ strano e darmela a gambe mentre lui va a cercare quel suo guaritore. Dovrebbe essere abbastanza facile. Non devo fare altro che parlare del mio mondo, della California, di cellulari e di macchine fotografiche ultratecnologiche. Gli rivolse un sorriso radioso e disse la prima cosa che le venne in mente. «L’anno scorso mi sono vestita da hippie, ma non ho vinto come miglior costume alla festa di lavoro, perciò sto cercando di decidere quali di questi costumi fantastici indossare il mese prossimo per Halloween, sai... per vincere il titolo di miglior costume.» Se mai riesco a tornare a casa in tempo, rifletté.
«Cosa?» Victor manifestò aperta confusione.
Lei indicò la folla. «Questi costumi non vanno bene per me. Come mai non ci sono donne-guerriero nei racconti arturiani del medioevo? Forse è ora che ne crei uno io, perché tra queste qui ci sono alcune tipe che sembrano pronte ad accoltellarti prima e farti le domande dopo. Io, per conto mio, vorrei davvero condurre le truppe in battaglia. Scommetto che fanno delle cotte di maglia che ti segnano il punto vita, giusto? Ma solo perché indosso un vestito voluminoso, non vuol dire che non possa trovare una bella spada luccicante che si abbini. Penso che mi chiamerò Lady Ginevra/Lara Croft. Che te ne pare, reuccio caro?»
«Ti ho detto che ho chiuso con i tuoi giochetti. Non mi lascerò confondere dal tuo strano ciarlare.»
Ciarlare? Quand’è che sono finita sul nido del cuculo? Ah, sì. Dev’essere stato quando ho deciso di inseguire Bigfoot in una caverna con solo Frank a proteggermi. Perché non me ne sono rimasta a casa rannicchiata con un buon libro o un bel film a noleggio? Ma conosceva la risposta a quella domanda: il DNA dell’avventura nel suo pool genetico non le avrebbe permesso di sedere a casa a guardare film quando c’erano creature da scoprire in zone selvagge. «Forse dovrei farmi visitare dal guaritore. Andresti a chiamarlo?»
Victor sollevò le sopracciglia. «Stai cercando di liberarti di me?»
«Cosa? No!» Rise, recitando alla perfezione. L’ultima cosa che voleva era restare lì e ispirare un film al femminile interpretato da Valerie Bertinelli o Tori Spelling.
«So che cerchi tuo fratello, nella speranza che ti salvi», disse lui. «Dopotutto, è stato proprio lui a cacciarti in questo guaio, amore.»
«Hai ragione. È stata colpa sua. Gli uomini riescono sempre a procurarmi grane di vario genere.» Specialmente i re belli e con gli occhi azzurri. E Frank, pure lui, con quel suo presunto piano geniale. A proposito, dov’è il divorzista più vicino? Spiacente, ma da un matrimonio mi aspetto di più di bellezza, soldi, e una bella macchina... ehm, cioè cavallo. «Tranquillo, però. Mi tiro sempre fuori dai guai. E senza alcun aiuto.»
«Sei adirata con lui? Con tuo fratello?» chiese Victor.
Eccome! Se Frank l’avesse mollata lì, si sarebbe ritrovata in un mare di guai. Si accigliò, rendendosi conto che lui parlava del fratello di Gloria. Non sapeva cosa avesse fatto esattamente, ma credeva di avere una mezza idea.
«Tu non lo saresti? La sorella minore supera il confine nemico per mettere in guardia il fratello contro la terribile trappola che lo aspetta. Lui scappa e lei viene acciuffata. Probabilmente adesso è a casa, a brindare alla sua libertà con il paparino caro.»
«Che bella famiglia, la tua.» Victor rise. «Se fosse in te...»
«Sì, sì. Messaggio ricevuto, forte e chiaro.» Gli voltò le spalle, ne aveva abbastanza delle sue chiacchiere. Tutto sommato, era più bravo con i baci che con le parole. Perdere tempo in chiacchiere non le avrebbe fruttato un bel niente, era ora di cambiare tattica. «Devo usare la “stanza delle femminucce”.»
«Tutte le stanze appartengono al re e alla regina», rispose lui.
«Questo stramaledetto busto strizzapolmoni è più stretto dei miei jeans a pelle, e sta per esplodere. Devo dargli un’aggiustatina se voglio riprendere a respirare. Forse è la carenza di ossigeno che mi fa sparlare.»
Lui le circondò la vita con un braccio e l’attirò più vicino a sé, sussurrandole con voce roca: «Perché non andiamo di sopra e lasci che sia io a togliertelo?»
Sarah fece una risatina, gli sarebbe piaciuto scartarla come un regalo di Natale. Con tutti quei bottoni, nastri e strati su strati, ci sarebbero volute ore, e lei era certa che Victor ne avrebbe apprezzato ogni minuto. Suo malgrado non poté nulla contro il brivido su ogni centimetro di pelle. Era un’offerta allettante, ma il prezzo per una notte di passione sarebbe stato altissimo: sfornare una decina di pargoli e farsi comandare a bacchetta per il resto della vita. «Preferirei unirmi agli ospiti e socializzare.» Strizzò un occhio. «Ricordi? Abbiamo una notte intera... e tutta la vita.»
Victor le sollevò il mento e la fissò dritto negli occhi. «Unirti ai miei sudditi? Perché ti importa, Gloria? Mi hai sposato soltanto per salvare quel grazioso collo.»
«Falso. Ero stanca di venerdì sera da sola, e poi morivo dalla voglia di portare questo anello al dito», rispose, dicendo la verità per una volta.
Lui piegò la testa di lato, con gli occhi carichi di orgoglio quasi fosse stato lui stesso a forgiare quello splendore. «È uno dei più preziosi cimeli di famiglia, risale a migliaia di anni fa. La coppia che indossa gli anelli è legata per l’eternità da un cuore solo.»
Eternità? Che ne dici di qualche ora, amico?
«Di sicuro conosci la tradizione», proseguì Victor, con uno scintillio negli occhi.
Un cuore solo per l’eternità? È fuori di testa. Deglutì. Aspetta... possibile che dica la verità? Forse avrei dovuto leggere le scritte in piccolo prima di dire “Sì.”
«Ora che siamo imparentati, sono fiducioso che tuo padre soddisferà ogni mia singola richiesta.»
Sarah sollevò un sopracciglio. «Cosa te lo fa pensare? Non gli importava prima che vivessi o la tua spada mi facesse rotolare la testa, figuriamoci adesso.»
«Gli importa moltissimo. Secondo le mie fonti, sembra abbia problemi a credere che ti ho davvero in mio possesso.»
«Sul serio?» Dopotutto il padre di Gloria aveva un cuore.
«Pensava che stessi bluffando, ma conoscerà presto la verità.» Victor si protese in avanti. «Non illuderti per un istante che avrei mai creduto a quelle sciocchezze su Sarah Larker. I miei soldati più affidabili ti hanno identificato come la principessa Gloria. La tua identità è indubbia.»
Sarah aveva sentito parlare di gemelli cattivi e di sosia, ma questa situazione era ridicola. Fu scossa da un brivido mentre un pensiero affiorava nella mente. Il padre della principessa Gloria ha scoperto il mio inganno. Per forza non voleva soddisfare le richieste del re. Sarah sapeva di dover avviare il piano a gran velocità prima che Victor scoprisse tutto da sé. «C’è un posto privato dove posso aggiustarmi il busto?»
Victor fece cenno di avvicinarsi a una delle guardie. «Conducila ai camerini privati. Apposta sei guardie alla porta..., no, meglio una dozzina degli uomini migliori.»
«Sì, Vostra Altezza», rispose un soldato. La scrutò, un attimo, raggiante di entusiasmo.
Sarah ridacchiò. «Ehi, so che sembro una fata madrina in questa tenuta ma, credimi, non sono capace di svanire nel nulla.»
Una giovane donna si avvicinò a testa bassa. Indossava un abito semplice e una larga sacca di pelle a tracolla. I polsi erano adorni di braccialetti di rame. Si inchinò in segno di umiltà. «Volete che vi aiuti con l’abito, Altezza?»
Sarah scosse la testa. «No, ma grazie comunque.» La ragazza avrebbe potuto facilmente compromettere il piano di fuga e rovinare tutto. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era una spia che la seguisse dappertutto mentre dava la caccia a Frank.
Contraddicendola come sempre, il re si rivolse alla giovane in tono autoritario: «La mia regina si avvarrà senz’altro della tua offerta di aiuto.»
Sarah lo guardò scocciata. Non c’era dubbio, il tipo era un autentico dominatore e lei non aveva alcuna intenzione di dargliela vinta. Ma appena aprì la bocca per rimetterlo in riga, le tornarono in mente le parole della sua maestra d’asilo: Dì qualcosa di carino oppure taci. “Taci” aveva sempre funzionato, perciò immaginò di poter continuare a quel modo. Sorrise e si schiarì la gola. «È un pensiero molto gentile. Accetto.»
Victor le afferrò un polso e le sussurrò all’orecchio: «Tenta di fuggire e pagherai a caro prezzo». Non scherzava per niente, e Sarah lo sapeva, di conseguenza il consiglio della sua maestra era una gran castroneria!
«Dopo quel bacio, pensavo fosse tutto superato. Mi stai mettendo un esercito alla porta? Dov’è la fiducia? Come potrei mai fuggire ora che tutti mi conoscono, grazie a te?»
Lui le liberò il polso e lei allontanò subito la mano, impaziente di mettere qualche centimetro di distanza tra loro. «La fiducia si guadagna», le sussurrò Victor, ricordandole i bigliettini dei biscotti cinesi.
Incrociò il suo sguardo di fuoco. «Ti ho baciato. Non significa niente?»
«Forse, quando lo farai per piacere, passione o amore, piuttosto che per salvarti la vita.»
«Stai dicendo che ho finto? Andiamo! Sappiamo entrambi che quel bacio era vero.» Osservò per un attimo il pericoloso luccichio negli occhi di Victor e si chiese se per caso non lo avesse sottovalutato. Sapeva che avrebbe potuto sopraffarla senza sforzo, e che non lo avesse ancora fatto non significava che si sarebbe trattenuto una volta scoperto che lei non intendeva assolutamente essere moglie. Dovrei azzardare un tentativo di fuga? Sbuffò. Eccome! Vivere nel ‘villaggio degli allucinati’ non fa per me.
«La ragazza è al tuo servizio», disse Victor.
Sarah gli sorrise con dolcezza. «Grazie per il tuo aiuto, caro.»
La giovane le toccò un gomito. «Se volete seguirmi, mia regina.»
Con un ultimo sguardo rivolto a Victor, Sarah la seguì tra la folla verso una stanza nell’angolo di sinistra. Tenendo fede alla sua parola, Victor aveva fatto appostare una folla di suoi preferiti di guardia all’ingresso, e i suoi occhi di zaffiro la scrutavano. Sarah entrò e osservò la stanza, quindi scosse la testa. Non c’era una sola finestra o altra apertura all’esterno, e la libertà era tutt’altro che a portata di mano, almeno per il momento. Non ci sarebbe voluto ancora molto prima che la portasse di sopra a procreare un’intera squadra di baseball.
La giovane le indicò un enorme paravento. «Vi prego, affrettatevi, mia regina.» Dalla velocità con cui si guardava intorno, Sarah capì su chi si sarebbe abbattuta la punizione se non avesse fatto come le diceva.
Inciampò sull’orlo dell’abito mentre si avvicinava alla ragazza. «Senti... Non mi serve il tuo aiuto.»
«Sì, invece, Sarah Larker.»
«Cosa?» chiese Sarah incredula. «Conosci il mio vero nome?»
La giovane fece cenno di sì. «E molto altro. Frank mi ha detto che il re Victor ti ha scambiata per la principessa Gloria.»
«Frank? Accipicchia! L’hai incontrato! Dov’è? Qui vicino?»
«Lo sto aiutando. Al momento è nascosto nella foresta.»
«Allora sei venuta davvero ad aiutarmi con l’abito e altro?» Sarah le afferrò le mani, pervasa da una sensazione di sollievo. «Non so come ringraziarti.»
«Frank ha detto che ti sei sposata solo per ottenere l’anello.»
Con un enorme sorriso, Sarah le mostrò la mano. «Missione compiuta, cara.»
«Bene, quella è l’unica via di ritorno al vostro mondo, secondo la leggenda. Ora, sei pronta a scambiare il tuo posto col mio? Abbiamo più o meno la stessa taglia. Anche i capelli sono della stessa lunghezza e colore. Il tuo vero amore, Frank, ha detto che sarei passata per te senza problemi, ma dobbiamo essere caute.»
«Amore?» Scosse la testa e rise. «Frank non è il mio fidanzato.»
«Perché no? Sembra un bravo ragazzo. L’ho incontrato solo stamattina ma non riusciva a smettere di parlare di te.» La giovane sbottonò il didietro dell’abito di Sarah e si lamentò: «È difficile.»
«Perché sei così disposta ad aiutarci?» chiese tirando un enorme sospiro di sollievo quando l’ingombrante abito finì sul pavimento; era felice di poter tornare a respirare liberamente.
«Mio padre sta morendo e, se ti aiuto, Frank ha promesso di ottenere dei minerali che lo guariranno.» La giovane si sfilò in fretta l’abito molto meno costoso.
Sarah pensò che Frank fosse pazzo a fare una promessa tanto assurda, e quasi le dispiacque che la ragazza ci fosse cascata. «Cosa?»
«Esiste un’antica leggenda sui minerali aurei della vita. Dopo anni passati a cercarli per aiutare mio padre, ho finalmente scoperto il nascondiglio. Si dice che guariscano chiunque li ingoi, a prescindere dal malanno, ma solo il membro di una famiglia reale con un anello nuziale di rubino può vederli. Ho rivelato a Frank il posto segreto. Io aiuterò voi, ma voi dovrete aiutare me, come promessomi da Frank. Non c’è cosa che non farei per mio padre.»
Sarah detestava essere messa in una simile posizione, ma a quel punto non aveva altra scelta. «Fammi uscire da questo postaccio così che possa trovare mia sorella e ti darò tutto ciò che vuoi.» Sapeva che avrebbe dovuto trovare quei minerali per mantenere la promessa di Frank e provò la voglia di prenderlo a pugni in faccia, per quel motivo... e per essersi fatto passare per il suo “vero amore”. Non le andava a genio che scendesse a irragionevoli patti che avrebbero prolungato il loro soggiorno in quel mondo. E se questi minerali neanche esistessero? Non c’è tempo per queste cose. Una volta fuggita, il re mi farà cercare dappertutto. E lei voleva solo trovare sua sorella e andarsene da quella dannata dimensione o quale che fosse, quel posto. Nonostante lo sdegno per le sue pazze idee, Sarah avrebbe voluto l’amico accanto a sé. «Per caso sai perché Frank non è venuto di persona a questa festicciola di Halloween? Sarebbe stato un perfetto Robin Hood.»
La giovane si infilò a fatica il vaporoso abito da sposa. «Sarebbe stato troppo rischioso per lui avventurarsi nel castello.»
Sarah indossò a sua volta l’abito di pelle. «Non sono sicura che questo piano funzionerà. Io ho gli occhi marroni, tu li hai blu.»
«Non li noterà nessuno. Li terrò chiusi.»
«Cosa farai quando scopriranno che non sei me?» Sarah aveva una mezza idea e si chiese perché la ragazza rischiasse la vita; la capiva, però, perché anche lei avrebbe rischiato la vita senza esitazione per il proprio padre.
Per un breve istante, un’ombra attraversò il viso della ragazza. Poi lei fece spallucce. «Ho una parlantina fuori del comune.»
Dev’essere un’imbrogliona coi fiocchi. Sarah le legò le stringhe di pelle sul davanti. «Che cosa sai di questo re?»
«Soltanto che è uno degli Immortali, come tutti i membri di famiglie reali.»
Sarah fece un profondo respiro e rifletté su quelle strane parole, sembravano strappate a un giornale a fumetti. «È una diceria, giusto? Cioè, nel mio mondo, alcuni si proclamavano dèi, ma lo facevano solo per controllare il proprio popolo.»
«No, è verissimo.» La ragazza fece una smorfia. «Ahi! Pizzica. Possiamo sbrigarci?»
«Ci sto provando», rispose Sarah. «Hai idea di quanti bottoni e laccetti abbia questo vestito? Ti prego, dimmi qualcos’altro del re e... come ti chiami?»
«Il mio nome è Mia. Il re è uno degli Immortali più pericolosi. Nel nostro mondo lo temono in molti. Credo sarebbe meglio se ti allontanassi da lui quanto più possibile e non guardassi mai più indietro. Anche se adesso sarà molto difficile, visto che gli sei legata per l’eternità, o almeno così dice la leggenda.»
«Non credo di esserne convinta.» Sarah spinse e tirò i lacci del busto sull’abito fino a far strillare la giovane. «Ho notato un che di tenero in lui durante la cerimonia, soprattutto quando l’ho baciato.»
«L’hai baciato?» chiese Mia in tono sconvolto, rabbrividendo.
«Non intenzionalmente. Ho provato a scansarlo, ma senza successo.»
Mia scosse la testa. «Non va bene. Così hai rafforzato il legame. Ora sarà in grado di entrarti nella testa e controllarti.»
Sarah si accigliò. «Cosa? Sarà una novità nel tuo mondo misogino, ma io non mi faccio controllare da nessuno... e tu dovresti fare altrettanto.»
«L’ho raccontato a Frank, ma non mi crede.»
Sarah spinse la corona nelle mani della giovane. «Stai forse dando del testardo a Frank? Beh, non mi racconti niente di nuovo.»
Mia si sfilò gli spessi braccialetti di rame. «Mettiti questi. I servi devono indossarli per forza. Sai, il tuo amore, Frank, è un uomo meraviglioso. Si è prodigato molto per assicurarsi che questo salvataggio andasse a buon fine.» Fece per prendere una lunga sacca di pelle e s’immobilizzò brevemente. Poi si riscosse dal quell’istante di trance e si passò le mani sul materiale satinato dell’abito.
«Che succede?» Sarah le toccò una spalla, chiedendosi se la ragazza stesse pensando di tirarsi indietro. Di sicuro non l’avrebbe biasimata.
«Mi stava solo godendo i miei trenta secondi da regina e quest’abito di lusso, quando mi capiterà più di vederne uno? Mi detesto per ciò che sto per fare.» Mia sollevò la sacca di pelle e si versò un liquido rosso sul viso che le colò tutto sull’abito, macchiando il pavimento.
Per quanto detestasse l’idea di sposare re Victor, era un peccato vedere un tale splendore di abito rovinato dalla tinta rossa. «Che stai facendo?!» Sarah fissava inorridita. Aveva l’impressione di trovarsi sul set di Carrie, ma di John Travolta nemmeno l’ombra. Era abbastanza sicura che perfino Stephen King se la sarebbe data a gambe se fosse stato coinvolto in quell’imbroglio.
«Fingo semplicemente di essere morta. Tranquilla! È solo tinta rossa, e fa parte del piano. Dirò al re che tuo... cioè che il fratello di Gloria mi ha costretta a cambiarmi di abito, mi ha coperta di colore e poi mi ha colpito. Dobbiamo sconvolgerli e distrarli, oppure il nostro piano non funzionerà. Ti prego, Sarah, recita bene la parte della serva terrorizzata.»
Sarah si sistemò una ciocca di capelli sotto la retina di pelle. «Ricevuto. So fare l’isterica.»
«Un uomo di nome Jules, su un cavallo marrone, ti aspetta qui fuori.»
«Jules? Frank me ne ha parlato prima. Immagino di potermi fidare di lui...»
«Certo! Jules è l’amore della mia vita. Mio padre gli ha detto che aiutandoci in questa operazione avrebbe provato la sua lealtà verso la nostra famiglia, e come premio avrebbe ottenuto la mia mano in sposa. Questo, naturalmente, sarà anche il mio premio; adoro Jules e voglio passare la mia vita con lui, appena il mio amato padre sarà guarito. Il mio Jules ti accompagnerà a tre miglia da qui, dove il tuo amore, Frank, ti aspetta su un carro.»
«Quante volte devo ricordarti che lui non è il mio amore?»
Mia si distese sul pavimento e chiuse gli occhi. «Perdonalo, se puoi, Sarah Larker. La vita è troppo breve per tenere il muso lungo a chi ti ha cara nel cuore, come Frank. Qualunque uomo pronto a rischiare la sua vita per la tua merita un po’ di considerazione, non credi?»
Aveva ragione: Frank aveva più volte dato prova del suo valore. Non aveva senso restare ostaggio della rabbia, sapeva che era ora di lasciar correre e scusarsi. Al momento, però, c’erano problemi più seri da affrontare. Doveva produrre un’altra interpretazione degna di Oscar e non ricordava l’ultima volta che era passata da prigioniera a regina prima e serva poi nello stesso giorno. Era un’occasione irripetibile.
Si coprì il viso con le mani e corse fuori urlando. «Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Hanno aggredito la regina.» Sembrava in preda all’isteria, le lacrime le inondavano il viso. A un certo punto i polmoni si restrinsero, provocandole un bruciore indescrivibile, ma non le importava. Per rendere la scena autentica doveva esternare tutto il dolore e la paura.
Un soldato le afferrò un braccio. «Cos’è accaduto, ragazza?»
«Sta sanguinando! Un uomo – no, più un fantasma – è apparso dal nulla e...»
Il soldato si allontanò di scatto prima ancora che Sarah potesse finire quella spiegazione improvvisata.
Tutto si svolgeva come al rallentatore. Soldati che correvano verso la stanza, teste che si giravano, gente a bocca aperta, incredula, urla che rimbalzavano tutt’intorno. Ogni istinto la esortava a correre senza indugi. Si era appena girata per fuggire quando notò Victor fiondarsi nella sua direzione, il viso era distorto dal terrore. Come incollata al suolo, sentiva il cuore battere all’unisono con i passi di lui. Un terzo di lei provava rimorso per averlo ingannato a quel modo dopo i teneri baci che si erano scambiati, ma gli altri due terzi volevano tornare a vivere la vita di prima. Quello non era il suo mondo, non era la sua vita, e lei si rifiutava di farsi controllare da un tiranno qualunque, a prescindere dal fatto che fosse fico e baciasse bene. Mandò giù il nodo alla gola mentre lui le lanciava uno sguardo veloce, quei tormentati occhi blu le trafissero il cuore. Ma in fin dei conti che m’importa? Non c’è modo di alleviare la ferita di un’ascia. Dovrà essere uomo e basta. E poi mi conosce da meno di un giorno, anche se sono stata sua moglie. Calandosi nella parte della serva atterrita, si coprì il viso con le mani e singhiozzò.
Victor le passò accanto, spinse con forza la porta e lanciò un urlo lacerante. «Portatemi subito il guaritore!»
L’emozione nella voce la fece rabbrividire mentre si allontanava, con le mani strette al petto. Tra la folla di gente, direttamente nella stanza, riusciva a sentire la sua voce in maniera distinta. Si chiese quando aveva acquisito il potere dell’udito sovrumano.
«Salvaguardate il perimetro!» ordinò Victor. «Che nessuno entri o esca.»
«Sento il battito», disse un uomo. «È viva.»
«Grazie al cielo, ma c’è qualcosa che non quadra. Perché non provo il suo dolore? Avrei dovuto avvertirlo sin dall’inizio. Siamo legati, l’uno all’altra, dall’anello!»
«Forse gli effetti sono un po’ tardivi», suggerì qualcuno.
Provare il mio dolore? Sta parlando del dolore emotivo di costringermi a sposare uno sconosciuto? Sarah si impose di pensare all’azione e camminò veloce tra la folla di gente. Scappando via come Cenerentola a mezzanotte dopo il ballo, sperò di non perdere la scarpetta di cristallo, o meglio, di pelle. Si concentrò su come aprire una breccia, con gli occhi fissi sui piedi per non inciampare. Qualcosa le sfiorò la spalla, ma lei non si fermò. Qualcuno le strattonò un braccio, tirandola indietro, e lei trasalì, senza fiato.