10

Gli occhi di Sarah si aprirono a fatica. Attraverso un velo di nebbia, osservò la luce viva e le macchie brunastre sulle dita, poi d’un tratto ricordò: era stata colpita da una freccia... anzi due. Qualcuno le comprimeva il torace, rendendole la respirazione molto difficile. Il dolore le tormentava il petto e la spingeva fino al limite del sopportabile. Aprì la bocca per parlare, ma non uscì neanche un suono.

Una voce sibilò alla sua destra, troppo bassa per distinguerne le parole. Sarah girò la testa di scatto, sussultando quando l’improvvisa ondata di dolore l’assalì. «Cosa vuoi che faccia?!» urlò Jules. «Non sono un guaritore! Le hanno trapassato il cuore. Non ho mai visto nessuno sopravvivere a una ferita simile, neanche per poco.»

«Devi conoscere qualcuno che possa aiutarla», ripeté la prima voce.

I suoni le giungevano da tutte le parti. Voleva rispondere, ma le parole restavano in gola come paralizzate. Un dolce profumo di incenso le pervase le narici mentre un chiarore intenso le inondava il viso. Luce divina? Guardando in su, emise un gemito. Vetro colorato... soffitti a volta. Angeli dipinti? Sono già in paradiso o ci sto arrivando? La morte, se non altro, avrebbe messo fine al dolore che la trafiggeva, ma lei aveva ancora tante cose da fare. La mia vita non può finire adesso... non così.

L’immagine di un cherubino paffuto catturò la sua attenzione. Forse mi trovo in una galleria d’arte rinascimentale. Studiò meglio il soffitto, che poggiava su sei altissime colonne tuscaniche. Bella architettura. Dalla volta pendevano imponenti candelabri tondi di ferro; cercando di darsi risposte, fissò lo sguardo sulle fiamme tremolanti. Attraverso una moltitudine di vetrate istoriate, la luce dall’esterno regalava uno splendente mosaico di colori vivaci che il sole faceva scintillare e fiammeggiare. Doveva trovarsi in una specie di chiesa.

«Sarah», la chiamò la prima voce.

Lei girò la testa, osservando le sagome indistinte. Poi la vista si acuì e fu in grado di riconoscere Frank.

Lui si avvicinò finché il naso non le sfiorò quasi il viso. «Ti porteremo via di qui... viva.»

«Non fare promesse che non sei sicuro di poter mantenere», disse Jules in tono concreto.

Frank si ritirò, esitante. «Ho estratto le frecce.»

«Sì, ma perde ancora troppo sangue», rispose l’altro.

Sarah avrebbe voluto fargli notare che riusciva a sentire tutto ciò che si dicevano, ma per qualche ragione non si rendeva conto che parlavano di lei. Non è possibile. Di certo non sono io, quella ferita e inzuppata di sangue. Ha detto che una freccia mi ha trapassato... il cuore?

«Manda a chiamare un guaritore e cerca di trovarmi un antisettico... sai cosa intendo, qualcosa ad alto contenuto alcolico», disse Frank.

«Vuoi bere mentre la tua donna muore?»

«Beh, un bicchiere di roba forte mi ci vorrebbe proprio, adesso, ma mi serve per sterilizzare la ferita.»  La voce di Frank risuonò nell’ampia stanza, tagliando il silenzio come un coltello; saltò in piedi e si guardò intorno. Cercava del buon whisky, ma non l’avrebbe trovato lì. «Nei vecchi film funziona sempre quando versano liquore di contrabbando su una ferita da proiettile», continuò.

«Film?» chiese Jules. «Proiettili?»

Frank lo congedò con un gesto della mano. «Non importa», disse. «Ti prego, adesso vai. La vita di Sarah è in pericolo.»

«Danno per scontato che uno di noi vada a cercare aiuto. Il cottage del guaritore sarà circondato da guardie.»

«Ci andrò io stesso, allora», disse Frank in tono imperioso.

«Sei impazzito? Forse una freccia ti ha colpito in testa.»

«Dimmi dove andare. Ti prego, Jules. Non posso semplicemente starmene qui a guardarla morire. E se fosse stata Mia?»

Sarah gemette. «Shakespeare sarebbe orgoglioso», disse.

«Uh?» Frank si inginocchiò e le afferrò una mano.

«Già. Meglio che in Romeo e Giulietta», rispose lei, con un sorriso sbilenco.

«Sarah, mi senti?»

«Per caso la tipa della taverna ha preparato un sacchetto con i resti del pranzo?» sussurrò. «Non aveva finito l’anatra.»

Sorridendo, Frank le accarezzò il viso. «Ciao, Bella Addormentata. Bentornata nella terra dei vivi.»

«Frank...» Scrutò gli occhi castani di lui. «Dove... dove siamo? Non può essere il paradiso. Mai e poi mai ti lascerebbero varcare le porte.»

Lui rise, felice di sentire la sua voce, nonostante la bonaria presa in giro. «Siamo in una cappella. Jules ha un amico prete.»

Sarah era distesa su una superficie dura, un banco di legno. Gemette e provò a muovere gli arti doloranti. «Avresti almeno potuto cercare un tappeto o qualcos’altro da mettere sotto. Il dolore alla schiena mi sta uccidendo.» Spingendosi sui gomiti, si sedette e notò che la stanza era illuminata dalle centinaia di candele sul davanti della chiesa, poste con molta cura intorno a un altare di legno decorato con un panno bianco e oro. La mano andò dritta agli stracci che Frank aveva usato per esercitare pressione sulla ferita. «Dovrei essere... morta.» Si alzò in tutta fretta e gli stracci insanguinati caddero sul pavimento. Si tirò giù il mantello imbevuto di sangue e fissò la ferita che andava sempre più rimpicciolendosi, fino a scomparire proprio davanti ai suoi occhi. «Che accidenti...?» imprecò Sarah tra un respiro mozzo e l’altro.  «Che sta succedendo? La ferita non c’è più... niente rossore, niente dolore e neanche una cicatrice.»

Frank le passò una mano sulla pelle ormai liscia e non più lacerata. «Com’è possibile?»

Jules guardò Frank, spalancando gli occhi per lo shock. «È vero. È un’Immortale! È una di loro.»

«Cosa?» disse Frank con evidente stupore. «Perché ha indossato quel suo anello da distributore automatico di gomme da masticare?»

«Non capisco. Perché?» chiese Sarah in tono confuso. «È soltanto un anello.»

Jules le sollevò la mano sinistra, osservandola da vicino. «Questo non è un gioiello qualunque. È un potente anello antico, vecchio di migliaia di anni, e chiaramente ha il potere di trasformare una persona in un essere immortale.»

Sarah fu percorsa da un brivido di paura. «Toglietemelo immediatamente! Trovate del grasso o del burro, qualunque cosa!» Tirò con tutte le forze, provando un dolore atroce. «Quel cavaliere... ha detto che uccidendomi avrebbero fermato il male. Che cavolo voleva dire? Credono sia un demonio o che so io?»

«Non lo so, ma sono sicuro che si sbagliano. Anche se ti conosco da poco, so che non sei malvagia.» Jules le toccò la spalla. «Basta, Sarah. Non riusciresti a sfilarti quell’anello neanche con quintali di lubrificante.»

«Io non volevo una cosa del genere.» Sarah si lanciò tra le braccia di Frank, che la tenne stretta. «Perché Victor non mi ha avvertita che sarei diventata un fenomeno da baraccone? Anche se immagino di dovergli essere grata. Senza questo anello, sarei morta ormai.»

«Non sa che sei un’umana», rispose Frank.

E lei non aveva idea che Victor fosse immortale, proprio come in qualche scena assurda tratta da Highlander. D’accordo, lui non va in giro a gridare: ‘Ne resterà solo uno!’ o cose simili, ma forse avrei dovuto prestare maggiore attenzione ai segnali. I sensi si erano acutizzati, ma Sarah aveva immaginato che l’anello avesse qualche strana proprietà magica. Mai e poi mai si sarebbe aspettata di diventare un’Immortale. «Io... io non ci capisco niente.»

Frank le passò una mano tra i capelli. «Lo scopriremo insieme, te lo prometto. Riusciremo a trovare il modo di annullare l’incantesimo dell’anello, Sarah. Dev’esserci un modo. Ma prima, dobbiamo scoprire perché ce l’hanno tutti con noi.» Guardò Jules. «Perché gli uomini di re William vogliono uccidere Sarah?»

Lui increspò la fronte. «Non lo so. Forse sono arrabbiati con noi per aver portato la moglie di Victor nel loro territorio.»

«No, non è così. Non è a noi che hanno mirato», disse Frank. «Era Sarah, il bersaglio, e volevano fare centro a tutti i costi.»

Jules scosse la testa. «Detestano Victor, e non ho dubbi che detestino anche sua moglie.»

«Dev’essere per questo che Victor ci aveva avvertito di non entrare a Dornia... nel territorio nemico. Avete un buon programma di protezione dei testimoni qui?» scherzò lei con scarso entusiasmo.

Jules inarcò un sopracciglio.

Sarah fece un cenno con la mano. «Non importa. Senti, re William è arrabbiato perché mi sono spacciata per sua figlia, la principessa Gloria. In altre parole, furto di identità. Forse, in qualche modo, le ho danneggiato il nome, perciò pensano che io sia malvagia.»

Crac! Dall’esterno giunse il rumore di un ramo spezzato.

Frank si alzò in piedi e fece segno agli altri due di restare in silenzio. Quando nulla si mosse, si avvicinò, sussurrando: «Ci serve un piano d’azione. Troviamo Liz... alla svelta.»

«Ma come?» chiese Sarah. «Ce li abbiamo tutti dietro. Sono ricercata da due re.»

«E potrebbe esserci anche qualcun altro», disse Jules con un sospiro. «Sarah è stata trasformata in Immortale senza il permesso della Corte Cardasiana. Appena l’avranno scoperto metteranno qualcuno sulle nostre tracce, se non l’hanno già fatto.»

«Stai scherzando!» strillò Sarah, colpendosi la fronte con una mano.

«La Corte Cardasiana ha le proprie leggi e i propri processi», disse Jules.

«Per caso Victor è nei guai con la Corte per avermi trasformata in Immortale?» chiese Sarah. «Forse è per questo che mi insegue.»

«Per vendicarsi?» Jules scosse la testa. «Come potrebbe essere nei guai? Non ti ha sposato intenzionalmente a loro insaputa, pensava fossi una principessa immortale. Non ha alcuna colpa. I Cardasiani sono inclini a forme di giustizia rapida, ma accetteranno la sua innocenza. Sono molto saggi.»

«Allora grida vendetta solo perché lo abbiamo imbrogliato e ridicolizzato.» Sarah fece un respiro tremulo, con le spalle cascanti. «Può andare peggio di così? È come essere inseguiti contemporaneamente da FBI, polizia e mafia italiana.»

«Parli per esperienza diretta?» ridacchiò Frank.

Sarah gli diede uno schiaffetto dietro la testa.

Lui fece spallucce. «Beh? Se non altro qui non servono i giubbotti antiproiettile. Si dice che siano ancora più difficili delle armi stesse da trovare.»

Lei lo colpì di nuovo. «Concentrati, Frank.»

«Immagino che gli Immortali della Corte Cardasiana ti farebbero un processo rapido e poi ti ucciderebbero», disse Jules. «Gli uomini di re William, come ormai sappiamo, ti ucciderebbero senza neanche pensarci. Per quanto riguarda re Victor, non conosco le sue intenzioni, ma potrebbe essere il minore dei mali. Con lui forse te la caveresti... soprattutto se ti arrendi e la smetti di fuggire.»

Sarah roteò gli occhi. «Che dire? Sono sopraffatta dalle splendide alternative! Vediamo... tribunale e probabile morte, morte sicura e figli a volontà con un re che conosco appena. Una migliore dell’altra.»

«Prova a guardare le cose da una prospettiva diversa, Sarah. Prima non sei morta. Se anche provassero a ucciderti, potresti sempre spuntarla con l’aiuto dell’anello», disse Frank.

Sarah gemette. «Splendido. Ho sempre voluto sapere come ci si sente da zombi.»

«Allora il mio consiglio è di tentare la sorte con Victor», disse Jules in tono sommesso.

Lei lo guardò in cagnesco. Tentare la sorte con Victor? Ricordava fin troppo bene quegli occhi pericolosi che mandavano lampi mentre l’avvertiva di non scappare. Ricordava anche il modo in cui le aveva afferrato il polso minacciandola di farle pagare a caro prezzo un eventuale tentativo di fuga. Un brivido le corse lungo la schiena. «Assolutamente no! Non so come né perché, ma riesco a sentire la sua rabbia e l’amarezza per il tradimento. Vuole vendetta, e ha un’immagine da salvaguardare.»

Jules le toccò lievemente una spalla. «Forse ti risparmierà. Sei sua moglie... e un’Immortale.»

«Già, grazie per avermelo ricordato», ritorse Sarah.

«Re Victor ha il potere di persuadere la Corte Cardasiana a perdonarti, soprattutto se succede a re Taggert dopo la sua imminente morte. Allora sarà nella posizione perfetta per salvarti la vita. Tuo marito è uno degli uomini più potenti della sua cerchia, è temuto da tutti. Potrebbe essere la soluzione migliore per sopravvivere.»

Sarah si girò con un fremito. «Se non mi uccide appena mi vede.»

«Possono uccidere un altro Immortale?» chiese Frank.

Lei lo colpì nelle costole, seccata. «Sembra quasi io sia una specie di virus.»

«Dico solo per dire...» rispose lui, schivando con successo un altro colpo. «Ti dispiacerebbe usare meno forza? Non mi piacciono i lividi. Anch’io ho una reputazione da difendere, sai? E farmi picchiare da una donna non mi aiuterebbe.»

«Ti ho toccato appena...»

Lui sollevò un sopracciglio. «Allora tutto il tempo in palestra inizia a dare frutti.»

«Penso soltanto al bene di Sarah», disse Jules. «Certo, tu la perderai, ma almeno resterà in vita», aggiunse rivolto a Frank.

«Vita? Sotto il giogo di un tiranno in una sorta di mondo medievale? Che razza di vita sarebbe? No. Sarah merita di meglio, e io ho promesso di portarla via da qui.»

«Come dicevo, lei vivrà, e anche tu.»

«Dopo avergli rubato la moglie la prima notte di nozze?»

«Forse non sa neanche che sei coinvolto nel salvataggio di Sarah», disse Jules. «Victor è la sua unica possibilità. Per tirarla fuori da questo pasticcio che tu hai creato, vale la pena di correre il rischio.»

Frank scosse deciso la testa. «No e poi no. Non me ne starò in disparte a guardarla rimettersi alla mercé di uno psicopatico rompip...»

«Frank!» lo richiamò Sarah, stanca di sentirli parlare di sé come se non fosse presente.

«Basta così.»

Gli rivolse un’occhiata colma di gratitudine. Pur non essendo affar suo, Sarah apprezzava la determinatezza di Frank nel volerla tenere al sicuro, come se davvero il suo benessere gli stesse a cuore. «Non credo che il re mi voglia indietro. Devo averlo chiamato Vic una volta di troppo», disse lei. «Lo detesta. Dubito sarebbe incline al perdono o impaziente di sperimentare la felicità coniugale con una che ha già minacciato di uccidere.»

«Vic? L’hai chiamato così e respiri ancora? Devi avere un angelo custode straordinario.» Jules era incredulo.

Sarah fece un sorrisino furbo. «Direi che è stato perché le mie tette erano più fuori che dentro l’abito nuziale. Ma non potrebbero eliminarli quei corsetti?»

Le guance di Jules avvamparono e lui si schiarì la gola, indicando l’imminente cambio di argomento. «Potresti usare la tua, ehm, influenza da regina per raggiungere un accordo che riporti Frank sano e salvo a casa... nel suo mondo.»

«Nessun accordo. Frank e io possiamo tornarcene a casa da soli.»

«Pensi che gli Immortali del Consiglio Cardasiano si arrenderanno facilmente? Che non vi seguiranno attraverso il portale e non vi scoveranno ovunque siate?» chiese Jules. «Non hai idea di quanto brutali e spietati possano essere, e per di più non prendono inganno e tradimento alla leggera... né tanto meno il furto dei loro oggetti magici.»

Le sopracciglia di Frank si sollevarono esprimendo incredulità. «Come no. Forse con  qualche dispositivo di localizzazione, ma sono abbastanza sicuro che quel gingillo da quattro soldi non sia munito di GPS.»

A Sarah non sfuggirono l’espressione seria sul volto di Jules e l’intensità delle sue parole. «Non lo sappiamo per certo, Frank. Forse sono marcata, come un animale selvaggio.»

«Non importa», rispose lui. «Ho mille risorse per batterli.»

«Senza il loro benestare, non sarete mai più al sicuro.» Jules si alzò e si sistemò il mantello, sollevandosi il cappuccio come per prepararsi a partire. «Non potete più farcela da soli.»

«Sì che possiamo», disse Frank. «A te è stato insegnato a temerli, ma a noi no. Ci batteremo fino all’ultimo.»

«Se restate di quell’avviso, finirete col farvi uccidere. Sarah non sa neanche come usare i propri poteri. È una neonata contro Immortali esperti e ultracentenari. Quanto pensi che sopravvivreste là fuori, brancolanti nell’oscurità e totalmente ignari del paesaggio o delle insidie che vi attendono?»

Lo stomaco di Sarah si strinse in una morsa. Lei non sapeva assolutamente nulla, ma era sicura che con Frank sarebbero riusciti a capirci qualcosa. Dopotutto erano entrambi investigatori, sebbene prima di allora non avrebbe gradito paragoni con lui. «So che siamo nei guai fino al collo, ma credo che ce la caveremo.»

Lo sguardo di Jules si ridusse a una fessura. «Stai annegando, Sarah. Ti serve l’aiuto di un altro Immortale, di qualcuno che possa guidarti. Torna da tuo marito e gettati fra le sue braccia. Rimettiti alla sua misericordia e implora il perdono. Ormai Victor è l’unico in grado di aiutarti.»

«Non tornerà da lui, Jules, e non voglio più sentirtelo ripetere!» urlò Frank.

«Se torno da lui, tutto quello che abbiamo sofferto per fuggire sarà stato invano», concluse Sarah.

«E allora? Almeno continuerai a vivere. Non hai mai pensato che forse, una volta scoperta la tua vera identità, avrebbe annullato il matrimonio e ti avrebbe lasciata andare?» chiese Jules stizzito.

Sarah sapeva che Victor non l’avrebbe mai lasciata andare tanto facilmente. «Non succederebbe. Si sente legato a me perché...»

Frank la guardò dritto negli occhi. «C’è qualcosa che non mi hai detto?»

«Hai giaciuto con lui?» chiese Jules, strabuzzando gli occhi. «Non voglio mancarti di rispetto, ma se l’avessi fatto avresti completato il processo di unione eterna, che è indissolubile.»

«Dormito con lui?» Le guance di Sarah si fecero di brace. Un pensierino ce l’aveva fatto, eccome. «No! Certo che no! Per chi mi prendi?»

Frank afferrò Jules per un braccio. «Sarah non è quel tipo di persona. Si è limitata a baciarlo durante la cerimonia, e solo perché recitava la parte della moglie felice.»

«Ha visioni, che le trasmette lui», disse Jules. «Non accadrebbe mai se il legame non si fosse formato, e questo richiederebbe ben più di una bacetto sulle labbra.» Lanciò un’occhiata a Sarah. «Ti sei concessa a tuo marito prima di fuggire?»

«No, assolutamente no... e piantala di riferirti a lui come a mio marito!» replicò Sarah.

Frank spinse Jules contro il muro e con gli occhi che lanciavano dardi sibilò: «Sta’ a sentire, amico, cominci a starmi davvero antipatico. Per che genere di donna la prendi? Non lo toccherebbe mai, uno come lui. Hai capito?»

«Forse non di spontanea volontà, ma potrebbe essere stata indotta» sussurrò Jules, spingendo Frank a sua volta. «Victor è un uomo molto potente e persuasivo, e noi non avremmo mai dovuto lasciarla in quella prigione ad affrontarlo da sola. È stato un piano idiota!»

Sarah annuì con energia. «Ha ragione Frank, Jules. Non è successo niente del genere. Lo giuro! Ci siamo scambiati le promesse, l’ho baciato, e alla prima occasione sono fuggita. È stata tutta una farsa.» Non credeva fosse il momento opportuno di aggiungere particolari sull’intensità del bacio e l’indice di gradimento da parte sua.

«Torno presto», disse Jules, dirigendosi verso l’uscita.

«Ammettilo, Jules», rincarò Frank, seguendolo. «Non condividi ciò che abbiamo fatto... o meglio... che ho fatto. È stata un’idea tutta mia, e ti fa solo rabbia che l’idiota, come mi hai chiamato, abbia trascinato Sarah e Mia in questa storia del matrimonio.»

Jules lo fulminò con lo sguardo. «Hai proprio ragione. Come ho detto, è stato un piano idiota, e ha esposto la mia fidanzata e la tua Sarah a più pericolo del necessario.» Fece un profondo respiro, quindi proseguì: «Tutto questo si sarebbe potuto evitare! Io e i miei amici abbiamo rischiato la vita quando ti abbiamo accompagnato alla prigione per salvare Sarah, e sei per caso tornato con lei?» Diede uno spintone a Frank e indicò Sarah. «No! L’hai abbandonata al suo destino. Incredibile.»

Sarah si rese conto in quell’istante che, in effetti, Jules era rimasto di guardia e aveva fischiato. «Ragazzi, smettetela!» Guardò Jules con intensità. «Non è colpa sua», disse. «Frank mi ha offerto una via d’uscita, e io l’ho rifiutata.»

«Solo perché non te l’ha permesso!» si alterò Jules puntando un dito accusatore verso Frank e guardandolo con disprezzo. «Ti ha riempito la testa di storie sull’anello, la chiave di ritorno al vostro mondo. Se fossi venuta via con noi allora, adesso saresti già fuori da tutti i problemi, e la mia fidanzata sarebbe al mio fianco invece che in pena o in pericolo!»

«E sarei bloccata in questo mondo per sempre!» ribatté lei.

«Non abbiamo più bisogno di te, Jules», disse Frank.

«Spero tu sappia che il tuo cosiddetto “piano geniale” ha rovinato la vita di Sarah. Penso sia tu ad avere bisogno di più sale nella testa.»

Frank fece un passo minaccioso in avanti, con le guance infuocate di rabbia. «Vattene! Non abbiamo bisogno di te.»

Sarah gli afferrò un braccio. «Calmiamoci tutti. Un po’ di tregua.»

«Vado a cercare il mio amico», disse Jules, aprendo la porta.

No, no... è impazzito? I cavalieri lo hanno visto in faccia nella taverna. Sanno che è nostro complice. Sarah gli tirò un braccio. «Non è sicuro là fuori», disse con occhi imploranti.

«Non è sicuro neanche qui dentro.» Jules lanciò uno sguardo truce a Frank e uscì, sbattendosi con forza la porta alle spalle. Quell’azione produsse un rumore forte e sinistro, in netta contrapposizione con la moltitudine di simboli angelici e di cherubini che ornavano la porta.

«Idiota! Come hai potuto allontanare l’unico amico che abbiamo in questo orribile posto?» Si voltò verso Frank, sfidandolo a uno scontro rimandato ormai troppo a lungo. Sin dall’inizio si era mostrata contraria al suo piano di darla in sposa a Victor, e lui l’aveva convinta, proprio come aveva detto Jules.

Frank l’abbracciò forte, stringendosela contro l’ampio torace. «Mi dispiace, Sarah» le sussurrò all’orecchio, «ma il pensiero di rispedirti da quel malato di mente mi manda in bestia. Troveremo qualcos’altro. Te lo prometto.»

Lei gli si rannicchiò contro, inspirando il profumo virile della sua pelle e provando benessere, anche solo per un istante. Sospirò, impaziente di dimenticare la propria incredulità e fidarsi di lui, una volta tanto. «Lo so, caro. Ma cerca di mantenere la calma. I tuoi accessi di rabbia non aiutano i miei nervi.»

«Insomma, cosa hai fatto esattamente per rafforzare questa specie di legame con quella sottospecie di marito?» chiese Frank. «Scusa, ma devo proprio sapere.»

Sollevò lo sguardo su di lui, pronta a confessare tutto. «L’ho baciato.»

Frank socchiuse gli occhi. «Sì. L’hai già detto.»

«No, intendo... l’ho baciato sul serio... cioè, tanto.» Sentì che il rossore delle guance la tradiva. Era senza fiato, ma non per la vergogna. Per qualche ragione, il bacio di Victor le era rimasto impresso, troppo, ed era un ricordo tutt’altro che spiacevole.

Frank la guardò di traverso. «Che ne è stato del presunto bacetto?»

È geloso? Lo osservò da vicino, notando il solco nella fronte e le linee dure agli angoli della bocca. «È stato... più un serio scambio di effusioni, ecco, ma non siamo andati troppo oltre. Te lo giuro! E poi, è successo solo perché mi ha sedotta con quei suoi occhi blu, e credo...»

Frank la spinse via da sé. «Volevo soltanto la verità. Pensi che abbia voglia di ascoltare i particolari? E come hai potuto permettergli di baciarti a fondo?» Fece un gesto di ribrezzo, per rincarare la dose.

Lei sollevò le spalle, ma sentì la rabbia montarle dentro. Come osa mettermi alle corde per farmi sentire colpevole? «È successo, Frank. Non gli sono saltata addosso appena il prete ci ha dichiarati marito e moglie. È stato più il contrario. E quando ho ceduto, restituendogli il bacio, devo aver innescato il maledetto anello, immagino. Si è trattato davvero di un piccolo incidente.»

«Insomma, ti ha assalita?»

«Ha semplicemente colto l’attimo.»

«E tu ci sei stata perché ti piaceva?» Gemette. «Non ci posso credere. So che non stiamo insieme, però... Sei molto attratta da lui, è così?» 

«Quale donna non lo sarebbe?»

«Certo, con ‘quei suoi occhi blu’», la schernì lui. «Santa pazienza, Sarah, non avrei mai creduto che avresti baciato quello scemo. Vuoi restare con lui, essere la sua regina o che so io?»

«Frank, lui non è il mio tipo. Sai bene quanto me che non starei mai con uno che voglia controllarmi.» Gli afferrò le mani. «E poi sono qui con te, no?»

«Già», rispose Frank, senza troppa convinzione.