11

Jules ritornò ma non volle parlare con nessuno dei due e Sarah non insistette, meglio lasciargli il tempo di raffreddarsi.

Poco dopo, al di là della porta, si udì un rumore di passi; lei trattenne il fiato e fece segno a Frank di restare in silenzio. La mano di Jules corse al pugnale legato intorno alla vita. Non aveva idea di cosa avrebbe fatto l’amico contro un intero esercito, ma era il pensiero che contava. Se non altro dimostrava che non sarebbe scappato alla prima occasione, voltandogli le spalle e lasciandoli al proprio destino.

I passi si fermarono davanti alla porta, originando un silenzio strano e misterioso. Sarah riuscì a malapena a staccare gli occhi dall’ingresso per lanciare uno sguardo interrogativo a Frank. Accigliato, teneva le spalle tese, i muscoli che guizzavano sotto le maniche corte le dicevano che era pronto a battersi per la propria vita... e per la sua. Anche lei era pronta. Decise che li avrebbe supplicati ma, se necessario, se la sarebbe cavata a forza di pugni, urla, tirate di capelli e calci ben assestati nei posti più sensibili, sempre che le armature non li coprissero per intero.

La maniglia si mosse lentamente e il suono dei vecchi cardini ruppe il silenzio della cappella. Sarah serrò i pugni e fece un cenno d’intesa  a Frank. Non appena la porta si spalancò, saltò come un gatto, pronta a farsi strada a suon di graffi, ma si fermò a pochi centimetri dalla faccia di un vecchio canuto con capelli radi e barba bianca.

«Salve, padre», disse Jules in tono calmo.

Il prete lo abbracciò forte. «Che bello rivederti, figliolo. Thomas mi ha detto che eri qui e ti trovavi in una grave situazione.»

«Sarei venuto io stesso, ma ho avuto da fare», rispose Jules con un sorriso. «Questi sono i miei amici, Sarah e Frank.»

«Salve», disse il prete sorridente. «Benvenuta, mia regina. Io sono padre Haster, prete di questo luogo sacro.» Indossava un abito da monaco con cappuccio e cordone a mo’ di cintura.

Sarah scrutò oltre le spalle dell’uomo per accertarsi che non si trattasse di un inganno e che fuori non ci fosse nessuno in agguato. Il sentiero a ciottoli sembrava deserto, i boschi a destra e a sinistra assolutamente calmi.

Il prete seguì quello sguardo e ruppe il silenzio: «Aspettavate qualcun altro?» chiese, attirando la sua attenzione.

«È un piacere fare la vostra conoscenza, padre, e siamo davvero lieti di vedere lei piuttosto che qualcun altro», disse Frank stringendo la mano del vecchio in una morsa tale da sbiancargli le nocche.

«Lo stai uccidendo», sussurrò Sarah.

Frank le rivolse un’occhiata interrogativa e lei indicò la mano, che lui lasciò andare immediatamente, con un sorriso. «Non è colpa mia se ho la costituzione di un bue.»

Lei ridacchiò. «Qualcosa di bovino ce l’hai senz’altro... odore e cervello», scherzò. «Padre», disse con un inchino, «è un onore conoscervi.»

Il prete le toccò la fronte con un dito ruvido come carta vetrata e le fece segno di addrizzarsi. «Non potete andare via prima di domani, figliola. Hanno tutti l’ordine di giustiziarvi a vista. È la prima volta che vedo re William agire in questo modo nei confronti di qualcuno. Inviare le sue truppe a uccidere una donna inerme è del tutto immotivato. Jules mi ha messo al corrente dei vostri problemi, e io sono più che lieto di offrirvi asilo.»

Naturalmente non sa che me la sono spassata con Victor, immaginò. Fece un sorriso affettato. «Jules è un ragazzo così disponibile... e molto comprensivo.»

Quello annuì, senza però cogliere l’allusione.

«Sì, ha sempre aiutato i bisognosi», disse il prete, «e mi piace pensare che abbia seguito il mio esempio.»

Sarah gli strinse la mano con vigore. «Bene, padre, è davvero un immenso piacere, e grazie per la vostra bontà.» Poi, con aria imbarazzata, disse sarcastica: «Forse non avrei dovuto sostituirmi alla principessa Gloria. Nel nostro mondo, quel ruolo mi avrebbe fruttato un Oscar ma, qui, la mia ricompensa sarebbe la pena di morte. Se posso chiederglielo, padre, che genere di esecuzione è prevista per un reato come il mio?»

Il prete guardò altrove e sussurrò: «Decapitazione.»

E dire che finora ho pensato di perdere la testa, ma non in senso letterale! Sarah espirò, rendendosi conto solo allora di aver trattenuto il fiato. «Allora sarà meglio calmarsi e tenere la testa sulle spalle.»

Frank le cinse i fianchi con un braccio, costringendola a guardarlo. «La tua vita non è una barzelletta, Sarah.»

«È mia e la gestisco come mi pare», sibilò lei di rimando. «Ricordi cosa ti ho detto a proposito dei dominatori?»

«Come vuoi tu.» Fece spallucce e la lasciò andare, girandosi verso il prete, ma era ovvio che non avesse gradito la sua reazione.

Peggio per lui, pensò Sarah. Ne ho abbastanza di sentirmi dire come e cosa fare. Era arrivato il momento di essere se stessa e sdrammatizzare gli eventi, perché fingere immunità a qualsiasi male era una strategia decisamente migliore che aspettarsi il peggio e lasciarsi sprofondare in un abisso di preoccupazione e depressione.

«Benché Sarah si rifiuti di ammetterlo», disse Frank con un’occhiata truce, «secondo me abbiamo bisogno di proteggerci. Avete delle armi da prestarci? Non è che per caso vi trovereste una mitraglietta in più, padre?»

«Non so cosa sia una mitraglietta ma... armi in una chiesa?» sbuffò Jules. «Che ti aspetti? Crocifissi e acqua santa?»

«Beh, considerato che abbiamo a che fare con degli immortali, perché no», rispose Frank.

Sarah lo guardò, tutt’altro che divertita dalle battute dopo il rimprovero di poco prima per averne fatte di sue. «Una mitraglietta, Frank? Sul serio? Non essere idiota. Pensa in termini di spade, Jules... o anche un pugnale.»

«Le hai viste, le armature? Che ci vorresti fare con un pugnale, dolcezza?» chiese Frank. «Sbucciargli una mela e avvelenarli?» Il suo atteggiamento arrogante e superiore iniziava pian piano a irritarla.

«Hai un’idea migliore? E farai meglio a non ricominciare con l’arsenale di Rambo o giuro che ti do in pasto io stessa al primo drago che trovo.»

Il prete alzò una mano a interrompere quello scambio di battute, che si stava trasformando in un battibecco. «Basta così! Non ci sarà violenza nella casa di Dio.»

«A me sta bene », disse Sarah. «Ma l’esercito là fuori che ne pensa?»

Frank annuì in accordo, una volta tanto. «Già. Provate a ricordare il significato di pace e benevolenza ai signori di Tastia e Dornia, perché per adesso siamo spacciati. A meno che ci passate una spada o due, non abbiamo nulla con cui difenderci.»

Il prete scosse la testa e girò sui talloni, uscendo dalla stanza senza guardarsi alle spalle.

Jules gli corse dietro. «Padre, vi serve aiuto?»

Sarah assestò una gomitata nelle costole di Frank. «Guarda cos’hai combinato! Hai fatto incavolare il prete.»

«Che ho fatto?» sibilò Frank.

«Lo sai benissimo. Piantala di fare incazzare tutti quanti, va bene?» Abbiamo già un bell’elenco di persone inviperite con noi. Non vorrai aggiungerci anche il clero, mi auguro. Ricordati della caccia alle streghe e tutta quella roba lì.»

«Insomma.» Lui sbuffò e si passò una mano sul viso, arrabbiato. «Ogni soldato là fuori sta cercando di ucciderti e tu pensi che io mi stia comportando da paranoico?»

«Nossignore. Solo da irrazionale e negativo.»

«Ho chiesto a Jules di prendere il resto delle borse e portarle nel mio alloggio sul retro.» La voce del prete li fece voltare entrambi. «E questo è per voi.»

Lo sguardo di Sarah si posò sulla collanina con un cuore d’argento che lui le tendeva. Per un istante fu come paralizzata. Gli occhi si velarono di lacrime mentre sollevava un dito e lo passava sul medaglione. Lo aprì con mani tremanti e vide la foto di Liz... di loro due insieme, fianco a fianco, felici e in buona salute come sempre. Perché mai qualcun altro in questo mondo avrebbe il medaglione di Liz? Lei non se ne sarebbe mai separata. A meno che... Sarah scosse la testa in atteggiamento di sfida. No! Non può essere! Liz dev’essere per forza viva e vegeta. Deve, dopo tutto quello che abbiamo sopportato per trovarla!

Frank sbuffò. «E con questo cosa ci dovremmo fare? Strozzarli o fargli una proposta di matrimonio? »

«Chiudi il becco, Frank!» urlò Sarah, lanciandogli un’occhiata letale. «L’ho comperato per mia sorella il Natale prima che scomparisse», sussurrò fissando il prete. «Come avete... dove lo avete trovato?» chiese, quasi impaurita dalla risposta.

Il prete si avvicinò e le prese le mani tra le sue. «Figliola mia, Jules vi ha portata qui per una ragione. Mi ha detto che cercate vostra sorella.»

Frank scrutò la foto oltre la spalla di Sarah. «Sì. È svanita dieci anni fa, e nessuno sa cosa le sia successo.»

«Ho incontrato una ragazza di nome Elizabeth Larker quando aveva quindici anni», disse il prete.

Sarah lo fissò, incapace per un attimo di comprendere perché lui evitasse il suo sguardo. Il cuore prese a palpitare forte contro la gabbia toracica, minacciando di saltarle fuori dalla gola. «Oh, no! Ditemi che non è...» La voce era fievole e bassa, così bassa che Sarah dubitava l’avessero sentita. Qualcuno che non voleva ucciderla aveva incontrato Liz, e lei stava finalmente facendo progressi, ma qualcosa non quadrava. Incrociò lo sguardo di Frank, con la bocca aperta per lo stupore. «Questo prova senz’ombra di dubbio che Liz ha attraversato il portale.»

«Non farlo, Sarah», la pregò Frank.

«Cosa? Perché?» Lo guardò dritto negli occhi scuri e assorti e vi trovò quello che aveva sempre cercato di controllare: la speranza che, in qualche modo, Liz fosse ancora viva e vegeta.

«Non voglio tu rimanga delusa, tutto qui. Non potrei sopportare di vederti soffrire.»

Aveva ragione, ma lei non poteva farne a meno... non fino a quando non fosse stata smentita.

Il prete sorrise e la pelle intorno agli occhi si trasformò in una ragnatela di rughe. «Elizabeth vi somiglia davvero tanto, mia cara.»

«Lo sapevo che era viva!» Sarah gli strinse la mano, lottando contro l’istinto di abbracciarlo forte, il che, ne era piuttosto sicura, non sarebbe stato opportuno. «Non ho creduto neanche per un istante che fosse morta. Dov’è? Quando possiamo andare da lei? Come la trovo, e...»

«È stata qui soltanto per un anno, temo. Durante quel periodo, ho provato ad aiutarla a superare il dolore della nuova vita in questo mondo, ma non si è mai abituata. Dev’essere stato un enorme shock per lei. Da quanto mi ha raccontato, sembra che il vostro mondo sia molto diverso dal nostro.»

Gli occhi di Sarah si riempivano di lacrime man mano che afferrava il significato di quelle parole.

«Piccola, ho cercato di dirtelo», mormorò Frank.

«Avete detto che è stata qui per un anno?» disse Sarah, ignorandolo. «Quanto tempo fa? E dove è andata quando vi ha lasciato?»

Il prete si grattò la fronte, concentrandosi. «È stato parecchio tempo fa. Ho trascorso due anni come missionario e sono tornato solo di recente. Temo di non sapere dove sia andata.»

«Sapete se è ancora viva?»

«No, ma perché non dovrebbe esserlo?»

Sarah si strinse nelle spalle, l’eccitazione cresceva dentro di lei. Quel viaggio si era rivelato una vera e propria altalena di emozioni. Di questo passo avrebbe senz’altro sviluppato un disturbo estremo della personalità, con tutte le lacrime prima, le risate e le speranze dopo, seguite ancora una volta dallo sconforto. «Non avrei dovuto lasciarla. Come potrò mai perdonarmi? Non avrei dovuto essere tanto spaventata da quella creatura e mollare mia sorella come un sacco di patate.»

«Eri poco più che una bambina anche tu», disse Frank. «Un uomo grande e grosso si sarebbe spaventato alla vista ravvicinata di un Bigfoot. Caspita, persino io me la sono fatta sotto, e sai bene quanto sia coraggioso.»

«Aveva quindici anni, Frank... smarrita, impaurita e in giro per una foresta con chissà quanti Bigfoot alle costole.» Si girò di nuovo verso il prete. «Quand’è stata l’ultima volta che avete ricevuto sue notizie?»

«Fatemi pensare.» Gli occhi dell’uomo si velarono, catturati dai ricordi.

Sarah apprezzava il suo aiuto, ma iniziava a esaurire la pazienza. Avrebbe voluto scuoterlo e tirargli fuori le risposte quanto più in fretta possibile, perché il tormento del dubbio la stava uccidendo nell’animo, non poteva rischiare di inimicarselo; era l’unico anello di congiunzione con Liz. Così si strinse le mani dietro la schiena, affondando le unghie nella pelle fino a provare una sensazione di bruciore su per le braccia.

Infine, il prete rispose. «Andò via quando si innamorò di un uomo. L’ultima volta che ho ricevuto notizie era ancora con lui, e sono felicissimi.»

Sarah sorrise. Da qualche parte, nel mezzo di quella enorme tragedia, Liz aveva trovato il vero amore... un qualcosa che lei non sarebbe stata capace di tenersi stretto neanche se ne fosse dipeso della sua vita. «Dunque è felice.»

Il prete annuì. «Moltissimo.»

Un pensiero la colse all’improvviso. «Quando siamo arrivati nella caverna era notte, ma una volta attraversato il portale c’era il sole. Sono opposti!»

«Quindi lei sarebbe arrivata di notte», concluse Frank.

Sarah deglutì, sganciando la collanina e reggendosela intorno al collo. «Dev’essersi sentita sola e spaventata. Spero che quest’uomo sia buono con lei, chiunque lui sia.»

Frank le sollevò i capelli e le allacciò il medaglione. «La troveremo e la riporteremo a casa. Padre, ricordate il nome dell’uomo?»

Il prete si grattò la testa. «Si chiamava Charles, e credo fosse originario di Ripteenia, a nord da qui. Liz non mi ha mai detto altro di lui. Era piuttosto riservata, vostra sorella.»

Sarah trasalì quando la porta si aprì con un botto e Jules fece il suo ingresso, con gli occhi spalancati. «A due villaggi da qui, al tramonto del sole, impiccheranno tre persone di nome Beth, Steven e Adam», annunciò, cercando di recuperare il fiato come se avesse appena corso una maratona. «Ho sentito dire che portano abiti strani, simili a quelli che indossava Frank quando l’ho incontrato. Il mio amico ha detto che hanno attraversato la Foresta dei Guardiani, proprio come voi due. Li conoscete?»

Sarah rimase a bocca aperta per lo shock. «Certo! Sono la mia amicissima del cuore, il capo ricercatore e il cameraman.»

«Amicissima?» chiesero all’unisono Jules e il prete.

«Non importa», rispose Frank con un profondo sospiro. «Sarah, ti hanno seguita fin qui? È uno scherzo!»