14

Un tuffo da una ventina di metri sembrava davvero assurdo, ma Sarah sapeva che non avevano altra scelta. L’acqua gelida le invase la bocca, le inzuppò gli abiti e la risucchiò verso il fondo. Si strinse il naso, lottando contro il bisogno di inspirare, aveva i polmoni in fiamme. Con spinte decise e lente di braccia e gambe, riemerse in superficie e sputò acqua, il corpo era affamato di ossigeno. Inspirò a pieni polmoni e guardò su. In lontananza, le sagome scure dei due Immortali si stagliavano alte contro il cielo quasi nero; erano ancora in sella ai loro bei cavalli bianchi e avevano gli occhi puntati su di lei. Sarah sorrise e agitò una mano. «Ciao ciao, baccalà!» La vista si aguzzò rapidamente. Da quella distanza, credette di riuscire a vedere perfino i solchi profondi che si andavano formando intorno alle labbra del biondo, come pure gli occhi scintillanti di rabbia.

All’improvviso, la voce dell’uomo le risuonò nella testa. «Mi chiamo Ethano. Siete stata convocata dalla Corte Cardasiana e sarete processata per aver arbitrariamente acquisito lo stato di Immortale. Il vostro è un reato proibito da re Taggert e per questo verrete giudicata. Sappiate che anch’io posso facilmente saltare da questo dirupo. In voi smetterei di fuggire perché, in un modo o nell’altro, verrete catturata e processata.»

«Mi dispiace di aver infranto le vostre leggi!» urlò Sarah. «Davvero, è stato un incidente. Io non ne sapevo niente degli Immortali o di questo vostro mondo!» A corto di fiato, nuotò verso la riva finché i piedi non toccarono il fondo. Immersa fino alla vita, guadò la corrente che, violenta, le spingeva indietro fianchi e gambe. Sassolini e sabbia si muovevano sotto i suoi piedi. Si tirò fuori dall’acqua, tremando quando la brezza fredda l’avvolse. Un dolore lancinante si irradiava a tutto il torace e alla schiena. Si morse un labbro e trattenne un lamento. Trovare gli amici era più importante che prestare attenzione a un piccolo fastidio... o al dolore intenso. Fece un altro respiro e camminò in tutta fretta. «Frank!» chiamò a gran voce nel chiarore lunare, fermandosi a mezza strada per scrutarsi intorno. Ombre si allungavano e spostavano tra gli alberi. Assottigliando lo sguardo, osservò meglio e finalmente distinse delle sagome in lontananza – quelle dei suoi amici, sperava – addossate a delle rocce scure, che riprendevano fiato. Corse verso di loro, chiamandoli per nome.

Frank l’afferrò per le braccia. «Stai bene, piccola?»

«Dobbiamo... dobbiamo andare», disse Sarah, ansimante. «Stanno... stanno venendo giù dal dirupo. Sono... vicinissimi!»

«Siediti un attimo, Sarah» ordinò Beth. «Sei ferita, e a corto di fiato.»

«No. Non c’è tempo.»

«Ma non vedo nessuno», disse l’amica guardando indietro.

Sarah sollevò lo sguardo. I due Immortali erano scomparsi nell’oscurità. Forse, dopotutto,  Ethano non voleva bagnarsi, ma lei era sicura che avrebbe trovato un’altra via.

«Siediti! Sei fradicia e stai tremando», ordinò di nuovo Beth, guidandola verso un albero.

Sarah scosse la testa. «No! Non abbiamo tempo per queste sciocchezze. Potrebbero arrivare da un momento all’altro.»

«Oh, mammamia! Stai... sanguinando?» Beth si portò le mani al viso e annusò le macchie scure sulla pelle chiara. Sgranò gli occhi, che luccicarono al chiaro di luna. «Sarah, potresti avere una brutta ferita. È troppo buio per esserne certi, ma non sei in condizione di andare da nessuna parte.»

«Sono certa che la tua condizione è più delicata della mia», le sussurrò Sarah all’orecchio.

«Io sto benissimo. E basta così», sibilò Beth. «Preferirei non parlarne proprio adesso.»

Sarah la osservò intensamente. Era sicura che l’amica le nascondesse qualcosa, infatti quasi tutte le donne incinte che conosceva erano felicissime di raccontarlo al mondo intero.

«Caspita, è sangue, quello?» chiese Steven, avvicinandosi.

Sarah abbassò lo sguardo e si accorse di essere stata colpita tre volte.

Adam scosse la testa. «Dobbiamo trovare un dottore. Sanguini come un maiale scannato.»

«Un maiale, uh?»

«Scusa.»

«Comunque è solo un graffio. Tranquillo.» Sarah afferrò il pugnale con forza e lo estrasse gemendo.

«Piantala immediatamente!» Beth le afferrò una mano e la trascinò al suolo, sollevandole le gambe su un masso. «Con i piedi più in alto rispetto al torace, rallenteremo la fuoriuscita di sangue.»

«Non c’è tempo di giocare a fare gli infermieri», la rimproverò Sarah.

«Beh, io però giocherei volentieri a fare il dottore, se vuoi», scherzò Frank.

Sarah roteò gli occhi e rivolse a Beth uno sguardo di gratitudine. Nonostante la gravità della situazione, decise di dargliela vinta. Aiutare gli altri era la sua specialità. Solo con se stessa era una frana.

L’amica la guardò esasperata. «So che non sei abituata a prendere ordini, soprattutto adesso che sei anche regina.» Sorrise. «Ma questa volta, Vostra Altezza, dovrete ascoltare una delle vostre umili serve che sa più cose di voi in fatto di anatomia.»

«Ha ragione», intervenne Adam. «E piantala di provare a tirarti fuori quei pugnali. Non abbiamo medici, qui.»

«Inutile chiamare il numero di emergenza. Sarah si riprenderà prima che arrivino», disse Frank, applicando pressione sulla ferita.

Lei lo guardò in cagnesco. «Vorrei proprio sapere perché le frecce e i pugnali li tirano a me. Se non ricordo male, farsi infilare questo stupido anello al dito e sposare quel re è stata una tua idea imbecille. Come l’ha definita, Jules? Un piano idiota

Lui sollevò la mano e sbirciò la ferita. «Mi dispiace, Sarah. Davvero, non immaginavo neanche lontanamente che ci saremmo impantanati tanto.»

«Il problema è proprio questo», sibilò Beth, allontanandogli la mano con una spinta. «Il Frank che conosco io non pensa mai, si limita a seguire l’impulso. Forse un giorno imparerà che le conseguenze fanno parte della vita.»

«Sentite, perché non la smettiamo con questi battibecchi e chiacchiere e facciamo qualcosa, invece?» disse Adam in tono frustrato. «Beth, Sarah si dissanguerà o prenderà un’infezione se non escogitiamo qualcosa, e sono abbastanza sicuro che qui intorno non troveremmo farmacie per bende e acqua ossigenata.»

Beth le toccò la fronte, quindi il polso. «I battiti sono veloci. La pelle è fredda, pallida e sudaticcia. Sta per collassare! Bisogna limitare l’emorragia e tenerla al caldo. Meglio ancora, dobbiamo attraversare il portale e correre al pronto soccorso più vicino!»

«Non vivrà mai tanto a lungo!» Adam spinse Frank da parte e si affannò nell’applicare maggiore pressione, facendo rannicchiare Sarah per il dolore. «Sta’ a sentire, Frank, ti sostituisco io. Forse riesco a fare qualcosa in più che raccontare barzellette e aspettare un miracolo.»

Sarah scosse la testa. «No, ascolta tu. Frank ha ragione. Io...»

Steven la interruppe. «Ascoltate tutti, qui non muore nessuno. Correrò fino al prossimo villaggio, e non tornerò senza un medico.»

Sarah sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa per porre fine a tutte quelle chiacchiere, o avrebbero trascorso l’intera settimana a discutere senza soluzioni, sempre che gli Immortali non li liquidassero prima. Apprezzava davvero il loro interesse, ma era ancora caposquadra e doveva riprendere in mano la situazione, perché restare lì più del necessario era fuori discussione. Esasperata, sollevò una mano. «No, Steven, tu da solo non vai da nessuna parte. Sto bene. Guarda.» Strinse le mani intorno al secondo pugnale e tirò di nuovo, gemendo. La lama uscì, centimetro dopo centimetro, lasciandosi dietro uno squarcio. Sollevò il pugnale con un sorriso trionfante, probabilmente mascherato dal buio. «Adesso abbiamo due armi.»

«Che vi dicevo? Inizia già a delirare. Non ce la farà se non facciamo subito qualcosa di serio», disse Adam. «Steven, andiamo. Vengo con te e trascineremo qui lo stregone del posto.»

Frank sorrise. «Ragazzi, vi puzza la vita o cosa? Sarah sta bene. Questo è niente.»

«Cosa ci vede in te?» disse Adam in tono esasperato. «La sua vita è appesa a un filo e tu te ne infischi.»

«No... non hai capito», sussurrò Sarah, cercando di respirare tra le fitte di dolore.

Frank diminuì la pressione. «Quanto è successo questa volta non è nulla in confronto alla precedente. Come vi ho detto, le hanno trafitto il cuore, ed è sopravvissuta.»

«E allora? È stata fortunata», disse Adam. «Probabilmente il destino ha voluto premiarla per averti sopportato!»

«No. È un’Immortale, idiota.» Frank scosse la testa, come se credesse a stento alle parole che uscivano proprio dalla sua bocca. «Non hai ascoltato niente di quello che abbiamo detto finora?»

Adam si alzò e diede una scrollata al capello. «Non ho l’abitudine di ascoltare le idiozie che racconti.»

Frank alzò le braccia al cielo. «Incredibile! Chi è lo scettico, adesso? L’hai ripreso?», chiese attirando l’attenzione di Steven.

«Credo proprio che lo farò», tirò fuori la telecamera e iniziò a filmare. «Grazie al cielo, il borsone è impermeabile.»

Liberata dai pugnali, la pelle di Sarah prese a bruciare, e il processo di guarigione si avviò. Digrignò i denti contro la prima fitta di dolore che la colpì al petto. Adam le teneva la mano mentre altre fitte si irradiavano al resto del corpo. Sbirciò in alto, forzando le labbra in un debole sorriso per impedirsi di gridare. «Quello che... dice Frank... è vero.»

«Non ti muovere», sussurrò lui.

Sarah annuì sentendo la mano di Frank chiudersi intorno al pugnale nella schiena.

Tirò e subito dopo glielo porse. «Ecco l’ultimo dei tre.»

Sarah si abbassò la tonaca, scoprendo la spalla nuda. Disgustata, distolse lo sguardo; la vista di carne viva, sangue e tendini era nauseabonda. «State a guardare.»

Adam rabbrividì. «Neanche per sogno! Io non guardo.»

«Devi», ordinò Sarah. «Dovete vedere tutti con i vostri occhi. Altrimenti, non ci crederete.»

Nell’intenso chiarore lunare, la ferita iniziò a ridursi. Sarah si morse le labbra, il dolore lancinante la faceva tremare. A ogni centimetro, fremiti violenti la scuotevano, e il dolore si acuiva. Proprio quando credeva di non poter sopportare oltre, lo squarcio finalmente scomparve del tutto.

Adam rimase a bocca aperta e le passò una mano sulla pelle. «Come... com’è possibile? Come hai fatto?»

«È l’anello.»

Lui la guardò negli occhi. «Beh, non so cosa dire.»

«Dì che ci credi, adesso.»

L’amico annuì, sbigottito.

Anche Beth le toccò la pelle. «Non ho mai visto niente di simile.»

«E io ho ripreso tutto!» intervenne Steven. «Oh, sì!»

«Se ti senti meglio, Sarah, dovremmo davvero darci una mossa», disse Frank.

«Molto meglio.» Si alzò, ma si piegò subito in due colpita da una fitta atroce. «Lo stomaco! È come se mi avessero appena pugnalata.»

«Cosa? Come?» Frank la prese per le spalle e la fece adagiare sul terreno.

Un’immagine le apparve improvvisa nella mente: onde di capelli corvini si agitavano in una brezza fredda e un velo di nebbia copriva un volto pallido. Era Victor, che lottava contro i due Immortali che lei aveva appena visto nel prato. L’addome era ferito e sanguinava, ma Victor continuava a sollevare la spada e a battersi come un prode guerriero. Poi, improvvisa com’era apparsa, la visione svanì. «È qui! Proprio sul dirupo di prima.»

Beth le accarezzò la spalla. «Chi?»

«Victor», sussurrò Sarah. «L’ho visto in una stramba visione.» Si stropicciò gli occhi, ma dei punti neri le annebbiavano la vista, trascinandola in uno strano fluttuare.

«Tuo... ehm... marito?» chiese Steven. «Sei sicura che non si tratti di semplice ansia da separazione?»

Beth gli diede una gomitata. «Il suo finto marito, deficiente.»

«Victor ha steso i due Immortali che ci inseguivano», disse Sarah. «Ecco perché non si sono tuffati dal dirupo come avevano minacciato.»

«Ce la fai a camminare?» chiese Frank. Quando lei fece cenno di sì, le mise un braccio attorno alla vita per sostenerla e se la tirò contro, sorreggendone il peso.

Scariche elettriche le attraversarono il corpo e lei si accasciò. Gli amici gridavano e la scuotevano, ma le voci scemarono. L’immagine nella mente la riportò al prato. Gli Immortali giacevano sull’erba, privi di sensi, sotto la luce argentea della luna. Era solo a pochi passi da Victor. Sulla camicia a maniche lunghe indossava un usbergo dorato, le gambe invece erano coperte da calzamaglia e pantaloni alla zuava viola. Torreggiava su di lei, che teneva gli occhi fissi sul torace ampio e le braccia possenti. Aveva una paura folle di incrociare il suo sguardo.

Scrutò tutt’intorno a sé. La voce furiosa del fiume le echeggiava nelle orecchie, era sullo stesso dirupo dal quale si era tuffata pochi minuti prima. I suoi amici non c’erano più, era nel prato con Victor.

«Lo so che sei qui. Percepisco la tua presenza. Non ti sei accorta che l’anello ci unisce? Il nostro legame è unico, mia regina.»

Il respiro si fece tremulo. Quanto succedeva non era più semplicemente strano, era un’assurda sensazione telepatica, ma almeno non lo vedeva. E adesso come mi tiro fuori da quest’allucinazione? si chiese.

Victor girò piano su se stesso, scrutando l’area come se cercasse lei. «Mi dispiace di averti bruciato il dito, ma era l’unico modo per mostrare agli Uomini Ombra chi fossi realmente. Ti ha salvato la vita. L’ho fatto per proteggerti e proteggerci.»

«No, scusa... intendi prima, con i mutaforma? Sei stato tu?» gridò indignata.

Victor le sollevò il mento, guardandola dritto negli occhi. Era come trovarsi in due posti nello stesso momento: lì con lui e ancora vicino al fiume con i suoi amici. Ma com’è possibile? Aspetta... non... non sono più un’umana, giusto? E questo perché sono... Immortale. L’idea la ossessionava.

«Finalmente ti vedo. Che splendida visione sei, un angelo», disse Victor.

Sarah si massaggiò le tempie, nella speranza di sfuggire a quella situazione. «Esci dalla mia testa!»

«Sai quanto sei stata vicina a morire, amore? Gli Immortali ti hanno mancata solo per pochissimi minuti.»

«Perché ti importerebbe? Tu stesso hai minacciato di uccidermi.»

Le catturò le labbra in un bacio lento, delicato, provocandole brividi in tutto il corpo. «Sei mia moglie, e pertanto mi batterò per te, anche se non sei la principessa Gloria.»

Lo sa? Merda! Con il cuore in gola, si morse il labbro, scrutando gli occhi di lui; il viso era una maschera fredda, non tradiva alcuna emozione. Sarah scosse lievemente la testa, era sciocco sentirsi tanto colpevole. «Mi dispiace di averti fuorviato. Il matrimonio è stato un imbroglio, ma di sicuro possiamo annullarlo, o che so io. Ti prego dimmi il segreto per sfilare l’anello.»

«Non c’è modo. Siamo davvero uniti per l’eternità.»

Sarah indietreggiò di fronte al bagliore di contentezza negli occhi di Victor. «Ho provato a dirti che non ero la principessa Gloria, ma tu non mi hai ascoltato. Hai detto che se non ti avessi sposato, mi avresti uccisa.»

«Quella non è stata la tua unica ragione, e lo sai», ribatté lui in tono sommesso.

Sarah deglutì. Come fa a sapere dell’altra ragione... ottenere l’anello in modo da tornare tutti a casa?

Lui le accarezzò una guancia. «Non pensavi che avrei capito, ma si dà il caso che Mia tenesse più alla propria vita che ai segreti di Sua Altezza.»

Il corpo era tutto un fremito, il cuore palpitava furioso. «Ma non avevo idea delle implicazioni dell’anello. Davvero. Voglio solo tornare a casa. Non avevo intenzione di crearti problemi con la Corte. Mi dispiace. Io... io non appartengo a questo posto.»

Lui inspirò a fondo, guardandola intensamente e scuotendo la testa. «Io non ho nessun problema. Tu, al contrario, sei immersa fino al collo.»

«Già, me ne sono accorta.»

«Vedo che ti sei impegnata a testare la tua nuova condizione di Immortale», scherzò lui. «Sei stata ferita al cuore, alla schiena, al petto e alla spalla. Ho sentito tutto, ogni lacerazione della tua carne, e so che tu hai avvertito il mio dolore allo stomaco.»

«Infatti. Una brutta botta.» Improvvisamente tutto fu chiaro. L’anello formava davvero un legame tra loro, tale da far provare a entrambi le sensazioni dell’altro. «So di averti rovinato tutti i piani», disse Sarah. «Temo che non potrò esserti di grande aiuto nel contaminare la stirpe del tuo nemico.»

«Non era così importante, anche se avrebbe sicuramente fatto ribollire il sangue di re William.»

«Cosa? Aspetta, fammi capire bene. Tu non avevi davvero intenzione di contaminare la sua linea di discendenza reale?»

«No.»

«Allora perché?»

«L’idea di sposare la principessa Gloria era una brillante strategia militare. Se avessi formato con lei il legame che ho formato con te, avrei avuto re William sempre a mia disposizione. Se mi avesse torto anche un solo capello, la sua adorata figliola avrebbe avvertito il dolore inflittomi. E lui non potrebbe mai sopportarlo, le vuole troppo bene per farla soffrire, anche per poco. Di conseguenza, sarebbe stato costretto a obbedirmi in tutto e per tutto e a sottomettersi al mio dominio per la vita intera. Sarei potuto marciare dritto nel territorio nemico e nessuno dei suoi uomini mi avrebbe sfiorato con un dito. Sarei potuto essere tanto sfacciato da andare dritto da re William, nel suo castello, e sputargli in faccia, e neanche allora mi avrebbe ucciso.»

«Forse, ma adesso può, visto che non sono la sua preziosa figliola», replicò Sarah in tono alquanto stizzito, la conversazione con quel prepotente di suo marito iniziava a stancarla. «Peccato tu abbia rovinato tutto sposando la persona sbagliata.»

«Quei piani non m’interessano più», sussurrò, prendendole il viso fra le mani.

«Ho capito. Il tuo piano è fallito e io divento il premio di consolazione. Perché non riduci le perdite e mi lasci andare?»

La luce lunare brillava sulla chioma scompigliata di Victor. «Dopo il nostro scambio di promesse, ti ho baciata e i tuoi occhi si sono illuminati; mi è piaciuto molto. C’è una scintilla che neanche tu puoi negare. L’abbiamo avvertita entrambi, e lo sai bene. Perché opporsi?»

«Lasciami andare, Victor», sussurrò. «È meglio così, soprattutto perché non appartengo a questo posto.»

«Tu sei diversa da chiunque altra in questo regno. Non ho mai incontrato uno spirito libero come il tuo. Sei caparbia quanto me. Finalmente, ho trovato pane per i miei denti, una al mio pari... una vera compagna. Come potrei mai lasciarti andare? Ti aspettavo da secoli. È stato il destino a farmi incontrare te al posto di Gloria, e io non lo cambierei per nulla al mondo.» L’attirò a sé. «Posso aiutarti con gli Immortali, ma devi venire via con me. Sono molto amico di re Taggert, che regna sulla Corte Cardasiana e su tutti gli Immortali.»

«Ho sentito dire che sarai tu a regnare su questo mondo non appena il tuo re morente avrà esalato l’ultimo respiro.»

Lui annuì. «Sì. Ho molte conoscenze, posso usare la mia influenza a mio vantaggio, e lo farò, in modo che non ti accada nulla. Ti prego, lascia che ti aiuti.»

«E non fare mai più ritorno al mio mondo?»

«Il tuo mondo è qui con me, adesso, e lo governerai al mio fianco.»

Sarah gli prese le mani per un’ultima supplica. «Torna al tuo castello. Dimenticami. Ho una faccenda veloce da sbrigare, poi tornerò a casa.»

«Addentrarti ancor di più in territorio nemico per trovare tua sorella, giusto? Vuoi farci ammazzare entrambi?»

Sollevò lo sguardo sui suoi occhi blu. «Non seguirmi e non dovrai preoccupartene.»

«Lasciami venire con te. Ti assicuro che posso aiutarti.»

«Scordatelo!» replicò lei in tono fermo; come no, avrebbe detto qualunque cosa pur di averla di nuovo in suo potere.

«Non posso permetterti di spingerti all’interno di Dornia senza di me. Detesto dover fare una cosa simile, ma è l’unico modo. Mi dispiace. Ti ordino di arrenderti immediatamente.» Chiuse gli occhi e ripeté il comando in tono severo.

Avvertiva la sua presenza al limite della mente, in cui Victor cercava di penetrare. Chiuse gli occhi e provò a liberarsi dalla visione, a tornare dai suoi amici, ma la mente si rifiutava di seguire la sua volontà; Victor restava lì, come prigioniero, proprio davanti ai suoi occhi. Ne avvertiva l’odore muschiato, il tocco leggero sulle braccia nude.

Le baciò la fronte. «Non opporti. Ho centinaia di anni alle spalle, tu invece sei soltanto una neonata, un’Immortale di appena un giorno. Faccio tutto questo per salvarti la vita.»

Sentiva la carezza sui capelli, il suo respiro caldo sulla guancia.

«Non posso lasciarti morire», disse lui.

«Queste sensazioni tra di noi... è solo per via dell’anello», ragionò Sarah, cercando di persuadere se stessa prima ancora che lui.

Victor le sollevò la mano, toccandole il rubino. «Questo anello può molto più di quanto ti è noto, ma una cosa non può fare: non può costringere nessuno a innamorarsi contro la propria volontà. Riesco a percepire le tue emozioni. Sono fortissime, eppure cerchi con leggerezza di evitare loro e me?»

Sarah si sforzava di svegliarsi, ma era inutile.

«Aspettami sulla la riva del fiume», ordinò. «E vieni da sola.»

Un’ondata di calore le si diffuse per tutto il corpo, tutto sembrò chiarissimo. Perché scappo? Ma certo che devo arrendermi. Sono sua... sua moglie. Sta solo cercando di salvarmi la vita. Se dice che spingersi dentro Dornia è pericoloso, dev’essere vero. Questo è il suo mondo, e io ho bisogno di lui se voglio sopravvivere.

«Sarò lì presto», le sussurrò all’orecchio.

«Ti aspetterò al fiume, mio re.»

Sentì le voci degli amici farsi strada, come attraverso una galleria.

Beth le tirava il dito. «Toglietele quell’anello!»

«Non è così che funziona», le spiegava Frank. «Abbiamo tentato di tutto, non si muove neanche.»

Si sentì cullare avanti e indietro, scuotere. «Falla reagire!» urlò Adam.

«Ci sto provando!» C’era una nota di panico nella voce di Frank.

«Com’è riuscito a ipnotizzarla a quel modo?» chiese Steven.

L’acqua gelida le sferzava la pelle. Sbatté le palpebre come dopo essersi svegliata da un lungo sonno. Si scostò i capelli dal viso e sentì il ruggito del fiume nelle orecchie. Sono di nuovo in acqua? Lo sguardo corse alle facce dei suoi amici, che la fissavano. «Mi andava una nuotata?»

Steven le toccò una spalla. «Ehi, gioia, che è successo? Eri in una specie di trance. Abbiamo pensato che un’immersione nell’acqua ghiacciata ti avrebbe tirata fuori.»

«Scusa per il bagno.» Beth l’aiutò ad alzarsi. «Sei andata al fiume per incontrare Victor.»

Sarah si coprì la bocca con la mano. «E tu come lo sai?»

«Ce l’hai detto tu», rispose Adam, massaggiandosi un braccio. «Eri in una sorta di missione. Ho provato a fermarti, ma mi hai scagliato contro quell’albero come fossi stato una bambola di pezza. Non sapevamo cos’altro fare.»

«Va bene... e, uh, mi dispiace per il braccio. Credo di non conoscere la mia forza, soprattutto mentre sono a Zombilandia.» Sollevò lo sguardo su Frank. «Sente tutto quello che sento io, e viceversa. È stato pugnalato allo stomaco mentre si batteva con i due Immortali di prima. Ecco perché sono svenuta per il dolore... il suo.»

«Come ti senti adesso?» le chiese lui.

«Sto bene. È guarito in fretta.»

«Insomma, se noi evitiamo pericoli ma lui viene ferito, Sarah soffre?» chiese Adam. «Botte e lividi sono inevitabili per lui, considerato che si trova in territorio nemico.»

Sarah scosse la testa. «Aggiungi anche questo alla nostra già lunga lista di problemi.» Si mise una mano alla testa. «Lo percepisco. È qui vicino.» Guardò verso l’alto e rimase senza fiato. Victor era in sella al suo cavallo bianco e si muoveva lungo il ciglio del dirupo, il vento soffiava tra i capelli scuri, i suoi occhi blu risplendevano nei suoi.

«Vedo una sagoma, un uomo», disse Beth. «Non si distingue bene. Qualcuno di voi riesce a vederlo?»

Sarah lo vedeva perfettamente, perfino la fossetta. La rabbia ebbe il sopravvento mentre sollevava la mano con l’anello di rubino. Come osa usare i suoi poteri per controllarmi? Chi si crede di essere? La sua voce risuonò contro le pareti rocciose. «Non voglio essere Immortale! Rivoglio la mia vita. Mi senti? Troverò il modo di togliermi quest’anello, e appena ci riesco, non voglio vederti mai più!» Victor la fissò negli occhi, facendole vacillare le ginocchia. Sto... sto per svenire? Era chiaro che stesse usando i suoi poteri, riempiendole la testa di stupidaggini incomprensibili. Sarah sentiva il controllo scemare e la sua mente era piena del suo comando: «Vieni subito da me.»

Beth le tirò un braccio. «Fa’ qualcosa... presto! Sta entrando di nuovo in trance.»

«Perché gli dai corda?» chiese Adam, scuotendola. «Sai che ha quegli strampalati poteri mentali. Andiamo!»

Per quanto ci provasse, le gambe non si muovevano. Sembrava non avere altra scelta se non aspettare Victor. Chiuse gli occhi, lo sentiva. Era così vicino che credette di poterlo toccare. Allungò una mano e svenne.

«Fantastico. È tornata a Zombilandia.» La voce di Steven le giunse attraverso la coltre di nebbia che le avvolgeva la mente.

Qualcuno la sollevò. «La prendo io!» disse Frank. «Forza. È ora di interrompere questo collegamento con Houdini!»

Sarah aprì gli occhi e si accorse di essere trasportata. Sollevò lo sguardo su un paio di occhi verdi. «Frank», sussurrò.

Lui fece cenno agli altri di fermarsi mentre l’adagiava sulla terra. «Sta riprendendo i sensi.»

La mente di Sarah iniziò a schiarirsi al suono della voce di Frank. La aiutò a rimettersi in piedi e la tenne per le spalle. «Stai bene?»

Lei annuì.

Gli altri si fermarono, e Beth le massaggiò la schiena. «Sei sicura di stare bene, Sarah?»

Detestava essere trattata come una damigella in pericolo. «Sto bene, ma grazie per avermelo chiesto. Adesso, muoviamoci.»

«Guardate!» urlò Adam. «Il re è appena smontato da cavallo ed è in cima al dirupo. Scommetto che sta per saltare. Ci raggiungerà in un batter d’occhio!»

Sarah si girò e corse verso la vegetazione.

«Sarah!» la richiamò Beth. «Non incoraggiare il re. Torna qui!»

Mai e poi mai gli avrebbe permesso di trascinarla di nuovo al castello. All’improvviso avvertì una scossa elettrica in tutto il corpo, le mani si illuminarono e sfere di energia presero a sfrigolarle sui palmi. Concentrandosi su Victor, tirò indietro la mano e gli scagliò contro una palla di fuoco. Lui cadde all’indietro e lei fu avvolta dal buio, dei puntini le danzarono davanti agli occhi. Oh no! Sto per svenire.

Sarah sbatté le palpebre e sentì sotto di sé la terra fredda.

«Donna!» l’apostrofò Steven. «Accidenti! Sei una specie di supereroe. Li voglio anch’io, quei poteri lì! Hai tirato quella palla di fuoco come se fossi sul set di X-Men! Sei stata...»

«Basta così, Steven.» Beth le toccò la fronte. «Credo tu senta quello che prova lui. Hai atterrato lui e te stessa.»

Sarah si mise piano a sedere e fece un lamento, colta da un’ondata di vertigini. «Mamma mia.»

«Mi chiedevo quando ti saresti svegliata», disse Steven. «Abbiamo trovato la cava e tutto il resto.»

Adam le toccò una spalla. «Sei rimasta svenuta per quasi due ore.»

Sarah gemette. «Lo so. Io e le mie idee brillanti. Almeno l’ho fermato per un po’.» Si massaggiò le tempie. «Mi dispiace di essere svenuta. Di sicuro chi mi ha portata in braccio ha la schiena a pezzi ormai.»

Frank sollevò una mano. «Presente. Un massaggio mi farebbe proprio comodo, Vostra Altezza.»

Beth roteò gli occhi. «Sei un perfetto idiota.»

Frank le lanciò un’occhiataccia ma Steven cambiò argomento. «Perché il tipo non si trova qualcun’altra da sposare?»

«Perché» esordì Sarah, «gli Immortali hanno un’unica possibilità di legarsi a qualcuno e lui, convinto che fossi la principessa Gloria, ha sprecato la sua con me. Idiota di un Immortale.»

«Beh, allora sì, se gli hai mandato il piano a monte, immagino sarà solennemente incazzato – se mi passate il francesismo», disse Steven.

Beth sospirò. «Uffa, Steven.»

Sarah si alzò. «Dice di non essere incavolato con me e che non gli importa più di quale che fosse il piano precedente. È semplicemente lieto per l’intervento del destino che ci ha fatto incontrare.»

«Non ti fidare!» intervenne Adam. «Potrebbe essere un espediente per riprendere il controllo. Potrebbe gettarti in una prigione per il resto della vita o peggio ancora... ucciderti.»

«Lo so.»

Adam iniziò a raccogliere ramoscelli. «Accendiamo un fuoco e domani mattina saremo freschi e riposati. Dove si va, capo?»

«Appena svegli, ci dirigeremo verso nord, a Ripteenia. Dobbiamo trovare Charles, l’uomo con cui è fuggita mia sorella. Forse vive con lui, o magari troveremo la sua famiglia. Ad ogni modo, riposiamoci prima. Sono stanchissima... e affamata.»

«Ehi, niente pizze a domicilio da queste parti?» scherzò Frank.

«Come no. Tra una trentina d’anni o giù di lì», rispose Beth, lanciandogli un’altra occhiata esasperata. «E poi, tra le tue battute cretine e quelle di Steven, ci è passata la voglia di mangiare.»

* * *

Seguendo il suggerimento di Jules si sistemarono nella caverna. Il fuoco scoppiettava e la cenere ardente svolazzava nell’aria notturna; Frank, Adam e Steven si addormentarono di colpo.

Sarah sorrise a Beth. «Si direbbe che siamo rimaste solo noi donne.»

«Splendido», replicò l’amica. «Magari adesso mi racconterai come sei riuscita a sposare un bellissimo re... o meglio ancora, che sta succedendo tra te e Frank.»

Sarah esitò. «Credo di poter dire che la risposta è complicata in entrambi i casi.»

Beth fece un largo sorriso e le si sedette accanto. «Adoro le cose complicate... e poi ho tutta la notte. Non abbiamo bisogno di troppo sonno come quei tre», disse rivolgendo uno sguardo agli uomini che ormai russavano.

Sarah rise. «Hai proprio ragione.» Abbassò lo sguardo sull’anello. «Ho sposato il tipo perché non avevo altra scelta», esordì, quindi spiegò l’intera storia. Sembrava assurda, anche alle sue stesse orecchie, e lei ne era stata la protagonista.

Beth le strinse una mano. «Non preoccuparti. Troveremo tua sorella. Sono felicissima tu abbia scoperto che è qui, perché la mancanza di risposte ti stava uccidendo dentro.»

Sarah annuì e gli occhi si riempirono di lacrime.

«So che è una splendida persona. Non vedo l’ora d’incontrarla.»

«Significa molto per me, grazie.»

«Parliamo del re, adesso. Allora è sexy e bacia bene?» chiese Beth.

Il cuore di Sarah accelerò i battiti. «Sì, nessuno mi ha mai baciata come lui.»

«Hm... se le cose stanno così, perché ti senti in colpa a provare attrazione? Magari ce l’avessi io, un re potente che mi corteggia.»

«Tanto per cominciare, sono abbastanza sicura che l’unica parte di me a interessarlo è la mia testa su un vassoio d’argento. Nella visione non sembrava fosse il caso, ma di lui non mi fido. Magari vuol farmi credere altro in modo da trascinarmi di nuovo nel suo castello e farmi giustiziare in piazza... per fare di me un esempio, visto che l’ho ridicolizzato.»

Beth scosse la testa. «Dopo il bacio che vi siete scambiati? Non credo proprio, amica mia. Penso, invece, tu stia cercando di convincere te stessa che sia così, ma stai semplicemente fuggendo dai tuoi sentimenti. Gli uomini ti hanno ferita più e più volte nella vita, perciò hai eretto questo muro per proteggerti da altro dolore. Ma credo che Victor, in qualche modo, l’abbia superato. Qualcosa mi dice che sei innamorata di lui... cotta.»

Ma non lo sono... oppure sì? Sarah serrò la mascella e spostò lo sguardo verso le fiamme tremule che riflettevano una luce fioca su metà della caverna. «Fa lo stesso. Nessuno si innamora tanto in fretta, soprattutto di uno sconosciuto che inizia la storia rapendoti e gettandoti in una prigione.»

«Avete iniziato col piede sbagliato. Ma lui si trovava nel mezzo di una guerra e credeva tu fossi la figlia del re nemico. Adesso che conosce la verità le cose sono diverse», ragionò Beth con un largo sorriso. «Sei cotta di lui. I tuoi occhi parlano per te. Ogni volta che pronunci il suo nome ti illumini.»

«Avresti dovuto sentire l’orgoglio nella voce mentre mi presentava a tutti come sua moglie e mi esibiva davanti alla fiumana di gente. Avevo addosso un vestito elegantissimo e una splendida corona, e lui era bellissimo. Mi sono sentita come Cenerentola, come nel mezzo di una favola, un sogno.»

«Vedi?»

«Un sogno, appunto. Non era vero.»

«Perché? Tu eri lì. Lui pure. Era vero quanto questa cava... o quell’anello al dito, Sarah.»

«Quello che voglio dire è che il tutto era fondato su una bugia. Non avrebbe mai sposato una plebea come me. È il successore alla Corte Cardasiana. E non ci vorrà ancora molto, visto che il re degli Immortali sta morendo. Ad ogni modo, una volta ottenuto il titolo, sarà la persona più potente di questo mondo. Che se ne farebbe uno così di una come me?»

«Non essere tanto dura con te stessa. Sa la verità... cioè che non sei la principessa... eppure ti vuole ancora.»

«Il fatto è che non riesco a smettere di pensare a lui», rispose Sarah con un sorrisino. «Soprattutto a quel bacio.»

«E Frank che parte ha in tutto questo?»

Lei scosse la testa. «Non lo so. Stavamo quasi per tornare insieme, ma...»

«Ma il tuo Re Baciatore alto, bello e tenebroso si è intromesso?»

«Con nessuno mi sono mai sentita come con Victor, e lo conosco appena. So che sembra del tutto assurdo. Non lo comprendo neanch’io. Tra noi c’è una scintilla, una connessione, una passione, un’attrazione che mi stravolge. È straordinaria... eppure mi fa paura. Frank è stato la goccia che fa traboccare il vaso, ed è stato per colpa sua che avevo giurato di chiudere con gli uomini. Non sono vincente, punto e basta. Immagino l’amore vada bene agli altri ma, favola o no, non fa per me.»

«Non sono soltanto gli occhi.»

«Cosa?»

«Quando parli del tuo neomarito, non ti si illuminano soltanto gli occhi, ma il viso intero e persino la voce.»

Sarah ridacchiò e abbassò lo sguardo sull’anello, toccandolo e ricordando il modo in cui Victor glielo aveva infilato al dito mentre le dichiarava devozione eterna. «Davvero? Anche se stesse dicendo la verità e non volesse uccidermi, non potrei trascorrere la mia vita in questo mondo. Non gli appartengo.»

«Segui il tuo cuore, Sarah. È l’unico modo per sapere con certezza a chi e a cosa appartieni.»

«Ti rendi conto, vero, che cose simili si dicono solo nei film?»

Beth fece una risatina. «Beh, può succedere anche nella vita reale.»

«Spero non sia arrabbiato con me per averlo steso a tappeto, ma sento che adesso sta bene.» Sarah tornò a guardare l’anello. La pietra rossa rifletteva una luce tenue, scintillando in maniera innaturale. «Devo solo scoprire come togliermi questo anello, trovare mia sorella e tornare a casa. Ma basta parlare di me. Tu come stai?»

Beth si accarezzò lo stomaco. «Incinta a quattro mesi. Dicono che è un maschietto vivace. Immagino si sia divertito un mondo quando prima siamo saltati da quel dirupo, quasi sicuramente contro gli ordini del medico.»

«Non mi era neanche accorta che stessi con qualcuno. Chi è il fortunato?»

«Uh, veramente non stiamo insieme... cioè, niente di serio. Ho incontrato questo bel fusto in un bar, abbiamo ingollato un paio di boccali di birra insieme, per affogare la solitudine, immagino. Una cosa tira l’altra e... beh, tombola, sono rimasta incinta.»

«Lo sa?»

Beth scosse la testa. «No, e preferisco così. Non mi servono il suo aiuto o i suoi soldi. E poi, al momento è troppo preso da un’altra tipa. A parte questo, non comprenderebbe mai la mia ricerca.»

«Tipo Frank, insomma?»

«Decisamente... e sfortunatamente.» Beth rise, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.

Sarah esitò, riflettendo su quelle parole. Non voleva fare promesse che non poteva mantenere, ma voleva aiutare Beth a sentirsi meglio. Il benessere del bambino dipendeva da questo. «Beh, lo sai, per te ci sono sempre, e non ho ancora avuto modo di congratularmi in maniera ufficiale.» La tirò a sé e l’abbracciò.

«Grazie», disse Beth tra un singhiozzo e l’altro.

«Che succede?»

«Non posso... Sarah, proprio non posso averlo qui, questo bambino.» Beth la strinse ancora più forte. «Che accadrà se non torniamo a casa in tempo?»

«Sei a soli quattro mesi, Beth. Mancano ancora cinque mesi! Torneremo a casa prima che il bimbo nasca, e io lo vizierò da morire.»

«Di solito non sono tanto rammollita o piagnucolona, sono sicura che è colpa degli ormoni. Scusa.»

«Non devi scusarti.»

Le lacrime inondavano il viso di Beth. «Se restiamo incastrate qui, chi mi farà l’epidurale?»

«Gioia, le donne partoriscono in maniera naturale da secoli. In un modo o nell’altro avrai il tuo bel maschietto, e starete bene entrambi.»

Beth ridacchiò. «Sì, ho capito, ma io non sono come le altre donne. Il dolore proprio non mi piace. Devono mettermi a dormire anche solo per tirarmi un dente, figuriamoci tirarmi fuori un bambino di più di tre chili!»

«Torneremo a casa, e tu sarai una madre fantastica.»

Beth la strinse forte, affondandole il viso tra i capelli. «Sei un’amica meravigliosa. Non ti merito affatto.»

Sarah sorrise e le massaggiò la schiena, confortandola. Non era sicura di essere un’amica meravigliosa. Se non fossero tornate a casa, il bambino di Beth sarebbe anche potuto nascere nel Medioevo, e Beth avrebbe corso il rischio di perdere la vita durante il parto come molte madri di quell’epoca. Sarah aveva già sofferto per la perdita della sorella, non avrebbe perso anche l’amica.