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CAPITOLO PRIMO

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“Benvenuta al club del sesso.”

“Il club del sesso” ripeto con voce flebile.

A essere sincera, il sesso era l’ultima cosa a cui pensassi prima che Croix Philbrook mi venisse ad aprire la porta del Club dei Miliardari, stamani. Non mi ero mai resa conto davvero, finora, di cosa avesse, del perché le donne spenderebbero così tanto per venire qui. Quell’uomo è l’immagine della perfetta mascolinità. Vestito con una camicia bianca button-down e pantaloni grigi, è davvero in forma smagliante.

I suoi abiti sembrano di alta sartoria, quest’uomo vale una somma da capogiro. Per questo fa parte del Club dei Miliardari.

Mi si secca la bocca mentre fisso Croix come unidiota, cercando di tenere a bada il calore che ho dentro, per evitare che mi compaia sul volto.

Mantieni la calma, Raven. Stai per diventare collega sua, e non sarà di certo l’unico uomo sexy che vedrai tutti i giorni. Non appena questo posto aprirà, sarai circondata da modelli. Farai meglio a iniziare a mettere da parte le batterie per il vibratore, se vuoi sopravvivere a tutto questo.

Gli tendo esitante la mano, molto più eccitata all’idea di toccarlo di quanto dovrei. “Mi chiamo Raven Tarley. Sono la tua nuova vicedirettrice.”

“La mia nuova vicedirettrice? Non sapevo di aver bisogno di essere diretto.” Mi prende la mano ma non la stringe, piuttosto me la strizza. Gli occhi mi guizzano dalle nostre mani unite al suo volto. L’elettricità che desideravo provare al suo tocco viene assorbita dal mio nervosismo. Sono stata in sua presenza per neanche un minuto e ho già fatto un gran casino.

“Non volevo dire questo.” Faccio un respiro profondo prima di correggermi. “Intendevo vicedirettrice del Club dei Miliardari.”

Mi dà una pacca dolce sulla spalla. “Lo so. Ti sto solo prendendo in giro. Rilassati. Non è un colloquio, il lavoro è già tuo.”

Ho il corpo così teso che sento di poter andare in frantumi come una lastra di vetro da un momento all’altro. Da dove viene tutta questa tensione? Quando sono uscita di casa stamani, avevo solo il più sottile accenno di ansia. Sapevo che avrei dovuto fare questo, sapevo che avrei incontrato Croix oggi, e che avrei dovuto fare tutto ciò che assicurasse la riuscita della nuova sede del Club dei Miliardari.

“Che ignorante che sono. Mi chiamo Croix Philbrook.” Alla fine si presenta; non che non sapessi già chi fosse. Bruno Dunne mi ha detto che Croix sarebbe stato il mio referente quando mi ha assunta per il lavoro. Una volta saputo ciò, ho fatto una ricerca sul web su qualsiasi cosa sul suo conto. Ha trent’anni ed è il proprietario di una delle società di investimenti di maggior successo del paese.

“Lavoreremo insieme, d’ora in poi” mi dice. “Mi aiuterai a tirare su questo posto. Vuoi fare un giro?”

“Certo.” Il sollievo mi inonda mentre lui ritira la mano, ed entro nell’edificio.

Andare in giro per il resort sarà un’eccellente distrazione da tutte le sensazioni negative che sto provando. Ansia da primo giorno; mi capita sempre quando inizio un lavoro nuovo. Questa volta non fa eccezione, e avere un capo super attraente non fa altro che peggiorare la situazione.

“A essere sincero, non c’è molto da farti vedere ancora” dice Croix mentre mi guida per l’edificio. “Questo è solo lo scheletro. Sto lavorando su alcuni progetti per le varie stanze, ma in questo mi aiuterai tu. Siamo ancora anni luce dall’apertura.”

Lo seguo qualche passo indietro, più interessata a guardare lui che a farmi ammaliare da pareti bianche e stanze vuote. Croix non stava mentendo quando diceva che l’edificio è uno scheletro. Se mi fossi mai chiesta che aspetto avesse un hotel sventrato, questo mi avrebbe tolto ogni dubbio. Adesso, l’unica cosa dentro questo resort è la potenzialità. È una tela bianca che attende di essere dipinta dalla nostra immaginazione.

Croix mi mostra la spa, le stanze della fantasia, le suite per le ospiti, le piscine e le vasche idromassaggio vuote. C’è l’accesso alla spiaggia, ma al momento è chiuso.

Ci fermiamo sul balcone di una suite e guardiamo fuori, verso l’oceano. Indica in lontananza una banchina di attracco delle navi. “Abbiamo uno yacht, ma non so ancora se lo riserveremo solo a chi fa una donazione extra oppure no.”

“Ma donano già parecchio. Perché non includerlo nel prezzo?” Gli faccio correre gli occhi lungo il braccio e poi li alzo sul suo profilo. Ha i capelli castani scuri, quasi neri, acconciati in una cresta ordinata. Una barba corta gli copre le guance, il mento e il labbro superiore, ma senza farlo sembrare disordinato. Il vento gli tira la camicia, schiacciandogliela addosso. È un corpo di certo forgiato da ore di palestra ogni settimana. Qualsiasi donna finisca a letto con lui sarà molto fortunata.

“Non chiederemo molto di più. forse un altro migliaio di dollari, che per queste donne è come un dollaro per la gente comune.”

Appoggia una mano sulla ringhiera, sebbene i suoi occhi non lascino mai l’oceano.

“Non riesco comunque a capire perché dovresti chiedere dei soldi extra.” Seguo il suo sguardo fino a una barca a vela che salpa dal molo.

“È un lusso che non abbiamo nella sede in California, li vale.”

Lì abbiamo le passeggiate a cavallo, qui no. Contesti diversi, lussi diversi” affermo. “Se ti preoccupano le troppe prenotazioni, concedi alle clienti solo un giro a soggiorno. Io metterei dei limiti al servizio, ma non alzerei il prezzo.”

Mi sorride, due file di perfetti denti bianchi spuntano dietro quelle labbra da baciare. “È per questo che sei qui, Raven. Ho bisogno di questo genere di idee. Tre cervelli sono meglio di uno.”

“Tre cervelli?”

Allunga lievemente il collo, spostando l’attenzione sulle persone che camminano sulla spiaggia. “Anche Bruno ci sta mettendo la sua visione. Mi ha fornito una bozza di tutto ciò che è stato realizzato al Club dei Miliardari in California, le idee che hanno funzionato o meno in passato.”

Se c’è un proprietario del Club dei Miliardari, quello è Bruno Dunne. È stato al timone dell’organizzazione no-profit fin dall’inizio. È stata una sua intuizione, che tutti dubitavano funzionasse. Nessuno prima di lui aveva avuto l’idea che le donne potessero voler realizzare le loro fantasie più scandalose e sarebbero state disposte a pagare dei bei soldi, se questi fossero andati per una giusta causa. Donare i guadagni in beneficenza e non pagare i miliardari per la loro partecipazione evitava che il Club venisse etichettato come un giro di prostituzione. Era ovvio che questo lo rendesse di gran lunga più accattivante agli occhi della clientela femminile.

“A essere sincera, mi aspettavo che questo posto fosse più che altro una copia del club in California” gli dico.

“Ci sei mai stata?” Si volta interessato verso di me.

“No” affermo impacciata. Conosco un uomo che ci ha fatto il volontario, però. So tutte le storie, tutti i dettagli.

“Beh, sarà per lo più una replica, ma voglio anche mettere in pratica le mie idee. E le tue. Bruno mi ha dato campo libero. Come hai detto tu, contesti diversi, lussi diversi. Voglio che ci sia una differenza, come fra Disneyland e Disney World.”

“Ma con il sesso” sogghigno.

“Ma con il sesso.” I suoi occhi castani luccicano mentre ripete la mia affermazione e sento un brivido, anche se non so dire se sia per il vento che mi sbatte contro i vestiti o se mi viene da dentro.

Deglutisco a fatica, distogliendo lo sguardo. Fissare l’acqua mi fa sentire più al sicuro che guardare lui. “Spero di essere utile.”

“Ne sono sicuro.” Si lascia scappare qualcosa a metà fra uno sbuffo e una risata. “Ne sono sicuro.”

***

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“Non leccarlo e basta, Raven. Mettitelo tutto in bocca, voglio che lo assaggi fino in fondo.”

“Vorrei che me lo avesse detto Croix Philbrook oggi” ridacchio. “Ha qualcosa che di sicuro vorrei mettermi in bocca.”

“Oh, smettila.” Cindy agita le mani e alza gli occhi al cielo.

Sono dall’altro lato del tavolo della cucina con un cucchiaio in mano, ricolmo di uno dei suoi ultimi intrugli a basso contenuto di carboidrati. Lo definirei una schifezza. È così difficile fare dessert poveri di carboidrati e con un buon sapore, ma lei è convinta e determinata a trovare delle alternative soddisfacenti alle delizie poco salutari.

Il primo iniziale colpetto di lingua mi rivela subito la forte presenza del dolcificante; non voglio proprio mandarne giù un’intera cucchiaiata. Questa è la versione prima della cottura, però. Potrebbe avere un gusto migliore una volta uscito dal forno.

Consapevole che Cindy mi sta fissando in attesa, mi sforzo di mettere il cucchiaio in bocca e ne deglutisco il contenuto. Preferirei ingerire un intero carico di pappe per bambini, piuttosto che una delle cose che cerca di appiopparmi. Farle da cavia per il suo nuovo libro di ricette a basso contenuto di carboidrati è sia un bene che un male. Da una parte non devo mai cucinare, ma dall’altra almeno metà delle sue ricette sono fallimenti totali e, dato che odia sprecare il cibo, dobbiamo mangiarle comunque.

“Non hai una bella espressione.” Arriccia il naso non appena nota la mia smorfia.

“Sai che odio il limone.” Le ridò il cucchiaio e la guardo immergerlo nella terrina per mescolare e assaggiare la sua ricetta.

“Non è il limone che è cattivo.” Scuote la testa. “Non vedo l’ora che arrivi il mio eritritolo. Di sicuro somiglia molto più allo zucchero della stevia.”

A me suona sempre roba chimica, ma non mi azzardo a dirlo. Cindy si è fissata con la dieta a basso contenuto di carboidrati da neanche sei mesi. In questo lasso di tempo, ha perso 15 chili. E anche io, mangiando quasi solo le sue ricette, sono dimagrita cinque chili, quindi di sicuro funziona.

“Non ho mai trovato un dessert a basso contenuto di carboidrati che mi piacesse” ammetto.

“E io punto a fartelo trovare.” Mi sorride tenera, con aria compiaciuta.

Il cuore mi si colma di calore che rapido si tramuta in tristezza. È in momenti come questi che Cindy mi ricorda mia madre. Avrebbero la stessa età, se fosse ancora viva. Posso quasi immaginarmela in piedi al posto di Cindy, in cucina, mentre sbatte la pastella per i suoi famosi muffin alla mela.

Quei tempi sono finiti, però. Cindy è la cosa più vicina a una madre che ho adesso. Quando sono arrivata in Florida ed ero in cerca di una stanza in affitto, ero riluttante a trasferirmi da lei per la differenza d’età. La disperazione e il conto in banca quasi in rosso sono state le uniche cose ad avermi fatto accettare. Dove altro avrei trovato un posto dove stare vicino a Palm Beach a soli 300$ al mese più metà delle bollette? Da nessuna parte, ecco dove. L’offerta era così buona che non potevo rifiutarla.

All’inizio, ero preoccupata di dover camminare sulle uova attorno a lei, indossare vestiti sobri e badare a come parlavo, ma quasi subito ho scoperto che Cindy impreca come uno scaricatore di porto e ha una mente altrettanto scurrile. Nel giro di una settimana, siamo diventate ottime amiche, e facevamo quasi tutto insieme. Quando eravamo fuori insieme in pubblico, le persone la scambiavano persino per mia madre.

Questo mi faceva un po’ male, ma credo ci sia da aspettarselo: abbiamo entrambe gli stessi capelli biondi, anche se i suoi sono un color miele più scuro e tagliati corti. Abbiamo gli occhi blu, ma i miei sono ben più chiari e piccoli, mentre i suoi sono grandi e intensi. La fanno sembrare amichevole e cordiale, e lo è. Condividiamo anche gli stessi lineamenti, coi volti rotondi e gli zigomi alti. Le guance paffute sono una delle cose che meno mi piacciono di me. Ho sempre pensato che mi rendessero il volto grassottello, anche se sono magra come un chiodo.

Ed è qui che finiscono le somiglianze. Svetto su di lei con il mio metro e ottanta. Le sue labbra sono molto sottili, le mie carnose. Anche se Cindy ha perso un bel po’ di peso, di certo non la definirei snella. Ha molta strada da fare ancora. Il suo corpo è un 'work in progress', come dice lei.

“Non scoparti il tuo capo” dice d’improvviso.

“Cosa?”

Non mi guarda neanche mentre versa la pastella al limone nelle formine da muffin. “Sai com’è andata a finire l’ultima volta che l’hai fatto.”

Sospiro; non credo di meritarmi davvero quel rimprovero. Non c’è niente di male a fantasticare su qualcuno che non posso avere. “Era diverso.”

“Sarà anche stato diverso, ma gli uomini sono tutti uguali: tu fagliela vedere e loro la prendono.”

“Lui non lo farebbe.” Scuoto la testa. “Fidati, Croix è di un livello diverso. È di gran lunga fuori dalla mia portata. Tutti gli uomini al Club dei Miliardari lo saranno.”

Si ferma a metà muffin per rivolgermi uno sguardo severo. “Non penseranno neanche un secondo ad accasarsi, Raven. Ed è per questo che non ti dovrebbe neanche passare per l’anticamera del cervello di andare a letto con uno di loro. Sono lì per scopare. È questa l’unica ragione. Dubito che ti guarderanno in modo diverso dalle loro clienti.”

“Non è vero. Sarò il loro capo, in un certo senso.”

Sbuffa divertita. “E credi che questo servirà a fermarli?”

“Li fermerà il rispetto.”

“Li fermerai tu.” Inclina la testa per un maggiore effetto. “Sei troppo vulnerabile adesso per poterti permettere di venire ferita. Ricordatelo, quando la tentazione sarà vicina.”

“La tentazione sarà sempre con me.” Mi allungo scomposta sul tavolo. “Lo sarà dallo stesso istante in cui varcherò la soglia di quell’edificio, domani.”