“Al nostro successo.” Croix alza il calice verso di me.
“Al successo del Club dei Miliardari” lo correggo prima di far tintinnare insieme i nostri bicchieri.
Anche se siamo entrambi esausti, ha insistito che mi trattenessi dopo la festa per bere un bicchiere di champagne con lui. Nessuno di noi due ha bevuto nel corso dell’evento; volevamo entrambi restare lucidi mentre camminavamo per la stanza per salutare e parlare con gli ospiti. Adesso che è tutto finito, sento la mia socievolezza essersi prosciugata: volevo andare a casa, ma non ho potuto resistere all’idea di trascorrere un po’ di tempo con Croix al di fuori del lavoro.
Sorseggia la bevanda frizzante e si appoggia sulla sua scrivania. Io sono seduta su una sedia davanti a lui e fisso la condensa sul mio bicchiere.
“È stata una lunga notte.” Si china un po’ in avanti per enfatizzare le parole.
“Lunga ma riuscita, credo. Molti dei ragazzi sembravano interessati a iscriversi.” Faccio correre distratta le dita lungo il lato del calice.
“L’interesse non si traduce sempre in azione. Si può anche fingere.” Sposta il peso come se le scarpe gli facessero male dopo tutto quel tempo in piedi. È per questo che sono seduta, adesso. Anche se porto solo un paio di centimetri di tacco, mi fanno malissimo da un’ora.
“Spero che la maggior parte di loro fosse sincera.” Mi porto il bicchiere alle labbra e do un sorso. Il solletico dell’alcol che mi scende giù per la gola è rinfrescante. Sto morendo di sete, dopo essermi negata anche l’acqua per la maggior parte della serata.
“Anch’io.” Si gira il calice nella mano. “Sono felice che una certa persona non si sia presentata.”
So benissimo di chi sta parlando e sono un po’ sorpresa che l’abbia tirato in ballo.
“Anch’io” ammetto. “È tutto il giorno che sono in ansia per la festa, al pensiero. Senza di lui, è stato molto piacevole.”
“Vero” annuisce Croix. “Per me è stato piacevole perché ero in buona compagnia.”
“Oh, che ammaliatore” lo prendo in giro.
“Dico davvero. Non c’è nessun altro con cui avrei voluto condividere questa serata, se non con te.” La sincerità delle sue parole mi riempie il cuore di calore.
Deglutisco lo champagne, sforzandomi di pensare a qualcosa da dire. “Quindi, pensi di proporti come volontario quando il club aprirà?”
Fa vorticare lo champagne nel bicchiere, facendosi scappare una breve risata. “Ti darebbe fastidio?”
La domanda mi coglie di sorpresa. Non sono sicura della risposta, di cosa si aspetti che dica.
“No. Suppongo di no” mento.
Credo di scorgere un cenno di disappunto sul suo volto, ma potrei anche averlo solo immaginato.
“Potrei essere obbligato, se non avremo abbastanza iscritti. Non faceva parte del piano, però. Se da una parte amo il sesso come tutti, non credo di aver abbastanza tempo a disposizione, fra gestire questo luogo e tenere a galla la mia azienda.”
“Come sta andando la tua società d’investimenti, adesso che sei quasi sempre lontano?” Cambio argomento, respingendo i sentimenti negativi che mi ha causato la sua risposta. Tra qualche breve settimana, starà dormendo con solo Dio sa quante donne. So che è uno dei motivi per cui è qui, ma non posso fare a meno di esserne gelosa.
“Corre come una macchina ben oliata, anche quando non sono nei dintorni. Mi piace però tenere il piede sull’acceleratore.” Piega la testa da un lato sovrappensiero.
“Ha senso.”
Solo qualche altro sorso e la mia bibita sarà finita. Lui ha già scolato la sua.
Non riesco a fare a meno di sorridere quando afferra la bottiglia dalla scrivania e si riempie il bicchiere, prima di allungarsi per riempire anche il mio.
Ci metto rapida il palmo sopra per fermarlo. “Sono a posto.”
“Oh, coraggio. Domani è sabato. Uno in più non ti ucciderà.” Il modo in cui mi sta guardando mi fa capire che non è una richiesta.
“D’accordo” acconsento, e inclino il bicchiere verso di lui.
“Così va meglio.” Lo riempie fino al bordo.
“Sto esaurendo le cose di cui parlare” confesso.
“Stronzate. Gli argomenti non finiscono mai.”
Aspetto che proponga qualcosa, ma non lo fa. Invece, mi sento obbligata a mantenere viva la conversazione.
“Andava bene come mi sono fatta i capelli questa volta?” Alzo una mano per toccarmeli.
Ho sistemato i miei riccioli disordinati in una piega liscia e me li sono fissati col gel sulla nuca per dar loro un’aria più sofisticata. Per un millesimo di secondo, mentre mi preparavo, ho pensato di farmi la coda di cavallo, ma sapevo che non sarebbe stata bene col vestito. O almeno pensavo. Se mi sono sbagliata, di sicuro me lo sentirò dire tra poco.
“Ti stanno bene” ride.
“Ottimo. Siamo riusciti a ottenere l’approvazione di Mister Stilista.”
“Mister Stilista, hmm?” sbuffa sorridente.
“O preferisci che ti chiami guru della moda?”
“Non sono niente del genere, so solo cosa è bello da vedere.”
Quando un imbarazzante silenzio scende fra noi, mi scolo il resto dello champagne. Per fortuna, la bottiglia è finita. Quando Croix finisce il suo, chiudiamo a chiave e mi accompagna alla macchina.
Arrivati lì, mi giro sui tacchi per guardarlo, ma il vestito mi s’impiglia nelle scarpe e perdo l’equilibrio. Il panico si impossessa di me mentre il suolo mi si precipita contro per accogliermi rapido a sé. Sussulto quando braccia forti mi avvolgono, afferrandomi prima che mi schianti a terra.
Il cuore mi va a mille quando incrocio gli occhi di Croix. La tensione sessuale fra noi schizza a un livello quasi insormontabile. Mi stringe forte le mani alla vita. Le mie dita, prima conficcate nelle sue spalle per sostenermi, sono adesso rilassate sul suo petto. Se il suo cuore riproduce lo stesso comportamento imprevedibile del mio, non riesco a percepirlo da sopra a quella spessa giacca. Si passa la lingua sul labbro inferiore e lo sguardo mi cade sulla sua bocca. Ogni parte di me vuole che mi baci, ne ho troppa voglia. Il momento è così colmo di desiderio che sento le mutandine inumidirsi all’averlo vicino in un modo così intimo.
“Stai bene?” Si stacca subito da me, togliendomi così ogni speranza di averlo.
“Tutto a posto.” Mi sistemo la parte anteriore del vestito.
Sono parecchio lontana dallo stare bene. Il mio vibratore si farà un bell’allenamento quando stasera lo tirerò fuori dal cassetto del comodino.
***
La musica rimbomba al Monarchia. Dopo la serata deludente a Il Bacio, ho deciso di uscire da sola stasera, ma non prima di aver controllato il programma del gruppo di frequentatori di locali, per essere sicura di non dovermici imbattere. Loro adesso sono allo Shout! Karaoke.
Resto vicina al bar nella speranza che qualche attraente sconosciuto mi offra da bere. Ondeggio al ritmo della musica e guardo la moltitudine di corpi rotanti sulla pista. Sono super eccitata da quell’intenso momento condiviso ieri sera con Croix. La masturbazione non mi ha placato la voglia di attenzione maschile, quindi eccomi qui. Non me ne andrò finché non avrò trovato qualcuno.
“Ehi, ciao” sento dire vicino a me.
Mi giro verso un uomo che sembra fare il ragioniere nella vita di tutti i giorni. I suoi sottili capelli biondi sono fissati indietro col gel, forse per mascherare l’incipiente calvizie. La montatura nera intorno ai suoi piccoli e brillanti occhi castani è di poco più spessa delle lenti. La pancia gli sporge all’infuori come a una donna incinta.
“Ciao.” Riapprodo con lo sguardo sulla folla; le mie azioni sono indicative del mio disinteresse.
“Sei sola?” Mi guarda da capo a piedi. Stasera ho un semplice vestito nero con una scollatura dietro. Mi sono piastrata i capelli e li ho lasciati sciolti. Non c’è niente di vistoso nel mio abbigliamento, ma dovrebbe comunque servire allo scopo.
“Sì.” Sorrido a forza.
“Posso offrirti da bere?” Indica il bar.
“No, grazie. Non mi tratterrò ancora per molto e voglio restare in grado di guidare.”
“Che peccato.” Si infila le mani nelle tasche dei pantaloni e dondola avanti e indietro sui tacchi. “Vuoi ballare prima di andare?”
“In realtà devo andare al bagno delle signore.” Mi scuso, e un buco mi si forma in petto. Ho il presentimento che anche stasera sarà un disastro.
Mi sarei accontentata di qualcuno nella media, ma questo ragazzo è di diversi gradi più sotto. Rifiutarlo senza un piano B mi fa venire voglia di andar via.
Mi ricordo che ci sono comunque altri bar o locali. Solo perché me ne sto andando da questo, non significa che devo tornare a casa. La notte è ancora giovane.
Sono quasi all’ingresso quando qualcuno mi afferra per un braccio. Mi volto a vedere chi è e mi ritrovo davanti una vista inaspettata.
“Dove credi di andare?” mi sorride Raj.
“Stavo uscendo” ammetto, ora un po’ meno incline a farlo.
“Dovresti restare e farti una bevuta con noi.”
“Con noi?” Mi basta un secondo per capire chi è incluso in quel “noi”. Guardo oltre Raj appena in tempo per vedere Croix raggiungerlo da dietro.
“Ciao, Raven” dice con voce vellutata.
“Mi stai pedinando, signor Philbrook?” Inarco un sopracciglio verso di lui. “Perché a quanto ricordo anche lo scorso fine settimana siamo finiti nello stesso locale.”
“Io. Pedinare te?” Gesticola fra noi. “Sei una ragazza davvero spiritosa, signorina Tarley. Mi piace uscire e divertirmi. E se questo implica cambiare diversi locali, beh, non posso farci niente se le nostre strade si incrociano.”
“Quindi ti piace cambiare?” gli lancio una sottile frecciatina, chiedendomi se abbia già scelto una ragazza con cui passare la notte.
“Si può dire.” Piega la testa da un lato, sorridendo divertito.
“Beh, come stavo dicendo al signor Sodhi, me ne stavo giusto andando.”
“Raj. Chiamami Raj. Insisto” mi corregge.
“Raj.” Annuisco con rispetto.
“È tanto che sei qui?” Croix si avvicina per riuscire a sentirmi sopra alla musica martellante.
“Sì” mento.
Sono in quel locale da appena venti minuti. È sufficiente per capire che non c’è niente per me qui, soprattutto adesso che si sono presentati loro due. Se Raj fosse stato solo, magari mi sarei trattenuta un po’ più a lungo, ma sapere che Croix è lì a caccia serve solo a farmi venire il sangue acido.
“Beh, dovresti restare e farti una bevuta con noi. Mi piacerebbe conoscerti meglio fuori dal lavoro.”
Quell’affermazione mi lascia sorpresa. Pensavo davvero che fosse qui solo per rimorchiare. Non che io possa permettermi di giudicarlo, dato che sono venuta per lo stesso identico motivo. È solo che non voglio doverlo guardare mentre sceglie fra un’ampia gamma di ragazze a disposizione nel locale, mentre io devo impelagarmi nell’ardua impresa di trovare almeno un ragazzo decente. Il mio ego sta già scivolando sempre più in basso, fra gli avvenimenti dello scorso fine settimana e quelli di stasera.
Sposto il peso da un piede all’altro, e con lo sguardo indugio sulla porta che esce dal locale verso la libertà della notte. Se me ne vado, potrei finire per tornare a casa da sola. Se resto, almeno sarà interessante.
“Credo che resterò un altro po’.”