A quel punto Basquiat era nel suo campo una star indiscussa, ma la sua prossima fidanzata, Madonna, lo avrebbe presto eclissato.
Frequentavano gli stessi club, ballavano la stessa musica e sognavano le stesse cose: essere ricchi, belli, irriverenti, famosi, incontrare la gente giusta, avere i contatti giusti. Sembrò una cosa inevitabile che le loro identiche strade nell'autunno del 1982 si incrociassero, anche se per poco. Sono in tanti a sentirsi responsabili dell'averli fatti conoscere. Due membri dei Gray, Michael Holman e Nick Taylor, dicono che furono loro a conoscere Madonna per primi, al Mudd Club15-1. Madonna, come Basquiat, si dilettava a tenere in piedi un sacco di relazioni contemporaneamente. Lei e una sua amica, Erica Bell, una splendida nera, frequentavano l'ambiente dei club «terrorizzando» ogni maschio attraente che incontravano. Ricordò la Bell in un articolo uscito sul «New York»:
Lei diceva: «Rica, io sono la più bella ragazza bianca che c'è qui dentro, e tu sei la più bella nera. Diamoci da fare». Poi spingevamo la gente sulla pista della discoteca e ci davamo da fare. Sceglievamo i ragazzi più carini, andavamo da loro e senza dire una parola li baciavamo in bocca. Poi ci facevamo dare il numero di telefono, andavamo via, e mentre quelli stavano lì a guardare strappavamo il numero e lo buttavamo15-2.
Fece così pure con Michael e Nick che, a sua insaputa, condividevano lo stesso appartamento. Dice Holman:
Diede appuntamento a entrambi per la settimana dopo, la stessa notte. Il giorno dell'appuntamento Madonna chiamò Nick. Ma risposi io e le dissi: «Che cazzo vuol dire? Credevo avessi appuntamento con me». E passai il telefono a Nick, che reagì allo stesso modo15-3.
Rifiutarono entrambi di uscire con lei. Madonna, che aveva quel genere di aggressiva impulsività sessuale tipica di Basquiat, non riusciva ad accettare di essere rifiutata. Chiamò Nick da Detroit, dov'era andata a trovare il padre. «Dissi: "Ehi, bella, sei tu che mi hai piantato"»15-4, ricorda Taylor. Madonna prese di nuovo appuntamento con lui per la settimana successiva. Intanto però la chiamò Holman per chiederle di uscire, e lei prese di nuovo appuntamento per quella stessa notte in cui avrebbe dovuto vedersi con Taylor. E così andarono tutti e due all'appuntamento con lei in un altro club, il Berlin. «E la prendemmo per il culo!»15-5, dice Holman.
Taylor incontrò Madonna altre due volte al Mudd Club, e i due diventarono amici. La volta successiva che la vide fu al Bowlmor. «Era una serata rétro e tutti quanti erano vestiti anni Cinquanta con i capelli impomatati e pettinati all'indietro»15-6. Quella notte al Bowlmor c'era anche Basquiat. Fece un ingresso in grande stile, con una Plymouth del 1950 guidata da Steve Torton. Aveva dato a Taylor una busta di erba da portare lì, e così andò da lui per chiedergli una canna. Racconta Taylor:
Con Jean tutto era sempre in quantità esagerate. E così tirai fuori questo grande sacco di erba e offrii una canna a Madonna. E lei mi disse: «Ti porti sempre dietro tutta quest'erba?». Lei e Jean passarono tutto il tempo a guardarsi. E così li presentai. Andarono immediatamente d'accordo. Erano veramente belli insieme. Fu subito dopo che Madonna fece quella canzone che si chiamava Everybody15-7.
Ed Steinberg, produttore del video di Everybody, dà una versione diversa dell'episodio. Steinberg, fondatore di Rock America, fu una delle prime persone a intuire il potenziale di intrattenimento di quelli che allora erano semplici videoclip promozionali distribuiti dalle case discografiche. Iniziò ad affittare video al Ritz, al Danceteria e in altri club della città. Di solito organizzava party in un qualche loft con monitor che mandavano tutti un video dei Blondie. Steinberg conosceva Basquiat da anni, da quando l'artista e due suoi amici, Wayne Clifford e Danny Rosen, si presentarono senza alcun preavviso al suo loft sulla Ventesima Strada Est e gli comunicarono che avrebbe dovuto fare un video per loro. Dice Steinberg:
Jean-Michel aveva un nuovo walkman che registrava e aveva campionato alcuni suoni di strada. E così usammo quelli improvvisandoci sopra. Di solito me ne andavo in giro per la città a riprendere insieme a Jean scene da campionare per questi video d'arte: barboni sulla Bowery, battone, magnaccia, spacciatori. E ogni tanto pagavo lui e i suoi amici per fare graffiti come sfondo per i videoclip che producevo15-8.
Steinberg conosceva anche Madonna. L'aveva conosciuta perché aveva fatto la comparsa in un suo videoclip:
Una notte eravamo al Lucky Strike, su Stuyvesant Place. Stavo parlando con Madonna e mi girai per salutare Jean-Michel. Poi lui andò via. Lei disse: «Chi è quel tizio? Voglio conoscerlo». Madonna a quel tempo non aveva una casa, e così fui costretto a invitarli entrambi da me. Dopo quella sera iniziarono a uscire insieme15-9.
«Un oggetto del desiderio… Sei di noi corteggiano una madonna americana», scrisse Basquiat in uno dei Note-books pubblicati da Larry Warsh nel 199315-10. Madonna andò ad abitare per un bel po' a Crosby Street. Già allora aveva una vita iperregolata: si alzava presto al mattino, faceva un sacco di ginnastica e mangiava cibo sano. Lei e Basquiat potevano avere le stesse ambiziose aspirazioni, ma i loro stili di vita non avrebbero potuto essere più diversi. Dice Eszter Balint:
Mi ricordo che una volta andai lì mentre tutti si stavano facendo di droghe e Madonna stava mangiando questa novità che io non avevo mai visto: patatine alle carote. Saremmo dovuti andare a vedere Madonna in un qualche club dove Jellybean [Benitez, nda] metteva musica, ma Jean era talmente fatto che non ce la fece ad andare. Volle farsi un bagno e mi chiese di restare con lui, nel caso perdesse i sensi15-11.
Fu allora che Anna Taylor iniziò a trovare lettere di Madonna per tutto il loft. «Brevi appunti scritti in inchiostro rosa e con una grafia perfetta», ricorda, «molto femminile. Una di quelle cose che non puoi non notare dentro una stanza. Era sempre iperimpegnata, della serie: "Devo scappare"»15-12. Ma fu solo quando vide Madonna con Basquiat all'inaugurazione della mostra alla Fun che la Taylor capì che stavano insieme.
Steve Torton era abituato a vedere sempre nuove donne nel letto di Jean-Michel:
Un giorno andai al loft e Jean-Michel era tutto eccitato e mi disse: «Indovina con chi sono andato a letto la notte scorsa?». Ci rimase veramente male quando gli dissi che non avevo mai sentito parlare di Madonna15-13.
Torton utilizzò diverse pellicole per riprendere la coppia che faceva giochetti stupidi con un carciofo. Torton li accompagnò in macchina da Barbetta's, il ristorante italiano preferito da Basquiat, e poi al Lucky Strike. Una volta Gerard Basquiat, che aveva l'abitudine di apparire nella vita del figlio quando le cose gli andavano bene, portò Madonna e Jean-Michel allo One Fifth Avenue15-14 per pranzo.
A un certo punto Madonna organizzò un party nel loft di Crosby Street. Dice Nick Taylor:
Fu lì che incontrai per la prima volta A-1, Ezg, Ram e Toxic, tutti quei graffitisti della Fashion Moda. Tutti [tranne Madonna, nda] erano fatti di polvere d'angelo. Madonna accese lo stereo e tutti iniziarono a ballare. Mi ricordo che in quel periodo Madonna abitava sulla Quarta, tra la A e la B. Era un quartiere loschissimo, pieno di gangster da strada. Aveva questi due ragazzetti ispanici che erano una specie di guardie del corpo. Se li portava dappertutto, al Lucky Strike, al Bond's, al Mudd Club15-15.
Taylor si ricorda di una cena da Barbetta's con Basquiat e Madonna. Dice:
Jean era uno sciovinista maschilista, e Madonna era una bomba sexy. La relazione che avevano in parte era una messa in scena che facevano entrambi. Successe prima che i due diventassero famosi, ma fu una specie di matrimonio regale e organizzato15-16.
Nel mentre la Mallouk, che aveva «lasciato Jean-Michel non so più quante volte», comprò il «Village Voice» e vide una foto di Madonna… con il suo cappotto. «Capii che doveva essere stata al loft»15-17.
Il giorno del Ringraziamento Basquiat portò Madonna a casa di Glenn O'Brien su Mott Street. Racconta O'Brien:
Mi aveva parlato di lei. Mi disse che aveva questa ragazza che sarebbe diventata una grande cantante. Poi spuntò insieme a lei. Quando entrò in casa pensai fosse nera, perché aveva quella che poi mi disse essere la prima tintarella della sua vita. Aveva i capelli neri, e aveva i dreadlocks. Era molto graziosa. Quando in seguito parlai con lei di quella serata, l'unica cosa che si ricordava era che Jean e io fumammo qualcosa come un milione di canne15-18.
A dicembre Basquiat tornò a Los Angeles, e Madonna lo raggiunse presto. «La andai a prendere per lui all'aeroporto», dice Dike, «la portai da Larry e i due si misero a litigare di brutto per un qualche cosa per tutta la strada. La macchina era mia, e così la portai in giro per la città»15-19. Come Basquiat, anche Madonna era inevitabilmente infedele. Racconta Dike:
All'inizio la trovai orribile e troppo ragazzetta che fa il maschiaccio. Ma fu molto carina con me. Era come se ci provasse, e Jean-Michel diede di matto. Litigai a morte con lui per questa storia. Uscivano insieme già da prima che lui venisse a Los Angeles, e lui ne era veramente ossessionato15-20.
Kenny Scharf si ricorda di Madonna sdraiata in posa seducente nel letto di Basquiat, sopra il quale aveva appeso una foto di Warhol strappata da un giornale. Dai tempi della prima mostra di Scharf da Fiorucci, Jean-Michel era rimasto sul piede di guerra con lui. «Eravamo a un party e lui era lì che mi fissava. Cercava di mettermi paura»15-21. Una volta che erano tutti e due in Italia, Basquiat se n'era andato in giro a cancellare i graffiti di Scharf. Un'altra volta aveva strappato i lavori di Scharf dalle pareti di casa di un amico comune. Scharf aveva cercato sempre di metterci una toppa. Ricorda:
Ero a Los Angeles, e sapevo che lui era da Gagosian. E allora provai a fargli capire che volevo essergli amico. Lo chiamai e gli dissi che volevo andare a trovarlo. Quando arrivai lì stava per uscire, e Madonna era sdraiata sul letto, atteggiandosi a femme fatale. Poi Jean uscì dalla stanza, lasciandomi solo con lei. E lei iniziò a comportarsi in mollo iperseduttivo. Pensai che fosse strano, della serie: «Che cos'è 'sta storia? Questa qui è la sua ragazza»15-22.
Ma Madonna colpì Gagosian per il suo senso degli affari. Lei e Basquiat stavano a casa di Gagosian, su Market Street, a Venice Beach, proprio accanto al ristorante di Tony Bill15-23. Basquiat passava metà del giorno a dormire, ma Madonna aveva la sua routine. Racconta Gagosian:
È una donna parecchio disciplinata. La mattina parlava al telefono con il suo agente, faceva yoga e andava a correre sulla spiaggia, e non faceva assolutamente uso di droghe. Jean-Michel mi disse che sarebbe diventata una star, il che era giusto un'intuizione, perché a quell'epoca aveva appena cominciato. Era il periodo in cui portava tutte quelle croci, ma non era ancora diventata una specie di mostro dell'aerobica. Era una Madonna un po' più soft. Mi ricordo che il giorno di Natale li portai con me da mia madre a Valley, e mia madre non aveva mai visto prima né Basquiat né Madonna. Quando entrarono in cucina fu lì lì per chiamare la Polizia15-24.
Madonna aveva le sue preoccupazioni: la prima della lista era fare sesso sicuro con Basquiat. Continua Gagosian:
Mi ricordo che quel Natale fu bello ma c'era un caldo frustrante. Eravamo in questa casa sulla spiaggia, e Madonna aveva sulle ginocchia le Pagine Gialle e andava cercando freneticamente una farmacia che vendesse preservativi a Malibù il giorno di Natale. Le andavano cancellando, via via che le chiamavano una dopo l'altra. La maggior parte erano chiuse. Credo che finalmente riuscirono a comprarne per duecento dollari. Non credo che Basquiat sapesse bene come usarli. Era come se fosse affascinato dal loro aspetto. Come se fossero un oggetto di culto, una qualche forma di arte tribale15-25.
A detta di Gagosian Madonna restò a Los Angeles dalle sei alle otto settimane:
Credo che la loro storia durò solo per quelle settimane, perché dopo che lei tornò a New York si rimise con Jellybean. Jean-Michel ne fu veramente affranto, perché era difficile che qualcuno lo lasciasse. Si ubriacò fin quasi a restarci secco15-26.
Basquiat era così stravolto che una notte Fred Hoffman, che aveva co-pubblicato alcune stampe delle sue opere e che aveva passato un sacco di tempo insieme a lui, fu costretto a soccorrerlo. Ricorda Gagosian:
Dovette ficcarlo sotto la doccia e farlo camminare un po', perché s'era scolato una bottiglia e mezzo di rum in mezz'ora, o giù di lì, cercando di ammazzarsi di alcool. Era molto, ma molto abbattuto dal fatto che Madonna fosse tornata con Jellybean e in pratica avesse chiuso con lui, perché pensava fosse sul serio una storia importante. Credo si fosse convinto di avere trovato una come lui, qualcuno che aveva una sua carriera, e lo colpiva il fatto che lei fosse così professionale15-27.
Tornata a New York, Madonna disse a un sacco di gente che non poteva continuare a stare con Basquiat per via della droga. Si lamentò con Torton degli orari assurdi di Jean-Michel:
Mi disse che non si svegliava mai prima delle quattro o delle cinque del pomeriggio e che così lei non riusciva mai a vedere il sole. Mi disse che non le stava bene. La vidi al Bond's e le dissi: «Come sta Jean?». E lei: «Fatto. Sono andata da lui stanotte ed era strafatto di eroina. Io non voglio averci niente a che fare con questa merda». Se ne uscì fuori, esattamente così, senza alcun coinvolgimento emotivo15-28.
A un certo punto andò da lui per prendere le sue cose, cogliendo alla sprovvista la Balint che quel giorno era nel letto di Basquiat. Brett De Palma ricorda la reazione di Basquiat quando venne scaricato da Madonna:
Una notte li vidi insieme, e poi il giorno dopo lui mi disse: «Ehi, amico, mi ha spezzato il cuore. Mi ha spezzato il cuore». Gli chiesi cos'era successo e lui: «Mi ha lasciato una lettera in cui mi dice che è stato solo un grosso sbaglio. Che non doveva succedere e basta». Era come se lei fosse salita su un treno che andava più veloce15-29.
Anche se la loro storiella finì presto, Madonna ha degli amorevoli ricordi del giovane pittore entusiasta quasi quanto lei, anche se non altrettanto attento alla salute. Quando nel 1992 il Whitney Museum organizzò una retrospettiva di Basquiat, lei fu tra i finanziatori. Più di dieci anni dopo la loro breve relazione, nel maggio del 1996, lo ricordò in maniera molto sentita in un breve articolo scritto per il «Guardian» in occasione di una mostra dei suoi lavori alla Serpentine Gallery di Londra:
Aveva la presenza fisica di una star del cinema ed ero pazza di lui. Aveva le tasche di quei suoi abiti Armani macchiati di vernice piene di mucchi di soldi stropicciati. L'avere soldi lo faceva sentire in colpa. Non faceva altro che darli ai suoi amici meno fortunati. Mi ricordo il tag di Jean-Michel, SAMO, che era accompagnato da una piccola corona, e mi ricordo che pensavo fosse un genio. E lo era. Ma non ci si sentiva a proprio agio a stare con lui. Mi ricordo tutte quelle ragazze innamorate di lui e una notte mi affacciai dalla finestra del suo loft e vidi una ragazza a cui aveva spezzato il cuore che bruciava i suoi quadri in un falò. Volevo fermarla e salvare i quadri, ma a lui sembrava non importare. Disse che era il loro destino. Mi ricordo di lui che si sveglia alle tre di notte e sonnambulo va verso una tela vuota. A pochi centimetri dalla tela inizia a dipingere una figura minuscola e quello che fa è così bello e istintivo, e io me ne sto lì in piedi a guardarlo ammutolita per lo stupore. Era una delle poche persone che ho veramente invidiato. Ma lui non si rendeva conto di quanto fosse bravo ed era tormentato dall'insicurezza. Non faceva altro che dirmi che era invidioso di me perché la musica è più accessibile e raggiunge più gente. Non riusciva a sopportare l'idea che l'arte venisse apprezzata da un gruppo elitario. Quando ruppi con lui mi chiese di restituirgli i quadri che mi aveva regalato. Non perché pensava che non li meritassi, ma perché era ossessionato dall'idea che li potessi vendere. Era talmente paranoico. Chiaramente la cosa mi spezzò il cuore, ma glieli ridiedi. Adesso se volessi un suo quadro non potrei comprarmelo. Quando ho saputo che Jean-Michel era morto non mi sono stupita. Era troppo fragile per questo mondo. Mi ricordo di un'estate che ero andata a cena con Andy Warhol, Keith Haring e Jean-Michel da Mr Chow's e mi sentivo la ragazza più fortunata del mondo ad averlo conosciuto […]15-30.
Ma anche Madonna non riuscì a monopolizzare l'attenzione di Basquiat. Non passò molto che cominciò una storia con un'altra donna. Barbara Braathen, un'affascinante bionda del North Dakota che si era trasferita a New York per fare la gallerista, conobbe Basquiat poco prima della mostra alla Fun Gallery. Racconta:
Suzanne e lui avevano appena rotto. Mi disse quanto fosse stato orribile l'essersela ritrovata giù per strada che bruciava i suoi quadri. Continuava a vedersi con Madonna. Mi disse che ero diversa dalle altre perché non avevo paura di lui15-31.
Anche se la storia continuò a più riprese fino alla morte dell'artista, lei non si fece alcuna illusione che fosse una cosa seria. «Una notte si presentò da me con una ventiquattrore»15-32, dice. Subito dopo che andarono a letto insieme, lei si ritrovò a cena a un tavolo con altre cinque donne, e tutte quante, venne fuori, erano andate a letto con lui.
La Braathen riceveva telefonate da Basquiat a qualunque ora del giorno o della notte:
[…] dalle due di notte alle due del pomeriggio. Sapeva che lo amavo, e anche lui mi amava, ma al di là di questo non c'era niente, e questa cosa gli piaceva da morire. Era per questo che tornava sempre, immagino. Ero come il suo cuore. Per me era come fosse morto finché non capii che il nostro rapporto era sincero. Non importava quanto potessi essere triste, o arrabbiata, o bisognosa, lui ci sarebbe stato sempre15-33.
La Braathen era talmente convinta della bontà innata di Basquiat che sostiene lui le abbia curato davvero un'infezione vaginale. «Pensavo che non mi sarei mai potuta beccare niente da lui. Lui non poteva che guarirmi. Non so se mi capisci»15-34. Allo stesso tempo la Braathen era attratta dalle bravate di Basquiat:
Era come se Jean non avesse limiti. Aveva la faccia tosta di fare o dire qualunque cosa a chiunque. Teneva sempre d'occhio quello che succedeva, ed era capace di descrivertelo in una frase arguta e incisiva. Aveva un carisma unico. Ma era volubile. Poteva diventare un ragazzino stronzo, o poteva essere una persona fica e bella, con il pieno controllo di sé15-35.
Alla fine del 1982 Marc Miller, curatore al Queens Museum, intervistò Basquiat in Crosby Street per la serie di video Art/New York di Tschinkel. L'intervista coglie l'irriverente senso dell'umorismo e lo spirito pungente dell'artista. Basquiat non sopportava volentieri i cretini. E lo dimostrava facendo molte delle interviste con la bocca piena:
MM: Mi sembra che la gente ti consideri un espressionista.
JMB: Espressionista?… E una cosa di un sacco tempo fa, no?
MM: Be', c'è una sorta di Neoespressionismo.
JMB: Ah, espressionismo… Be', l'arte deve esprimere. Una cosa o un'altra.
MM: E così vieni visto come una qualche sorta di espressionista primitivo, cioè…
JMB: Come una scimmia?… Un primate?
MM: Be', la tua formazione come artista è…
JMB: Oh, non ne ho.
MM: Parliamo un po' delle immagini che dipingi. Ultimamente hai fatto questa anatra?
JMB: Sììì, sììì. Le anatre mi piacciono perché sono, sai com'è… Sono facilissime.
MM: E questa qui in effetti più che un'anatra sembra una di quelle grosse anatre esca che usano i cacciatori.
JMB: Mi sono ispirato proprio a una di quelle. È più ispirata a un'anatra esca che a un'anatra vera.
MM: Molte delle tue immagini tendi a ripeterle. È vero? Cioè, una volta che disegni un'immagine tu…
JMB: Tipo?
MM: Be', tipo le ossa. Hai lavorato un sacco sulle ossa.
JMB: Quella è anatomia. Nel senso dell'Anatomia.
MM:…Hai solo sfogliato libri e immagini e hai trovato queste immagini di scheletri oppure…
JMB:…Sono uscito di casa e ho comprato dei libri di Anatomia… Penso che istintivamente farei sempre teste… e di tanto in tanto cerco di trattenermi. È per questo che ad esempio mi piacciono le anatre.
MM: C'è una certa, passami il termine, rozzezza nelle tue teste… Ti piacciono così o ti piacerebbe riuscire a rifinirle in modo realistico?
JMB:…Di persone rifinite non ne ho mai conosciute. La maggior parte della gente di solito è rozza.
MM: SÌ? Ed è per questo che lasci le tue immagini rozze…
JMB: Credici o meno, ma io so disegnare.
MM:…Sei cosa, haitiano-portoricano, sì… Senti che è una cosa presente nella tua arte?
JMB: Geneticamente?
MM: O culturalmente… Cioè, per esempio, Haiti, naturalmente, è famosa per la sua arte.
JMB: È per questo che dico geneticamente. Non ci sono mai stato. E sono cresciuto, sai com'è, nel grande vuoto americano, sai com'è, televisione soprattutto.
MM: Non ci sono primitivi haitiani alle tue pareti?
JMB: A casa mia?… Primitivi haitiani? In che senso? Delle persone?
MM: NO, intendo quadri… Da dove vengono le parole?
JMB: Dalla vita vera, dai libri, dalla televisione.
MM: E tu non fai altro che scorrerle per poi iniziare a includerne alcune…
JMB: NO, amico, quando lavoro le ascolto, sai com'è, e non faccio altro che metterle dentro.
MM:…È solo una spontanea sovrapposizione senza alcuna logica?
JMB:…Dio, se stessi parlando tipo con Marcel Duchamp… o anche con Rauschenberg o non so con chi…
MM: E questo che cos'è?
JMB: Pulci.
MM: Pulci? E qui sotto?
JMB: Il disegno di una pulce.
MM:…E poi abbiamo delle sanguisughe?
JMB: Sanguisughe.
MM: Che differenza c'è tra una sanguisuga e una pulce?
JMB: Praticamente nessuna.
MM: E perché hai messo un «46» davanti alle sanguisughe? È di nuovo solo flusso di coscienza?
JMB: C'è una lunga lista di sanguisughe sul pianeta… queste sono la «46» e la «47» di una lista di migliaia15-36.
Basquiat vinse il suo duello verbale con Miller, ma ebbe meno successo nel ritrovarsi faccia a faccia con i suoi problemi personali. Jennifer Stein, che a quel tempo aveva smesso di vendere cartoline e stava crescendo una figlia, quell'inverno divenne la cuoca di Basquiat. La Stein non si limitò solo a cucinare. Basquiat la mandava all'Astor Place Bookstore per libri da cui prendere materiale e che lei selezionava a caso guardando le copertine:
Mi limitavo a comprare cose su argomenti che pensavo potessero interessargli. Tutti i libri erano ricoperti di plastica. Gli prendevo libri che si occupavano di Storia Antica, misure lineari e Matematica. Lui non faceva altro che aprire il libro e ricopiarlo nei suoi quadri15-37.
A detta della Stein, a quel tempo l'eroina era già diventata un problema serio per Basquiat:
Lavorai per lui per circa sei mesi. Ero una brava cuoca. Ma lui non mangiava niente. Spendeva una quantità di soldi pazzesca in droghe. Più o meno cinquecento dollari al giorno. Passava parte della giornata fuori con Larry e quando tornava a casa era incredibilmente strafatto di droghe. Lui e Toxic si facevano di eroina. Al punto che riusciva a stare sveglio giorni e giorni. Arrivava ad essere così fatto che avevo la certezza che sarei stata io a trovarlo morto. Gli dissi che non volevo più lavorare per lui perché avevo paura15-38.
Sia Tony Shafrazi che Perry Rubenstein ricordano un episodio: Basquiat andò in paranoia per via di un pollo arrosto dentro il suo frigo, un'immagine inquietante che lo tormentò per settimane. «Lo interpretò come una visione di se stesso. Era come se questo pollo cotto fosse una premonizione della sua stessa morte»15-39, dice Rubenstein. Shafrazi si ricorda di Basquiat mentre «corre qui da Crosby Street. Era completamente sconvolto e traumatizzato. Diceva che aveva avuto un visione di se stesso come un pollo. Lo smembramento e le slogature subite dal pollo gli erano apparse in maniera immediata ed evidente»15-40.
A detta di Torton, Basquiat era particolarmente sconvolto in quel periodo perché una delle sue prime fidanzate gli aveva detto che era incinta e che il figlio era suo:
Gli disse: «Ho bisogno di quattrocento dollari per abortire». E Jean-Michel le rispose: «Aspetta, aspetta, aspetta». Lei gli chiese se aveva intenzione di pagare o no. Lui era terribilmente ambiguo. Logicamente pensò che lei non volesse avere il bambino perché lui era nero. Ma lei gli rispose che lo considerava un malato di mente, e che era per questo che non voleva il bambino. Non gli fu proprio di nessun aiuto il dover fare abortire questa donna che nemmeno voleva discutere della possibilità di avere il bambino. Jean-Michel pianse per giorni15-41.