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Curry non aveva mai pensato a come sarebbe morto. Era una domanda che non gli era mai passata per la mente. Di vecchiaia, forse. Da qualche parte, lontano, in una veranda vista mare. In ogni caso, di certo non così. In un appartamento sudicio, braccato e legato a una sedia, con un cappuccio sulla testa.

Provò a tirare di nuovo, ma era legato stretto alla sedia rigida. La corda gli segava il polso. Gli venne voglia di gridare, ma serrò le labbra. Gli doleva la testa. Sentì il sangue che gli si era seccato sul collo. Aveva perso conoscenza per via del colpo alla testa. Non gli funzionava più il cervello.

Era stato Jimbo?

No, non Jimbo, cazzo.

Jimbo aveva stretto un accordo. Con il tossico, Kevin. Che aveva una relazione con quella Lotte. Il corriere di Allan Dahl. Doveva essere così. Era per quello che si erano piazzati là fuori quel mattino. Dahl si trovava lì per controllare quella ragazza. L’eroina. I soldi.

Legato a una sedia.

Con un cappuccio sulla testa.

Tradito da un bastardo che avrebbe dovuto essere dalla sua parte.

Porca puttana.

No, non era così che se l’era immaginato.

Non sentiva muoversi nessuno. Per un po’ c’era stato un frenetico tramestio. Voci che gridavano in un inglese stentato. Una o due parole in norvegese. L’aveva sentito.

Quel bastardo di Dahl.

What to do with him?

Con lui che facciamo?

E Dahl aveva risposto qualcosa.

Kill him?

Ammazzarlo?

Oppure aveva detto we leave?

Ce ne andiamo?

Non aveva capito.

Provò di nuovo a tirare le corde, ma non ne ricavò che altro dolore ai polsi. Sentì il cuore battergli all’impazzata, sotto la camicia sudata e insanguinata.

Merda.

Passi.

C’era qualcuno là fuori.

La maniglia si stava muovendo.

Merda.

Una sottile lama di luce lo colpì, se ne accorse attraverso il cappuccio. Una sagoma sulla soglia. Una grande ombra nera. Sentì il rumore di un’arma. La sicura che veniva tolta.

Merda.

Chinò istintivamente il collo.

Ecco come doveva finire.

Chiuse gli occhi, si accorse di tremare, bisbigliò timidamente qualcosa con le labbra secche.

Mi dispiace.

Grazie.

Per me.