«Qui non c’è nessun altro.»
Curry d’un tratto acquistò lucidità mentre qualcuno gli toglieva il cappuccio. La luce adesso era ancora più forte, gli bruciavano gli occhi.
Fuori, trepestio di stivali pesanti.
«Se ne sono andati.»
Una mano sotto il mento gli sollevò il viso.
«Mi chiamo John Wold. Tu sei Larsen? Curry?»
Riuscì a malapena ad aprire la bocca.
«Dahl? L’avvocato? Lorentzen? Sono stati qui?»
Curry annuì lentamente.
«Se ne sono andati da molto?»
Una radio della polizia in lontananza.
«Io...» cominciò Curry, ma la bocca non gli obbediva.
«Se ne sono andati» disse la voce di quel Wold, rivolta verso qualcuno che Curry non riusciva a vedere. «Ok, diamo il via alle ricerche. Non possono essere andati lontano.»
Ossignore.
Continuava a tremare. Non riusciva a smettere.
«Liberalo» disse un’altra voce.
Mani sulle sue gambe. Sulle braccia. Sentì rifluire il sangue alle mani.
Ancora stivali sul pavimento duro.
«Cazzo. Ok.»
Ancora un fruscio fuori, lontano.
«Voglio posti di blocco ovunque.»
Ancora quel Wold, lontano, nella nebbia.
«Va tutto bene? Riesci a stare in piedi?»
Mani che lo aiutavano, gambe che non volevano sostenerlo.
Poi calò il buio.