Il sole era alto nel cielo, un gradevole calore che Munch non sentiva da tempo. Aveva la sigaretta in bocca, sotto gli alberi nel giardino di Røa, e contemplava il grande sorriso di Marianne che si stava avvicinando a lui.
«Non è arrivato il momento di smetterla?»
«Cosa intendi dire?»
La ex moglie lo raggiunse e lo strinse forte.
«Con il fumo, Holger?»
«Sì, smetto oggi.» Munch sorrise gettando il mozzicone, mentre un’altra coppia elegante entrava dal cancello.
«Ciao» fece la ragazza porgendogli la mano. «Kathy, piacere, siamo amici di Ziggy.»
«Benvenuti» ribatté allegro Munch. «Dentro trovate da bere. La cerimonia comincia tra qualche minuto.»
La coppia salì le scale per entrare in casa.
«La nostra bambina è diventata grande» disse Marianne, afferrandogli timidamente la mano.
«Già, è proprio così.»
«Sei contento? Stai bene, Holger?»
Munch le strinse a sua volta la mano e sorrise.
«Sì, Marianne. Sto molto bene.»
«Ottimo» disse la ex moglie mentre un’altra coppia entrava sul vialetto in ghiaino.
«Entrate. Ci sono dei drink sul tavolo» annunciò Munch ai nuovi arrivati, mentre all’improvviso apparve all’ingresso Mia.
«Congratulazioni» fece l’indiana dagli occhi azzurri stringendo Marianne in un abbraccio. «Dove posso posare il regalo?»
«Non volevano regali...» mormorò Munch.
«Già, si dice sempre così, vero?» ribatté Mia sorridendo. «È dentro?»
«In salotto» rispose Munch.
«Ok, vado a salutarla. Parliamo dopo.»
Mia abbracciò di nuovo rapidamente Marianne e scomparve in casa.
«Nonno!»
Gambette leggere sulla ghiaia e una Marion agghindata che si gettava su di lui.
«Ehi, tesoro, tutto bene? Ti ricordi che cosa devi fare?»
«Ah, nonno» rispose la piccola prendendo un piglio serio, «non ho più cinque anni. Non è così difficile. Ho solo un cestino con dei fiori. Devo soltanto essere molto elegante e gettare dei fiori dove passano. Ieri mi hai chiesto la stessa cosa!»
«Brava, Marion, volevo solo essere sicuro.»
Marianne sorrise e gli strinse di nuovo la mano.
«Ma tu, nonno?» domandò Marion guardandolo.
«Sì?»
«La Barbie non è del tutto soddisfatta del cavallo.»
«Ah, no?»
La piccola sollevò l’orlo del vestitino rosa e si grattò un piede.
«No, cioè sì, ma è così solo...»
«Il cavallo si sente solo?»
«Sì, nonno. È così solo. Poverino. Se ne sta lì e, sì, mangia la paglia e salta gli ostacoli, ma è sempre solo.»
Marianne lo guardò scuotendo la testa.
«Quindi ha bisogno di un amico, è questo che vuoi dire?»
«Sì! Nonno, gli serve un amico. Non possiamo prendere un altro cavallo, nonno? Uno nero questa volta, e lo chiamiamo Freccia, e può correre così forte che l’altro cavallo ne sarà felice.»
«Vedremo, Marion.»
«Urrà, nonno. Oggi?»
«No, Marion, oggi la mamma si sposa.»
«Domani?»
«Presto» disse Munch mentre il cancello si apriva di nuovo.
«Benvenuto» sorrise Marianne.
«Ciao» mormorò Curry, a disagio con l’abito che aveva indosso. «Questa è Luna.»
«Benvenuta, Luna» disse Munch afferrando una mano tesa. «Dentro trovate da bere. La cerimonia nel giardino sul retro comincia tra... sì, non manca più molto.»
«Grazie per l’invito» soggiunse Curry cortese, accompagnando la fidanzata su per le scale.
Munch tirò fuori una sigaretta dalla tasca mentre il telefono vibrava per l’arrivo di un messaggio.
Lillian.
Congratulazioni per il bel giorno, Holger! E mille grazie per l’appuntamento di sabato. Lo rifacciamo? Ho i biglietti per la Sala Concerti per giovedì, però prima magari ceniamo?
Munch rispose.
Con molto piacere, Lillian.
All’improvviso sulle scale d’ingresso comparve un volto un po’ affannato, un’amica di Miriam che aveva il compito di gestire la cerimonia.
«Si comincia. La banda suona. La sposa scenderà nel vialetto. Ora. Venite?»
«Certo» annuì Munch.
«Arriviamo» fece Marianne stringendogli di nuovo la mano, poi si affrettò sulle scale davanti a lui per entrare nella villetta bianca.