Poco più di quattro ore più tardi, Cara stiracchiò braccia e gambe, ammiccando al piccolo simbionte dorato ai polsi di Abby mentre si raddrizzava. Trish stava annunciando che l'atterraggio era imminente. Cara lanciò un'occhiata a Carmen, che si era tolta la mascherina dagli occhi ed era impegnata a tirare fuori una giacca di cuoio dal borsone prima di voltarsi a guardare fuori dal finestrino del jet.
“Allora, quanto manca all’atterraggio?” chiese Cara. “Sì, non c’è una nuvola. Bel posticino, eh? Somiglia al paese in cui sono cresciuta.”
Abby rise entusiasta. “Sì, è piccolo, ma è casa mia.”
“Sembrerebbe che tu avessi un motivo per tornare. Lui è carino? Ha fratelli?” chiese furbescamente Cara.
“Sì, è carino, e sì, ha quattro fratelli,” rispose Abby, con tono distratto, per poi rendersi conto di cosa aveva appena detto.
Ridendo, Cara si stiracchiò di nuovo. “Fregata! Beh, se sono carini, indicami la strada. Ho sempre voglia di divertirmi quando sono in trasferta.” Abby non riuscì a trattenere una risata. Cara aveva quel genere di personalità di cui era impossibile non innamorarsi. Era un concentrato di energia. Era sempre in movimento, persino da seduta.
Cara vide il sorriso divertito di Abby e non riuscì a fermare il sorriso amareggiato che le curvò le labbra. “Ho un piccolo disturbo da iperattività. Non riuscirei a stare ferma nemmeno a costo della vita e dormo solo quattro ore a notte, quando va bene. Faccio impazzire tutti, ma sono molto produttiva. E ho un quoziente intellettivo stratosferico. Inutile a dirsi, la maggior parte della gente e tutti gli uomini non sopporta la mia compagnia per più di cinque minuti. Ma a me piace moltissimo farli impazzire prima.”
Abby ridacchiò. “Beh, non hai fatto impazzire me e io ho trovato la tua compagnia molto piacevole.”
*.*.*
Venti minuti dopo, Cara si alzò, stiracchiando braccia e gambe. Dio, era proprio contenta che fossero finalmente atterrate. Per fortuna, era riuscita a dormire qualche ora e, con l’aiuto di un po’ di caffeina, sarebbe stata quasi pronta per il secondo round… purché ciò non significasse tornare indietro in serata.
Avrebbe dovuto trovare una scusa di qualche tipo per convincere Ariel e Trish a rimandare il viaggio di ritorno fino almeno all’indomani. La sua mente stava passando in rassegna un centinaio di ragioni diverse quando la voce di Ariel disse che sarebbero giunte al gate nel giro di pochi minuti. Quando Ariel ringraziò tutte per aver volato con la Hamm Air, l’unica linea aerea dove i maiali volavano, Cara non riuscì a contenere una risata esplosiva. Adorava quelle due donne, che rendevano la vita così divertente.
L’aeroporto era buio, con l’eccezione di qualche luce proveniente dagli hangar vicini, dal terminal e dalle luci blu lungo la pista. Cara scese dalla scaletta non appena l’aereo si fermò. Tratto un respiro profondo della fresca e pulita aria notturna, sentì che la tensione cominciava a sciogliersi dal collo e dalle spalle.
Sai, si rimproverò tacitamente, se avessi scelto un mestiere diverso da quello del meccanico di jet, non dovresti preoccuparti di volare in una lattina! La cosa triste era che lei adorava volare; semplicemente, non amava la claustrofobia associata al volo. Se avesse potuto trascorrere la vita volando a bordo di un biplano o galleggiando su una mongolfiera, sarebbe stata in paradiso.
Cara si voltò a guardare Ariel e Trish che scendevano dal jet, seguite da Abby, che aveva preso il borsone. Carmen non era ancora scesa: stava parlando al telefono. Cara aveva la sensazione che non volesse trascorrere più tempo del necessario con loro, soprattutto con Ariel. Abby li stava guardando con l’aria di chi cercava il coraggio di dire qualcosa, ma non sapeva come dirlo.
“È davvero tardi per ripartire subito. Vi andrebbe di trascorrere la notte a casa mia? È un po’ in alto sulle montagne, ma è davvero bella. Ho una camera libera, se non vi dispiace stare in due, e un grande divano che è ottimo come letto,” disse Abby, spostando nervosamente lo sguardo su loro tre.
Cara trasse un sospiro di sollievo. Sì, pensò, è la scusa perfetta!
“Ci sto!” disse Cara, stiracchiandosi di nuovo, esageratamente. “Uscirei di testa se dovessi tornare su quella lattina. E mi piacerebbe molto conoscere il tuo uomo. Hai detto che ha dei fratelli? E che ci sarebbe la possibilità di conoscerli fra questa sera e domani mattina? Adoro conoscere uomini nuovi. Sto cercando di superare il record della velocità con cui li faccio scappare. Credo che il più tenace abbia resistito dieci minuti.”
Trisha e Ariel risero. “Cara, credo che quel tale Danny sia durato dodici. Tu cosa dici, Ariel?”
“Oh, almeno dodici. Forse anche tredici,” aggiunse Ariel.
Cara rise sguaiatamente. Sapeva esattamente di cosa stavano parlando quelle due: dell’ultimo appuntamento al buio che le avevano organizzato circa una settimana prima. L’avevano sorpresa a cena con un professore di fisica dell’università locale, vicino di pianerottolo di Trisha.
Alla fine, erano state loro due a rimanere sorprese quando il tizio aveva iniziato a usare un inalatore due minuti dopo aver conosciuto Cara. Forse la colpa era sua, che si era messa a recitare la teoria dei buchi neri di Stephen Hawking fin nei minimi dettagli, trovando dei parallelismi fra essa e le relazioni. “Voi due siete matte. Eravate così ubriache che non ricordate nemmeno il suo nome.” Cara aveva il sospetto che l’alcol, più che il tentativo di trovarle un uomo, fosse stato il vero motore del rapimento del povero professore.
“Si chiamava Douglas. Non Dougie,” disse Cara in una perfetta imitazione del tono offeso della voce nasale di Douglas. Naturalmente, era stata lei a soprannominarlo Dougie, sapendo che così facendo avrebbe infastidito il rigido studioso, la cui opinione di lei era palesemente che, se i cervelli erano dinamite, lei aveva un petardo bagnato. Ariel, Trish e Abby scoppiarono a ridere. “Ah, sì, il buon vecchio Dougie,” disse Trish, asciugandosi gli occhi. “Come abbiamo fatto a dimenticarcene?
Trish guardò Abby e sorrise. “A differenza di certa gente che conosciamo, Ariel e io abbiamo bisogno di dormire per almeno otto ore più di una volta al mese per sopravvivere. Saremmo felici di accettare entrambe le offerte.”
Abby si accigliò. “Entrambe le offerte?”
“Sì, il letto e i fratelli.” Cara, Ariel e Trish sghignazzarono.
“Apprezzo l’offerta, ma penso che soprassederò. Mi sono fatta portare un mezzo di trasporto. Credo che mi metterò in viaggio, dato che ho dormito per tutto il tempo,” disse sottovoce Carmen mentre appariva come dal nulla.
Cara ascoltò Ariel che cercava di parlare con la sorella, ma era palese che Carmen aveva già deciso. Cara era dispiaciuta per entrambe. Non conosceva molto bene Carmen; sapeva solo quello che le aveva raccontato Ariel. Ma conosceva Ariel e non le piacque vedere il dolore negli occhi della sua amica mentre guardava la sorella allontanarsi.
Voltandosi, Cara fu sollevata quando sentì Abby dire che sarebbe andata a prendere il furgone. “Ottimo,” disse sollevata Cara. Si incamminò verso il jet, esclamando: “Ci metto un minuto.”
Anche meno, se riesco, pensò mentre saliva a bordo. Dio, detesto gli spazi chiusi. Presi il cinturone e lo zaino, contò ventitré secondi. Sì, nulla come la claustrofobia la spingeva sull’acceleratore.
“Io raggiungo Abby. Ci vediamo fra poco,” disse Cara mentre saltava giù dalla scaletta.
“D’accordo. Noi ci metteremo una decina di minuti per chiudere tutto,” disse Trish, lanciando un’occhiata preoccupata ad Ariel, che stava osservando in silenzio Carmen che si allontanava nell’oscurità.
Cara sfiorò il braccio di Ariel mentre le passava accanto, offrendole un sostegno silenzioso. La donna le rivolse un sorriso triste prima di voltarsi e seguire Trish a bordo del jet.
Cara giunse alla conclusione che doveva dare ad Ariel qualcos’altro a cui pensare. Magari, se i fratelli amici di Abby erano simpatici, avrebbero potuto distrarre Ariel per un po’. Accidenti, forse, se erano simpatici, avrebbero potuto distrarre lei per un po’. In fondo, non si sarebbero fermate abbastanza per innamorarsi di qualcuno di loro e non c’era nulla di male nel divertirsi un po’, anche se solo per un paio d’ore.
Cara sorrise mentre correva a raggiungere Abby. L’idea di qualche coccola spinta la rallegrava. Forse non voleva andare fino in fondo con un uomo, almeno non con quelli che conosceva, ma ciò non significava che non le piacessero le coccole e i baci. Era un po’ come guardare il gran premio di Monaco: una ragazza poteva godersi l’atmosfera, apprezzare la performance, ma tagliare corto se non le piaceva l’andamento della situazione.
Già, pensò Cara, non mi dispiacerebbe fare un po’ di attività questa sera!