Trelon sentì il cuore salirgli in gola mentre si aggrappava a fatica ai ruvidi cornicioni lungo le mura di pietra del palazzo. Si era finalmente liberato dai due guerrieri dopo aver minacciato di sbudellarli se non gli avessero permesso di raggiungere la sua compagna. Quando lo avevano infine lasciato andare, Trelon aveva rapidamente invocato il suo drago.
Se guardare il suo simbionte afferrare Cara e portarla via fra gli artigli non gli avesse fatto vacillare il cuore, guardarlo scagliarla oltre il bordo del balcone era quasi bastato a fermarglielo. Non voleva nemmeno pensare a lei che cadeva da quell’altezza. Trelon era stato deciso a catturarla e a tornare nei suoi alloggi il più velocemente possibile. Ma prima ancora che avesse la possibilità di raggiungerla, lei aveva avuto il coraggio di mettersi in piedi sulla stretta ringhiera e saltare giù!
Trelon voltò la testa per guardarla mentre planava poco sopra il terreno, costringendo diversi uomini che erano usciti per vedere cosa stesse provocando tutta quell’agitazione a tuffarsi a terra. Il suo drago ridacchiò nel vedere la sua compagna che si divertiva tanto. Non vedeva l’ora che la trasformazione fosse completa. Voleva vedere che aspetto avrebbe avuto la sua piccola compagna con le ali.
“Grazie,” disse sarcastico Trelon al suo drago. “È proprio il pensiero di cui avevo bisogno. Cara con le ali.”
Il drago di Trelon rise di gioia. Voleva inseguirla. Trelon ridacchiò a sua volta. Doveva ammettere che non si divertiva così tanto da secoli.
“Andiamo ad acchiappare la nostra compagna… di nuovo,” disse Trelon, mollando la presa e agitando rapidamente le ali per guadagnare quota.
*.*.*
Trelon seguì Cara dall’alto, beandosi del guardarla mentre scopriva il suo mondo. Non riusciva a contenere l’amore che lo attraversava nel guardarla ridere fragorosamente per la pura gioia. Era bellissima! Non vedeva l’ora di vedere che aspetto avrebbe avuto nella sua forma di drago.
Sì, concordò con entusiasmo il suo drago.
Presto, amico mio, rispose Trelon. Diamole il tempo di abituarsi al nostro mondo prima di rivelarle chi è diventata. Ne ha passate tante in un periodo molto breve. Il drago di Trelon concordò riluttante con un leggero brontolio.
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Cara rise di gusto mentre Symba calava fino a poche decine di centimetri dalla superficie erbosa per poi riprendere quota e superare le alte mura che circondavano il palazzo. Cara diede per la prima volta un’occhiata da vicino alla città oltre le mura superandole. Osservò con gli occhi spalancati mentre volavano oltre un assortimento di edifici, alcuni piccoli, alcuni grandi e tutti scintillanti. Sorrise e salutò alcuni giovani ragazzi che correvano sotto di lei.
Symba volò più in là, verso una grande scogliera. Cara sussultò quando il simbionte scese in picchiata lungo la scogliera, verso l’acqua e gli scogli. Si rimise in quota all’ultimo momento, ma non prima che un’onda si infrangesse sulle rocce, spruzzandola di acqua. Lei lanciò un urlo al contatto con l'acqua fredda.
“Symba!” gongolò, asciugandosi il viso e gli occhi. “Cattiva.” Symba le inviò ondate di calore che la fecero ridere ancora più forte.
Cara sollevò le braccia, chiuse gli occhi per un istante e lasciò che la brezza la accarezzasse mentre Symba volava lungo la costa. Non si era mai sentita così libera. Ripensò alla sua vita sulla Terra, che tuttavia le sembrava più simile a un sogno della sua presenza in quel luogo. Non aveva nulla a cui tornare. Qualcun altro avrebbe potuto svolgere il suo lavoro alla Boswell International, suo padre e zio Wilfred non c’erano più e le sue uniche vere amiche erano Ariel e Trish. Beh, con l’aggiunta di Abby e Carmen.
Se fosse rimasta su quel nuovo pianeta, avrebbe avuto le sue vecchie amiche, le sue nuove amiche e Trelon. Si aggrappò con forza a Symba mentre quest’ultima riprendeva quota, superava il bordo della scogliera e volava verso una fitta foresta. Cara doveva ammettere che in realtà era Trelon a rendere quel mondo così speciale. Temeva che si stesse innamorando di lui. La sua paura più grande era quella di perderlo. Dopo la morte di suo padre, si era ripromessa che non si sarebbe mai più permessa di provare sentimenti così forti per un’altra persona. Ora, era coinvolta più di quanto lo fosse mai stata in vita sua.
Cara non notò l’ombra scura fino a quando non fu troppo tardi. Trelon calò in picchiata, sollevandola dal dorso di Symba, ridendo ad alta voce del suo gridolino spaventato.
“Cretino!” gridò lei mentre l'uomo la lanciava in aria e la afferrava con le zampe anteriori.
Cara afferrò strettamente Trelon, aggrappandosi a lui mentre questi volava sopra gli alti alberi. Era sbalordita dalla morbidezza delle sue scaglie. Passandovi le mani sopra fino agli artigli, lo massaggiò delicatamente. Sollevò di scatto la testa alla vibrazione simile alle fusa di un gatto che proveniva dal petto del drago. Trelon abbassò per un attimo la testa per guardarla prima di concentrarsi sulla discesa attraverso gli alberi folti.
Cara ebbe la sensazione di essere stata bruciata nel profondo di sé dal fuoco che ardeva negli occhi del drago di Trelon. Continuò a passargli la mano sul petto mentre lui faceva dentro e fuori fra i fitti rami della foresta. Si accorse che, più in là, gli alberi si diradavano.
Quando Trelon uscì nella luce, Cara sbatté le palpebre e vide che si trovavano in una piccola radura. Trelon volò in cerchio prima di rallentare. Il battito delle sue ali smosse l’erba viola mentre lui atterrava delicatamente, posando Cara coi piedi per terra prima di indietreggiare e posare tutte e quattro le zampe.
Cara si voltò per guardarsi attorno. La radura in sé era piccola: non più di una trentina di metri di diametro. Un piccolo torrente scorreva sulla destra e l’erba era punteggiata di fiori selvatici.
Trelon tossicchiò e lei si voltò a guardarlo. Era sdraiato sull’erba che la guardava. Cara lo raggiunse lentamente. Da vicino, il drago era davvero mozzafiato. Allungata una mano, lei gliela passò lungo il muso, tracciandone la curva prima di muoversi lungo la mascella. Sorrise quando vide le palpebre del drago calare. Sfiorandogli le orecchie, ridacchiò mentre lui le faceva guizzare avanti e indietro.
Arrivò al collo, usando entrambe le mani per toccarlo, tracciando i contorni di alcune delle scaglie e passando le unghie su altre. Sobbalzò quando Trelon ricadde all’improvviso su un fianco, sollevando le zampe anteriore e posteriore sinistra per darle accesso al ventre.
“Ti piace, vero?” chiese Cara.
Trelon sollevò la testa per guardarla, di nuovo con le palpebre calanti. Quando lei mosse la mano ancora più in basso, percepì più che sentire il basso ringhio che egli emise. Cara osservò con attenzione gli occhi di Trelon mentre scendeva fino a quasi a raggiungere la fessura che copriva le sue parti intime. Il ringhio si fece più rumoroso e il fuoco negli occhi di Trelon si fece più caldo man mano che le si avvicinava. Cara gli rivolse un sorriso timido mentre allontanava le mani per toccargli l’ala prima di passare alla punta della coda. Una volta percorso un fianco, risalì lungo l’altro. Trelon mosse la testa per seguire i suoi movimenti, fino a quando lei non ritornò nel punto da cui aveva cominciato.
Cara sfiorò con le dita la fronte di Trelon prima di sporgersi a sfregare la guancia contro quella di lui. “Sei bellissimo,” bisbigliò. “Ti voglio.”
Trelon tremolò nel sentire le morbide mani di Cara che lo accarezzavano. Il suo drago tremò mentre lei gli tracciava le scaglie; quelle carezze e quei contatti lo facevano piagnucolare per la voglia della sua compagna. Trelon lo tranquillizzò, assicurando: Domani. Domani le mostrerò come trasformarsi. Te lo prometto.
Concentrandosi su se stesso, Trelon si trasformò, prendendo Cara fra le braccia e impossessandosi delle labbra di lei con le sue. Si concentrò sull’approfondire il bacio, lasciando che le ondate di desiderio e di amore che provava per lei scorressero attraverso di lui. Era così immerso nel momento che impiegò qualche istante ad avvertire il leggero strattonare che attirò la sua attenzione.
“Cosa c’è?” chiese col fiato corto mentre passava la bocca lungo la mascella di Cara.
“Ehm, Trelon,” disse Cara, cercando di trattenere una risatina. “Trelon!”
“Cosa c’è!” disse Trelon, staccandosi da Cara per guardarlo storto.
“Noti niente?” chiese innocentemente Cara.
Trelon si accigliò. Notava parecchie cose. Notava che stava cercando di riprendersi Cara fra le braccia e di farla sdraiare. Notava che erano tutti soli. Notava che lei era… Cos’erano quei segni scuri sul viso e il collo di lei? Si allontanò e le guardò le labbra. Cara aveva i baffi?
“Che cosa hai addosso?” chiese Trelon, perplesso.
La risata di Cara riecheggiò nella radura. “Te, stupidone. Sei lercio, nel caso non te ne fossi accorto!” Cara staccò un pezzetto di verde dei capelli di Trelon. “Cosa hai combinato? Ti sei messo a giocare in un vaso?”
Trelon strinse gli occhi, poi un sorriso malizioso gli illuminò il viso prima che afferrasse Cara per la vita e se la buttasse in spalla. “Ora che me lo fai notare, mi sembra di ricordare che qualcuno mi abbia aiutato a finirci dentro. E dato che sei stata così gentile da aiutarmi a diventare sporco e bagnato, mi sembra giusto restituire il favore.”
“Non osare! Trelon… mettimi subito giù!” Cara sussultò quando si rese conto che l’uomo era diretto verso il torrente. “Trelon!” gridò un attimo prima di atterrare nell’acqua gelida.
Sputacchiando, Cara emerse dall’acqua gelida, con un sussulto. “Idiota! Fa freddo qui,” disse con voce strozzata. Sfilandosi la camicia che aveva preso in prestito nel cassettone di Trelon quella mattina, gliela lanciò contro, colpendolo al viso. Rise forte fino a quando non vide lo sguardo negli occhi di Trelon. Questa l’avrebbe pagata carissima.
“Trelon, indietro,” gli disse, cercando di indietreggiare nell’acqua. Perse l’equilibrio e cadde. Ma non bastò a fermarla; lei continuò a provare a rialzarsi.
Trelon si limitò a rivolgerle un sorriso malefico e si sfilò la camicia, buttandola a terra accanto a quella di Cara. Poi, le sue mani si mossero verso i pantaloni. Si tolse gli stivali con un calcio e si levò rapidamente i pantaloni, lanciandoli nel mucchio.
Il fiato di Cara si mozzò alla vista della corporatura robusta di Trelon. La pelle scura e abbronzata dell’uomo brillava dove non era sporca. I capelli gli ricadevano in lunghe ciocche, smosse delicatamente dalla brezza. Gli occhi d’oro scuro scintillavano con una promessa di vendetta e desiderio. Prima che Cara si rendesse conto di quello che stava facendo, si stava muovendo verso di lui invece che lontano.
“Trelon,” bisbigliò vogliosa, protendendosi verso di lui con le mani tese.
Trelon entrò velocemente in acqua e afferrò le mani di Cara, attirandola contro il proprio corpo. Quando la sollevò, lei avvolse le gambe coperte dai jeans attorno alla sua vita, infilandogli le mani fra i capelli e avvicinandolao a sé per portare le sue labbra disperate a quelle di lui. Trelon ringhiò contro la barriera che li separava. Cara comprese la sua frustrazione e mollò subito la presa sulla sua vita in modo da potersi alzare.
“Aiutami,” esclamò frustrata a sua volta. Il tessuto umido non voleva saperne di muoversi in fretta quanto voleva lei. Trelon fu più che contento di dare una mano. Afferrato ciascun lato, strappò il tessuto alle cuciture, lasciando che galleggiasse via.
Con un ringhio, si immerse e serrò le labbra sul sesso di Cara. Lei gli afferrò le spalle per mantenere l’equilibrio mentre si sentiva addosso la sua bocca calda. Oddio, pensò, se lui non affoga nel torrente, c’è il rischio che lo affoghi io.
Proprio quando stava per tirarlo su, lui emerse, abbassandola fino ad averla sopra il suo enorme membro. Cara non disse una parola; si limitò a fissarlo negli occhi mentre scendeva, impalando il suo centro caldo e gonfio sulla lunghezza spessa di lui. Entrambi gemettero diventando una cosa sola. Trelon strinse la presa delle braccia attorno a Cara, sostenendo il suo peso leggero mentre muoveva il bacino verso l’alto, affondando sempre di più a ogni colpo. Sentì Cara tremare nell'avvicinarsi sempre di più al primo orgasmo.
“Suma mi mador. Mi Elila.” Trelon gemette mentre la sentiva stringersi attorno a lui con un grido acuto. “Mi mador!” gridò venendo nelle profondità di Cara e stringendola a sé. “Ti rivendico come mia vera compagna. Nessun altro potrà mai averti. Vivrò per proteggerti. Sei mia.”
Trelon abbracciò Cara mentre sentiva il peso leggero di lei lasciarsi andare contro di lui. La femmina appoggiò la testa al suo petto e lui le passò una delle enormi mani fra i capelli per stringersela al cuore. L’avrebbe sempre tenuta lì, perché lei era il motivo per cui il suo cuore batteva. Non riusciva a immaginare la sua vita senza di lei a illuminare l’oscurità che l’aveva divorato tanto a lungo. Lei era l’altra sua metà, la sua suma mi mador, mi elila: la sua vera compagna, il suo cuore.
Trelon si sollevò dall’acqua gelida quando sentì un brivido attraversare il corpo di Cara. Il suo corpo era molto più caldo di quello di lei, ma comunque insufficiente ad allontanare il gelo. Dopo averla sollevata, uscì dal torrente e la stese al sole sullo spesso tappeto di erba. Lei lo guardò con un sorriso pigro.
“Stai qui per un po’ e scaldati. Io lavo i vestiti.” Trelon esitò quando si rese conto che tutto ciò che restava a Cara da indossare era la sua camicia, che lei gli aveva lanciato. Trattenne un sorriso. Fosse stato per lui, non avrebbe avuto nemmeno quella. “Lavo i vestiti e li stendo ad asciugare, poi torno a scaldarti.”
Cara si limitò a chiudere gli occhi con un sorriso soddisfatto sulle labbra. L’erba sotto di lei era morbida e calda. Allungò le braccia e inclinò la testa verso il tepore del sole. Era una sensazione piacevolissima sulla pelle gelata. Non si era mai sdraiata nuda all’aperto, ma era gradevole. Magari era una nudista repressa, pensò pigramente. Lasciò che la sua mente vagasse mentre si appisolava.
Sentiva il rumore degli alberi vicini e la brezza che l’attraversava, il suono dell’acqua del torrente, Trelon che borbottava sottovoce, e non era mai stata così felice in vita sua. Persino l’energia nervosa che sembrava sempre scorrere in lei pareva essersi calmata un poco. Cara avvertì dell'altro. Sembrava muoversi dentro di lei, allungandosi e ringhiando come se fosse vivo.
Era così concentrata sulla strana sensazione di qualcos’altro che si muoveva in lei che non si rese conto che Trelon era tornato fino a quando non sentì la mano di lui scivolare dai suoi seni fino al ventre. Qualunque cosa ci fosse dentro di lei sembrava gradire quanto lei il suo tocco, perché sembrava muoversi con entusiasmo verso di lui.
*.*.*
Trelon prese fiato nel guardare scaglie piccole e delicate attraversare la pelle di Cara. Erano bellissime! Sfumature variegate di bordeaux e ametista che si muovevano sulla scia del suo tocco. Il drago di Trelon fece le fusa nel sentire la sua compagna rispondere al tocco dell’uomo. Chinandosi, Trelon prese in bocca un capezzolo delicato e lo succhiò, meravigliandosi quando esso si inturgidì fino a diventare una punta dura. Cara gemette alla sensazione della bocca calda che la succhiava; si mosse irrequieta sotto di essa.
Trelon abbassò la mano per allargare delicatamente le gambe di Cara mentre la sua bocca si spostava a stuzzicare l’altro capezzolo. Adorava la reattività di lei al suo tocco. Le gambe della femmina si schiusero e lui colse l’opportunità per infilarsi fra di esse, senza mai interrompere le attenzioni che dedicava ai seni. Cara inarcò la schiena per avvicinarsi a lui e cominciò ad abbassare le mani per toccarlo, vogliosa di infilargliele fra i capelli per far sì che lui non si muovesse.
“No,” disse Trelon, staccando a malapena la bocca dal capezzolo in modo che lei potesse sentire ciascuna alitata di aria calda mentre parlava. Trelon sollevò una mano per impedire a Cara di muovere le proprie. “Tienile sopra la testa. Mi piace vederti spalancata per me.”
Cara aprì gli occhi quanto bastava per guardare in quelli di Trelon. Annuendo, rimise le mani sopra la testa, afferrando un polso nel tentativo di ancorarsi. “Amami,” bisbigliò.
“Per sempre, mi mador. Per sempre,” rispose Trelon.
Nel profondo di sé, sapeva che Cara gli stava chiedendo più del semplice amore fisico, ma che aveva timore di farlo ad alta voce. Trelon si chiese cupamente cosa fosse successo alla sua piccola, bella compagna per renderla così timorosa di essere amata. Era deciso a cancellare quella paura. L’avrebbe amata così profondamente, in maniera così assoluta, che lei non avrebbe mai dubitato dei suoi sentimenti o del fatto di essere la femmina più speciale del mondo di Trelon.
Trelon proseguì l’assalto al corpo e ai sensi di Cara. La baciò lungo la parte inferiore dei seni sodi, scendendo fino allo stomaco. Trascorse qualche istante mordicchiandole l’ombelico prima che gli impazienti sospiri di frustrazione di lei e l’ondeggiare del suo bacino gli dicessero che desiderava la sua attenzione altrove.
Trelon ridacchiò della sua impazienza.
“Trelon!” piagnucolò Cara.
Lui cedette alle richieste, mettendosi le gambe di lei sulle ampie spalle per sollevarla leggermente mentre affondava la bocca nei morbidi riccioli rossi che le coprivano il pube. Il grido di passione di Cara accese le fiamme che ardevano nel profondo di Trelon. Voleva rinnovare la sua rivendicazione. Voleva che lei sapesse senza ombra di dubbio che gli apparteneva per sempre. Il primo lampo del desiderio di Cara gli scorse sulla lingua, esplodendo su di lui mentre il suo corpo risplendeva.
Il suo drago premette su di lui. Non domani: oggi, ordinò. Trelon rispose con ferocia, respingendolo. Succhiando più forte il clitoride gonfio, schiuse delicatamente le labbra di Cara, scoprendola completamente alla sua lingua. Capì che stava facendo la cosa giusta quando i talloni della donna affondarono nella sua schiena e il suo corpo si inarcò bruscamente contro la bocca di Trelon. Il grido sommesso di Cara riecheggiò mentre veniva con forza. Trelon non si fermò. Continuò l’assalto su di lei, deciso a soddisfarla ripetutamente.
Era così bella quando veniva che Trelon voleva guardarla farlo ancora e ancora. Quando il corpo di Cara si irrigidì nuovamente mentre l’orgasmo successivo cresceva a velocità impossibile, lui si ritrasse e posizionò il corpo su quello di lei per affondarvi in profondità.
Trelon buttò la testa all’indietro e strinse i denti mentre sentiva Cara stringerlo così forte che dovette trattenere un grido di piacere. Le gambe di Cara si avvolsero attorno alla sua vita, i tremiti del suo orgasmo che le attraversavano il corpo.
Singhiozzò sommessamente per l’intensità del piacere che pulsava dentro di lei. Era quasi doloroso, da tanto era profondo. Sentì Trelon avvicinarla a sé, scostandole il viso mentre le baciava il collo. Quando lui raggiunse il punto sopra la spalla, Cara avvertì un brusco lampo di dolore seguito da un calore bruciante che le riaccese il sangue.
“Trelon!” gridò mentre una feroce ondata di desiderio la invadeva.
Trelon non rispose. Continuò ad alitare fuoco draconico nel sangue di Cara, crogiolandosi nella reazione di lei e del drago di lei. Finito di alitare, si staccò e leccò il segno a forma di drago sul collo della femmina. Esso era identico a quello sulla spalla e sulla schiena. Trelon provò un senso di soddisfazione. Ora, il suo marchio era visibile a tutti! Baciò la cicatrice, che stava già guarendo.
Cara sussultò quando sentì una calda ondata di desiderio ardere in lei. Era intensa come l’altra volta, ma non bruciava così forte. Anzi, dentro di sé lei avvertì un simile impulso bruciante a mordere Trelon.
Cara voltò la testa verso il collo dell'uomo. Sentì qualcosa muoversi nuovamente dentro di lei, incoraggiandola a mettere in atto quella sensazione. Resistette e avvertì un disappunto profondo, come se in qualche modo avesse detto di no a una parte di sé, a un elemento essenziale di qualcosa di speciale. Invece, stampò piccoli baci lungo la gola di Trelon, sentendolo fare le fusa.
“Scopami,” bisbigliò contro la gola dell’uomo. “Forte.”
Trelon rispose affondando sempre più profondamente. Cara piagnucolò per la frustrazione mentre l’ondata cresceva fino a raggiungere una pressione simile al dolore, perché non riusciva a trovare quel punto che l’avrebbe spinta oltre il limite. Premette contro Trelon, costringendolo ad abbassare lo sguardo.
“Girati e lasciati cavalcare,” piagnucolò.
Trelon ringhiò, rotolò, assicurandosi di non separarli mai mentre giaceva supino guardando negli occhi velati dalla passione di Cara. La posizione costrinse la femmina ad allargare le gambe, permettendogli di prenderla più profondamente. La guardò buttare indietro la testa e cavalcarlo, dapprima con delicatezza, poi con velocità crescente. La vista dei seni sodi che si muovevano su e giù, i capezzoli rosa scuro gonfi e arrossati dalle sue labbra che luccicavano al sole e della testa buttata all’indietro che metteva in mostra il marchio di Trelon sulla gola accentuarono il suo piacere.
“Toccati i seni.” Trelon non si rese conto di averlo detto ad alta voce fino a quando non vide le mani di Cara sollevarsi e circondare i seni.
Le dita della femmina strizzavano i capezzoli che lui aveva succhiato. Era una visione così erotica che l’orgasmo di Trelon esplose da lui in spruzzi profondi negli abissi del grembo di Cara. Il calore del suo seme scatenò una reazione nella donna, che gridò mentre veniva di nuovo. Le mani di Trelon le afferrarono le cosce, tenendola ferma mentre lui rispondeva al movimento verso il basso con un movimento verso l’alto, in un tentativo disperato di fonderli insieme.
Cara crollò addosso a Trelon, completamente esausta. Si raggomitolò sul suo petto e lasciò che il battito delicato del cuore di lui la facesse addormentare. Il suo ultimo pensiero fu che magari fare l’amore con Trelon poteva essere una cura per la sua insonnia.