Trelon giaceva nel letto, chiedendosi quale divinità avesse contrariato quando si rese conto di essere di nuovo solo. Provò a sedersi e uno strattone ai polsi gli impedì di muoversi di più di qualche centimetro. Chiusi gli occhi, giunse alla conclusione che doveva averle contrariate tutte.
Era incatenato al letto, con la catena che aveva usato sulla sua piccola compagna. Strattonò le braccia, ma non si mossero. Trelon cercò di avvicinarsi alla testiera per poter fare meglio leva, ma non ci riuscì, perché entrambe le caviglie erano fissate al fondo. Lanciando un ruggito di rabbia, Trelon cercò di spezzare le catene, ma erano troppo robuste. L’unica soluzione era trasformarsi. Dovette invocare il suo drago tre volte prima che esso rispondesse. La creatura era troppo impegnata a sghignazzare per il trucchetto messo in atto dalla sua compagna. Le terribili minacce ruggite da Trelon non parvero far altro che aumentare l’ilarità del drago.
Finalmente, avvertì la trasformazione. Quando lo schianto riecheggiò nella stanza, le sue due guardie entrarono di corsa, fissandolo con le bocche spalancate. Trelon ruggì, esalando in preda alla frustrazione un getto di fuoco draconico dai resti del letto, che era crollato sotto il peso del suo drago. Sfortunatamente, i tendaggi che lo circondavano erano ancora parzialmente chiusi e presero fuoco. Trelon emise un gemito di sofferenza mentre rotolava fuori dal letto in fiamme, spezzando le catene, e si recava pestando i piedi sul balcone, da dove si tuffò prontamente.
*.*.*
Cara si stava divertendo un mondo. Si era svegliata poco prima dell’alba, piena di energia. Dopo essersi resa conto che Trelon l’aveva incatenata al letto, le ci erano voluti solo pochi minuti per far scattare la serratura. Se lui voleva davvero trattenerla, avrebbe dovuto controllare il comodino accanto al letto, dove lei teneva pronto un piccolo kit di attrezzi. In un momento di birbanteria, aveva deciso di ripagarlo a sua volta con qualche catena. Ma lei era stata abbastanza furba ad assicurarsi che non ci fossero attrezzi riposti sul lato del letto di Trelon perché lui potesse cavarsi d’impiccio.
Si sentiva incredibilmente ben riposata, perché la sera prima erano andati a letto prima del calare del sole. Naturalmente, il sonno era arrivato qualche ora dopo, perché Cara era dell’umore di provare alcune delle nuove posizioni che Trelon le aveva mostrato. Le stelle brillavano a piena forza prima che gli effetti della caffeina cessassero e lei si addormentasse profondamente. I suoi sogni erano stati colmi di immagini di draghi e di voli nel cielo. Quei sogni erano stati il suo primo pensiero da sveglia e lei si era resa conto di dover verificare se potesse trasformarsi in drago come faceva Abby.
Dopo quelle che erano parse ore di preghiere, suppliche e promesse infinite, Cara era finalmente riuscita a ottenere una reazione dalla cosa che viveva dentro di lei. Aveva gioito quando si era resa conto che si trattava del suo drago. Dapprincipio, la creatura aveva esitato, non volendo affrontare la prima trasformazione senza avere il suo compagno vicino, ma dopo che Cara aveva osservato che Trelon era vicino, solo addormentato, essa aveva risposto con riluttanza.
Cara era stata così entusiasta nel vedere le scaglie di colori diversi formarsi sulle braccia e sul petto da non accorgersi nemmeno che ci vedeva meglio al buio. Col crescere dell’entusiasmo, la gioia che provava il suo drago era divenuta una cosa viva nel suo sangue. Il fuoco si era intensificato fino a quando Cara non si era lasciata avvolgere dal suo calore. Si era trasformata proprio lì, di fronte alle porte del balcone.
Dove Cara, in forma umana, era in piedi fino a pochi istanti prima, ora si trovava un minuscolo drago bordeaux e ametista, con occhi verde smeraldo. Cara aveva allargato le ali, stupendosi della loro superficie traslucida e punteggiata di scaglie minuscole che sembravano brillare di luce propria. Aveva abbassato la testa e guardato fra le sue quattro… Aveva quattro zampe! Intravide la coda un attimo prima che essa si sollevasse e per poco non rovesciasse alcuni oggetti sul cassettone di Trelon.
Cara aveva soffocato una risatina, non volendo ancora svegliare il compagno. Voleva volare! Il suo drago si era prodotto in una risatina elettrizzata mentre l’entusiasmo di Cara si diffondeva. Mormorando una parola a Symba, che pisolava nell’altra stanza, Cara era uscita sul balcone e si era lanciata nell’aria con una spazzata di ali.
Aveva lasciato che il suo drago prendesse in parte il controllo mentre solcava il cielo senza nuvole. Presto, avevano raggiunto un accordo: il drago era il pilota e Cara la navigatrice. Il drago di Cara tossicchiò una risata quando Symba apparve accanto a lei nella forma dell’aquila dorata.
Insieme volarono oltre le mura del palazzo e in cerchio sopra la città che andava svegliandosi, con le piccole ali di Cara che sbattevano e planavano sulle correnti. Symba le si avvicinò a sufficienza per fare in modo che indossasse una leggera armatura d’oro. Cara capì che il simbionte si stava assicurando che lei fosse protetta, per cui la mordicchiò giocosamente. Symba rispose con una serie di piroette aggraziate. Cara osservò affascinata mentre Symba si muoveva su e giù. Un tepore le giunse attraverso l’armatura dorata e capì che il simbionte stava cercando di insegnarle a volare. Il drago tossicchiò con gioia prima di seguire Symba in una picchiata aggraziata verso le scogliere.
*.*.*
“Cara, mi elila. Aspettami,” chiamò Trelon nel linguaggio dei draghi.
Aveva visto le immagini che Symba gli stava inviando. La sua rabbia era svanita quando aveva intravisto per la prima volta il piccolo drago bordeaux e ametista. Il suo drago stava praticamente sbavando di fronte alla bellezza della sua compagna ed era estremamente arrapato. Trelon aveva dovuto ricordargli che prima di poter fare qualunque cosa, dovevano acchiappare il drago.
Il ringhio offeso del suo drago per non aver visto la sua compagna trasformarsi per la prima volta lo aveva fatto ridere, considerato quanto divertimento aveva tratto il drago dai guai che Trelon aveva passato con lei. Il problema, però, era che loro due occupavano lo stesso corpo. Sì, pensò sorridendo Trelon, doveva aver contrariato tutte le divinità più di una volta. Ma se la punizione era avere Cara come compagna, lo avrebbe rifatto.
Gli si mozzò il fiato quando vide la sua compagna per la prima volta. Era seduta sul bordo della scogliera, con il sole mattutino che le proiettava i suoi primi raggi sul corpo. Il bordeaux e l’ametista luccicarono accarezzati dalla luce. Era un drago molto piccolo rispetto a quello di Trelon, ma era la cosa più bella che lui avesse mai visto.
Mia! rispose orgoglioso il drago di Trelon. Tutta mia!
Trelon ridacchiò nel rispondere alla possessività del suo drago. Nostra, amico mio. Tutta nostra.
Il drago di Trelon emise uno sbuffo divertito prima di tuffarsi in picchiata, planando per atterrare accanto a Cara e a Symba.
Trelon allungò la testa, sfregandola contro il collo di Cara e passandole una lunga lingua sulla mascella. “Sei bellissima, Cara,” mormorò con gioia il drago di Trelon mentre la sua compagna sollevava la testa.
“Che figata, Trelon!” rispose elettrizzata Cara. “Tutto ha un aspetto diverso. Ho sorvolato la città e ci vedevo benissimo, anche se c’era ancora buio. E Symba mi ha fatto vedere come girarmi in aria e come planare sul vento. E ho quattro zampe e la coda. Hai visto la mia coda?” Cara, si alzò, girandosi per sollevare la coda e mostrargliela. “Ho anche le ali. Non sono bellissime?”
Il drago di Trelon emise un basso ringhio mentre guardava la sua compagna girarsi e sollevare la coda in un inconsapevole invito ad accoppiarsi. Quando lei allargò le ali, lui fece un passo aggressivo nella sua direzione. Voleva la sua compagna e la voleva subito. Trelon si allungò e le mordicchiò delicatamente la coda. Lei strillò e allontanò la coda, cercando di infilarla sotto di sé mentre si voltava verso Trelon.
“Ehi, perché lo hai fatto? Potresti rovinarmi la coda!” esclamò stupita Cara. Fu solo quando lo guardò negli occhi che indietreggiò barcollando di un paio di passi.
“Sei arrapato? Ora?” chiese incredula Cara. “Sono un drago! Non puoi arraparti con me che sono un drago!”
“Sì che posso. Il mio drago vuole scopare la sua compagna,” disse Trelon, i cui occhi cominciarono a brillare al pensiero di essere completamente sazio per la prima volta in vita sua.
“Ma potresti rovinarmi le scaglie!” obiettò Cara. “E io voglio volare ancora, per cui di’ al tuo amichetto di farsi una doccia fredda. Voglio divertirmi.”
“Oh, sarà divertente, e ti prometto di non rovinarti troppo,” ringhiò Trelon con una voce sensualmente profonda. “Ti voglio adesso,” disse mentre si lanciava verso di lei.
Cara lanciò un gridolino e fece quello che ora le veniva meglio: volò via. Dopo essersi voltata rapidamente, si infilò sotto la bocca protesa di Trelon, sentendo il suo fiato caldo mentre lui cercava di afferrarla, e si tuffò dalla scogliera.
Il grido offeso di Trelon riecheggiò nel primo mattino mentre lui guardava la sua minuscola compagna svanire oltre il bordo. La inseguì di corsa, balzando giù dalla scogliera e spalancando le ali. Il cuore gli volò in gola alla vista del corpicino di lei diretto verso gli scogli. All’ultimo momento, Cara aprì le ali e volò attraverso lo spruzzo d’acqua sollevato dalle onde che si infrangevano.
Trelon udì i suoi colpi di tosse di gioia mentre sbatteva le ali per sollevarsi. Symba rimase in alto, osservando il suo guerriero e il suo drago che inseguivano la loro piccola compagna. Assunta la forma del gattomammone, si stese sull’erba e chiuse gli occhi. Anche lei era un po’ esausta per aver cercato di tenere il passo del minuscolo fascio di energia che era la loro compagna. Per un po’, avrebbero potuto pensare Trelon e il suo drago a prendersi cura della minuscola umana/drago che era diventata così importante per tutti e tre.
*.*.*
Cara rise di gioia mentre volava su e giù a pochi centimetri dalla superficie delle onde. A un certo punto, abbassò persino le zampe posteriori abbastanza da sfiorare l’acqua. Volò lungo la costa, diretta nella stessa direzione in cui Symba l’aveva portata il giorno in cui lei e Trelon erano finiti nella radura. Quando si avvicinò nuovamente alle scogliere, spinse verso il basso con le ali, guadagnando quota.
Vide Trelon con la coda dell’occhio. Il drago stava calando su di lei con gli artigli protesi, come se volesse afferrarla a mezz’aria. Un attimo prima che lui la raggiungesse, lei girò su se stessa e cambiò direzione, passando fra lui e la scogliera con pochi metri di gioco. Sbuffò di fronte al suo ringhio.
Superò il bordo della scogliera e continuò a salire, fino a quando non si ritrovò piuttosto in alto. Vedendo la foresta estendersi di fronte a sé, volò verso di essa, virando, ruotando e muovendosi alla massima velocità consentitale dalle piccole ali. A un certo punto, il suo drago esalò un sottile flusso di fuoco quando Trelon quasi la raggiunse, costringendolo a indietreggiare all’ultimo momento.
“Cara, vieni da me,” ruggì Trelon.
Accidenti, quanto era veloce Cara. Sebbene lui fosse molto più grosso e più esperto, lei aveva imparato a volare con una velocità incredibile. Aveva raggiunto la foresta, ora, e vi stava guizzando dentro e fuori. Per via della sua stazza, Trelon non poteva seguirla costantemente ed era costretto a fare degli aggiustamenti quando lei volava attraverso aperture strette.
A un certo punto, riuscì quasi ad agguantarla, ma lei scartò all’ultimo momento, passando in mezzo a due rami. Trelon aveva giudicato male la distanza, perché si era concentrato troppo sulla preda, e si ritrovò bloccato fra i rami. Cara ebbe la faccia tosta non solo di ridere di lui mentre Trelon cercava di liberarsi, ma osò persino volare di nuovo nella sua direzione e passargli la lingua sul viso prima di allontanarsi. Trelon spinse e scostò i rami robusti, fino a quando non riuscì a svicolare.
Attraversate le chiome degli alberi, decise di cambiare strategia. Cara era troppo piccola e troppo veloce per lui nella vegetazione fitta. Trelon doveva portarsi sopra di lei e prenderla di sorpresa. Si liberò e risalì nel cielo luminoso e limpido. Guardò Cara volare sotto di lui, facendo dentro e fuori dagli alberi come un’esperta. Più in là si trovava la radura dove avevano fatto l’amore poche settimane prima.
Trelon si concentrò, aspettando il momento giusto prima di calare in picchiata, stringendosi le ali al corpo e raggiungendo Cara con un colpo veloce, pensato per catturare la preda di sorpresa.
Cara era occupata a guardarsi con un occhio dietro le spalle, alla ricerca di Trelon, e con l’altro di fronte a sé per non andare a sbattere contro i rami. Prima di rendersene conto, si ritrovò nello spazio aperto della radura. Proprio mentre usciva dall’apertura, un’ombra scura la coprì. Cara sollevò la testa e vide troppo tardi l’enorme corpo di Trelon. Ruotò su se stessa nella speranza di schivarlo, ma il drago era troppo veloce e troppo vicino.
Non appena lei si voltò, esponendo il ventre, le zampe anteriori di Trelon si allungarono per stringerla a lui. Nel momento in cui Trelon ebbe una buona presa su di lei, trascinò verso di sé la sua figura agitata, circondandola con la coda e afferrandole le zampe posteriori con le sue più robuste. Trelon usò le sue potenti ali per tenerli in volo mentre sottometteva la sua minuscola compagna. Ridacchiò quando Cara fece scattare i denti.
“Ora sei mia, mi elila. Ti ho catturata, questa volta, e non ti lascerò più andare,” ringhiò Trelon con una voce profonda e colma di desiderio.
“Ma–” esordì Cara; le parole le morirono improvvisamente in gola quando il drago di Trelon, finalmente, rivendicò la sua compagna.
Trelon sentì Cara arrendersi nel profondo dell’anima. Quando la penetrò, il gemito del suo drago riecheggiò in entrambi. Trelon usò le sue potenti ali per calarli delicatamente a terra. Non mollò mai la presa su Cara, temendo che lei cercasse di fuggire, ma sembrava che il drago di Cara avesse altre idee.
Mentre lui li calava, il drago di Cara spalancò le ali in modo che Trelon potesse adagiarla supina sulla morbida erba viola. Trelon le lasciò andare le zampe anteriori e posteriori per avvolgere il corpo minuscolo di lei con il suo più grosso. Tenne la coda strettamente avvolta attorno a lei, unendoli come una cosa sola. Il suo drago gemette mentre ondeggiava delicatamente contro la compagna.
“Trelon,” gemette Cara. Si allungò verso l’alto e passò la lunga lingua lungo la mascella di Trelon, leccandolo continuamente mentre ondeggiava contro di lei.
Il drago di Trelon sollevò la testa quanto bastava per scoprire più del collo e della gola a Cara. Il tocco della lingua di lei contro le scaglie gli fece scorrere nelle vene ondate di fuoco. Abbassò nuovamente la testa e premette contro quella di lei. Aveva bisogno di assaporarla a sua volta. Voleva che l’odore di Cara penetrasse così a fondo nel suo sangue che ovunque lei fosse, lui sarebbe riuscito a trovarla.
Cara spostò di lato la testa, scoprendo il lungo collo delicato a Trelon. Il suo drago emise una serie di piccoli grugniti e colpi di tosse mentre Trelon si attaccava alla pelle scoperta. La forza della connessione quando lui la morse provocò un’esplosione dentro di lei. Il drago di Cara si inarcò sotto il maschio più possente, stringendolo e costringendolo a penetrarla più a fondo mentre lei pulsava attorno a lui.
Il drago di Trelon reagì all’orgasmo del drago femmina. Il suo enorme corpo si irrigidì venendo a sua volta sopraffatto dall’orgasmo. Lasciò andare il collo del drago femmina e riversò il proprio seme dentro di lei, ruggendo la sua rivendicazione. Il ruggito dell’enorme maschio fece tremare gli alberi, spingendo una varietà di creature volanti a sparpagliarsi lungo il confine della radura.
Mentre si rilassava, Trelon si tolse gentilmente di dosso al minuscolo drago sotto di lui. Il drago era riluttante a lasciar andare la sua compagna. Mollò lentamente la presa sulla sua coda e si allontanò quanto bastava perché lei potesse rotolare sul ventre. Il corpo massiccio di Trelon le rimase abbastanza vicino da toccarla e, una volta che lei si fu raggomitolata sull’erba con le ali lungo i fianchi, lui abbassò il proprio corpo sull’erba accanto a lei e le avvolse una delle enormi ali attorno, attirandola contro di sé.
Il drago di Trelon diede una rapida occhiata alla radura per assicurarsi che la sua compagna fosse al sicuro prima di appoggiare la testa sul suo collo snello e chiudere gli occhi. Per la prima volta in vita sua, Trelon era completamente sazio. La fame costante, la sensazione che mancasse qualcosa, erano finalmente svanite. Il suo drago emise un verso soddisfatto mentre la sua piccola compagna gli si stringeva ancora di più addosso. Insieme si crogiolarono nella luce del primo mattino, godendosi la brezza rilassante e il rumore dell’acqua del vicino torrente. Trelon chiuse gli occhi e si riposò, sapendo che il suo drago sarebbe rimasto all’erta per qualunque pericolo nei confronti della propria compagna.
*.*.*
Diverse ore più tardi, Trelon si svegliò alla sensazione di una mano morbida che gli accarezzava il viso. Tenne gli occhi chiusi per diversi istanti. Voleva godersi la sensazione dello svegliarsi per la prima volta con la compagna al suo fianco. Gli ci volle un momento per rendersi conto che lei aveva riassunto la forma umana. Trelon aprì i grandi occhi e abbassò lo sguardo sul terreno sotto la sua ala, sul corpo minuscolo ancora premuto contro il suo.
“Sei bellissimo,” disse Cara, che giaceva all’ombra della sua ala. Gli passò la mano sul viso, che lui aveva posato vicino a lei. “Non credo che mi stancherò mai di vederti così.”
Trelon esalò uno sbuffo di fiato caldo, facendole svolazzare i capelli.
Cara ridacchiò mentre continuava ad accarezzarlo lungo la mascella e sopra un orecchio. “Questo ti piace, vero?” mormorò dolcemente. Di sicuro piaceva a lei. Le scaglie di Trelon davano la sensazione di essere contemporaneamente dure e morbide. Lei ne tracciò una con le dita prima di tirare Trelon per il mento per fargli capire che voleva che lui la guardasse. “Ti amo, Trelon. Amo te, il tuo drago e Symba. Voi siete la famiglia che ho sempre voluto,” disse per poi stampare un bacio leggero al centro del muso allungato del drago.
Trelon aveva pensato che non avrebbe potuto essere più felice né amare di più qualcuno fino a quando Cara non disse le ultime parole. In un batter d’occhi, la strinse fra le braccia forti e tuffò il viso nel suo collo. Le parole non sarebbero mai riuscite a descrivere le emozioni che lo attraversavano. Trasse un respiro profondo prima di ritirarsi per guardarlo negli occhi.
“Ti amo, Cara. Ti amo come drago e come uomo. Il mio simbionte ti adora. Tu sei il mio cuore, la mia vita, la mia vera compagna. Siamo onorati che tu ci definisca la tua famiglia,” disse solennemente Trelon prima di aggiungere con un sorriso leggero: “E speriamo anche che sarai disposta ad allargare la nostra famiglia. Ci piacerebbe molto vederti arrotondata da nostro figlio.”
Cara si ritrasse per la sorpresa. “Vuoi dei figli? Ma è possibile, col fatto che apparteniamo a due specie diverse?”
Trelon rise alla vista della sua espressione. “Ho tutta l’intenzione di scoprirlo. Se tu non hai obiezioni, possiamo provarci subito.”
Non aggiunse che era sua facoltà decidere quando piantare il proprio seme nel grembo di lei. Ci era arrivato molto vicino diverse volte. Si era trattenuto solo per la consapevolezza che Cara ne aveva passate tante in un breve periodo di tempo. Voleva darle tempo per abituarsi al suo mondo, alla trasformazione e al suo status di vera compagna. Inoltre, aveva la forte sensazione che, se non le avesse lasciato voce in capitolo in una decisione tanto importante, avrebbe rischiato di rimetterci la coda… letteralmente.
All’improvviso, Cara lo spinse fino a farlo sdraiare sulla schiena e si sedette sopra di lui. Indossava la camicia di Trelon che aveva indossato prima della trasformazione. Sorrise all’enorme maschio nudo sotto di lei. Era palese che Trelon aveva dimenticato di vestirsi prima di trasformarsi. Ah, già, ricordò divertita, era un po’ “legato.”
“Questa è una cosa di cui dobbiamo discutere approfonditamente, Trelon. I bambini portano molte responsabilità. Hanno bisogno di una casa stabile, con due genitori amorevoli. Ho intenzione di essere molto attiva nella loro educazione e nel loro sviluppo e mi aspetterò la stessa cosa dal loro padre,” disse Cara, passando le mani su e giù sul petto di Trelon.
“Sarò io il padre,” ringhiò lui. “Insegnerò ai miei figli a essere grandi guerrieri.”
“E se invece avessimo delle figlie? Potremmo avere un mucchio di bambine che scorrazzano di qua e di là,” osservò Cara. Si chinò e lo mordicchiò sul mento.
“Figlie?” Trelon si strozzò nell’immaginare una dozzina di bambine con i capelli rossi e l’energia infinita di Cara che correvano per il palazzo. Impallidì al pensiero. “Niente figlie! Beh, magari una. Ma basta. Non credo che il palazzo potrebbe sopravvivere a un’altra femmina come te.”
“Ah no?” chiese Cara, raddrizzandosi e incrociando le braccia sul petto. “Beh, per tua informazione, credo che una dozzina di ragazze come me farebbe molto bene al palazzo! Riesci a immaginare come sarebbero da adolescenti?”
Trelon era impallidito al pensiero di avere una dozzina di bambine simili a Cara, ma la visione di una dozzina di splendide figlie grandi abbastanza da attirare l’attenzione dei maschi arrapati bastò a dargli il colorito di un cadavere.
Stava ricominciando a pensare che l’idea di non avere delle figlie fosse ottima quando avvertì il fremito di ostilità proveniente dal piccolo simbionte che fungeva da armatura per Cara. La creatura aveva assunto l’aspetto di un piccolo gattomammone ed era in piedi vicino al torrente, con lo sguardo rivolto al cielo. Il suo manto dorato si era rizzato e la creatura emetteva un sibilante suono di avvertimento.
Trelon era così pensieroso da non essersi concentrato sull’ambiente circostante come avrebbe dovuto. Imprecando sonoramente, afferrò Cara e la sollevò da terra mentre si alzava. Spinse la femmina dietro di sé e osservò il cielo. Il suo drago stava ringhiando minaccioso nell’avvertire il pericolo per la sua compagna. Trelon lasciò che i suoi sensi si estendessero. Dapprima, non vide né sentì nulla, ma poi, il peculiare suono di skimmer curizani che si avvicinavano a gran velocità attirò la sua attenzione. Avrebbe riconosciuto quel suono ovunque, dopo averlo sentito durante la Grande Guerra.
Si voltò e cominciò a trascinare Cara attraverso la radura. La loro unica speranza consisteva nel raggiungere i boschi e nascondersi nel fitto sottobosco. Se lui fosse stato solo, si sarebbe trasformato immediatamente e sarebbe partito all’attacco, ma non poteva farlo con Cara lì. La sua priorità principale doveva essere la sicurezza della sua compagna. Il gattomammone dorato corse al loro fianco. Trelon allungò il braccio e un bracciale dorato si formò mentre si chinava a raccogliere Cara, che non era in grado di tenere il passo delle sue lunghe gambe.
“Che succede?” chiese senza fiato Cara. Stava guardando dappertutto, ma vedeva soltanto la radura pacifica. E tuttavia, avvertiva la paura del suo drago.
“Skimmer curizani,” disse Trelon, la voce carica di tensione mentre correva.
Sembrava molto concentrato, per cui Cara non fece altre domande. Gli circondò il collo con le braccia e continuò a guardarsi attorno. Sussultò quando intravide per la prima volta le slanciate navi metalliche che apparvero sopra la sommità degli alberi. Erano almeno una dozzina. Stava per mettere in guardia Trelon quando lui si fermò all’improvviso e imprecò. Si voltò talmente in fretta che per un attimo Cara ebbe le vertigini. L’uomo aveva fatto un solo passo che si voltò di nuovo, ma questa volta senza muoversi.
“Cara, ascoltami,” disse con urgenza Trelon. La mise giù e la attirò vicino al proprio corpo, cercando di farle da scudo il meglio possibile. “Non posso affrontarli tutti mentre sono a terra. Devo trasformarmi nel mio drago. Ti aprirò una strada attraverso la foresta. Voglio che tu e il mio simbionte vi dirigiate in quella direzione non appena la via sarà libera. Inoltrati il più possibile e nasconditi. Symba ha chiamato aiuto e stanno arrivando.”
Cara stava scuotendo la testa. “No! Combatterò con te. Anche io posso trasformarmi. Abby ha arrostito un cattivo. Posso farlo anch’io. So combattere.”
Trelon afferrò il volto di Cara fra le mani. “Non potrò combattere come devo fare se sarò preoccupato per te. Ho bisogno di saperti al sicuro.” Trelon le sfiorò le labbra con un bacio prima di spingerla lontano da sé. “Vai! Scappa, Cara. Vai!” ruggì Trelon un attimo prima di invocare il suo drago.
*.*.*
Cara si voltò e corse il più velocemente possibile verso la foresta mentre Trelon si sollevava da terra. Corse a zig-zag quando brevi scariche di energia lampeggiarono di fronte a lei, provocando piccole esplosioni. Una scarica le arrivò tanto vicino che, se non fosse stato per il piccolo simbionte che la copriva, Cara sarebbe finita arrosto. Si sollevò da terra e ricominciò a correre non appena il simbionte l’ebbe liberata.
Aveva appena raggiunto la foresta quando diversi altri skimmer apparvero sopra le cime degli alberi, direttamente sopra di lei. Cara inciampò su una radice e cadde di nuovo a terra. Questa volta, gattonò per andare a infilarsi sotto i cespugli vicino alla radura, da dove avrebbe potuto vedere quello che stava succedendo. Doveva sapere se Trelon stava bene.
L’enorme corpo di Trelon travolse un altro skimmer, facendolo precipitare a spirale fra le cime degli alberi, dove esplose. Senza la corazza del simbionte, Trelon era poco protetto dalle scariche di energia provenienti dai veicoli. La sua unica speranza era di evitarli e distruggere quanti più skimmer possibili nell’attesa dell’arrivo di Symba e dei rinforzi.
Sebbene i simbionti potessero muoversi a velocità incredibili nello spazio, in un ambiente atmosferico erano più limitati. Superare una determinata velocità all’interno dell’atmosfera di un pianeta poteva avere effetti devastanti. Trelon grugnì quando una scarica di energia gli aprì un sottile taglio in fondo alla coscia. Prese quota, alitando un getto di fuoco contro gli skimmer. Erano troppi per affrontarli da solo. La sua unica speranza era cercare di attirarli lontano dalla radura e da Cara.
*.*.*
Cara si morse il labbro mentre guardava le slanciate navette metalliche volare attorno a Trelon. Potenti scariche di energia vi lampeggiavano mentre gli sciamavano attorno. Cara udì il suo ruggito di rabbia quando una scarica dopo l’altra lo colpì. Si rivolse al piccolo simbionte dorato accovacciato accanto a lei.
“Vai da lui,” bisbigliò disperatamente. “Vai da lui e proteggilo.”
La creatura dorata scosse la testa e si sfregò contro di lei, trasmettendole calore. Non voleva lasciarla. Trelon le aveva detto di proteggerla e lei lo avrebbe fatto.
“Vai da lui o lo farò io,” disse ferocemente Cara. “Se tu non vuoi aiutarlo, lo farò io.”
Il simbionte dorato tremò nell’avvertire la sua determinazione. Guardò lei, poi Trelon, che stava perdendo la battaglia mentre sempre più scariche di energia lo ferivano. Grandi gocce di sangue piovevano nella radura, prosciugando lentamente la sua energia.
Il gattomammone sfiorò Cara, lasciandosi alle spalle soltanto una sottile fascia dorata che le si avvolse attorno al collo prima di voltarsi e trasformarsi in una piccola creatura volante. Nel giro di qualche istante, il simbionte schizzò fuori dal loro nascondiglio e si diresse direttamente verso Trelon, trasformandosi a mezz’aria per avvolgersi attorno al suo petto.
Trelon ruggì di rabbia contro il simbionte. Non poteva permettersi di perdere tempo a rimuoverlo a forza. Aveva cercato di liberarsi per attirare gli skimmer lontano, ma ogni volta che si dirigeva in una direzione, un gruppo di nemici gli tagliava la strada. La sua unica speranza era che Cara gli avesse obbedito almeno in parte e si fosse nascosta nel profondo della foresta.
Sentì che il simbionte assorbiva alcune delle scariche di energia e trasformava quel potere in energia curativa. Era troppo piccolo per proteggerlo completamente, ma stava facendo tutto il possibile. Trelon si abbassò e virò prendendo di mira un altro skimmer. Dopo averlo placcato, lo guardò con soddisfazione mentre girava su se stesso e la sua coda si impigliava in quella di un altro. Entrambi precipitarono con uno schianto risonante.
Il trionfo durò poco, perché una scarica lo colpì alla schiena, scagliandolo contro la sommità di un grosso albero lungo il confine della radura. Prima che lui potesse riprendersi, diverse altre scariche gli lacerarono l’ala sinistra. Il drago di Trelon ruggì in preda al dolore mentre le membrane venivano strappate. Non potendo usare l’ala, precipitò sul terreno. L’impatto lasciò un piccolo cratere nel suolo.
Incapace di muoversi e con il corpo danneggiato troppo gravemente perché il piccolo simbionte potesse guarirlo, Trelon guardò gli skimmer fare il giro e dirigersi verso di lui.
Cara guardò Trelon colpire uno skimmer dopo l’altro. Esultò in silenzio alla vista dei due skimmer che entravano in collisione e precipitavano. La sua esultanza si trasformò, però, in un grido di orrore quando uno skimmer apparve alle spalle di Trelon e gli sparò alla schiena quasi a bruciapelo.
Cara fissò atterrita l’enorme drago di Trelon urtare le sommità degli alberi. Altri tre skimmer ne approfittarono, sparandogli alle ali. Quando Trelon cadde a terra, lei si rese conto che non poteva più restare nascosta. Il suo drago era perfettamente d’accordo. Nessuna di loro poteva stare in disparte e guardare i loro compagni che venivano uccisi di fronte ai loro occhi.
Cara si alzò e invocò il suo drago. In un’esplosione di energia, corse fuori dalle ombre scure della foresta e si trasformò mentre correva. Con un grido di rabbia, volò dritta verso i quattro skimmer diretti verso il suo compagno.
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Trelon e il suo drago cercarono di voltarsi. L’ala sinistra era praticamente inutilizzabile. Penzolava floscia lungo il fianco. Il dolore era terribile, ma Trelon lo soffocò. Barcollò mentre si alzava su zampe che sanguinavano copiosamente da più di due dozzine di solchi profondi dove era stato colpito.
La sua schiena bruciava come fuoco. Sentiva il sangue scorrere abbondante dalla ferita profonda che aveva subito. Aveva perso troppo sangue e aveva la sensazione che il colpo alla schiena gli avesse perforato un polmone. Cercò di rimanere in piedi e di non svenire, ma era una battaglia persa. Si era appena alzato quando sentì le zampe posteriori crollare. Cercò di ruggire per la rabbia, ma non sembrava riuscire a introdurre abbastanza aria nei polmoni. Non riusciva nemmeno a prendere fiato a sufficienza per alitare fuoco contro gli skimmer in avvicinamento.
Le zampe anteriori di Trelon cedettero all’improvviso e, con il danno subito dall’ala sinistra, non riuscì a controllare la caduta. Atterrò pesantemente sul fianco sinistro, lanciando un grido di dolore quando il suo corpo schiacciò l’ala danneggiata. Cadendo, lui e il suo drago piansero la consapevolezza che non avrebbero mai più abbracciato le loro minuscole compagne. Trelon giacque indifeso, attendendo mentre i quattro skimmer si avvicinavano in una formazione di attacco triangolare.
Altro che incazzata, pensò Cara. Era in preda a una vera e propria furia omicida. Lasciò che il flusso di adrenalina la consumasse mentre volava come un piccolo angelo vendicatore verso i quattro skimmer. Esalò un lungo getto di fuoco draconico. Il fuoco si riversò sul primo veicolo, avvolgendolo. Mentre il pilota riprendeva quota, le ali leggermente angolate su entrambi i lati del veicolo urtarono i due skimmer accanto, facendo perdere loro la rotta. Quando i piloti compensarono in eccesso, persero il controllo dei mezzi, troppo vicini al terreno per poterlo riprendere, e precipitarono a pochi metri dal punto in cui Trelon giaceva indifeso.
Il quarto skimmer tamponò il primo mentre risaliva vertiginosamente nel tentativo di allontanarsi dal fuoco che lo avvolgeva. Entrambi esplosero all’impatto. Meno sei, pensò Cara; ne restavano otto. Una scarica di energia le passò accanto alla spalla destra, ma lei aveva già cambiato direzione.
Muovendosi il più velocemente possibile, si trasformò in una chiazza sfocata che volava fra gli skimmer, i quali avevano difficoltà a prenderla di mira. Si diresse verso uno di essi che puntava Trelon. Poteva non essere in grado di travolgerli come aveva fatto Trelon, ma questo non significava che non potesse saltarvi addosso.
Fece una serie di giri della morte mentre si infilava sotto il veicolo e lo afferrava con gli artigli anteriori e posteriori. Il suo peso sbilanciò lo skimmer e Cara lo strattonò, aprendo le ali per usarle come una specie di paracadute. Lo skimmer si ribaltò e precipitò fuori controllo fra gli alberi dalla parte opposta della radura.
Cara fece un rapido salto mortale a mezz’aria e si diresse verso lo skimmer successivo. Ne aveva uno in coda, che sparava scariche di energia. Cara volò in cerchio, schivando a malapena un altro skimmer giunto dalla direzione opposta. Mentre lei passava in mezzo a loro ruotando, i veicoli si colpirono a vicenda con le scariche di energia, che devastarono le ali di uno e la cabina dell’altro. Entrambi sbandarono fuori controllo nella foresta.
Cara risalì verso l’alto con gli ultimi cinque skimmer rimasti in coda. Sfiorò le sommità degli alberi, facendo dentro e fuori mentre la seguivano. Avvertì un bruciore alla zampa quando una delle scariche di energia la colpì. Ignorando il dolore, virò fra le fronde, sperando che gli skimmer non l’avrebbero seguita.
Trelon era fuori di sé. Osservò con orrore impotente mentre la sua minuscola compagna attaccava gli skimmer. Più di una volta cercò di costringere il suo inutile corpo ad alzarsi. Era troppo debole anche solo per ritrasformarsi. Il piccolo simbionte era l’unica cosa che lo tenesse vivo, in quel momento, mentre lavorava disperatamente sul suo polmone ferito. L’entità era troppo indebolita per poter fare altro che arrestare l’emorragia interna.
Trelon seguì con lo sguardo il drago di Cara mentre si contorceva e virava fra gli aggressori. Doveva ammettere che la femmina stava facendo un ottimo lavoro nel combattere. Il suo drago grugnì in segno di assenso, ma continuava ad avere la sensazione che la loro minuscola compagna meritasse una sculacciata per aver disobbedito.
Trelon trattenne una risatina nel vederla aggrapparsi al ventre di uno degli skimmer. Quando lei aprì le ali, facendo sì che lo skimmer precipitasse roteando nella foresta, fu lieto che lei fosse dalla sua parte. Sotto il suo sguardo, altri due skimmer esplosero. Solo quando Trelon si rese conto che Cara stava attirando gli altri skimmer lontano, una paura incontrollabile lo soffocò. Gridò silenziosamente mentre la guardava svanire oltre le cime degli alberi, inseguita da cinque skimmer.