La papessa Giovanna
Unico caso nella storia della Chiesa romana
Il primo a scrivere e a far conoscere questa storia, a metà fra la leggenda popolare e il fatto storico, fu il cronista domenicano Giovanni di Metz nel 1240 (il personaggio fu ripreso da Umberto Eco ne “Il nome della rosa”).
Come in tutti i miti che nascono dalla tradizione orale popolare, anche qui c’è uno strato di verità, poi abbellito o esagerato con fantasiose invenzioni.
Giovanna è il leggendario papa-donna che salì al trono pontificio e si narra abbia regnato sulla Chiesa di Roma dall’853 all’855.
È di origini inglesi, di buona e ricca famiglia, tant’è che compie i suoi studi nella prestigiosa università di Magonza. Pare che proprio per aver accesso agli studi universitari la stravagante e geniale ragazza cominci a vestirsi con abiti maschili. La cosa risulta talmente convincente che, finiti gli studi, Giovanna si fa monaco con il nome di Johannes Anglicus.
È abile, è intelligente, conosce la teologia e sa ben parlare: “fa carriera” facilmente, in maniera rapida ed esplosiva.
Pare venga eletta al trono pontificio nell’853, alla morte di Leone IV, con il nome di Giovanni VIII. In privato usa togliersi le vesti maschili, mostrando quello che è: una donna giovane e bella.
Tutt’altro che casta, ha un buon numero di amanti, reclutati fra le sue guardie o tra prelati compiacenti.
Inevitabilmente rimane incinta.
Giovanna pensa di poter nascondere la gravidanza sotto i larghi abiti di protocollo, e dopo di occultare il parto. Non sarebbe stato impossibile, ma il destino decise diversamente.
Durante la solenne processione di Pasqua nella quale il pontefice, dopo aver celebrato la messa in San Pietro, tornava in Laterano (era là che il papa viveva), all’altezza della basilica di San Clemente, il cavallo che porta il papa, spaventato dalla folla festante, si imbizzarrisce. Il trauma, la paura e forse i violenti scossoni provocano a Giovanna un travaglio prematuro.
Il segreto è svelato e il reato viene considerato tanto grave che la pena comminata è orribile: Giovanna, dopo essere stata trascinata per i piedi da un cavallo per le strade di Roma, nei pressi di Ripa Grande, sarà lapidata dalla folla inferocita.
Il corpo martoriato trova sepoltura dove l’inganno si era rivelato, fra San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano.
Nel XIV secolo si aggiunse alla leggenda popolare un dettaglio: che per anni il percorso da San Giovanni a San Pietro fu realmente evitato dalle processioni papali. Questa affermazione viene fatta nel periodo della cosiddetta “cattività Avignonese”, quando, cioè, il papato a Roma non c’era affatto.
Esiste un’altra leggenda, strettamente legata a questa storia. È quella che riguarda l’impiego delle sedie “stercorarie”: sedie dotate di un taglio centrale a forma di mezza luna sulla seduta all’altezza dei genitali che permetteva, prima dell’investitura ufficiale, il controllo del sesso del papa da parte dei cardinali preposti7 .
Secondo altre testimonianze, la stercoraria, simile a una sedia da parto, starebbe a simboleggiare la Chiesa, madre di tutti gli uomini.
7 Uno storico cinquecentesco racconta invece che in Laterano c’erano due sedie di porfido rosso con un foro al centro, e che il Pontefice doveva sedervisi per ricordare che era un uomo come gli altri, sottoposto alle naturali necessità. Questi sedili provenivano in realtà dalle terme di Caracalla e la loro vera ragione d’essere è questa: gli uomini bagnati si sedevano su di esse perché l’acqua potesse gocciolar via più facilmente.