Breve introduzione al Medioevo
Definire il concetto di Medioevo, porsi la domanda “cos’è il Medioevo?” è legittimo. Eppure, almeno per i non addetti ai lavori, si tratta di una domanda che implica una risposta, una definizione non semplice, anzi, qualche volta addirittura impossibile.
La scuola ci ha insegnato che il Medioevo è un’età di transizione. Ma si può, forse, individuare un periodo che non sia di transizione tra un tempo antecedente e uno successivo? Abbandoniamo quindi, da subito, questa definizione inutile, insignificante.
La vecchia informazione didattica ha inoltre etichettato il Medioevo - quante volte si è letto e si continua a leggerlo nei libri di storia! - come “epoca buia”.
Nell’immaginario collettivo questo concetto si propone come il ritorno al primitivo dopo il fulgore dell’età classica e un’assenza di luce culturale rispetto al Rinascimento: se pensiamo al significato del termine “medioevo”, lo troveremo ben sedimentato in questo modo nelle nostre menti. In altre e più semplici parole, molte persone, anche interessate alla storia, si immaginano un mondo medioevale sepolto nella bruttura della violenza e dell’ottusità. Anche quest’idea è da abbandonare perché è viziata da un pregiudizio storiografico.
Flavio Biondo, che scrive nel primo periodo dell’umanesimo, è il primo a definire il Medioevo come un periodo oscuro. Questa etichetta, che sarà in seguito così tanto utilizzata, trova pochi riscontri oggettivi, infatti è adatta a descrivere soltanto i primi secoli dell’Alto Medioevo caratterizzati da quei grandi movimenti migratori che scardinarono il tessuto sociale ed economico dei territori interessati.
Va fatta innanzi tutto una premessa importante per cercare di definire questo momento della storia dell’umanità: il Medioevo fu un periodo cronologicamente lunghissimo.
Il suo inizio, secondo convenzione, è datato 476 (caduta dell’Impero romano d’Occidente), mentre la sua fine è posta nel 1492 (data della scoperta delle Americhe da parte di C. Colombo). Abbiamo così un’epoca di mille anni! Per fare un paragone chiarificante, sarebbe come se immaginassimo di far partire l’era che stiamo vivendo dall’anno mille, pretendendo poi di etichettare e descrivere questi dieci secoli in maniera univoca.
Da queste brevi informazioni risulta chiaro che non si può parlare di Medioevo come di un unico periodo: si possono individuare molti “Medioevo”, che hanno tra loro enormi differenze sostanziali, politiche, culturali, di costumi e di tradizioni che si snodano lungo questo fiume di mille anni.
Il costume ci aiuta molto a capire queste differenze: se osserviamo il modo di vestire di una donna dell’VIII secolo, vediamo che è assolutamente diverso dal modo di vestire o pettinarsi di una donna dell’anno mille e poi del 1200 e così via. Variazioni importanti sono avvenute anche nell’ambito di un solo decennio.
Altrettanti sono i cambiamenti in campo politico e culturale.
Osservando le più macroscopiche differenze in ordine alla produzione di beni materiali e all’organizzazione economica, sociale e politica, gli storici attuano la divisione più conosciuta e accreditata: quella tra Alto Medioevo e Basso Medioevo. L’Alto Medioevo è collocabile tra il V e il X secolo, il Basso tra il X e il XIV secolo, momento dello sviluppo del borgo.
Anche questi però sono segmenti temporali troppo vasti per permetterci di definire ognuno dei due periodi come un unico fenomeno storico.
Allora immaginiamo l’età di mezzo (è questa la definizione a nostro parere più adeguata) come una lunga strada, percorrendo la quale ci si imbatte in fasi politiche e culturali contrastanti o complementari che si susseguono in una continua evoluzione.
È una strada dove si incontra la nascita della scuola della logica, che cerca di interpretare i fenomeni non più attraverso le Scritture religiose, ma attraverso il libero pensiero analitico e deduttivo, dove troviamo la “Scolastica” che inizia un rinnovamento teologico e troviamo le grandi sedi universitarie: da Pisa a Bologna, dalla Sorbona alle prestigiose università tedesche. Una strada dove incontriamo una libertà civile che ancor oggi stenta a darsi per acquisita, come il matrimonio civile, il divorzio e il voto alle donne; ma è soprattutto una strada lungo la quale incontriamo personaggi unici per il loro valore intellettuale e morale o per la loro assertività politica.
Georges Duby, uno dei maggiori studiosi del Medioevo, in un suo testo parla del “Medioevo maschio”, definendo in questo modo un periodo che fu dominato essenzialmente dalla supremazia maschile. Senza voler smentire il maestro Duby, abbiamo provato a ribaltare il concetto cercando di descrivere un “Medioevo femmina”. In nessun altro momento fino ad ora, infatti, si incontra un pensiero femminile così forte e una tale capacità delle donne di affermarsi e definirsi nella politica e nella cultura.
In quel tempo ci sono state donne che hanno detenuto un’autorità oggi impensabile. Tra le regine ci furono esempi di capacità di gestione del potere, imparagonabili anche alla nostra cultura post- femminista.
Isabella I di Castiglia (1451-1504), figlia illegittima, creatrice del regno unito di Spagna e vincitrice sui Mori, fu madre di due grandi regine: Caterina d’Aragona (1485-1536), prima moglie di Enrico VIII Tudor, e Giovanna (1479-1555), infelice moglie di Filippo il Bello, impazzita per amore, ma non prima di aver assicurato a suo figlio, Carlo V d’Asburgo, l’eredità dell’impero più grande.
Eleonora d’Aquitania (1122-1204), figlia bastarda di un re, sposò due tra i più potenti sovrani del tempo (Luigi VII di Francia ed Enrico II d’Inghilterra), regnò al loro fianco, ma mantenne per sé l’incontrastato dominio sull’Aquitania.
Mathilde Von Tuszien (1046-1115), meglio conosciuta come Matilde di Canossa, dominò per tutta la vita un grande panorama politico.
Tutte e tre queste donne governarono, come e meglio degli uomini, immensi territori e una di loro vide inginocchiarsi davanti a sé papi e imperatori.
Si elevano poi indimenticabili, nel campo della cultura e della letteratura, donne di sapere come la filosofa speculatrice Margherita Porete, la scrittrice Margery Kempe (si pensi che il suo libro è ancora pubblicato e venduto!), la grandissima Trotula, medico della Scuola Salernitana, i cui consigli terapeutici e le cui indicazioni diagnostiche sono tuttora ritenute valide dalla medicina, o Ildegarda di Bingen, monaca, musicista e mistica che si applicò allo studio dell’arte medica e definì teorie ancor oggi alla base di terapie e approcci diagnostici.
Pensiamo alle beghine, donne libere che avevano scelto di convivere in aperte comunità femminili, studiando e lavorando in un regime di autogestione, rifiutando il matrimonio o il sostegno maschile.
E pensiamo anche alle strie, le lamie, cioè le streghe, le quali, prima che la lunga mano dell’Inquisizione le indicasse come schiave del demonio, altro non erano che donne libere che si dedicavano all’arte medica attraverso la fitoterapia e, in gran parte dei casi, erano ginecologhe e ostetriche abili e competenti.
Un periodo quindi, il Medioevo, da rivedere e affrontare secondo diverse prospettive di analisi. Un periodo lungo e denso di rinnovamento e di ricerca intellettuale.
Un periodo di yin e yang, un medioevo maschio, ma anche un medioevo femmina tutto da scoprire, studiare e talvolta anche da prendere a modello.