Elizabeth Barton

La visionaria che intimorì Enrico VIII

Il momento che precedette il formale divorzio di Enrico VIII da Caterina d’Aragona e il nuovo matrimonio con Anna Bolena fu per l’Inghilterra, ma anche per il re, un periodo di travaglio morale, di incertezze e di paure.

La disputa fra Roma e la Corona evolverà nella decisione di Enrico di avocare a sé ogni potere religioso, provocando il drammatico scisma che sottrarrà lo stato alla supremazia papale e, di fatto, isolerà politicamente l’Inghilterra dal resto dell’Europa.

A corte, le decisioni meditate si alternavano ad atti impulsivi d’orgoglio e a tentativi diplomatici.

Il sovrano non era influenzato solo dai sentimenti, dall’amore per Anna Bolena e dalla rabbia contro un pontefice che si rifiutava di dichiarare nullo il precedente matrimonio. Sentiva anche la grande spinta proveniente dalla Riforma protestante, che stava sconvolgendo la vita religiosa in tutta l’Europa. Ma ci fu anche altro a orientare il pensiero del sovrano: l’improvvisa intromissione di una donna umile e sconosciuta che, volendo ostacolare il re, finì col far male soprattutto a se stessa. Enrico voleva sposare la Bolena con cui aveva un legame da anni.

Anna non era un tipo facile: era prepotente, aggressiva, a tratti isterica, sempre supponente e superba. Non era amata dal popolo né dalla corte e, nell’ultimo periodo, proprio a causa del suo carattere forte, era anche amata un po’ meno dal re.

Gli inglesi continuavano ad amare Caterina e anche Enrico, a momenti, sembrava rimpiangere la dolcezza e la sottomissione piena di dedizione dell’aragonese. Ad appoggiare e addirittura alimentare la nostalgia generale per la regina Caterina fu uno strano personaggio: Elizabeth Barton, la donna che per un certo periodo si occupò di sobillare il popolo perché si opponesse ferocemente ad Anna e anche al sovrano, e riuscì a far sì che la Bolena perdesse parte del potere che aveva. Elizabeth Barton, definita “la devota fanciulla del Kent”, è stata in seguito elevata dalla Chiesa romana al titolo e al ruolo di mistica.

Nella realtà storica, la donna non fu affatto una mistica, ma una visionaria, probabilmente una schizofrenica con episodiche crisi allucinatorie.

Le doti spirituali - definiamo così le sue visioni - si erano manifestate verso i sedici anni e la giovane, incoraggiata dalla famiglia, aveva subito preso i voti: era diventata suora nel convento dell’abbazia del Santo Sepolcro di Canterbury.

Per anni era stata una specie di oracolo del villaggio, dispensava consigli e prevedeva futuri fausti o infausti a chi lo richiedeva.

A causa di tutte queste predizioni e premonizioni, la sua fama crebbe a dismisura e coloro che le richiedevano letture di futuro e consigli cominciarono ad arrivare dalle contee vicine.

Naturalmente Elizabeth, a sostegno della validità delle sue azioni e della veridicità delle sue parole, asseriva che le venivano ispirate direttamente da Dio.

Sosteneva che l’Eterno le compariva regolarmente e le permetteva di vedere il paradiso e l’inferno. Le visioni avvenivano durante i quotidiani episodi di “trance” cui assistevano sempre numerosi spettatori.

La fanciulla, quando vedeva il mondo dei santi o quello dei dannati, indicava anche i nomi delle anime che vi si trovavano nel presente o vi avrebbero soggiornato nel futuro. Tutti ne erano fortemente impressionati.

Si potrebbe considerare il comportamento di questa donna come uno dei tanti episodi di patologia psichiatrica con deliri a contenuto religioso, si potrebbe etichettarlo, cioè, come un problema personale. Ma la storia di Elizabeth esce dall’ambito del privato quando alla donna viene in mente di mettere bocca nelle vicende che riguardano il re.

Affermando di essere stata illuminata dal Signore, dice che Enrico, abbandonando Caterina, ha messo la propria anima a disposizione del demonio e, se sposerà Anna, metterà a repentaglio anche la propria vita. Enrico è in una condizione di peccato mortale e, poiché Dio l’ha abbandonato, non è più degno di regnare.

Queste parole, pronunciate da una donna amata e stimata dal popolo e, a detta di Elizabeth, ispirate direttamente dal Padre Eterno, sono per Enrico peggio della scomunica del pontefice.

Il re è veramente spaventato dalla possibilità che quelle parole siano vere. Non dobbiamo dimenticare che questo sovrano, che pure è ricordato per la sua crudeltà, era un uomo molto emotivo e facile preda di impulsi e paure, quanto di frequenti innamoramenti.

Enrico chiama Elizabeth a corte e, per ingraziarsela, si offre di nominarla badessa. Lei non si scompone minimamente. Come può vendersi per un’abbazia quando ha il filo diretto con Dio?

Comincia a vantare poteri soprannaturali: è in grado di comandare il vento e di alzare le onde del mare, e può anche liberare le anime dal purgatorio.

Enrico è estremamente impressionato. Riceve il colpo di grazia quando la monaca gli dice di aver visto Anna conversare con i demoni e far patti con loro.

Il re sa che il popolo e la corte hanno già cominciato a parlare di ciò, dunque, oltre alla preoccupazione per la propria anima, ora ha anche paura per il suo regno, per il suo potere. Anna ingoia amaro; non è ancora regina e può far poco nei confronti di tali allucinate maldicenze. Ma non è tipo da dimenticare e arriverà il momento in cui potrà pareggiare i conti.

Appena Enrico sposa Anna, le profetiche parole della suora prendono il tono della vera minaccia politica. La Barton, in pieno delirio, comincia a predire che il re verrà deposto ed esiliato per la volontà di Dio e ovviamente spedito all’inferno.

Su pressione anche e soprattutto di Anna, Enrico non può allora più tergiversare e fa arrestare la visionaria insieme ad alcuni suoi complici. È il 1533.

Incarcerata nella Torre di Londra, Elizabeth pare rinsavire: dichiara di essere stata manipolata e afferma che non tutte le sue dichiarazioni erano vere.

Ma Anna ormai vuole il silenzio definitivo di quella donna e il re teme le conseguenze di eventuali altre “visioni” della suora.

D’altro canto erano stati condannati a morte come oppositori fior di gentiluomini e per molto meno. Elizabeth Barton viene condannata a morte e viene giustiziata, tramite impiccagione, nel 1534, ma i suoi feroci attacchi alla Bolena hanno lasciato una traccia negativa e un dubbio in tutti gli inglesi e, quel che è peggio, anche in Enrico.