Giovanna di Valois

Un elogio alla follia

Se molte vite sono infelici, se spesso il dolore accompagna il percorso degli individui, Giovanna di Valois ebbe una vita talmente infausta, disperata e così piena di dolore e solitudine, da poter essere l’emblema di tale condizione.

Nasce a Nogent-le-Roy nel 1464. È figlia del re di Francia Luigi XI e di Carlotta di Savoia.

Grande delusione e rabbia assalgono Luigi all’annuncio della nascita della bambina. Non la vuole nemmeno vedere e neppure va a rendere omaggio alla madre, la regina Carlotta. Voleva un figlio maschio, il delfino, e quindi la bimba deve essere immediatamente relegata in una stanza con la balia.

Questo rifiuto crudele non impedisce però a Luigi di utilizzare ai propri fini la figlia: dal momento che non è un maschio, almeno che serva per alleanze politicamente strategiche.

La storia ci mostra molti esempi di contratti matrimoniali stipulati da genitori, nel ruolo di avidi affaristi, in nome di figlioletti ancora infanti. Luigi, però, batte tutti quanto a cinismo e amoralità. Giovanna ha appena ventisei giorni quando viene promessa a suo cugino Luigi d’Orleans che - lo diciamo per dovere di cronaca - di anni ne ha soltanto due.

La piccola principessa ha anche un altro problema: il parto è stato difficile e la levatrice non era brava perciò Giovanna è nata deforme e zoppa. Una bambina bruttissima e malata. Il padre non se la vuole vedere intorno, vuole che nemmeno la corte la veda e parla di lei come di una “maledizione” caduta sulla corona.

È probabile che, se non fosse stato utile quel contratto matrimoniale assai precoce, la piccola sarebbe morta “di qualche sconosciuto male”, magari aiutato da una dose di veleno. Ma gli Orleans sono potenti e il re ha bisogno di quest’alleanza per rendere salda la corona.

Giovanna viene allora fatta “sparire” fin quando non sarà utile. È relegata come prigioniera nel freddo e isolato castello di Linières, nella regione del Berry, sufficientemente lontana dagli occhi del padre e anche della madre, che aveva in fretta dimenticato quello sgorbio di figlia.

A cinque anni non conosce ancora coetanei, né giochi infantili. In questo periodo, il padre la invita a scegliersi come compagnia un confessore.

La piccola, che avrebbe forse preferito altre frequentazioni, sceglie un francescano, Giovanni De La Fontaine. I suoi passatempi sono rosari, messe, confessioni e qualche racconto sulla vita delle sante martiri. Qualsiasi bambina di sei anni avrebbe mostrato, in tali condizioni, disturbi della personalità. Accadde anche a Giovanna.

Da questo momento in poi tutto il suo comportamento è improntato a una forma di delirio mistico, una forma di dissociazione causata da “sogni lucidi”12, ci direbbe uno psichiatra infantile contemporaneo.

Allora si parlò di santità. Il confine tra alcune forme mistiche e la sintomatologia borderline dei disturbi affettivi di personalità è labile.

Giovanna ode delle voci, una in particolare che dice: “Prima di morire, fonderai una religione in mio onore. Mi farai piacere e mi renderai servizio”.

La bambina asserisce di essere in comunicazione costante con questa “voce” e dichiara di sentirsi investita di una missione nel nome di Maria.

Un simile comportamento in una creatura di sette anni rivela una sofferenza immensa, uno sconvolgimento enorme dovuto probabilmente all’assenza dei legami affettivi primari e all’assoluta mancanza di rapporti sociali adatti all’età. In più sulla testa della principessina pende un contratto matrimoniale che lei non conosce, ma che il padre ben ricorda.

Giovanna ha 12 anni quando il re Luigi XI si ricorda di avere una figlia e pretende l’adempimento del contratto: il matrimonio.

Si oppone con forza quella donna intelligente che è Marie di Cleves, madre dello sposo, che riconosce in Giovanna, oltre a una bruttezza non certo confacente ai gusti del figlio adolescente, problemi di ordine comportamentale. Conosce la storia delle “voci” e pensa che, anche se ci si può illudere che Giovanna non sia del tutto pazza, è comunque certo che una mistica non è adatta al ruolo di regina; è impensabile che possa regnare a fianco di suo figlio.

Luigi è irremovibile. La rottura di un contratto matrimoniale può costare anche una guerra civile. Così Marie si arrende e l’8 settembre 1476 viene celebrato il matrimonio.

La ragazzina viene catapultata dalle tenebrose celle del suo rifugio e dalle estenuanti preghiere con il confessore al ruolo di moglie.

Inoltre, quell’infelice che era stata rifiutata dai genitori al momento della nascita va ora incontro a un’altra grave ferita: anche il giovane marito la evita.

Il giovane Orleans semplicemente la ignora e, come aveva fatto re Luigi, la chiude in un castello il più possibile lontano dalla propria vista.

La deforme Giovanna era però abituata a subire, anzi non conosceva altra condizione e, pur lontana dal marito, prende sul serio il ruolo di moglie e accetta, come eventi normali e senza mai lamentarsene, abbandoni e tradimenti.

L’unico momento di felicità è probabilmente la sua trionfale entrata a Orleans, a fianco del marito, dopo che quest’ultimo, prigioniero per tre anni in conseguenza della “guerra folle” con la Bretagna, era stato liberato.

Nel 1498 muore Carlo VIII e Luigi d’Orleans diviene re con il nome di Luigi XII.

La deforme Giovanna ora è un ingombro vero e proprio e non basta isolarla e relegarla in qualche castello. Il nuovo re si vuole risposare (ha messo gli occhi sulla vedova di Carlo VIII) e deve quindi liberarsi del legame, da sempre pesante, con la moglie.

Giovanna non assiste neppure alla consacrazione di Reims il 27 maggio del 1498 e, nell’agosto dello stesso anno, le giunge la citazione per il processo canonico di annullamento del matrimonio.

Al solito, la scusa presentata dal re è quella di non consumazione dell’atto: è questo, d’altra parte, l’unico giustificato motivo per lo scioglimento del vincolo che il Vaticano prende in considerazione, oltre a quello di parentela stretta.

In un primo momento Giovanna si ribella. L’infelice donna arriva a chiedere lo “juramentum veritatis” e Luigi XII non esita a prestarlo.

Giovanna di Valois non è Caterina d’Aragona che mai si piegherà alle menzogne del Tudor, lei si inchina e si prostra di nuovo davanti alla volontà altrui.

In questo periodo, mentre il marito la abbandona e sfacciatamente la tradisce, Giovanna vive il momento più vero, più felice e più autodeterminato della sua vita.

Il re la nomina duchessa di Berry. Nel 1499 Giovanna fa il suo ingresso a Bourges, dove inizia ad amministrare il ducato con saggezza e giustizia. È amatissima dal popolo che la venera come una santa in terra.

Tra il 1499 e il 1500 scoppia una violenta epidemia della terribile peste nera: la duchessa rimane con la sua gente, apre lazzaretti, offre sostegno e aiuto.

Ricomincia a sentire le “voci”, ma ormai la gente, sia i nobili che il popolo, inserisce questi eventi nella nuova immagine che la Valois ha costruito di se stessa e li interpreta positivamente.

Lei mortifica in maniera ossessiva il suo corpo attraverso digiuni, flagellazioni e cilici.

Tornano anche le voci relative alla creazione di un Ordine: sono imperiose, costanti e accompagnate da visioni. Spesso si presentano in concomitanza dei feroci digiuni, come accade per l’attività visionaria di molte mistiche13.

È cambiato tutto rispetto a quand’era bambina: ora possiede il potere e i mezzi per realizzare ciò che le visioni e le voci le ordinano.

Nel 1501 la commissione della Santa Sede approva la regola del nuovo Ordine “Delle Dieci Virtù o Piaceri della Vergine Maria”. È un ordine di stretta clausura, perché il totale ritiro dal mondo rispecchia le esperienze emotive che avevano caratterizzato il primo contatto di Giovanna con la fede.

Il 22 gennaio 1505 la duchessa di Berry è nel convento del proprio ordine. Improvvisamente è colpita da un forte malessere, dovuto forse a un digiuno troppo prolungato.

L’irrazionalità, che talvolta lei riesce a controllare, prende ora il sopravvento. Giovanna ordina di murare con calce e mattoni la porta della sua stanza. Dal giorno successivo non riesce nemmeno più a deglutire l’ostia che le passano da una feritoia.

Muore, senza più aver potuto parlare, la sera del 4 febbraio.

Giovanna di Valois è stata canonizzata da Pio XII il 28 maggio 1950.

12 I sogni lucidi sono dei sogni nei quali si è coscienti che si sta sognando. Questa particolare attività della coscienza durante il sonno fa sì che poi il ricordo del sogno sia molto simile a un ricordo di realtà. Un individuo che sogna lucidamente con frequenza può avere difficoltà a distinguere tra realtà e fantasia.

13 Rudolph M. Bell: “La santa anoressia. Digiuno e misticismo dal Medioevo a oggi” Laterza 2002.