Morgana

Fata o strega?

Nell’insieme di storie e leggende che conosciamo come “ciclo bretone” o “ciclo arturiano”14 vengono delineate pochissime figure femminili. Le più importanti sono due: la regina Ginevra, moglie di Artù, amata anche da Lancillotto, e Morgana, la fata che accanto al druido Merlino guida con incantesimi il destino della corte di Camelot.

Queste figure femminili sono assai sfumate, le descrizioni sono parziali, i loro caratteri mai descritti chiaramente e rarissimi sono, nel racconto, i dialoghi che comportano la presenza di questi personaggi.

Eppure, a un attento lettore non sfugge che le due donne sono fondamentali nello svolgersi dell’epica, anzi sono loro le vere nascoste protagoniste. Sono loro che, nell’assenza, determinano e compiono il destino di un’intera corte, rompono i legami, ricuciono i rapporti e si elevano potenti sopra le battaglie degli uomini.

Due donne oppure due aspetti di una stessa figura archetipica?

I contenuti simbolici di questi racconti leggendari non sono di facile lettura e comprensione poiché appartengono a una cultura e a una tradizione, quella celtica, non ancora completamente decifrata. Cerchiamo quindi di capire chi è Morgana e come ci viene presentata.

Come per Ginevra, verità storica e leggenda si fondono in lei, fino a sfumare in una realtà di sogno.

Morgana è la sorellastra di Artù. È figlia di Igraine, bellissima regina dai capelli rossi, e di Gorlois, duca di Cornovaglia. Quest’ultimo è in lotta di clan con Uther Pendragon.

La guerra si trascina da generazioni. Le tregue sono necessarie per ristabilire i rapporti di forza e soprattutto perché, se non si allentassero gli assedi, si metterebbe gravemente a repentaglio la vita di centinaia di abitanti dei castelli e dei villaggi limitrofi.

È durante una tregua che si svolge il banchetto fatale, quello a cui il duca invita Uther e i suoi cavalieri, sperando in una trattativa che conduca i clan a una pace. Per onorare l’ospite, Gorlois fa danzare la bellissima Igraine, la regina che viene dall’Irlanda e di cui è gelosissimo e appassionatamente innamorato.

La donna balla con la grazia e la sensualità che le sono connaturate. Nasce un folle amore a prima vista.

Uther decide che deve avere quella donna, costi pure una nuova guerra. Esprime un apprezzamento di troppo e lancia uno sguardo più erotico del dovuto.

Il duca, impazzito di gelosia, caccia immediatamente Uther e i cavalieri dal castello ed è di nuovo guerra. Morgana ha otto anni e osserva l’intera scena senza farsi vedere, da dietro i tendoni che proteggono le sale del castello.

Il suo destino è già segnato: lei sa, lei vede l’evolversi della vicenda, come in uno stato onirico. Vicino a lei, il druido Merlino osserva il compiersi del fato.

È a Merlino che Uther si rivolgerà per un “fa” (magia del cambiamento) che gli consenta di avere Igraine.

Il “fa” è un incantesimo che permette la trasformazione: si tratta di una magia forte, che prosciuga le energie di chi la invoca e di chi la compie.

Merlino e la giovane Morgana sanno che il “fa” è invocato solo per innescare grandi eventi storici. Questo lo sarà, per la Britannia e per il mondo celtico.

Re Uther, trasformato in aquila, si reca da Igraine e, prendendo poi le sembianze di Gorlois, la seduce e la rende madre. Da tale magica violenza nascerà Artù, il re che unificherà i clan della Britannia.

Dopo la morte del duca di Cornovaglia, ucciso da Uther in una battaglia subito successiva all’evento leggendario, è probabile che i due fratelli siano sempre vissuti vicini.

Dove troviamo Artù, troviamo Morgana, silenziosa, quasi trasparente, ma sempre presente a osservare e decifrare i messaggi del fato.

Adulta, donna bella e imponente, ci viene presentata come l’ultima allieva di Viviana. Nell’immaginario comune, Viviana è la famosa Dama del Lago, è la fata che esce dalle acque con la spada Excalibur, che lei ha custodito per il “re che verrà”.

Viviana rappresenta la Madre Terra, colei che conserva il potere del maschio: la spada, simbolo fallico, che acquista forza solo attraverso la mediazione di una figura femminile.

Se Viviana è la maestra di Morgana, Merlino rappresenta la guida e l’amico che le sarà al fianco, in alterne vicende, per tutta la vita.

Non c’è fra loro dislivello gerarchico: se Merlino è il grande druido, il sacerdote del sapere, Morgana è la Dea Terra, la vitalità naturale, l’altra faccia di Ginevra, regina sofferente per amore.

Nel simbolismo celtico, fate e streghe sono donne intellettuali e dominatrici che regolano il destino degli uomini.

Per ben comprendere la figura di Morgana, è necessario considerare il principio celtico di “Un re, una terra, la terra per un re”. In una cultura in cui il concetto di Dea Terra era ancora molto radicato nelle coscienze, là dove un re prendeva possesso di una terra si effettuava anche l’unione fra il re e la terra attraverso una donna che ne era rappresentante.

In una variante della leggenda, Morgana sarà la sorella di Artù, ma anche sua amante e gli darà un figlio, Morodgrom (più conosciuto come Mordred), che porrà fine al regno di Camelot.

Dalle innumerevoli versioni del tema, registrate soprattutto in irlandese, ci si può fare un’idea dell’unione rituale quale doveva aver luogo prima che ne venisse cristallizzata la forma dalla classe dirigente nel V o VI secolo dopo Cristo: probabilmente essa consisteva in un rituale d’unione, un matrimonio, con un surrogato della dea, ovvero una fata, oppure con l’alter ego umano della fata, Ginevra in questo caso.

Morgana, come fata, cioè come essere non umano, come sacerdotessa della Dea Terra e personificazione della dea stessa si unisce al re, creando insieme a lui il destino del regno.

Ha un ruolo analogo e opposto a quello di Ginevra, l’eterea regina che prima partecipa alla costruzione di Camelot e poi dà inizio alla decadenza del regno.

Morgana, infatti, porta a compimento la sorte del sovrano in tutti i suoi passaggi: se Ginevra è cofondatrice della tavola rotonda, spetta a Morgana il ruolo di confermare che il re ha il possesso della sua terra; se Ginevra dà il via alla destabilizzazione del regno, Morgana ne causa la distruzione completa. È lei che, partorendo un figlio al re - Ginevra non ne avrà da Artù - ne deciderà il destino secondo l’Edipo di Sofocle e di Freud: in un’ultima battaglia per il potere, Morodgrom ucciderà Artù, suo padre e, nell’ucciderlo, perderà Excalibur che tornerà nelle mani di Viviana, la donna che domina.

14 Vedi nota 2, pag. 22