It’s long way to Tipperary, it’s long way to go
L’atroce omicidio di Clomnel
Tipperary è la cittadina ricordata in una famosa canzone del 1912. La canzone parla della struggente nostalgia che i soldati irlandesi, andati in guerra durante il primo conflitto mondiale, provavano per le loro verdi colline.
In effetti la contea di Tipperary è una delle più suggestive di tutta l’Irlanda: al suo centro si trova quel posto chiamato “La valle dorata” caratterizzato da meravigliosi paesaggi fatti di dolci declivi tra cui sta un misterioso lago dalle acque che hanno il color dell’oro. Ma nella contea si trova anche un villaggio noto per un orrendo delitto che si consumò nel XIX secolo. Questo villaggio è Clomnel.
Il fatto non riguarda cronologicamente il Medioevo, ma le motivazioni che lo ispirarono e le modalità di attuazione possono senz’altro ricordare l’epoca buia della caccia alle streghe. La storia ha davvero a che fare con streghe, fate, folletti e possessioni diaboliche.
Nel villaggio di Clomnel viveva una giovane donna di appena 26 anni. Il suo nome era Bridget Cleary e viveva con suo marito.
Bridget fu vittima di malignità e superstizioni che non sembrano proprio appartenere all’Ottocento.
Le credenze riguardanti la possessione diabolica e l’assurda paura da esse scatenata sopravvivevano nella contea sulle loro radici antiche e portarono alla morte (e che tipo di morte!) la giovane sposa.
Michael, il marito di Bridget, uomo rozzo e ignorante, dopo anni di matrimonio tranquillo e uniforme, nota nella moglie un progressivo cambiamento: ha cominciato ad aver cura di sé e ad abbellirsi, mettendosi il rosso sulle guance e sulla bocca e passando ore a intrecciarsi i capelli. Non aveva mai fatto cose del genere.
Al marito sembra addirittura che sia cresciuta di qualche centimetro di altezza in pochi giorni! Anziché pensare a una forma normale di civetteria e a qualche possibile spasimante, magari meno rozzo di lui, l’uomo comincia a pensare che la moglie abbia stretto un patto con le fate o, ancor peggio, che lei sia una “changeling”17.
Le leggende irlandesi parlano da sempre di bambini rapiti dalle fate e sostituiti nella culla con altri
dalle stesse fattezze ma appartenenti al mondo del “piccolo popolo”, cioè elfi e gnomi.
La trasformazione di Bridget allarma dunque il marito ed è causa dell’uccisione della donna. Michael chiude in casa la disgraziata e comincia a sottoporla ad atroci torture nel tentativo di strapparle una confessione sulla sua possessione.
Molti paesani, richiamati dalle urla della donna, si recano presso la casa dei Cleary e assistono alle diaboliche crudeltà. Cercano inizialmente di fermare Michael, almeno a parole. Poi però ognuno pensa bene di non immischiarsi e Bridget rimane nelle mani del suo aguzzino. L’uomo afferma che quella non è sua moglie, che si tratta di una creatura magica giunta a casa sua giorni prima, a cavallo e legata con le corde delle fate.
La follia paranoide di Michael è evidente, ma nessuno la considera tale, nessuno trova da obiettare a quelle fantasie, pur conoscendo benissimo Bridget e riconoscendola nella donna torturata. Addirittura, provocando una sorta di follia collettiva, Michael riesce a convincere la sorella e il padre di Bridget del “changeling” e una sera, dopo un’intera giornata di sevizie, i tre bruciano viva la donna con una lampada a olio. Li aiuta anche una vicina di casa, tale Johanna Burke.
Bridget muore urlando di essere la vera Bridget.
La vicenda era però troppo grave perché non se ne occupasse la giustizia, anche se il tribunale dell’Inquisizione aveva cessato già da un po’ di operare. Il gruppo fu indagato e processato, ma la condanna fu assai lieve rispetto al crimine. I quattro assassini furono condannati solo a pochi anni di lavori forzati per omicidio colposo e non preterintenzionale.
La giuria sembrò dunque avvalorare l’ipotesi di una possibilità di “changeling”, considerando perciò che le torture e le vessazioni, finite poi nell’omicidio, fossero al limite giustificabili.
Ancor oggi, se a Clomnel si parla di Bridget, si parla della “strega che morì bruciata viva”.
17 Termine anglosassone che indica una creatura sostituita di nascosto con un’altra: una forma di possessione insomma.