Eleonora d’Aquitania
La donna che si fece regina due volte
È fredda la cella dell’abbazia di Fontevrault. Il camino acceso non riesce a mitigare la temperatura dell’angusta stanza monacale.
Eleonora sgrana il rosario, muta, con un gesto rituale, antico, che l’aiuta nel ricordo.
Dal velo escono vezzosi due riccioli rossi: la regina è ancora bella e non tutti i suoi capelli, una volta mitici, sono imbiancati dall’età. Ha 82 anni e non ha più voglia di vivere, troppo dolore ha accompagnato lo scorrere dei suoi giorni negli ultimi anni.
In gioventù è stata bella, sfrontata, sensuale e anche felice. È stata forse la donna più amata e ammirata del secolo.
Dalla piccola finestra chiusa da grate intravede il paesaggio invernale della valle di Fontevrault e i ricordi le scorrono davanti agli occhi in tutta la loro chiarezza: ora è la monaca Éléanor, ma tempo addietro fu regina, anzi, regina due volte.
Nasce in Aquitania, e già nascere in quel ducato fu una predestinazione felice: l’Aquitania di allora, era come la Londra dei giorni nostri, oppure Manhattan a New York. Una corte allegra, vivace, fatta di feste, di cacce, di trovatori, di molto amor cortese, platonico, ma anche carnale.
È figlia illegittima di Guglielmo il Tolosano e della bellissima amante, Aénor di Châtellerault. Per bellezza eguaglia la madre, e dal padre ha preso la spregiudicatezza.
La chiamano Alienor, nome che in lingua d’oc significa “l’estranea”, per sottolinearne il suo status di figlia illegittima.
Il fatto però di essere figlia bastarda del duca non influenza per niente il percorso della sua vita. Amatissima da tutti fin dalla nascita, anche grazie al suo carattere espansivo e vivace, alla morte del padre viene adottata ufficialmente dal nonno.
Il vecchio duca ha una vera e propria adorazione per la nipote. La ribattezza Éléanor in lingua d’oil e la alleva a corte, considerandola da subito la propria erede.
Il duca intravede in quella splendida giovinetta, alta, flessuosa e dai lunghi capelli rossi, le doti di un condottiero. Non si sbaglia.
Éléanor studia e molto per essere una donna del Medioevo: studia latino, che parla e scrive come un vescovo, studia matematica, astronomia, letteratura e musica.
Impara anche a cavalcare e lo farà per tutta la vita, bene come un uomo, tanto che questa dote incanterà il suo secondo marito, Enrico Plantageneto. La bella ragazza non si limita solo a stare in groppa al cavallo impressionando i pretendenti, impara anche a cacciare e tirare con l’arco.
Seduce tutti gli uomini che incontra, in maniera assolutamente spregiudicata. Diremmo, oggi, in forma “seriale”.
A otto anni, alla morte del fratello Guglielmo l’Ardito, diventa erede ufficiale del regno d’Aquitania.
Ha solo quindici anni quando la danno in sposa a Luigi, delfino di Francia. È un matrimonio combinato da due potenti dinastie, ma da subito tra i due ragazzi scoppia una forte passione fisica e un’intensa unione intellettuale.
Qualche giorno dopo il fastoso matrimonio, il Re di Francia muore e il potere passa nelle mani del delfino. Eleonora a quindici anni diviene dunque regina di Francia e viene a trovarsi, rispetto al marito, a un livello di potere politico superiore. A quei tempi, infatti, il regno di Francia si limitava a un territorio veramente esiguo intorno a Parigi, mentre la sposa portava in dote un dominio enorme: Guyenna, Guascogna, Poitou, la Marche, Limousin, Angoumois e tanti altri estesi territori. In poche parole, è lei che comanda ed è lei che gestisce il potere, anche perché il nonno ha preteso con il matrimonio la non annessione alla Francia dei territori dell’Aquitania.
Il giovane re è follemente innamorato, ma non sa soddisfare l’impetuosa e trasgressiva ragazza. Ella proviene dalla stirpe di Guglielmo il Trovatore, autore di poemi cavallereschi che avevano cantato le doti e l’amore delle più belle donne di quei tempi, in un linguaggio assai ardito. Dal suo arrivo a Parigi la sposa è già delusa, e poiché è spregiudicata e per di più possiede le redini politiche ed economiche della coppia, comincia a guardarsi intorno e ad avere, com’era suo stile, avventure amorose.
Eleonora è annoiata e, come tutte le donne annoiate, cerca disperatamente diversivi, anche a dispetto della volontà del re che si dimostra - ed è - geloso fino alla paranoia.
Raduna intorno a sé, da vera mecenate, una corte di trovatori e intellettuali. È la musa ispiratrice di poeti e cantori e tiene lunghe conversazioni con filosofi e teologi, alla pari, da donna colta.
È in questo periodo che dà inizio al suo rapporto con Bernardo di Chiaravalle, monaco e teologo, un santo già da vivo, con un carattere terribile, puro fino al delirio. Inizialmente è scontro tra l’integerrimo religioso e la lussuriosa e potente Eleonora, ma il loro rapporto, che durerà per anni, sarà poi fatto di stima e rispetto reciproco.
Intanto l’influenza della duchessa sul re è sempre più evidente. Inoltre Eleonora ha un comportamento così indipendente da far mormorare e addirittura protestare la corte e da spaventare l’innamoratissimo ma suggestionabile giovane sovrano.
Saranno dunque più la gelosia e la rabbia o il dovere verso la Francia a provocare le decisioni di Luigi? Sono i numerosi e dichiarati tradimenti o una serie di mosse politicamente sbagliate (la seconda Crociata: una vera tragedia per la Francia) a mettere la parola fine al suo matrimonio?
Con grande probabilità è più valida la prima ipotesi: Luigi avrebbe tollerato fallimenti ben più gravi della seconda Crociata, ma non era più in grado di chiudere gli occhi sul comportamento libero e sensuale della duchessa. Non c’erano nemmeno figli maschi che avrebbero costituito una forte ragion di Stato, capace di far durare l’unione coniugale.
Luigi, con un compromesso che spesso verrà utilizzato nel Medioevo, fa dichiarare nullo il matrimonio dal papa, con la scusa che lui ed Eleonora sono lontani cugini.
È il marzo del 1152: Eleonora è ancora bellissima e ha appena compiuto trent’anni.
Essendo sempre stata l’Aquitania indipendente dal regno di Francia, tutti i domini che Eleonora aveva portato in dote escono dall’orbita amministrativa di Luigi. Eleonora è libera e di nuovo una delle donne più corteggiate d’Europa.
Per poco: ha già messo gli occhi sul re più appetibile, da tutti i punti di vista, del momento. Si tratta di Enrico Plantageneto, undici anni meno di lei, bellissimo, come tutti i Plantageneti, sufficientemente folle per farla innamorare davvero.
E quello per Enrico fu vero amore: violento, passionale e distruttivo fino alla fine dei giorni di entrambi, nonostante i figli, le vendette, le guerre e i morti che i due seminarono sul loro cammino. Lui è sensuale, ambizioso, privo di scrupoli; lei, ancora stupenda con quel corpo agile e i lunghi capelli rossi, è passionale e, come sempre, infedele.
Passeranno l’esistenza ad amarsi e odiarsi, rendendosi la vita impossibile.
Con Enrico, Eleonora mette al mondo cinque maschi, due dei quali entreranno nella leggenda: Riccardo Cuor di Leone, il prediletto, e Giovanni Senza Terra, l’ultimogenito.
Ama i figli come mai ha amato gli uomini, però li considera cose sue, prive di volontà e cercherà di usarli per le proprie vendette contro il Plantageneto.
Eleonora è una tigre indomita ed Enrico, al di là della passione, lo capisce ben presto: lei è regina d’Inghilterra, ma lui non sarà mai duca d’Aquitania, perché la terra della duchessa ha sempre mantenuto la sua indipendenza, riconoscendo solo l’autorità di Eleonora.
Enrico, per liberarsi della moglie, nel 1174 la fa imprigionare, la isola, tentando di limitarne l’influenza, ma ne rimarrà sempre affascinato e anche innamorato. Non la ripudia, né la fa uccidere (cosa comune all’epoca) e infatti Eleonora gli sopravvivrà. Alle morte di Enrico, nel 1189, Riccardo, appena indossata la corona, libera la madre.
Lei diventa reggente per l’amato figlio, impegnato in una Crociata, lo riscatta dalla prigionia e arriva persino a combattere per lui contro l’altro figlio, Giovanni.
Nell’immaginario collettivo è Robin Hood che si batte per conservare il trono a Cuor di Leone, in realtà fu Eleonora a salvargli testa e regno. Quando Riccardo muore è però pronta ad appoggiare Giovanni, forte e indomita come sempre.
Nemmeno la morte può decidere quando e come coglierla: è la regina a scegliere. Si ritira in convento (lei in convento!) e si lascia morire, con dignità e forza, così com’era vissuta: ancora una volta, è lei a decidere e non si fa abbandonare nell’oblio dal mondo, ma abbandona il mondo da protagonista quale è sempre stata.