Inizio

Catastrofe dell’inizio. Ma non eravamo alla fine? E non doveva esserci Dio, a questo punto? Perché, vi aspettavate di sentirgli dare l’annuncio come un qualsiasi speaker pubblicitario impettito di fronte a una telecamera, col gelato in mano? Vi aspettavate di leggere le sue parole direttamente su carta, qui, come se niente fosse, con i vostri occhi? Ma cosa credete? Che Dio adesso si metta a scrivere? La sua parola crea il vuoto. Noi siamo dentro quel vuoto. Riempiremo quel vuoto.

Adesso tutto è immobile, immobilizzato. Che cosa succederà d’ora in poi? L’annuncio sta per essere dato? È in corso? È forse proprio perché è in corso che non siamo in grado di udirlo? Che lo spazio si è immobilizzato? Il pianeta sta veramente per essere venduto? È già stato venduto? Forse tutto quello che è successo e che succederà ancora qui dentro è oltrepassato dallo spostamento supersonico dell’annuncio. Forse l’annuncio è addirittura già stato dato fin dall’inizio e noi ci troviamo in una condizione mai vista prima, su questo piccolo pianeta su cui è appena passato lo tsunami di una simile onda economica sismica, e tutto è ormai oltrepassato per sempre, e non sappiamo neanche più se questo mondo c’è ancora, a chi apparterrà d’ora in poi, a chi appartiene già adesso, che cosa diventerà nel futuro. Come verranno riorganizzate le sue strutture intime, le sue fibre, le sue proiezioni. Perché tutto in Dio è coincidenza e ogni cosa, nel momento stesso in cui è pensata, è avvenuta.

Credetemi, io ne so qualcosa!

Forse è stato giocato tutto in due o tre punti così evidenti da risultare invisibili, mentre eravate trascinati da tutt’altra parte, leggevate una cosa completamente diversa da quella che avevate davvero sotto gli occhi. Quando è avvenuta – se è avvenuta – la transazione? La vendita del pianeta è avvenuta? Può avvenire nello spazio e tempo immobilizzati? O può avvenire solo nello spazio e tempo immobilizzati? Qual è stato il momento esatto? All’inizio? Quando all’account viene inserito quel filo dentro la testa? Quando lo spazio si immobilizza? Quando il sovrano pedala sulla cyclette? Quando Elvis II scioglie la Chiesa? E si accartocciano e crollano una dopo l’altra su se stesse tutte le altre strutture umane, biologiche, culturali, sociali, le strutture delle nazioni, gli stati, gli imperi economici, tecnologici, militari. Forse questo pianeta è già stato venduto sotto il nostro naso e non ce ne siamo neppure accorti, siamo ancora dentro la torsione di quell’unico istante. Ed è forse da secoli, da millenni che spazio e tempo sono immobilizzati, come testimoniano tutte le costruzioni e le statue di pietra e le visioni raffreddate di incendi umani e di orde nomadi e le antiche muraglie che fronteggiano immobili lo spazio e il tempo immobilizzati.

Non lo so che cosa ci sarà d’ora in poi, perché ci troviamo dentro una cruna che si restringe sempre più, e non abbiamo idea di cosa ci sia dall’altra parte. Sarà tutto un andare e un vorticare di notte, nel buio, nello spazio immobilizzato, nel tempo esploso. Ci arriveranno, ci stanno già arrivando bagliori cerebrali e prefigurazioni e leggende di quanto è successo fin dall’inizio qui dentro, di quanto succederà. Non ci si riesce a vedere bene perché lo spazio è fermo, perché il tempo è fermo. Ma perché è fermo? Perché ci stiamo avvicinando alla velocità della luce? Perché la massa inerziale del campo aumenta fino a diventare infinita alla velocità della luce? D’ora in poi ci saranno solo ondate sempre più anticipate, torsioni, perché c’è un punto che è ancora prima e tutto fugge irresistibilmente verso l’origine di questo big bang.

Continueremo a spostarci per linee curve, per orbite, perché solo le orbite possono muoversi dentro uno spazio immobilizzato. Finora ci siamo spostati per movimenti paralleli ed equatoriali, nel primo viaggio verso ovest, dall’Europa al continente atlantico dell’America. Poi, nel secondo viaggio, verso sud, verso il continente originario dell’Africa. Questa volta ci sposteremo verso est, verso gli immensi continenti dell’Oceania e dell’Asia, per avvolgere e fasciare e comprendere dentro le nostre orbite tutto questo pianeta che ruota ormai in uno spazio oltrepassato e increato, di cui quei tre uomini immobili sulla prua di una nave, puntati in tre direzioni diverse durante quel lungo viaggio di traslocazione e di nozze, ci hanno indicato le tre possibili orbite nello spaziotempo immobilizzato.

Chi credevate di trovare ad accogliervi qui sulla soglia di quest’ultimo viaggio? Chi avevate trovato le altre due volte? Qui dentro tutti si esaltano, cantano. Ma poi, alla fine, il lavoro sporco tocca sempre a me. Solo io rimango sempre al mio posto. Anche se qualcuno ha pensato per un istante di potermi mettere fuori gioco. Anche se sono solo, e non so più nulla di quanto sta succedendo, è successo, succederà. Anche se non ho neanche più la Musa a cui rivolgere la mia invocazione, stavolta. Anche Dio è finito ormai chissà dove, non so neppure se sentirà l’eco lontana della mia presenza qui dentro, d’ora in poi. Non so neanche più di chi sono il Gatto, stavolta. Ma avete solo me, solo me, solo io posso trasportarvi attraverso un movimento curvato fino al punto di allacciamento di un nuovo giro d’orbita. Sono rimasto solo io, ci sono solo io a potervi ancora raccontare l’inizio. Solo io posso portare ogni cosa che ha preso vita qui dentro fino al culmine dell’inizio.

Io, qui, ancora e sempre al mio posto, anche se non so più qual è il mio posto. Siamo in partenza per quest’ultimo viaggio che ci porterà alla fine là dove già siamo in attesa fin dall’inizio, dall’altra parte di questa stessa immobilità.

Vi sono rimasto solo io, a questo punto.

Io, qui, adesso, solo, abbandonato, rinnegato, risorto. Anche voi soli, con me. Con... come lo chiamate? Ah, sì, cazzo: il demonio!