I tre amici uscirono dall’acqua e si asciugarono al sole, lontano dai militari che continuavano a divertirsi. Arrotolarono gli orli di cotone attorno ai polpacci e, gocciolanti, risalirono i gradini sghembi. Si stupirono. La piazza era deserta. Non c’era nessuno ad aspettarli. Incrociarono soltanto un paio di guardie. I negozi erano chiusi: «Che giorno è oggi?» chiese Angiolino.
«Forse è ancora presto.»
Invece no, erano le dieci passate. La luce del mattino illuminava la polvere sospesa nell’aria. Gli abitanti di Fosco erano nelle loro case ed erano troppo impegnati per accorgersi che, durante la notte, una scala nuova di zecca li aveva riattaccati al mare. I ragazzi si risentirono. A cosa era servito lo sforzo, se restava senza pubblico e punizione?
Irene filò dritta in pizzeria, a rivendicare un po’ di attenzione. Era chiusa. La porta di casa invece era spalancata. Entrò e, all’ingresso, riconobbe la sua valigia verde al fondo di una pila di borse. Era color bottiglia, con il manico celeste. Aveva due passanti sui lati e una cinta di pelle nel mezzo. Gli angoli erano rinforzati da quattro spessori di metallo dorato. Tra il manico e la chiusura a scatto, c’era un cartellino con l’indirizzo. Irene viaggiava solo a fine dicembre. Andava in montagna per l’uccisione del maiale e restava per sei giorni a casa di zia Cuncetta. Durante il resto dell’anno, la valigia rimaneva sotto il letto a custodire i suoi tesori. L’abito del pellegrinaggio, gli orecchini d’oro regalati dai parenti, la candela del battesimo che non bisognava accendere, pena il tormento del peccato originale.
Che ci faceva la valigia verde in mezzo al corridoio? Oltre la porta del soggiorno, sentì un rimestare di plastica e il passo svelto della madre. Il vestito non smetteva di gocciolare. Andò in camera, si spogliò e infilò il vestito umido nell’armadio. Si mise addosso un abito color ciliegia: «Che succede?» domandò a Lorenza, impegnata a pettinare Gianna.
«Ci prepariamo. E voi? Avete riattaccato Fosco al mare?»
«Sì.»
«Allora sbrigati a fare la valigia. Siamo in partenza.»
«Dove andiamo?»
«A muntagna. C’è da uccidere il maiale.»
«Il maiale? Ma è estate. Non è tempo, non si può.»
«Così ha deciso.»
«Chi?»
«Zi’ Totonnu.»
«E patri che dice?»
«Di pregare. La fine del mondo sta arrivando.»
La radio dei vicini suonava Like a Virgin.