VIII

IL RITO ROSSO

«MENTRE IL SOLE fievole tramontava, fui accompagnato nella Cattedrale dal suono di potenti campane. Vidi figure rispondere al richiamo da tutto il monastero e rimasi colpito da quante poche fossero: mezza dozzina di Santi d’argento e forse il doppio di apprendisti; operai, servitori e sorelle d’argento. Ma salendo le scale della Cattedrale con Aaron de Coste al mio fianco, mi venne comunque la pelle d’oca. Per quanto apparisse vecchio o vuoto, avvertivo chiaramente la santità di quel posto. E nell’entrare mi ritrovai senza fiato.

«La Cattedrale era fatta di granito scuro, circolare come il sigillo della Santa Chiesa di Dio. Come da tradizione, due coppie di grandi porte incise erano incassate nelle sue mura: una a est per l’alba e i viventi, l’altra a ovest, per il crepuscolo e i morti. Pilastri intagliati si elevavano fino alla cupola, più alti degli alberi più imponenti, e lo spazio era debolmente illuminato dagli stessi globi di vetro che pendevano dal soffitto dell’Armeria. Molte delle finestre erano in riparazione, ma quelle scoperte erano mozzafiato. Una luce scura filtrava a fatica dall’enorme rosone a septistella sulla facciata, proiettando fiochi arcobaleni sul pavimento. Panche di legno erano disposte in cerchi concentrici attorno a un altare di pietra al centro dell’edificio, sopra cui pendeva un’imponente statua di marmo del Redentore sulla sua ruota. Aveva le mani legate, la schiena scorticata e la gola tagliata da un orecchio all’altro.

«Su quell’altare erano posati un braciere e una ciotola di vetro piena di un liquido argenteo gorgogliante. Davanti a essa c’era un unico calice d’argento. Non avevo la minima idea della funzione del braciere, ma ogni anima timorata di Dio conosceva il Graal. Come qualunque altra chiesa a Elidaen, quella era solo un’imitazione, naturalmente. Ma fintantoché quel calice era presente nella stanza, lo era anche lo spirito del Redentore. E giuro che riuscivo a percepirlo.

«Malgrado le dimensioni della Cattedrale, c’era solo una cinquantina di persone alla messa. Baptiste Sa-Ismael era seduto lì vicino, assieme ad altri tre che erano sicuramente pollici neri come lui. Il mio maestro, frère Manogrigia, era inginocchiato in prima fila tra una manciata di uomini vestiti come Santi d’argento. Avevano un volto arcigno, tutti ricoperti di nero, e ciascuno mi sembrava una leggenda vivente. Ma notai che parecchi erano mutilati in qualche modo, polsi senza mani e facce senza occhi. Alla fine della loro fila sedeva un Santo d’argento con capelli lisci e ingrigiti; vidi che dondolava piano avanti e indietro. Il suo sguardo era profondamente iniettato di sangue, il suo volto inciso da rughe di dolore.

«L’aria era colma di una musica spettrale, splendida e angelica. Vidi le sorelle d’argento in una loggia in alto, ammantate di nero, che cantavano all’unisono. Le loro voci mi facevano formicolare la pelle, la bellezza del loro canto riempiva il mio petto di un fuoco antico.

«Da una scala a chiocciola sotto il pavimento, l’abate Khalid salì sull’altare. Era abbigliato con vesti nere, le cicatrici sulle guance gli distorcevano le labbra in quel bizzarro sorriso onnipresente. Quando sollevò le mani, vidi tatuaggi argentei sulla pelle scura dei suoi avambracci: Sanael, l’angelo del sangue, un intreccio di spade e colombe, la Vergine Madre che teneva in braccio il Redentore neonato. “Io sono la parola e la via, ha detto il Signore” intonò Khalid. “Grazie al mio sangue, il peccatore troverà la salvezza e il penitente le chiavi del mio regno eterno.”

«Tutti nella Cattedrale risposero: “Véris”, l’abituale replica dell’assemblea a messa. Era una vecchia parola elidaena, che voleva dire “una verità oltre la verità”.

«“Accogliamo un nuovo fratello in questa tua casa, o Signore.” Khalid guardò proprio verso di me. “La sua nascita è un abominio. La sua vita trasgressione. La sua anima destinata alla perdizione. Ma ti imploriamo di concedergli forza affinché possa superare il misfatto della sua creazione ed ergersi contro questa notte infinita.”

«“Véris” replicarono i fratelli.

«La campana dell’altare risuonò. Sul collo sentivo il respiro stesso di Dio.

«“Gabriel de León” ordinò Khalid. “Avvicinati.”

«Guardai il maestro Manogrigia e lui annuì una volta. Facendo il segno della ruota, mi ritrovai in piedi davanti a quel braciere e alla ciotola di liquido argenteo sopra di esso. Sei figure salirono le scale, ammantate dalla calda luce soffusa dei globi pendenti. Davanti a loro c’era la priora Charlotte, seguita da tre donne in abiti neri bordati d’argento. Avevano la testa velata di merletto, le facce incipriate di bianco e septistelle cremisi dipinte sulle palpebre. Ma le due figure successive indossavano il bianco da novizie, i loro volti scoperti e disadorni.

«Non appena presero posto all’altare di fronte a me, le riconobbi entrambe da quel pomeriggio alle stalle. La prima era la ragazzina lentigginosa con gli occhi verdi; ricordai che era stata chiamata Chloe. La seconda era la bellissima ragazza dai capelli corvini che era stata picchiata dalla priora per aver disobbedito. I suoi occhi scuri incontrarono ancora una volta i miei. Astrid Rennier.

«Osservai la sorella novizia Chloe srotolare una tracolla su cui era sbalzata la septistella. All’interno c’era un assortimento di aghi, lunghi e scintillanti nella luce color miele.

«“Come egli la diede al Redentore sulla ruota” disse Khalid, “preghiamo Dio di concederti la forza per sopportare la sofferenza delle notti a venire. Per adesso, te ne diamo un assaggio.”

«Guardai l’abate, domandandomi cosa intendesse.

«“Posa la mano sinistra sull’altare” ordinò.

«Feci come richiesto, appoggiando la mano sul legno. Fu solo quando la sorella novizia Chloe la girò delicatamente con il palmo all’insù che compresi cosa stava succedendo. Passò un panno fresco sulla mia pelle e sentii l’odore forte e pungente dell’alcol. Astrid Rennier intinse un ago nel liquido metallico che gorgogliava sopra il fornello. Poi, guardandomi negli occhi, parlò e le sorelle attorno a lei le fecero eco:

«“Questa è la mano

«“Che impugna la fiamma,

«“Che illumina la via

«“E trasforma il buio

«“In argento”.

«Astrid mi conficcò l’ago nel palmo. La sensazione fu netta e intensa, ma rapida, e sussultai solo un poco. Abbassando lo sguardo, vidi un puntino di sangue e argento inciso nella mia carne. La priora Charlotte si sporse per ispezionare da vicino la puntura dell’ago e annuì bruscamente. Io inspirai e deglutii con forza. Pensavo che dopotutto non aveva fatto così male.

«Astrid mi infilzò di nuovo il palmo. E ancora. Arrivati alla ventesima puntura dell’ago, il disagio era diventato dolore. E alla centesima, il dolore era diventato sofferenza.» Gabriel scosse il capo, fissando la stella tatuata sul suo palmo sinistro. «È una sensazione strana essere marchiati a questo modo. Il dolore si trasforma in delirio. Il breve sollievo tra una puntura e l’altra sembra allo stesso tempo inferno e paradiso. Il mio patrigno mi aveva picchiato come un cane nelle sue giornate no. Ma non avevo mai provato nulla di simile al dolore che conobbi al tocco di Astrid. Era… incandescente. Come se mi trovassi fuori dal mio corpo, guardando attraverso un sogno febbricitante.

«Non so come ci riuscii. Tuttavia, sapevo che si trattava di una prova… la prima di molte. Se non riuscivo a sopportare un ago, come avrei potuto affrontare i mostri dell’oscurità? Come avrei potuto vendicare mia sorella, difendere la potente Chiesa di Dio, se non riuscivo a superare quello? Cercai di concentrarmi sul canto del coro, tuttavia udivo solo un lamento funebre. Chiusi gli occhi, ma sperimentavo solo terrore non sapendo quando sarebbe giunto il colpo successivo. E così guardai verso il Redentore sopra di me.

«L’avevano scorticato vivo, dicevano i Testamenti. I preti dei Vecchi Dèi, rifiutando di accettare l’Unica Fede, lo avevano appeso alla ruota di una biga e flagellato con spine, bruciato con il fuoco, poi gli avevano tagliato la gola e lo avevano gettato nelle acque. Lui avrebbe potuto appellarsi a suo Padre Onnipotente perché lo salvasse. Invece aveva accettato il suo destino, sapendo che sarebbe stato il catalizzatore che avrebbe unito quella Chiesa e diffuso la sua parola in ogni angolo dell’impero. “Grazie a questo sangue, che possano avere la vita eterna.

«E ora quell’impero era in pericolo. Quella Chiesa era sotto assedio da parte dei Morti immortali. Così alzai lo sguardo verso i suoi occhi e pregai. “Dammi forza, fratello. E io ti darò tutto quanto.”

«Non riuscii a capire quanto tempo ci volle. Alla fine, il mio palmo era un fottuto macello sanguinante. Ma finalmente Astrid si fece da parte e Chloe mi versò alcol bruciante sulla pelle. E, attraverso quella foschia ribollente, lo vidi, inciso sul mio palmo; il marchio dei Martiri, in inchiostro argenteo. Una septistella perfetta.

«“Frère Manogrigia” disse Khalid. “Avvicinati.”

«Il maestro Manogrigia fece il segno della ruota e venne avanti.

«“Giuri davanti a Dio Onnipotente di guidare questo ragazzo indegno nei precetti dell’Ordo Argent? Giuri davanti a santa Michon di essere la mano che guida, lo scudo che protegge, finché la sua anima dannata non sarà abbastanza forte da permettergli di proteggere da sé questo reame?”

«“Per il Sangue del Redentore” rispose Manogrigia, “io lo giuro.”

«Khalid si voltò verso di me. “Giuri davanti a Dio Onnipotente di impegnarti a seguire i precetti del nostro Ordine? A superare il peccato spregevole della tua natura e a condurre una vita al servizio della Santa Chiesa di Dio? Giuri di fronte a santa Michon di obbedire al tuo maestro, di dare ascolto alle sue parole, di essere guidato dalla sua mano finché tu stesso non sarai santificato?”

«Ripensai al giorno in cui mia sorella era tornata a casa. Sapevo che in quella Fratellanza, all’interno di quell’Ordine sacro, avrei trovato la forza per impedire che un orrore del genere accadesse di nuovo. “Per il Sangue, lo giuro.”

«“Gabriel de León, io ti nomino iniziato dell’Ordine d’argento di Santa Michon. Possa il Padre Onnipotente darti coraggio. Possa la Vergine Madre darti saggezza. Possa l’Unico Vero Redentore darti forza. Véris.”

«Incontrai lo sguardo dell’abate e il mio intero corpo formicolò di orgoglio quando le sue labbra si tesero un po’ di più nel suo sorriso da tagliagole. Manogrigia annuì lievemente, il primo segno di approvazione che mi concedeva da quando mi aveva salvato a Lorson. Percepivo la testa leggera, il dolore adesso era una benedizione. Ma attraverso quella foschia, mi sentii in pace come mai in precedenza.

«Manogrigia tornò al suo posto, e io lo raggiunsi. Suonò una campana a indicare all’assemblea di alzarsi. Le sorelle e le novizie attorno all’altare chinarono il capo. Khalid voltò gli occhi verso la finestra a vetri colorati dei Martiri. “Dalla gioia più fulgida alla tristezza più profonda. Ti imploriamo di assistere, benedetta Michon. Ti preghiamo, Dio Onnipotente, di aprire i cancelli del tuo regno eterno.” I suoi occhi si posarono sul Santo d’argento con i capelli grigi all’estremità della nostra fila. “Frère Yannick. Vieni avanti.”

«Il coro tacque. Guardai l’uomo serrare la mascella e sollevare gli occhi al cielo. Il volto di frère Yannick era smunto, con rughe di insonnia incise attorno agli occhi iniettati di sangue. Accanto a lui, un ragazzo più giovane dai capelli biondo-rossicci gli strinse la mano, pallido di dolore… un altro apprendista, mi resi conto. Prendendo un respiro profondo, Yannick avanzò di fronte all’abate.

«“Sei pronto, fratello?” chiese Khalid.

«“Sono pronto” rispose l’uomo, la sua voce come vetri rotti.

«“E ne sei certo, fratello?

«Il Santo d’argento guardò la septistella sul palmo della mano sinistra. “Meglio morire come un uomo che vivere come un mostro.”

«“In cielo, allora” disse Khalid piano.

«Yannick annuì. “In cielo.”

«Il coro riprese il proprio canto e io riconobbi l’inno che veniva intonato alle messe funebri: il cupo e melodioso Memoria di. Khalid avanzò lungo la navata ovest della Cattedrale. Frère Yannick lo seguì come un sonnambulo. Uno a uno, gli altri membri della congregazione li seguirono, uscendo dalle porte per i morti per accedere al cortile. Non osavo parlare e infrangere la tremenda santità che avvertivo in quel momento. Ma il maestro Manogrigia conosceva le domande che avevo in testa. “Questo è il Rito Rosso, Leoncino” sussurrò. “È il destino che attende noi tutti.”

«Ci disponemmo nel cortile, guardando l’abate Khalid e frère Yannick procedere sull’arcata di pietra che avevo visto prima, quella che de Coste aveva chiamato il “Ponte del cielo”. Vidi la ruota sul bordo della balconata, che dava sul precipizio nel fiume lì sotto. Allora una parte di me seppe cosa stava per accadere.

«“Noi siamo i figli di un peccato tremendo” mi mormorò Manogrigia. “E prima o poi quel peccato ci corrompe tutti. La sete dei nostri padri vive dentro di noi, Leoncino. Esistono modi per placarla per qualche tempo, così da poter guadagnare il nostro posto nel regno dell’Onnipotente. Ma alla fine Dio ci punisce per il sacrilegio del nostro concepimento. Più noi sanguepallido diventiamo vecchi, più la nostra forza cresce. Ma questo vale anche per la bestia immortale che si agita dentro il nostro involucro mortale. La sete terribile che esige di essere saziata con il sangue degli innocenti.”

«“Yannick… ha ucciso qualcuno?” sussurrai. “Ha bevuto…”

«“No. Ma la sete per lui è diventata insopportabile. La percepisce diffondersi come un veleno. La ode quando chiude gli occhi di notte.” Il mio maestro scosse il capo, la voce un sussurro. “La chiamiamo ‘sangirè’, Leoncino. La sete rossa. Sulle prime è un sussurro, dolce e soave. Ma monta fino a un urlo incessante. E a meno che tu non la metta a tacere, le soccomberai, riducendoti a una bestia famelica. Peggiore dell’abbietto più sordido.” Manogrigia annuì in direzione di frère Yannick, la sua voce carica di tristezza e orgoglio. “Meglio porre fine a questa vita che perdere la tua anima immortale. Alla fine, quella è la scelta che si prospetta a ogni sanguepallido. Vivere come un mostro, o morire come un uomo.”

«Potevo ancora udire il coro nella Cattedrale. Guardai frère Yannick togliersi il cappotto e poi la tunica. Il suo corpo era ricoperto di bellissimi tatuaggi argentei: immagini dei Martiri e della Vergine Madre, degli angeli di morte, dolore e speranza. Quei tatuaggi narravano la storia di una vita trascorsa al servizio di Dio. Fuori sembrava forte e in salute, ma uno sguardo nei suoi occhi mi disse che non era così all’interno. E allora ricordai la mia notte con Ilsa. Il coro delle sue vene che si riversavano nella mia bocca. Il battito del mio cuore che accelerava mentre il suo si indeboliva a ogni sorso. La sete che mi aveva condotto a tali abissi. Cosa sarebbe diventata con il passare degli anni? Cosa sarei diventato io?

«“Ti imploriamo di assistere, Padre Onnipotente” disse a gran voce l’abate Khalid. “Come il figlio che tu hai generato ha sofferto per i nostri peccati, così il nostro fratello soffrirà per i suoi.”

«“Véris” giunse la risposta attorno a me.

«Yannick si voltò a guardarci e mise le mani sulla ruota. Sentii la bile in bocca quando vidi la priora Charlotte avvicinarsi con una frusta in cuoio decorata con speroni in argento. Ma la priora si limitò a premerla contro le spalle di frère Yannick: sette tocchi rituali per le sette notti sofferte dal Redentore. Una candela fu accostata alla pelle del fratello, per imitare le fiamme che bruciarono il figlio generato da Dio. E poi l’abate Khalid chinò il capo ed estrasse un coltello argentato. Il coro si avvicinava al finale dell’inno.

«“Vergine Madre benedetta…” mormorai.

«“Dalla sofferenza viene la salvezza” intonò Khalid. “Al servizio di Dio, noi troviamo la strada per il suo trono. In sangue e argento questo Santo ha vissuto, e così ora muore.”

«“Nelle tue braccia, Signore!” urlò Yannick. “Ti affido la mia anima indegna!”

«Trasalii quando la lama lampeggiò tra le mani dell’abate, tagliando il frère da un orecchio all’altro. Un grosso fiotto di sangue zampillò dalla ferita e Yannick chiuse gli occhi debilitati dall’insonnia. Le ultime note di Memoria di risuonarono sopra la congregazione. Non riuscivo a trovare l’aria per respirare. E con una spintarella, come un padre che incoraggiava il figlio a dormire, Khalid fece ruzzolare Yannick giù dalla balconata, lo fece precipitare verso le acque cinquecento piedi più in basso.

«Attorno a me, l’assemblea si fece il segno della ruota. Un gelido sgomento si era posato sul mio stomaco. Tra le novizie, notai Astrid che mi osservava di nuovo con i suoi occhi scuri. L’abate Khalid si guardò attorno mentre le campane rintoccavano. Poi annuì, come soddisfatto. “Véris” disse.

«“Véris” gli fecero eco gli altri.

«Abbassai lo sguardo sul nuovo tatuaggio che avevo sul palmo. Pulsava di dolore. Bruciava come fuoco. “Véris” sussurrai.»